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Il 2024 sarà l’anno con più elezioni di sempre: ecco...

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Il 2024 sarà l’anno con più elezioni di sempre: ecco dove si voterà

Dall'India alla Russia fino agli Stati Uniti, oltre 2 miliardi le persone chiamata alle urne

Seggio elettorale in Russia (Afp)

Il 2024 è l'anno con più elezioni di sempre. Settantasei Paesi quest'anno porteranno i loro cittadini alle urne per una popolazione totale di oltre 2 miliardi di persone. E anche se alcune di queste elezioni sono piuttosto scontate, come l'attesa, nuova vittoria di Vladimir Putin, altre, invece, si preannunciano incerte e, quindi, ancora più decisive. C'è attesa anche per l'esito delle elezioni europee che si svolgeranno a giugno: circa 400 milioni di elettori nei 27 Stati membri sono chiamati infatti alle urne per eleggere il nuovo Parlamento europeo. Il 2024, poi, si chiuderà 'col botto': il 5 novembre si vota negli Stati Uniti per quello che a oggi si preannuncia come un nuovo faccia a faccia tra Joe Biden e Donald Trump.

Prima tappa dell'"anno più elettorale di sempre" è stata Taiwan, seguita dall'Iran e il Portogallo. Oggi si sono aperte le urne delle elezioni presidenziali russe: per Putin la strada verso il quinto mandato presidenziale appare più spianata che mai, ed è resa possibile dalla riforma costituzionale da lui stesso orchestrata nel 2020, che gli tiene aperta la possibilità di governare per altri 12 anni.

Nessun Paese porterà al voto più persone dell'India, dove tra aprile e maggio oltre 900 milioni di elettori dovranno scegliere se conferire un terzo mandato al premier Narendra Modi. Si voterà per eleggere i 543 membri del Lok Sabha, il parlamento indiano, e mai come stavolta Modi e il suo Bharatiya Janata Party (Bjp) puntano a consolidare la propria leadership, rinfrancati dai dati nei sondaggi tanto che lo stesso premier ha dichiarato di voler puntare a migliorare gli attuali 303 seggi. Modi, abile catalizzatore del nazionalismo indù, punta ad una netta vittoria anche per respingere le accuse di illiberalismo che hanno messo nel mirino il suo governo: l'India è scesa di 11 posizioni nell'Indice mondiale della libertà di stampa, scendendo al 161° posto su 180 Paesi, a causa della crescente "violenza contro i giornalisti e dei media politicamente di parte". Anche Freedom House ha recentemente declassato il Paese da "libero" a "parzialmente libero".

Mai come stavolta, sarà "Modi contro tutti", o per dirla come vorrebbe l'opposizione, "Modi contro l'India". Ad insidiare il leader del Bjp sarà infatti l'alleanza "India" (Indian National Developmental Inclusive Alliance), guidata dai secolaristi del Congresso Nazionale Indiano (Inc) e composta da 28 partiti che spaziano dal centro alla sinistra più estrema. Resta da stabilire chi sarà il candidato di punta dell'alleanza, ma l'obiettivo principale è chiaro sin da subito: "Dobbiamo restare uniti per salvaguardare la democrazia e la Costituzione", aveva dichiarato il presidente dell'Inc, Mallikarjun Kharge, durante il conclave fondativo dell'alleanza.

C'è già una data di scadenza per l'attuale Camera dei comuni inglese, che verrà sciolta al più tardi il 17 dicembre 2024. Per questo motivo, il premier Rishi Sunak ha fatto sapere di voler andare a nuove elezioni entro la fine dell'anno, anche se la data rimane ancora da stabilire. Sunak, che punterà sui risultati della crescita economica, il successo del suo progetto per l'invio dei richiedenti asilo in Ruanda e la popolarità del suo stile politico, dovrà tuttavia affrontare sfide su tutti e tre i fronti: con la Banca d'Inghilterra che prevede una stagnazione economica, il piano per il Ruanda che rischia di essere messo a repentaglio sul piano politico e legale e il crollo della popolarità dei Tory nei sondaggi d'opinione. I Tory infatti, al potere dal 2010, sono da tempo dati in netto svantaggio rispetto ai laburisti, la principale forza d'opposizione. Ciò è dovuto principalmente alla peggiore crisi del costo della vita degli ultimi decenni e alle sanguinose lotte intestine che hanno portato a ben cinque premier diversi dal voto sulla Brexit del 2016.

