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Spettacolo

E’ morto Paolo Taviani, il regista aveva 92 anni

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Con il fratello Vittorio ha formato la coppia più celebre del cinema italiano del secondo Dopoguerra. Il ministro della Cultura Sangiuliano: "Era un maestro del cinema e un narratore di qualità". Pupi Avati: "Era ancora pieno di entusiasmo, mi mancherà". Giancarlo Giannini: "Persona di rara gentilezza"

Paolo Taviani (Fotogramma/Ipa)

E' morto il regista e sceneggiatore Paolo Taviani, che con il fratello Vittorio ha formato la coppia più impegnata e importante del cinema italiano del secondo dopoguerra. Si è spento nella clinica Villa Pia a Roma a 92 anni, dopo una breve malattia. Accanto a lui fino all'ultimo la moglie Lina Nerli, costumista di fiducia dei due fratelli registi e di tanti altri film, e i figli Ermanno e Valentina. Lunedì 4 marzo si terrà la cerimonia laica funebre alla Promototeca del Campidoglio dalle 10 alle 13.

Paolo Taviani, chi era

Era nato a San Miniato l'8 novembre 1931 nel pisano ed era di poco più di due anni più grande di Vittorio, scomparso all'età di 88 anni il 15 aprile 2018. 'I fratelli Taviani' sono diventati nel tempo un vero e proprio 'marchio cinematografico'. Nel 1967 iniziarono un'attività autonoma, dirigendo, da allora sempre insieme. Il primo film fu 'I sovversivi'. Coerenti interpreti di un cinema civilmente impegnato, nella seconda fase della loro carriera, pur continuando a rappresentare la necessità e il rimpianto dell'utopia, si sono dedicati soprattutto alla rievocazione del passato e alla trascrizione filmica di opere letterarie.

I film di maggior successo

Tra i film di maggior successo dei fratelli Taviani figurano: 'Sotto il segno dello Scorpione' (1969); 'San Michele aveva un gallo' (1971); 'Allonsanfàn' (1974); 'La notte di San Lorenzo' (1982); 'Kaos' (1984), ispirato alle novelle di Luigi Pirandello; 'Fiorile' (1993); 'Le affinità elettive' (1996) dall'originale romanzo omonimo di Goethe; 'Tu ridi' (1998). Nella loro filmografia spicca 'Padre padrone' (1977), dal libro-simbolo dello scrittore sardo Gavino Ledda, vincitore della Palma d'Oro e del Premio della Critica al Festival di Cannes con Roberto Rossellini presidente della giuria. La pellicola ottenne anche il Gran Prix al Festival di Berlino, il David di Donatello speciale e il Nastro d'Argento per la miglior regia.

Del 2007 è 'La masseria delle allodole', tratto dall'omonimo bestseller della scrittrice Antonia Arslan che racconta il genocidio del popolo armeno durante la prima guerra mondiale, mentre nel 2012 i due registi hanno diretto 'Cesare deve morire', dramma carcerario ambientato a Rebibbia che nello stesso anno è stato insignito dell'Orso d'oro al Festival di Berlino ed è valso ai Taviani i due maggiori premi ai David di Donatello, quelli di miglior film e di migliore regista.

Nel 2015 i fratelli sono tornati alla regia con 'Maraviglioso Boccaccio', liberamente ispirato al Decamerone, cui ha fatto seguito nel 2017 'Una questione privata'. Nel 2016 hanno ricevuto il David di Donatello Speciale per il 60° anniversario della cerimonia.

Figli di un avvocato che sotto la dittatura fascista aveva incontrato le ostilità del regime per le sue idee politiche, in gioventù Paolo e Vittorio, assieme a un amico partigiano, Valentino Orsini, organizzarono degli spettacoli e delle proiezioni cinematografiche a Pisa e Livorno, dando presto vita al Cineclub di Pisa. I tre amici inseparabili nel 1954 iniziarono a realizzare una serie di documentari a sfondo sociale, largamente ispirati al Neorealismo e in particolar modo alla pellicola di Roberto Rossellini 'Paisà', come 'San Miniato, luglio '44' (1954) con la collaborazione di Cesare Zavattini, e 'L'Italia non è un paese povero' (1960) di Joris Ivens.

