Cronaca
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Salute: giovani e sesso, convegno all’Università Pontificia Salesiana
Dal 1 al 3 marzo confronto tra esperti su identità di genere, pornografia, impatto di social e serie tv sulla loro sessualità
La sessualità vissuta dai giovani ai tempi dei social media, l’impatto che le serie Tv hanno sull’affettività dei ragazzi. E ancora: identità di genere e orientamento sessuale, i giovani e la pornografia. Questi alcuni temi che saranno al centro del convegno “Giovani e sessualità. Sfide, criteri e percorsi educativi” al via domani - 1 marzo - promosso dall’Università Pontificia Salesiana. Una tre giorni – si legge in una nota - destinata a educatori e insegnanti, religiose e religiosi, preti e operatori pastorali. Un’iniziativa che costituisce il punto di arrivo di un percorso di riflessione interdisciplinare realizzato all’interno dell’Università negli ultimi due anni, e il punto di avvio di una nuova proposta formativa per abilitare gli educatori all’accompagnamento dei giovani nell’ambito così delicato e vitale della loro vita affettiva.
La giornata inaugurale di domani si aprirà alle 14, con l’accoglienza degli oltre 650 partecipanti; alle ore 16 sono previsti i saluti del Rettore Magnifico, don Andrea Bozzolo, e del consigliere per la Pastorale giovanile dei Salesiani, don Miguel Angel Garcia Morcuende. Il pomeriggio sarà dedicato alla lettura dei cambiamenti affettivi nella cultura giovanile di oggi con l’apporto dei sociologi Mauro Magaƫ e Chiara Giaccardi dell'Università Cattolica di Milano. Seguirà una tavola rotonda che vedrà la partecipazione di Susy Zanardo dell’Università Europea di Roma, Pier Cesare Rivoltella dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e di Philippe Bordeyne del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia, sulle varie sfaccettature del cambiamento, quali le questioni di genere e l’influsso dei social media e il rinnovato approccio pastorale della Chiesa.
La mattina di sabato 2 marzo sarà dedicata a una riflessione sui criteri antropologici ed etici che consentono di interpretare il vissuto affettivo e sessuale dei giovani. Si inizierà alle ore 9 - riferisce la nota - con una relazione sul ‘Senso della differenza sessuale’ a cura di Maria Elena Canzi dell'Università Cattolica di Milano. Alle 11.30 si affronterà invece il tema Identità di genere e orientamento sessuale con il salesiano psicologo Paolo Gambini dell’Ups. Nel pomeriggio due le sessioni parallele di studio su dieci temi specifici: giovani e sessualità nelle serie Tv; il fenomeno delle convivenze e l’accompagnamento delle coppie; giovani e sessualità nella cultura africana; giovani e sessualità nella cultura asiatica; giovani e sessualità: l’impatto dei social media; giovani e pornografia; la tutela dei minori e vulnerabili; Estetica del corpo e costruzione dell’identità; la Chiesa e l’accompagnamento delle persone Lgbt; Itinerari educativi per una pastorale che educa all’amore. Infine, domenica 3 marzo è previsto l’intervento del professor Alberto Pellai nel merito delle ‘Sfide dell’educazione affettiva e sessuale nell’età evolutiva’, e la presentazione del Corso di perfezionamento che l’università intende avviare per formare educatori abilitati a operare in questa delicata forma di accompagnamento. Il Comitato scientifico dell’evento è costituito dai professori Andrea Bozzolo, Gustavo Fabián Cavagnari, Antonio Dellagiulia, Fabio Pasqualeƫ e Michal Vojtáš. L’organizzazione dell’evento è stata curata da Francesco Langella, direttore Comunicazione e sviluppo dell’Ups.
Cronaca
Chico Forti, avvocato Tirelli: “Libertà in Italia?...
L'ex consulente della famiglia spiega che, a parte la grazia, tra circa due anni potrebbe già ottenere la libertà vigilata
"Esiste un principio cristallizzato dalla Corte Costituzionale, oltre che dalla Cassazione, su spinta della Cedu, che favorisce i colloqui con i familiari dei detenuti e la risocializzazione, quindi è facile che Chico Forti ottenga presto il permesso per incontrare la mamma a Trento". A dirlo all’Adnkronos Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere Penali del diritto Europeo e Internazionale ed ex consulente della famiglia Forti fino alla decisione definitiva di consegna all'Italia del 65enne trentino condannato per omicidio in Florida. "Per uscire dalla confusione dopo quanto ho letto nelle ultime ore, vorrei subito chiarire - precisa - che Forti non è stato estradato ma consegnato al nostro Paese sulla base di un accordo con gli Usa che stabilisce che finisca di scontare la sua pena in Italia”.