Per i laburisti, la cui crescita è probabilmente più figlia degli autogol Tory che di un vero entusiasmo per la loro proposta politica, l'obiettivo è portare il nuovo leader Keir Starmer a diventare il prossimo premier. La posta in gioco sia per Sunak che per Starmer è alta: le elezioni generali previste per il 2024 potrebbero vedere i laburisti tornare al potere per la prima volta dal 2010 o aprire la strada a un periodo di governo dei Tory che durerà quasi due decenni. Se il primo ministro riuscirà a portare il suo partito a un'altra vittoria, il Regno Unito potrebbe avere un'amministrazione guidata dai conservatori potenzialmente fino al 2029, superando i 18 anni di governo di Margaret Thatcher e John Major. La chiave per Sunak è capire se riuscirà a presentarsi come candidato del "cambiamento", nonostante rappresenti un partito al potere da oltre un decennio, e a convincere gli elettori di avere una visione nuova per il Paese dopo il caos delle amministrazioni di Boris Johnson e Liz Truss. Starmer spera di fermarlo ma, dopo la batosta del 2019, i laburisti partono con uno svantaggio significativo in termini di seggi a Westminster, nonostante i successi nelle elezioni parziali e il vantaggio nei sondaggi.

Tra il 6 e il 9 giugno 2024 si voterà in tutti i Paesi dell'Ue per eleggere i 720 membri del nuovo Parlamento (15 deputati in più rispetto ai 705 attuali). Le "europee" si svolgono ogni cinque anni nell'arco di quattro giorni e sono considerate il più grande voto transnazionale del mondo: oltre 400 milioni di elettori di diverse nazionalità saranno chiamati a votare. Il ricambio dei deputati coinvolgerà anche i vertici della Commissione e del Consiglio europeo, il che significa che i posti attualmente occupati da Ursula von der Leyen e Charles Michel potrebbero passare di mano. Von der Leyen non ha ancora confermato la propria candidatura per un secondo mandato quinquennale, mentre a Michel la legge vieta di continuare a guidare il Consiglio europeo, poiché la carica è limitata a due mandati consecutivi di 2,5 anni ciascuno.

Secondo le prime proiezioni di Europe Elects, il centro-destra del Partito Popolare Europeo (Ppe) potrebbe perdere qualche seggio, ma è favorito per restare la formazione più numerosa, seguito dal gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D). Un grande tema delle europee sarà l'ascesa della destra sovranista di Identità e Democrazia (Id), già salita al terzo posto nei sondaggi e ulteriormente rinfrancata dal trionfo di Geert Wilders in Olanda. Inseguono i liberali di Renew Europe (Re) e il Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei (Ecr). L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, la crisi del costo della vita, le forniture energetiche, il cambiamento climatico e la migrazione sono i temi principali in vista del voto del prossimo giugno.

A chiudere l'anno più elettorale di sempre sarà l'attesissimo voto statunitense. In attesa delle primarie repubblicane e democratiche, il cui primo round andrà in scena già a gennaio, tutto lascia pensare che il 5 novembre sarà nuovamente corsa a due tra Biden e Trump, in un remake del voto 2020 il cui risultato fu a lungo contestato dal magnate newyorchese. Per il 77enne Trump, che ha annunciato la sua nuova candidatura oltre un anno fa, c'è grande fiducia di poter essere ancora l'uomo forte della politica americana. L'ex presidente è saldamente al comando non solo nei sondaggi verso le primarie del Gop senza aver partecipato ad alcun dibattito pubblico (seguono Ron De Santis e Nikki Haley), ma anche nelle previsioni verso la sfida a Biden del prossimo novembre, dove sarebbe già in significativo vantaggio in 5 dei 6 Stati decisivi. Per l'82enne Biden, che punta a diventare il più anziano di sempre a vincere le elezioni americane (il record è già suo dal 2020), il tema della campagna elettorale verso novembre appare già chiaro e analogo a quello vincente di quattro anni fa: fermare Trump e la sua minaccia alla democrazia. D'altronde, lo stesso leader originario della Pennsylvania ha ammesso che "probabilmente non si sarebbe ricandidato se non ci fosse stato Trump dall'altra parte". Da settimane i rumor parlano di un leader dem frustrato dal proprio calo di popolarità a seguito anche della complessa gestione del conflitto palestinese, per cui sarà importante monitorare i movimenti diplomatici di Washington dei prossimi mesi inevitabilmente condizionati dal voto del prossimo novembre.