Con Valentino Orsini i fratelli Taviani firmarono i film 'Un uomo da bruciare' (1962) e 'I fuorilegge del matrimonio' (1963). Il primo film autonomo dei Taviani fu 'I sovversivi' (1967), con il quale anticipavano gli avvenimenti del '68. Con Gian Maria Volonté raggiunsero il grande successo con 'Sotto il segno dello scorpione' (1969) in cui s'avvertono gli echi di Brecht, Pasolini e Godard. Era l'inizio di una filmografia più unica che rara del cinema italiano.

La tematica della rivoluzione è poi presente sia in 'San Michele aveva un gallo' (1972), adattamento del racconto di Lev Tolstoj 'Il divino e l'umano', film molto apprezzato dalla critica, vincitore del premio Interfilm a Berlino, che nel film sulla Restaurazione 'Allonsanfàn' (1974) in cui si rilegge l'epoca attraverso la lente di una differente coscienza storica per segnalare il tradimento della classe proletaria: protagonista è Marcello Mastroianni, attorniato da Laura Betti e Lea Massari. In entrambe le pellicole sono presenti i loro attori feticcio Giulio Brogi e Renato Scarpa.

Ma è con 'Padre padrone', autobiografia di Gavino Ledda, ex pastore sardo diventato scrittore e filologo, che nel 1977 i fratelli Taviani guadagnarono fama internazionale grazie alla Palma d'Oro e al Premio della Critica al Festival di Cannes.

La filmografia dei Taviani è continua con 'Il prato' (1979), in cui si riscontrano echi neorealistici, e 'La notte di San Lorenzo' (1982) che ha aggiunto un attore feticcio in più alla loro lista: Omero Antonutti che ben si è destreggiato nella storia di un gruppo di uomini e donne che fuggono dai tedeschi nel tentativo di raggiungere una zona occupata dagli alleati. La musica di Nicola Piovani accompagnava questo film sulla speranza e profondamente antibellico che fruttò alla coppia di registi il Gran Premio della Giuria a Cannes, nonché i conseguenti David e Nastri d'Argento per la regia e sceneggiatura.

Membri della giuria al Festival di Venezia nel 1984, quello stesso anno i fratelli Taviani adatteranno quattro novelle di Luigi Pirandello in 'Kaos' (1984), vincendo il David di Donatello e il Nastro d'Argento per la sceneggiatura, scritta a sei mani con Tonino Guerra.

Il Leone d'Oro alla carriera della Mostra del Cinema di Venezia nel 1986 li invogliò a continuare il loro percorso artistico con 'Good Morning, Babilonia' (1988), con Vincent Spano e Joaquin De Almeida, 'Il sole anche di notte' (1990), 'Fiorile' (1993) e 'Le affinità elettive' (1996). Due anni più tardi, i fratelli Taviani realizzano 'Tu ridi' (1998), film a episodi con Antonio Albanese e Sabrina Ferilli, successivamente seguito, nel 2001, dalle miniserie televisiva 'Resurrezione', con Stefania Rocca, e Luisa Sanfelice (2004) con Laetitia Casta e Adriano Giannini, mentre nel 2007 continuarono a parlare dell'uomo e della sua esistenza, fra violenza e innocenza ne 'La masseria delle allodole' (2007) con Paz Vega, Angela Molina e Alessandro Preziosi, tratto dall'omonimo romanzo di Antonia Arslan.

