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Dopo 14 mesi di prigione, il brasiliano libero in attesa della sentenza per il processo per stupro

Dani Alves

L'ex capitano del Brasile Dani Alves dopo oltre 14 mesi di prigione può essere scarcerato, in attesa della sentenza definitiva per le accuse di stupro, sotto pagamento di una cauzione da un milione di euro. Lo ha deciso il Tribunale di Barcellona in seguito ai ricorsi presentati dal legale del quarantenne brasiliano.

Sia la Procura che l'accusa avevano chiesto che l'ex giocatore di Barcellona, Siviglia, Psg e Juventus restasse in carcere dopo la condanna a quattro anni e mezzo di carcere per lo stupro di una ragazza avvenuto nel bagno della discoteca 'Sutton', a Barcellona, nel dicembre 2022.

Nelle scorse settimane, si era diffusa la notizia - totalmente falsa - del suicidio dell'ex calciatore. A smentirla aveva provveduto il fratello con un messaggio su Instagram.

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Finanza

Unicredit: Messori, ‘con Commerzbank può nascere...

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Unicredit: Messori, 'con Commerzbank può nascere colosso bancario tra primi cinque Ue'

Unicredit tenta la scalata a Commerzbank, ma in Germania si alzano le barricate: i sindacati temono per i posti di lavoro, i politici difendono l’identità nazionale della banca, e i gruppi bancari tedeschi mostrano reticenze. Tra i piccoli e medi imprenditori emerge qualche segnale di apertura, con l’idea che una fusione possa agevolare l’economia reale. Sullo sfondo si profila Deutsche Bank, che potrebbe muoversi in ottica di strategia difensiva, pur essendo ancora gravata da problemi interni. A segnalare all’Adnkronos queste dinamiche è Marcello Messori, ex presidente delle Ferrovie dello Stato ed economista dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze: "Superare le barriere nazionali nel mercato bancario è essenziale per il progresso dell'Unione europea". Se l’operazione di Unicredit andasse a buon fine, nascerebbe un colosso bancario europeo "tra i primi cinque-sei del continente per dimensione dell'attivo - spiega il professore - in grado di oltrepassare definitivamente i vecchi confini nazionali. Sarebbe perfettamente in linea con la strada indicata anche da Draghi, e sebbene i timori sindacali per eventuali riduzioni di personale siano legittimi, opporsi alla fusione in nome della 'germanicità' di una banca è inaccettabile".

La strada è complessa ma l'operazione non è priva di sostegno: "Ci sono stati dei segnali da parte di istituzioni europee importanti - dice - la Banca Centrale europea e la stessa Banca Centrale tedesca si sono espresse favorevolmente: ovviamente non rispetto a quest'operazione nello specifico, ma rispetto ad aggregazioni transfrontaliere". Quali i prossimi passi di Unicredit? "L'amministratore delegato, Andrea Orcel, ha sottolineato in alcune occasioni che la prima mossa a questo punto non spetta a Unicredit, ma agli azionisti e, diciamo così, agli stakeholder di Commerzbank". Approccio amichevole nella scalata, ha ribadito Orcel: "Anche perché - spiega Messori - ci sono dei passaggi istituzionali comunque complicati: Unicredit attualmente ha raggiunto ufficialmente il 9% di quota proprietaria, per superare la barriera del 10% deve fare una comunicazione alla banca centrale europea e questo lo dovrà fare per i multipli del 10% fino a che poi, secondo la legge tedesca, superata la soglia del 30% dovrebbe lanciare un'offerta pubblica di acquisto. Prima di arrivare a questo punto - spiega ancora l'economista - è evidente che Unicredit voglia attendere le reazioni effettive da parte degli azionisti e degli stakeholder di Commerzbank".

I sindacati sono sul piede di guerra: "È comprensibile - continua l'economista - che vogliano vederci chiaro sull'operazione. Un'acquisizione di questa portata solleva questioni delicate. Unicredit ha già una presenza significativa sul mercato tedesco, e una fusione di tale entità comporterebbe inevitabilmente riorganizzazioni e possibili impatti occupazionali. Le preoccupazioni per i posti di lavoro sono, dunque, più che legittime". Gli imprenditori tedeschi, però, sembrano aprire: "C’è un forte interesse, da parte del settore economico reale tedesco, nel garantire che le proprie banche siano efficienti - dice Messori - non possiamo dimenticare che Commerzbank ha attraversato momenti estremamente difficili durante le crisi finanziarie, al punto che lo Stato tedesco è dovuto intervenire come azionista di maggioranza relativa. Da subito, però, il governo aveva chiarito che la sua partecipazione sarebbe stata temporanea, e infatti ha mantenuto l’impegno mettendo in vendita una quota significativa, circa un quarto, della sua partecipazione. Quota che è stata poi acquisita da Unicredit". Questo, continua, fa parte di un più ampio processo di rafforzamento e riorganizzazione di Commerzbank, che non può che portare benefici all’economia reale e al tessuto imprenditoriale tedesco. "Non sorprende quindi che molti imprenditori vedano di buon occhio l’operazione". Chi si oppone allora? "Un intreccio complesso - dice Messori - che vede, da un lato, politici che difendono l’identità nazionale delle banche, dall’altro gruppi bancari, preoccupati che l’operazione possa abbattere le storiche barriere del mercato. Il settore bancario tedesco, non dimentichiamolo, gode di protezioni molto forti rispetto alla concorrenza".

