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Navalny, funerale venerdì a Mosca: sarà sepolto a Borisovskoe

La cerimonia per il dissidente nella chiesa dell'Icona della madre di Dio nel quartiere di Maryno. Poi sarà sepolto a Borisovskoe

Yulia Navalnaya nella plenaria del Parlamento Europeo - (Afp)

Il funerale di Aleksei Navalny si terrà venerdì alle due del pomeriggio (ora locale) nella chiesa dell'Icona della madre di Dio nel quartiere di Maryno, a sud est di Mosca. Lo ha reso noto Kira Yarmish, ex portavoce del dissidente, morto il 16 nella colonia penale di Kharp in cui era detenuto. Navalny sarà sepolto poco dopo, alle 4, al cimitero Borisovskoe, ha precisato il direttore della Fondazione contro la corruzione, Ivan Zhdanov, ricordando le difficoltà dell'entourage di Navalny a trovare una sala disponibile per la cerimonia.

Standing ovation Europarlamento per Navalnaya

"Il funerale si terrà dopodomani e non sono sicura se sarà pacifico o se la Polizia arresterà coloro che verranno a dire addio a mio marito", ha detto Yulia Navalnaya nella plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. Gli eurodeputati hanno accolto la vedova dell'oppositore russo con un lungo applauso, alzandosi in piedi al suo ingresso in Aula. "Pensavo che avrei avuto tempo per preparare questo discorso, ma prima abbiamo impiegato una settimana ad ottenere il corpo di Alexey e per organizzare il funerale. Poi ho scelto il cimitero e la bara", ha detto Yulia, secondo la quale l'"omicidio pubblico" di Alexey Navalny "ha mostrato al mondo, ancora una volta, che Putin è capace di tutto e che con lui non si può negoziare".

"Due anni fa - continua - Vladimir Putin ha iniziato una guerra totale contro l'Ucraina, una guerra brutale e subdola. Il mondo intero è accorso in aiuto dell'Ucraina, ma sono passati due anni e c'è molta stanchezza, molto sangue, molta delusione. Putin non è andato da nessuna parte. Tutto è stato usato: armi, soldi, sanzioni. Non funziona nulla. Ed è accaduta la cosa peggiore: tutti si sono abituati alla guerra, e qua e là la gente ha iniziato a dire 'beh, dovremo arrivare ad un accordo con Putin comunque'. E poi Putin ha ucciso mio marito, Alexey Navalny. Dietro suo ordine, Alexey è stato torturato per tre anni, affamato in una piccola cella con muri di pietra, tagliato fuori dal mondo esterno, gli sono state negate visite, telefonate e persino le lettere. Poi lo hanno ucciso, abusando del suo corpo e di sua madre".

Putin "deve rispondere di quello che ha fatto al mio Paese. Deve rispondere di quello che ha fatto ad un Paese vicino e pacifico. Deve rispondere di tutto quello che ha fatto a mio marito". "Mio marito non vedrà mai la bella Russia del futuro - aggiunge - ma noi la vedremo. Farò del mio meglio per far sì che i suoi sogni si avverino. Il Male cadrà e arriverà un bel futuro", conclude.

Il funerale aperto al pubblico

Il funerale, che sarà aperto al pubblico, si terrà nella chiesa ortodossa del quartiere in cui Navalny aveva vissuto con la moglie Yulia e i due figli, Dasha e Zakhar prima dell'avvelenamento dell'agosto del 2000, il successivo trasferimento d'urgenza in Germania, e l'arresto immediato al suo ritorno in Russia sei mesi dopo. L'entourage di Navalny avrebbe voluto che il funerale si svolgesse domani ma non c'è stata alcuna risposta positiva alle richieste di un luogo, forse perché in coincidenza del discorso di Vladimir Putin all'Assemblea federale.

Uno degli avvocati del dissidente russo è stato intanto fermato ieri a Mosca dalla polizia con l'accusa di ''disturbo dell'ordine pubblico''. Lo riporta la Novaya Gazeta citando proprie fonti. Dubkov aveva accompagnato la madre di Navalny, Lyudmila, nella città artica di Salekhard e l'aveva aiutata a riavere il corpo del figlio morto.

 

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Esteri

Taiwan ‘mai così accerchiata’, decine di navi...

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"Circa 90" unità della Marina e della Guardia Costiera di Pechino restano nelle acque della cosiddetta prima catena di isola

Navi a Taiwan - (Fotogramma)

Decine di unità navali cinesi intorno a Taiwan, mai da anni una flotta di una simile portata intorno a Taipei. La denuncia è arrivata dalle autorità dell'isola, di fatto indipendente, ma che Pechino considera una "provincia ribelle" da "riunificare". "Circa 90" unità della Marina e della Guardia Costiera restano nelle acque della cosiddetta prima catena di isole, ha detto un ufficiale di Taiwan all'agenzia Afp in un momento di allerta per possibili giochi di guerra cinesi in risposta alla prima visita all'estero del presidente di Taiwan, William Lai (Lai Ching-te), che nei giorni scorsi ha anche fatto tappe alle Hawaii e a Guam suscitando le ire di Pechino.