Ancora attivissimi, nonostante l'età avanzata, Vittorio e Paolo hanno vinto l'Orso d'Oro a Berlino 2012 per 'Cesare deve morire'. Il film racconta la preparazione e la messa in scena dell'opera di William Shakespeare da parte di alcuni detenuti nel carcere di Rebibbia. Ancora una volta i fratelli trionfarono nell'impegno sociale e nella qualità cinematografica, ottenendo anche il David di Donatello per il miglior film e il David di Donatello per il miglior regista.

Nel 2017 sono tornati al cinema, per l'ultima volta in coppia, con il film 'Una questione privata', tratto dal romanzo omonimo di Beppe Fenoglio, presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma. Dopo la morte del fratello Vittorio, Paolo ha scritto e diretto da solo "Leonora addio" (2022), ispirato da una novella di Luigi Pirandello.

Nel 1996 la città natale di San Miniato, in provincia di Pisa aveva intitolato ai due fratelli un centro di cultura cinematografica: il Centro Cinema Paolo e Vittorio Taviani.

Un film sull'Italia del Covid, l'ultimo progetto incompiuto

Il regista Paolo Taviani aveva annunciato di recente il progetto di un nuovo film dal titolo 'Il canto delle meduse' con Kasia Smutniak come attrice protagonista. Ambientato in uno dei periodi della storia recente più bui, la trama intreccia quattro racconti legati alla traiettoria narrativa della pandemia del 2020. Tra le vicende raccontate spicca quella di Valeria, una donna che, prima di morire a causa del Covid-19, esprime alle sue amiche il forte desiderio di essere sepolta da sola, e non nella tomba di famiglia insieme al marito che odia da sempre.

Sangiuliano: "Maestro del cinema e un narratore di qualità"

"Con la morte di Paolo Taviani perdiamo un maestro del cinema e un narratore di qualità, protagonista assoluto, fino alla fine, della settima arte" dichiara il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. "Alla sua famiglia e ai suoi cari le mie più sentite condoglianze".

Borgonzoni: "Talento e passione, ha dato lustro al cinema italiano nel mondo"

"Dopo Vittorio, perdiamo anche Paolo. Saremo sempre riconoscenti ai Fratelli Taviani per aver dato lustro nel mondo al cinema italiano con il loro talento e la loro passione, regalandoci film entrati nella storia" ha detto il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni. "Mi stringo ai suoi familiari, le mie più sentite condoglianze".

Giani: "Ha dipinto l'Italia con toni di autenticità e profonda umanità"

"La Toscana piange la scomparsa del grande regista Paolo Taviani, figlio della nostra amata San Miniato e sempre legato con passione e talento alla Toscana" ha detto Eugenio Giani, il presidente della Regione Toscana. "Lascia un vuoto incolmabile non solo nel mondo del cinema, ma nel cuore di tutti noi che abbiamo condiviso con lui le origini, ma anche l'amore per questa terra, le sue tradizioni e la sua gente. Paolo, insieme a suo fratello Vittorio, ha dipinto il nostro paese con toni di autenticità e profonda umanità. La tua arte e il tuo spirito continueranno a guidarci, come faro di creatività e passione, che la terra ti sia lieve Paolo".

Pupi Avati: "Era ancora pieno di entusiasmo e progetti, mi mancherà"

"Io avevo una consuetudine telefonica con lui negli ultimi tempi. Era stato dimesso da poco, doveva incominciare a fare un film, era pieno di entusiasmo, io lo caricavo perché per lui, come per me, il lavoro era la vita, non ci sono alternative". A parlare all'Adnkronos è Pupi Avati che, raggiunto telefonicamente, ricorda commosso il collega regista Paolo Taviani scomparso oggi a 92 anni. "Erano telefonate nella prospettiva del futuro malgrado l'età che lui aveva e io ho -dice Avati- Voleva fare un film importante con le energie che gli stavano tornando. Forse chiamava me per questo, perché fra i colleghi ero quello più vicino a lui anagraficamente. Ho la sensazione che ci volessimo proprio bene, che ci confidassimo a livelli molto intimi e personali come prima non era mai accaduto". Le conversazioni fra i due maestri del cinema abbracciavano tanti temi. "Le sue telefonate erano veramente uno scambio di rassicurazione reciproca", ricorda commosso il regista bolognese. Che tiene a sottolineare: "Voglio ricordare le ingiustizie che ha patito, le emarginazioni che ha subito nel suo lavoro, 'Leonora Addio' è un film meraviglioso che non ha preso nessun riconoscimento e la cosa mi scandalizzò".