Ci si chiede se Deutsche Bank abbia le munizioni per opporsi a questa operazione: "Innanzitutto - dice l'economista - bisogna verificare che ci sia un effettivo interesse di Deutsche Bank. Qualora ci fosse - continua- mi sembra che la logica non sarebbe tanto di razionalizzazione del settore bancario tedesco, ma piuttosto una logica difensiva posta in essere per evitare l'apertura al mercato. Deutsche Bank, spiega il professore, è in una fase di riorganizzazione che dura da molti anni, ha compiuto passi avanti in termini di superamento delle inefficienze, però ha ancora vulnerabilità. "Quella banca - dice - ha avuto problemi molto gravi anche di capitalizzazione, quindi va verificato con attenzione se abbia le risorse compatibili con la sua riorganizzazione per un'operazione così impegnativa".

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Finanza

Del Vecchio e Wertheimer, una nuova partnership...

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LMDV Capital, il Family Office di Leonardo Maria Del Vecchio, investe in 1686 Partners, il fondo lanciato da David Wertheimer dedicato a lifestyle e hospitality

Del Vecchio e Wertheimer, una nuova partnership internazionale

“Una partnership che amplia l’orizzonte dei nostri investimenti in Europa, rafforza il posizionamento internazionale di LMDV Capital e certifica, da parte di un attore di assoluto prestigio nell’orizzonte finanziario, la premialità e la bontà dei nostri investimenti nel mondo hospitality”.

Così Leonardo Maria Del Vecchio annuncia la firma di un accordo che vede il suo family office LMDV Capital entrare come limited partner in ‘1686 Partners’, società di private equity dedicata all’innovazione nei settori lifestyle e hospitality e attiva sia in Europa che in Asia ed America. Il modus operandi di 1686 Partners è affiancare i player più promettenti del mercato e portarli a divenire leader dei loro settori soddisfacendo le aspettative delle nuove generazioni che cercano brand purpose-driven capaci di combinare innovazioni dirompenti e pratiche sostenibili all’interno di esperienze uniche ed esclusive.

“Un obiettivo che si sposa in maniera perfettamente complementare con quello di LMDV Capital – continua Del Vecchio -: portare innovazione nei settori consolidati, contribuendo alla crescita del Mmade in Italy e creando un ritorno benefico per la società a partire dai nostri investimenti, per esempio nel rinnovamento urbano o , più in generale, nella sostenibilità”.

Si aggiunga che 1686 Partners è stata fondata da David Wertheimer: ad avvicinare i due imprenditori, oltre ad una sensibilità e visione strategica comune c’è, perciò, anche la tradizione di una lunga amicizia.

“Sono particolarmente felice di questa nuova partnership che mi permette di rafforzare e internazionalizzare la nostra presenza nel mercato dell’hospitality con un solido attore del lifestyle” ha sottolineato Leonardo Maria Del Vecchio.

LMDV Capital, infatti, investe già nel settore attraverso la partecipata al 78% Triple Sea Food Holding detentrice dei tre brand della ristorazione VESTA, CASA Fiori Chiari e Trattoria del Ciumbia. L’attività di TSF è iniziata a fine 2022, quando ha avviato tre ristoranti a pochi passi di distanza l’uno dall’altro a Milano. VESTA, CASA Fiori Chiari e Trattoria del Ciumbia hanno riportato i milanesi a cenare nella zona di Brera, solitamente considerata esclusivamente turistica, offrendo tre stili culinari genuini e originali, insieme a diverse innovazioni nei menù, nella gestione e negli orari di apertura. Nel 2024 il brand VESTA cresce a Portofino e Marina di Pietrasanta con due nuovi ristoranti che seguono la filosofia della ‘cucina di mare direttamente dentro il mare’ e con accesso diretto all’acqua dalla spiaggia. Il primo aprirà nella bellissima Baia di Paraggi, all’interno del resort Le Carillon Dolce&Gabbana, un punto di riferimento sulla costa ligure da più di 130 anni. Il secondo si troverà all’interno dello storico e architettonicamente eccezionale stabilimento Franco Mare.

Parallelamente all'investimento di LMDV Capital in 1686 Partners, anche il fondo lussemburghese di David Wertheimer entrerà, come socio di minoranza, in TSF Holding. “Una conferma importante – conclude Del Vecchio – della lungimiranza e bontà dei nostri asset e della loro capacità di interpretare correttamente i trend di mercato e posizionarsi in anticipo per intercettarli”. Con i due nuovi VESTA inaugurati nel 2024, TSF Holding raggiunge le cinque aperture in meno di due anni di attività e supera la soglia di 250 dipendenti con un fatturato complessivo di oltre 20 milioni.

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Finanza

Borsa, Tokyo rimbalza dopo il crollo. Piazza Affari apre in...

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In mattinata l'indice azionario Nikkei guadagnava l'8,02%. Apertura in cauto rialzo per le europee

La Borsa - (Fotogramma)

La borsa di Tokyo registra un forte rimbalzo dopo la giornata di ieri, lunedì 5 agosto. Alle 9.30 ora locale, l'indice azionario Nikkei ha guadagnato l'8,02%, o 2.522,03 punti, dopo il record di perdite di lunedì.

Le borse europee aprono in cauto rialzo. Dopo i primi scambi il Ftse Mib avanza dello 0,61% a 31.484 punti, il Dax di Francoforte segna +0,79% e il Ftse 100 di Londra +0,54%. Avvio poco mosso per Parigi, dove il Cac 40 registra +0,04%.

Cosa è successo ieri

Lunedì nero ieri 5 agosto 2024 per le borse europee, dopo il tonfo di Tokyo. Nel pomeriggio, dopo l'avvio di Wall Street, le perdite si sono leggermente ridotte. A fine giornata Milano ha lasciato sul terreno il 2,26% con il Ftse Mib a 31.293 punti. A Francoforte il Dax ha chiuso con -1,81% a 17.323, il Ftse 100 ha ceduto il 2,05% e il Cac 40 ha segnato -1,61%.

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