Il ministero della Difesa di Taipei ha inoltre denunciato di aver rilevato in 24 ore la presenza di 47 velivoli militari cinesi nei pressi dell'isola, il numero più alto dal record del 15 ottobre, quando ne vennero segnalati 153, una 'risposta' della Cina a un discorso di Lai, che la Repubblica Popolare considera un "pericoloso separatista".

Ieri, contestualmente all'avvio di manovre da parte di Taiwan, il ministero degli Esteri di Pechino aveva ripetuto che la Cina avrebbe "difeso con fermezza" la sua sovranità.

Secondo il ministero della Difesa di Taiwan, il numero di unità navali cinesi nelle acque intorno a Taiwan è superiore a quello della 'rappresaglia' di Pechino per la visita a Taipei, nel 2022, di Nancy Pelosi, all'epoca speaker della Camera Usa.

Per Sun Li-fang, portavoce del ministero della Difesa, "si può affermare che l'entità di queste forze marittime è tale da superare le quattro esercitazioni fatte dal 2022". Stando alle denunce di Taipei, questa volta "sono incluse" non solo forze del "Comando del Teatro orientale, ma anche dei Comandi dei Teatri settentrionale e meridionale".

Per ora non ci sono stati annunci da parte dell'Esercito popolare di liberazione o dei media ufficiali del gigante asiatico riguardo un ulteriore aumento dell'attività militare nel Mar cinese orientale, nello Stretto di Taiwan o nel Mar cinese meridionale.

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Esteri

Siria, Trump ha già rimpiazzato Biden? Il tycoon detta la...

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Il presidente eletto, dopo la visita a Parigi con gli incontri con i leader internazionali, ha di fatto preso il controllo del proscenio globale

Donald Trump - Fotogramma /Ipa

Almeno sulla Siria, il presidente Usa uscente Joe Biden sembra ormai aver ceduto il posto prima del tempo al successore Donald Trump. Ritardando di quasi un giorno dai fatti l'intervento sulla fine del regime di Assad, il dem ha di fatto lasciato che il tycoon dettasse la linea americana sulla crisi a Damasco. Ma non solo. Il presidente eletto continua ormai da giorni, attraverso una valanga di messaggi sui social, sia a dispensare possibili soluzioni alla guerra tra Ucraina e Russia che, più in generale, a lasciar intendere quella che poi sarà la politica estera americana della nuova era.

Di fronte all'inarrestabile avanzata verso la capitale siriana, spiega infatti il New York Times, l'amministrazione Biden ha trasmesso messaggi ai gruppi ribelli che hanno guidato l'offensiva. E lo ha fatto, spiega il quotidiano citando funzionari statunitensi e turchi, usando canali diplomatici, militari e d'intelligence turchi per inviare messaggi tesi inizialmente a dire "cosa non fare", in primis non coinvolgere lo Stato Islamico nell'offensiva, nel quadro dell'obiettivo di arrivare ad una transizione pacifica in questo "momento di opportunità storica". Ma, dopo il ritardo nell'intervenire sugli ultimi sviluppi di politica estera, a poco più di un mese dall'inaugurazione del 20 gennaio gli occhi di tutti sembrano ora già puntati su Trump. Che con la visita di sabato a Parigi ha di fatto preso il controllo del proscenio globale con gli incontri con leader internazionali.

Biden cede, Trump già presidente

Insomma, ancora una volta il tycoon si conferma una forza che sovverte le consuetudini politiche americane, infrangendo la tradizione che vuole che ci sia, tra elezioni e insediamento, un solo presidente. Ora questo presidente sembra sia lui, osserva il Wall Street Journal, notando come questo sia avvenuto anche perché Biden ha ceduto i riflettori, aspettando praticamente 24 ore prima di intervenire sulla Siria.

Il silenzio del presidente in carica è risaltato ancora di più nel contrasto con il lungo e articolato post con cui Trump, poco prima di sedersi sabato scorso all'Eliseo con Volodymyr Zelensky e Emmanuel Macron, legava apertamente l'imminente caduta di Assad alla guerra in Ucraina, dicendo che la prima sarebbe stata la "cosa migliore" per la Russia "troppo occupata in Ucraina dove ha perso 600mila militari".

Ma soprattutto diceva che gli "Stati Uniti non devono farsi coinvolgere" nel "caos in Siria", perché "non è la nostra battaglia". E poi domenica, dopo la fuga di Assad, un altro post per dire che la Russia "non ha più interesse a proteggerlo" ed ancora, chiaramente, il link con il conflitto ucraino: "Hanno perso interesse in Siria per l'Ucraina, una guerra che non sarebbe dovuta iniziare e che potrebbe andare avanti per sempre".