"Era considerato una persona che ormai non faceva più parte del circolo attivo del cinema italiano, invece aveva una prospettiva nitida e tanti progetti. Il rammarico è enorme, non ci posso credere. Mi mancherà moltissimo", conclude Avati.

Giancarlo Giannini: "Grande regista e persona di rara gentilezza"

"Sono davvero molto dispiaciuto. Avevo lavorato con lui al doppiaggio di un film, 'Le Affinità Elettive'. Lo ricordo non solo come un regista che ha fatto dei film bellissimi insieme al fratello Vittorio, ma anche come una persona di rara gentilezza" dice all'Adnkronos Giancarlo Giannini che aveva prestato la voce come narratore in 'Le affinità Elettive' del 1996.

Mazzeo: "Con il fratello ha segnato la storia del cinema italiano"

"Paolo Taviani insieme al fratello Vittorio ha segnato la storia del cinema italiano" scrive sui social Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale della Toscana. "La sua scomparsa è una grande perdita per tutti il mondo della cultura. Alla moglie Lina, ai figli Ermanno e Valentina, le più sentite condoglianze a nome mio e del Consiglio regionale della Toscana. Paolo e Vittorio hanno mantenuto sempre un profondo legame con la Toscana e con la loro San Miniato".

Gualtieri: "Ha firmato film indimenticabili"

"Con Paolo Taviani ci lascia un grande Maestro del cinema italiano" scrive su X il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. "Insieme al fratello Vittorio, ha firmato film indimenticabili, profondi, impegnati, che hanno saputo entrare nell’immaginario collettivo e nella Storia del cinema. Un abbraccio affettuoso alla famiglia".

Comune di Sciara: "Orgogliosi di aver ospitato il loro primo film"

"Con la morte del maestro Paolo Taviani si chiude una pagina importantissima della storia del cinema mondiale" afferma l'Amministrazione Comunale di Sciara nel palermitano, dove nel 1962 fu girato "Un uomo da bruciare", il primo film diretto da Valentino Orsini insieme ai fratelli Taviani, liberamente ispirato alla vita del sindacalista socialista Salvatore Carnevale. "Siamo orgogliosi del fatto che i fratelli Paolo e Vittorio scelsero Sciara come location del loro primo film per raccontare la storia del nostro Salvatore Carnevale. Il loro ricordo rimarrà sempre vivo nella memoria storica, e nei cuori di tutti noi sciaresi. Tutti noi, porgiamo le nostre più sentite condoglianze ai figli e alla famiglia".

Sbarigia (Cinecittà): "Paolo e Vittorio sodalizio unico del cinema mondiale"

"Apprendo con commozione la notizia della scomparsa di Paolo Taviani, che con il fratello Vittorio ha costituito un sodalizio unico del nostro cinema, e del cinema mondiale". Lo dichiara Chiara Sbarigia, Presidente di Cinecittà. "Un’opera tra le più impegnate, riconosciute e premiate in Europa, che ha saputo scrivere il romanzo intimo della nostra storia -prosegue Sbarigia- Voglio ricordare due momenti recenti: l’ultimo film di Paolo Taviani, 'Leonora addio', girato anche nei nostri Studi di Cinecittà, una prova da maestro di toccante lucidità dall’amato Pirandello, premiata a Berlino; e il recentissimo straordinario omaggio del British Film Institute, in collaborazione con Cinecittà, alla carriera dei Fratelli". "Paolo Taviani assieme a Vittorio Taviani ha raccontato e fatto la storia del nostro cinema; sappiamo che il futuro riserva loro un posto privilegiato nelle teste e nei cuori degli spettatori", conclude il presidente di Cinecittà.