Gli scenari
Secondo l’esperto di diritto internazionale, che conosce bene le carte avendo seguito il caso nei mesi precedenti, ora per Chico Forti si aprono nuovi scenari sulla strada della libertà. "Nel conflitto di norme tra Italia e Usa, non escludo nemmeno un provvedimento clemenziale che potrebbe risolvere la questione della corretta applicazione del trattato internazionale", sottolinea l'avvocato Tirelli.
Chico Forti è stato condannato per un omicidio "per cui il nostro ordinamento non prevede l’ergastolo ostativo - spiega l'avvocato - Quindi potrebbe ottenere, allo scadere del 26esimo anno di detenzione, la libertà vigilata". Una ipotesi non lontana nel tempo visto che il 65enne trentino ne ha già scontati tra i 24 e i 25 in Florida. “L’ergastolano comune, secondo il codice penale, dopo 26 anni può essere ammesso alla liberazione condizionale e dunque ottenere la libertà vigilata, arrivando infine nel giro di 5 anni - periodo in cui va comunque dimostrata buona condotta - ad essere un cittadino del tutto libero per estinzione della pena”.
Qualche perplessità Tirelli la esprime sull'accoglienza di Chico Forti in aeroporto: "Sono rimasto colpito che un condannato per omicidio, che ha accettato il verdetto americano, sia stato accolto formalmente da un presidente del Consiglio, in un altro Paese questo probabilmente non sarebbe accaduto. Una grande sensibilità da parte del governo che andrebbe spesa anche per le migliaia di detenuti reclusi nei penitenziari italiani. Un sistema in sofferenza".
Cronaca
Frosinone, omicidio a Villa Latina: 42enne ucciso a...
Sul posto i carabinieri, un uomo portato in caserma
Un uomo di 42 anni è morto dopo essere stato accoltellato al culmine di una lite questa sera a Villa Latina, in provincia di Frosinone. Sul posto sono intervenuti i carabinieri per ricostruire l’accaduto e un uomo sarebbe stato portato in caserma.
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Covid fattore di rischio per Alzheimer, l’analisi
"Va ancora capito se può causarlo o solo accelerarlo", ma gli scienziati suggeriscono "antivirali anche nei casi moderati di infezione"
"L'infezione da Sars-CoV-2 dovrebbe essere considerata un fattore di rischio per l'Alzheimer, anche se la distinzione tra causalità e accelerazione della malattia non è chiara". Va ancora capito, in altre parole, se Covid può causare la demenza oppure velocizzarne la comparsa e l'evoluzione. E' la conclusione a cui sono giunti gli autori di un approfondimento sul virus 'Sars-CoV-2 come causa di neurodegenerazione', pubblicato su 'The Lancet Neurology'.
Gli scienziati partono dal presupposto che "le malattie infettive sono una" possibile "causa di neurodegenerazione" già "stabilita, "benché il pericolo neurologico legato alle infezioni virali sia difficile da quantificare". In generale, sottolineano gli esperti, "finora il rischio cumulativo stimato di demenza dovuta a un ricovero ospedaliero per qualsiasi infezione virale nel corso della vita è di 1,48 (intervallo di confidenza 95% 1,15-1,91)". Riguardo al Covid, "uno studio longitudinale sulle conseguenze dell'infezione da Sars-CoV-2 nei decenni" successivi "non è ovviamente disponibile", considerando che la malattia è 'nata' per quanto si sa nel 2019. Tuttavia, i ricercatori citano degli studi i cui risultati indicano che "Covid-19 può determinare un rischio di demenza superiore rispetto all'influenza" e che, "a breve termine, il rischio di danni neurologici gravi come sequela di Sars-CoV-2 è significativo, guidato da meccanismi vascolari e probabilmente da altri processi complessi" che possono coinvolgere la proteina amiloide. Quella che si accumula nelle placche cerebrali caratteristiche dei malati di Alzheimer.
"Una correlazione diretta tra precedente infezione Sars-CoV-2 e aumento del rischio Alzheimer è stata segnalata" e appare "robusta", proseguono gli autori, però "rimane difficile - puntualizzano - distinguere tra casi di demenza ipoteticamente scatenati o solamente accelerati" da Covid. Alcuni punti chiave dell'analisi vengono evidenziati via social dallo scienziato americano Eric Topol, vice presidente esecutivo Scripps Research, fondatore e direttore Scripps Research Translational Institute, che ne pubblica il testo in chiaro rimarcandone in particolare la chiusa: "La terapia antivirale - ritengono i firmatari dell'articolo - dovrebbe essere presa in considerazione anche per le infezioni da Sars-CoV-2 moderate, per ridurre la gravità dei sintomi e limitare la probabilità di sequele".