Caduta di Assad grande opportunità per Trump, l'analisi

Nonostante quindi i suoi proclami apparentemente isolazionistici, Trump ha nella caduta di Assad, e la presa di potere da parte di fazioni sunnite, una grande opportunità: "L'America ha sempre voluto un Stato guidato dai sunniti a Damasco per danneggiare l'Iran. E la Russia. E ora lo ha avuto, quindi perché mordere la mano che volevi?", afferma Joshua Landis, capo del Center for Middle East Studies dell'università dell'Oklahoma, spiegando a Politico come si sia di fronte ad una cambiamento drastico di tutti gli equilibri in Medio Oriente.

A chi gli ricorda che fu proprio l'amministrazione Trump a mettere Hayat Tahrir al-Sham (Hts), nella lista delle organizzazioni terroristiche nel 2018, con una taglia da 10 milioni di dollari sulla testa del suo leader Abu Mohammed al-Jawlani, Landis risponde che gli Usa dovranno fare una nuova considerazione. "Jolani ha detto chiaramente che non c'è posto per l'estremismo in Siria, che vuole essere amico di tutti, che gli unici nemici sono Iran, Hezbollah e Assad", aggiunge.

Insomma, sta dicendo tutte le cose giuste e Washington deve decidere se credergli o no, ma "se non dichiara guerra all'America e dice che sta cercando di costruire un governo e dare da mangiare alla popolazione in modo da far tornare i rifugiati, gli Usa saranno in una posizione negativa se non faranno i conti con questo", argomenta Landis confermando che il leader delle forze anti-Assad "sta già cercando un dialogo con il governo americano".

E, conclude l'analista, "ci sono molte persone a Washington che stanno lavorando per toglierlo dalla lista dei terroristi. Il Washington Institute for Near East Policy ha diverse persone che stanno sostenendo a gran voce che gli Usa dovrebbero riconsiderare Jawlani, un moderato che ha fatto molte cose buone".

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Esteri

Siria, finite le ricerche a Sednaya: nel carcere...

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Non sono stati trovati altri detenuti nel complesso simbolo della brutalità del regime. Il leader dei ribelli al Jawlani: "Presto i nomi di chi ha torturato i siriani"

Siria, il carcere di Sednaya - Afp

Finite le ricerche nel famigerato carcere 'mattatoio' di Sednaya, a nord di Damasco. Lo hanno reso noto i caschi bianchi, precisando che non sono stati trovati altri detenuti nel complesso, divenuto simbolo della brutalità del regime di Bashar al Assad.

“La ricerca non ha portato alla luce alcuna area non aperta o nascosta all'interno della struttura”, ha reso noto l'organizzazione di difesa civile siriana in un comunicato, precisando di aver completato una ricerca sistematica del vasto complesso, cercando celle segrete, scantinati nascosti e controllando i cortili e le aree circostanti della prigione, dopo che gli insorti entrati domenica all'alba a Damasco hanno aperto i cancelli del carcere.

Cinque squadre, tra cui due unità cinofile della polizia K9, sono state coinvolte nella ricerca di ingressi, uscite, pozzi di ventilazione, sistemi fognari, tubature dell'acqua, telecamere di sorveglianza. Nonostante gli sforzi, non sono state individuate aree nascoste o sigillate. “Condividiamo la profonda delusione delle famiglie delle migliaia di persone ancora disperse e il cui destino rimane sconosciuto”, hanno dichiarato i Caschi Bianchi.

Circa 150.000 persone in totale sono state imprigionate nella struttura, che è nota tra i siriani come il “mattatoio” per le brutalità e le torture commesse anche contro migliaia di civili arrestati solo perché oppositori del regime.

"Presto i nomi di chi ha torturato siriani"

Il nuovo governo di transizione a Damasco diffonderà presto una lista di ex funzionari del regime "coinvolti nelle torture al popolo siriano",ha intanto annunciato il leader dei ribelli Mohammed al Jawlani su Telegram, dove si firma con il suo vero nome, Ahmed al Sharaa: "Offriremo ricompense a chiunque fornisca informazioni sugli ufficiali dell'esercito e della sicurezza coinvolti in crimini di guerra".

"Non esiteremo - ha aggiunto il leader di Hayat Tahrir al Sham (Hts), entrato domenica a Damasco - a ritenere responsabili i criminali, gli assassini, gli ufficiali coinvolti nelle torture al popolo siriano. Perseguiremo i criminali di guerra e chiederemo la loro consegna ai Paesi nei quali sono fuggiti". Poi, al Jawlani ha ribadito "l'impegno alla tolleranza verso coloro i quali non hanno le mani macchiate del sangue del popolo siriano e abbiamo concesso l'amnistia a quanti erano in servizio obbligatorio".

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