Il paese natale San Miniato: "Siamo orfani"

"La scomparsa di Paolo Taviani rende San Miniato orfana. Con il fratello Vittorio, ha portato nel mondo il nome della nostra Città e raccontato le loro origini, che sono anche le nostre. Con Paolo si chiude definitivamente un pezzo di quell'arte che solo una città straordinaria come la nostra può concepire". Lo affermano, in una nota congiunta, il sindaco Simone Giglioli e l'assessore alla cultura Loredano Arzilli di San Miniato (Pisa), il comune dove i fratelli Taviani erano nati e a cui hanno dedicato il film 'La notte di San Lorenzo' (1982). "Ho ancora vivo nella mente il ricordo dell'ultima volta che è venuto nella Città della Rocca, nel settembre scorso, la prima dopo la scomparsa di Vittorio, cinque anni fa, per la consegna del premio dedicato proprio al fratello, quando l'amministrazione - ricorda il sindaco Giglioli - ha inaugurato la statua dell'artista Marcello Scarselli, 'Cecilia', installata nella piazzetta Mazzini, per rendere omaggio ai 40 anni dall'uscita de 'La notte di San Lorenzo'. Nel 2015 l'amministrazione comunale volle, con entusiasmo, conferire ai fratelli Taviani la cittadinanza onoraria, un tributo doveroso che sancisce il profondo ed inscindibile legame con questa terra e con la nostra comunità. Emozionante fu anche nel 2022, durante il Palio di San Rocco, quando fu organizzata la proiezione dell'ultimo film di Paolo Taviani, il primo che lo vedeva da solo alla regia, 'Leonora addio', in una piazza Buonaparte gremita di concittadini e amici, durante la quale ci collegammo con lui dalla sua casa di Roma, e rimase colpito dalla grande testimonianza di affetto che San Miniato ebbe ed ha ancora per questi due maestri del cinema italiano".

"San Miniato oggi piange la scomparsa di Paolo e si stringe commossa alla moglie Lina, ai figli Ermanno e Valentina. Ciao Paolo, riabbraccia Vittorio e grazie per tutto quello che ci avete regalato, San Miniato vi porterà per sempre nel cuore e terrà vivo il vostro ricordo", concludono il sindaco Giglioli e l'assessore Arzilli.

Marti: "Cordoglio per scomparsa Taviani, perdiamo un grande maestro"

"Con la scomparsa di Paolo Taviani, perdiamo un grande maestro del cinema italiano" ha detto il senatore della Lega Roberto Marti, presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama. "Esprimo il mio cordoglio e mi stringo al dolore della sua famiglia e di tutti i suoi cari".

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Parigi 2024, Céline Dion e Lady Gaga alla cerimonia di...

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Le due artiste avvistate nella capitale, potrebbero duettare sulle note di 'La vie en rose' di Edith Piaf

Lady Gaga e Céline Dion - Fotogramma

E' uno dei momenti più attesi delle Olimpiadi di Parigi e renderà la musica protagonista. La cerimonia di apertura dei Giochi, in programma stasera dalle 19.30 lungo la Senna, vedrà l'esibizione dal vivo di diversi artisti. Manca l'ufficialità ma nei giorni scorsi si sono rincorsi diversi rumor sull'esibizione di Lady Gaga e Céline Dion. Gli indizi, del resto, non mancano. Entrambe sono state avvistate a Parigi e Céline Dion ha pubblicato sui social delle fotografie che la ritraggono davanti alla Piramide del Louvre. "Ogni volta che torno a Parigi, mi ricordo che c'è ancora così tanta bellezza e gioia da sperimentare nel mondo - ha scritto la cantante canadese -. Amo Parigi e sono così felice di essere tornata".