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Ostaggi Israele, vertice domenica a Roma e nuove condizioni...

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Il summit per cercare di chiudere l'accordo per il cessate il fuoco a Gaza. Parteciperanno Cia e Mossad

Soldati israeliani - (Afp)

Vertice a Roma, domenica 28 luglio, per cercare di chiudere l'accordo per il cessate il fuoco a Gaza e far tornare gli ostaggi israeliani a casa. E' quanto rivelano Axios e Walla, che citano fonti israeliane e americane. A partecipare saranno il direttore della Cia Bill Burns, il capo del Mossad Dedi Barnea, il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdel Rahman al-Thani e il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamal.

Il nuovo round di negoziati avviene in un momento cruciale, sottolinea Axios, ricordando che venerdì Benjamin Netanyahu ha incontrato Joe Biden che considera l'accordo fondamentale per la sua "legacy". Alle famiglie degli ostaggi ha infatti ribadito che continuerà a spingere verso questo obiettivo fino alla fine del suo mandato, e queste, dopo l'incontro, a cui ha partecipato anche Bibi, si sono dette più ottimiste.

Le nuove richieste di Netanyahu

L'incontro di venerdì è stato anche l'occasione per discutere le nuove richieste, più severe, di Netanyahu: l'istituzione di un meccanismo di monitoraggio di armi e militanti dal sud al nord di Gaza e il mantenimento del controllo israeliano del confine tra Gaza e l'Egitto. Bibi si è impegnato a far avere entro due giorni una proposta aggiornata ai mediatori degli Usa, Qatar e Egitto per passarla ad Hamas. Le fonti di Axios, però, sottolineano come, anche dopo 3 ore di colloqui, Biden e i suoi consiglieri non sanno ancora se Bibi voglia veramente l'accordo o stia solo guadagnando tempo per evitare il collasso del suo governo.

Riguardo all'incontro di Roma, fonti informate spiegano che non si ritiene che vi saranno negoziati dettagliati sui punti ancora aperti, ma si concentrerà ad individuare una strategia per procedere. Negoziatori israeliani non sperano quindi che a Roma si possa arrivare a una svolta, dubitando che la pressione di Biden abbia convinto il premier ad alleggerire alcune delle sue nuove, severe richieste. "Netanyahu vuole un accordo impossibile, al momento non è disposto a muoversi e quindi potremo andare incontro a una crisi dei negoziati piuttosto che ad un accordo", conclude una fonte israeliana di Axios.

Il team negoziale israeliano dal canto suo è preoccupato che le condizioni aggiuntive recentemente aggiunte dal primo ministro israeliano all'attuale bozza di accordo siano "destinate a causare una crisi", affermano l'emittente Kan e il sito di notizie Ynet citando fonti ben informate. "Lui pensa che se indurisce le posizioni di Hamas le spezzerà, ma sta facendo una scommessa pericolosa sulle vite degli ostaggi. Non c'è più tempo", hanno detto le fonti.

Netanyahu, hanno proseguito le fonti, aveva ''creato aspettative prima del suo viaggio negli Stati Uniti in modo che potessimo migliorare la nostra posizione in seguito''. Il discorso del premier israeliano al Congresso ha deluso i parenti degli ostaggi tenuti in ostaggio da Hamas a Gaza dal 7 ottobre, che speravano si impegnasse a raggiungere un accordo di cessate il fuoco per gli ostaggi.

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Israele, Netanyahu ospite a casa Trump. Il tycoon attacca...

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L'ex presidente Usa: “Non sono stati molto gentili nei confronti di Israele. In realtà non so come una persona ebrea possa votare per lei, ma questo dipende da loro”

Benjamin Netanyahu e Donald Trmp - (Fotogramma)

"Irrispettosa". Così Donald Trump ha definito la dichiarazione di Kamala Harris sulla guerra di Gaza prima di un incontro con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in Florida per discutere del conflitto. Per la vicepresidente degli Stati Uniti e presunta candidata democratica alla presidenza è "tempo che la guerra finisca": "Non possiamo permetterci di restare insensibili di fronte alla sofferenza e non resterò in silenzio", le parole di Harris nella conferenza stampa dopo l'incontro con il primo ministro israeliano.