Per l'artista si tratterebbe del gran ritorno sul palco dopo l'annuncio della malattia, la sindrome della persona rigida, una rara malattia neurologica che l'ha costretta ad abbandonare le scene. Il giornalista francese di Rmc, Thierry Moreau, ha rivelato su X che entrambe hanno fatto le prove per un duetto sulle note di 'La vie en rose' di Edith Piaf e che Céline Dion vestirà Dior. Ma l'attesa stasera è anche per i Gojira, la band metal francese più quotata al mondo, che secondo 'Le Parisien' dovrebbe esibirsi assieme al mezzo soprano Marina Viotti. Conosciuti e apprezzati tra il popolo dei metallari, i Gojira sono la band metal francese più popolare, sia in patria sia all'estero. Il gruppo si è formato nel 1996 a Bayonne con il nome Godzilla, poi ribattezzato Gojira, ed è composto dai fratelli Duplantier, Joe alla voce e alla chitarra e Mario alla batteria, Christian Andreu alla chitarra e Jean-Michel Labadie al basso.

Noti soprattutto per i loro testi legati a tematiche ambientaliste e al cambiamento climatico, sono tra i pochi gruppi che in breve tempo sono riusciti a emergere dai circoli di nicchia fino ad essere annoverati come la più importante band heavy metal degli anni 2010. Hanno all'attivo 7 album in studio, tra cui 'L'Enfant sauvage' (2012), 'Magma (2016) con i brani culto 'Stranded' e 'Silvera' e 'Fortitude', pubblicato nel 2021, che li ha consacrati a livello internazionale. Nel 2012 hanno fatto da supporto ai Metallica e in autunno si uniranno al tour dei Korn negli Stati Uniti per il trentennale del loro album di debutto. Se confermata, la performance dei Gojira con la cantante lirica potrebbe rivelarsi un'insolita sorpresa orchestrata dal direttore artistico della cerimonia di apertura, Thomas Jolly e dalla sua squadra.

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Spettacolo

Mariella Nava e Matteo Montalto: “Una romanza pop,...

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L'appello dell'inedito duo a Carlo Conti: "Se ci vuoi a Sanremo noi siamo qui"

Mariella Nava e Matteo Montalto:

"Sanremo? Magari. Il festival non può certo essere disdegnato, è sempre un bellissimo campo dove operare. Se Carlo Conti ce lo chiede, è sempre una grande occasione. Anzi, ci proponiamo: noi siamo qui". Mariella Nava e Matteo Montalto, ospiti negli studi di Adnkronos, partono subito col 'botto' e fanno un appello al nuovo direttore artistico del festival di Sanremo Carlo Conti per una partecipazione, magari in coppia, all'edizione 2025 della kermesse. L'inedito duo è su tutte le piattaforme con il progetto 'Italia è il mio nome' (etichetta Suoni dall’Italia, distribuzione Believe), una romanza pop scritta e composta da Mariella Nava, un inno alla storia e alla bellezza del nostro Paese all’insegna della tradizione del bel canto.

Il brano è corredato da un videoclip girato nel suggestivo sito archeologico di Castrum Novum nel territorio laziale di Santa Marinella, con la regia di Saria Cipollitti e le ricostruzioni grafiche di Giorgio Capaci, per contribuire attraverso la musica alla divulgazione e valorizzazione del patrimonio italiano. Su un prezioso arrangiamento scritto e diretto dal maestro Peppe Vessicchio e le note del flauto offerte dal Maestro Andrea Griminelli, si dispiega il canto di Matteo Montalto, giovane interprete della scena musicale lirico leggera e del musical, Serenante nel 'Rugantino' al Teatro Sistina di Roma, accompagnato dal controcanto di Mariella Nava che con il suo timbro così intenso e graffiante interviene a dare colore e immagine all'Italia che si racconta.