Cosa ha detto Trump

Il tycoon ha criticato Harris prima dell'incontro nella sua casa di Mar-a-Lago, definendo le sue osservazioni “irrispettose” e prendendola di mira su una questione che ha diviso il partito democratico si legge sul Guardian. “Non sono stati molto gentili nei confronti di Israele”, ha detto Trump. “In realtà non so come una persona ebrea possa votare per lei, ma questo dipende da loro”, ha aggiunto.

Le fotografie hanno mostrato Trump che salutava calorosamente Netanyahu, che sta concludendo una visita di una settimana negli Stati Uniti. Prima dell'incontro, il premier israeliano ha dichiarato di ritenere che la pressione militare su Hamas abbia creato un “movimento” nei colloqui per il cessate il fuoco e che invierà una squadra a un prossimo round di negoziati a Roma. “Il tempo ci dirà se siamo più vicini a un accordo per il cessate il fuoco”, ha dichiarato.

L'incontro è il primo da quando Trump ha lasciato la Casa Bianca nel 2020. I due uomini hanno avuto rapporti tesi in passato dopo che Netanyahu si è congratulato con Joe Biden per la sua vittoria alle elezioni del 2020, un voto che Trump ha sostenuto, senza prove, essere stato manipolato. “Bibi avrebbe potuto rimanere in silenzio. Ha commesso un terribile errore”, aveva detto Trump all'epoca. “Che si fotta”. I due sembrano essersi riconciliati ora. “Abbiamo sempre avuto un buon rapporto”, ha detto l'ex presidente Usa ai giornalisti prima dell'incontro.

I due erano alleati politici in passato. Trump ha dato ampiamente carta bianca a Netanyahu durante il suo primo mandato. Questa settimana ha detto a Fox News che Israele dovrebbe finire la guerra e riportare indietro gli ostaggi “velocemente”. “Stanno venendo decimati da questa pubblicità, e sapete che Israele non è molto bravo nelle relazioni pubbliche”, ha detto Trump all'emittente.

Cosa ha detto Harris

Harris dal canto suo ha cercato di portare avanti la politica di sostegno a Israele dell'amministrazione Biden e al contempo di placare la crescente rabbia dei democratici per il bilancio umanitario del conflitto che ha ucciso 39.000 palestinesi. Quasi la metà dei Democratici al Congresso ha saltato il discorso di Netanyahu alla Camera dei Rappresentanti e decine di persone hanno dichiarato apertamente di volerlo boicottare a causa della guerra.

Harris ha incontrato Netanyahu giovedì alla Casa Bianca, poco dopo che il primo ministro aveva visto Joe Biden. Gli incontri separati hanno evidenziato come la presunta candidata democratica sia diventata sempre più indipendente da quando ha lanciato la sua campagna presidenziale. Allo stesso tempo, gli assistenti hanno cercato di minimizzare il potenziale di cambiamento tra Biden e Harris su Israele. “Il messaggio di Biden e di Harris al premier Netanyahu è stato lo stesso: è ora di concludere l'accordo sugli ostaggi e il cessate il fuoco”, ha scritto Phil Gordon, consigliere per la sicurezza nazionale di Harris.

Harris ha definito l'incontro “franco e costruttivo” e ha affermato che “Israele ha il diritto di difendersi e il modo in cui lo fa è importante”. Ha dichiarato che non interromperà gli aiuti militari a Israele perché “farà sempre in modo che Israele sia in grado di difendersi”. “Quello che è successo a Gaza negli ultimi nove mesi è devastante: le immagini di bambini morti e di persone disperate e affamate che fuggono per salvarsi, a volte sfollate per la seconda, terza o quarta volta. Non possiamo distogliere lo sguardo di fronte a queste tragedie. Non possiamo permetterci di diventare insensibili alla sofferenza. E io non resterò in silenzio”, ha detto.