"L'Italia è storia, è bellezza, è ricchezza culturale -spiega Mariella Nava- E' rappresentata da mille aspetti, amata nel mondo, cercata, rispettata, stimata, copiata. Noi abbiamo messo in musica questo amore facendola cantare. E' una donna che ha conosciuto l'amore e che ha l'urgenza di ritrovarlo e di risentirlo". Nel brano "è l'Italia stessa a parlare di sé e lo fa incarnando una donna, non più giovane, che si descrive con le sue peculiarità, il suo carattere, i suoi pregi e la sua storia non semplice ma colma di ricordi". Un progetto nato "con la voglia di parlare di identità culturale, di valorizzare del patrimonio culturale -spiega Matteo Montalto - Per la prima volta la musica diventa veicolo di divulgazione culturale, unendo a questo anche le nuove tecnologie che sono al servizio del racconto".

Musicalmente è "una romanza pop, nella quale ho voluto rappresentare la nostra scrittura, che vogliamo non vada persa. Mi piace non considerarla mai desueta, vecchia, dimenticata, perché sono le nostre radici", spiega all'Adnkronos Mariella Nava, indimenticata autrice di brani iconici come 'Spalle al muro', e 'Vecchio' scritto per Renato Zero, solo per citarne due a caso. "Il rischio oggi è di emulare troppo ciò che viene da fuori, il nostro obiettivo è far capire ai giovani che è un patrimonio da conservare perché contiene davvero il nostro passato, presente e futuro".

Il 'bel canto', spiega il giovane Montalto, "viene considerato appannaggio di estimatori attempati, ma non è così. Non è vero che i giovani non amano questo tipo di vocalità, perché quando si tratta di riconoscere il bello, il bello si riconosce. Ci appartiene, siamo noi". La speranza, l'auspicio, è di continuare la divulgazione della nostra cultura attraverso altri video di siti archeologici anche meno conosciuti su cui puntare il faro della musica. "Sarebbe bello che 'Italia è il mio nome' diventasse l'inno della cultura italiana", osa il duo. "Facciamo un appello anche al ministro Sangiuliano". Dopotutto "a Parigi, alle Olimpiadi, le star del momento stanno omaggiando Aznavour, Edith Piaf, i grandi classici francesi e loro radici musicali. Perché noi non dovremmo omaggiare le nostre?".

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Spettacolo

Weinstein ricoverato per Covid con polmonite bilaterale

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Il produttore che sta scontando in carcere una condanna a 16 per stupro, soffre già di altre patologie come diabete e ipertensione

Harvey Weinstein - Afp

Harvey Weinstein, condannato a 16 anni di carcere a Los Angeles per stupro, è stato ricoverato questo venerdì al Bellevue Hospital di Manhattan, a New York, dopo essere risultato positivo al Covid-19 e affetto da polmonite bilaterale. Lo ha confermato il suo rappresentante Craig Rothfeld alla rivista specializzata 'The Hollywood Reporter'. Il produttore hollywoodiano, ha sottolineato Rothfeld, soffre anche di "un'infinità di problemi di salute" che lo colpiscono "quotidianamente" come diabete, ipertensione e una stenosi alla colonna vertebrale.

Rothfeld ha espresso la sua gratitudine al personale sanitario di New York, "che ha fatto sì che che Weinstein fosse immediatamente trasferito nell'ala carceraria del Bellevue Hospital. Continueremo a lavorare con loro", ha detto. Weinstein stava scontando una pena detentiva di 23 anni a New York, dopo essere stato giudicato colpevole di stupro nel 2020. Tuttavia, la giustizia di New York ha annullato la sentenza a causa della "errata ammissione" di testimonianze di donne vittime di una serie di abusi che non rientravano nel processo.

La Corte ha ordinato un nuovo processo, che si terrà a novembre. Anche se la condanna è stata annullata, Weinstein non è stato rilasciato dal carcere perché è stato anche condannato a 16 anni a Los Angeles per un altro caso di stupro che il produttore nega di aver commesso.

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