Harris non ha detto come Netanyahu abbia risposto all'offerta dell'amministrazione Biden di un cessate il fuoco in tre parti che inizierebbe con il ritiro delle Forze di Difesa Israeliane dai centri abitati e con il rilascio di alcuni ostaggi. Non ha risposto alle domande dei giornalisti dopo le osservazioni.

“C'è stato un movimento di speranza nei colloqui per assicurare un accordo su questo accordo”, ha detto Harris. “E come ho appena detto al Primo Ministro Netanyahu, è ora di concludere questo accordo. Quindi, a tutti coloro che hanno chiesto un cessate il fuoco e a tutti coloro che desiderano la pace, vi vedo e vi sento”. Ha detto di aver espresso la sua “seria preoccupazione per l'entità delle sofferenze umane a Gaza, compresa la morte di troppi civili innocenti, e ho espresso chiaramente la mia seria preoccupazione per la terribile situazione umanitaria”.

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Trump riceve Netanyahu a Mar a Lago: “Se non vinco si...

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L'ex presidente: "Non ci siamo mai stati così vicini dalla Seconda Guerra Mondiale"

Trump e Netanyahu - La foto condivisa su X dal premier israeliano

Se non vinco le elezioni a novembre, si rischia una "Terza Guerra Mondiale" in Medio Oriente. Lo ha detto Donald Trump accogliendo oggi, 26 luglio, a Mar a Lago il premier israeliano Benjamin Netanyahu e la moglie Sarah.

Il candidato repubblicano alla Casa Bianca ha salutato calorosamente il leader israeliano e la moglie sulla soglia della sua residenza, con baci e strette di mano prima di posare dicendo ''facciamoci una bella foto'' insieme ai due ospiti. "Che onore. Entrate, entrate", ha detto Trump a Netanyahu e alla moglie. "Ci sei mancato", ha commentato Sara Netanyahu, mentre Trump ha parlato della "cena più bella che abbia mai fatto", forse riferendosi a un precedente incontro mentre lui era alla Casa Bianca.

Trump e Netanyahu hanno poi guardato la foto di uno dei bambini Bibas, rapiti dal kibbutz Nir Oz il 7 ottobre da Hamas, su richiesta del loro nonno Eliyahu Bibas. "Ci occuperemo di questo", ha commentato Trump.

"Se vinciamo, sarà semplice, tutto funzionerà e sarà molto veloce - ha quindi affermato l'ex presidente ai giornalisti all'inizio dell'intervento - se non vinciamo, finiremo per avere grandi guerre in Medio Oriente forse una Terza Guerra Mondiale".

"Siamo più vicini ad una Terza Guerra Mondiale oggi di ogni altro momento dopo la Seconda Guerra Mondiale, non lo siamo mai stati così vicini, perché abbiamo persone incompetenti che guidano il nostro Paese", ha detto ancora Trump. Quindi ha aggiunto: "Non so come un ebreo possa votare" per Kamala Harris. "Non sono stati molto gentili nei confronti di Israele".

Riguardo poi alla sua relazione con Netanyahu, che sarebbe stata abbastanza fredda negli ultimi anni, il tycoon ha detto "nessun presidente ha fatto quello che ho fatto io per Israele". Lo ha affermato l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontrando il primo ministro israeliano Benjamin 'Bibi' Netanyahu e sua moglie Sarah nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida. "Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto e se non l'ho avuto, ho un'arma segreta. Sai qual è? Sarah", ha aggiunto Trump appoggiando le mani sulle spalle della moglie di Netanyahu. "Ho Sarah. Finché avrò Sarah, questo è tutto ciò che conta", ha continuato Trump. E infine ha affermato che "non è una situazione accettabile" quella degli ostaggi ancora in mano ad Hamas: "Devono essere riconsegnati immediatamente".

Netanyahu: "Spero troveremo accordo, manderò delegazione a Roma"

"Spero che troveremo un accordo" sulla Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi, "il tempo ce lo dirà", ha dichiarato il primo ministro israeliano durante l'incontro con Trump al quale ha confermato che invierà un team a Roma all'inizio per colloqui sull'accordo sugli ostaggi.

"Siamo certamente ansiosi di avere un accordo e ci stiamo lavorando. C'è stato qualche movimento dopo la nostra pressione militare. Spero che ci saranno sufficienti movimenti per concludere un accordo", ha detto Netanyahu.

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