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Pnrr, ok del Cdm al nuovo decreto. Da alloggi studenti a...

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Pnrr, ok del Cdm al nuovo decreto. Da alloggi studenti a sicurezza sul lavoro: le novità

Fitto: "Prossimi mesi importanti per verifica 5, 6 e 7 rata"

Raffaele Fitto - Fotogramma

Il Consiglio dei ministri, secondo quanto si apprende, ha approvato il decreto legge recante "ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza".

"Questo Dl Pnrr ha avuto una fase di confronto sia con le organizzazioni di categoria e le parti sociali nei lavori dei tavoli tecnici che abbiamo tenuto, sia con tutti gli enti attuatori, province, regioni e comuni e con tutte le amministrazioni", ha spiegato il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto.

"E' stato un lavoro molto complesso, articolato sia dal punto di vista della dimensione finanziaria del decreto sia dal punto di vista delle importanti norme che sono state inserite che sono certo contribuiranno in modo sostanziale ad un'accelerazione della spesa e ad una semplificazione delle norme e soprattutto a fare si che il Pnrr trovi ulteriori riscontri a quelli che già positivamente abbiamo ottenuto nel lavoro che ci lasciamo alle spalle. Con questo dl - ha chiarito Fitto - creiamo le condizioni per sviluppare un lavoro ulteriore nei prossimi mesi che sono mesi intensi e importanti per la verifica finale della quinta rata sia per quanto riguarda la sesta e settima rata che sono obiettivi del 2024".

Posti letto per gli universitari

"Oggi segniamo una svolta sugli alloggi universitari, tema prioritario del Governo". Così il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, sul Dl Pnrr 4 approvato dal Consiglio dei Ministri, che prevede misure di semplificazione per la realizzazione di nuovi posti letto. "Abbiamo messo a punto un ‘pacchetto’ ad hoc dedicato all’housing. Il Cdm ha accolto la mia proposta di prevedere la figura di un Commissario straordinario per gli alloggi universitari, un soggetto attuatore che integrerà le competenze del Mur accelerando così la realizzazione dei posti letto. Individuerò già nei prossimi giorni questa figura che farà anche da elemento di congiunzione con gli altri Ministeri, la Struttura di Missione Pnrr della Presidenza del Consiglio e gli Enti locali. Un soggetto altamente specializzato che coordinerà le politiche di housing attraverso procedure semplificate", sottolinea Bernini.

"Sempre oggi - aggiunge Bernini -, a completamento di questo pacchetto, il Mur ha pubblicato l’avviso per realizzare i 60mila nuovi posti letto entro il 2026 previsti dal Pnrr. È un target ambizioso, una sfida che vogliamo vincere. Finalmente il nostro Paese si dota di una politica sulle residenze universitarie dopo anni di lentezze e ritardi”.

Ampliata la platea dei soggetti che potranno realizzare nuovi alloggi. Sino ad oggi la norma si riferiva solo al privato convenzionato con il pubblico, ora direttamente anche a soggetti pubblici, in linea con quanto previsto dalla legge 338/2000. È inoltre prevista la possibilità di riconoscere un contributo sotto forma di credito d’imposta anche ai proprietari degli immobili. Per la realizzazione delle residenze universitarie sarà rafforzata la collaborazione con il Demanio. Università statali, Enti di Ricerca e Enti regionali per il Diritto allo Studio potranno richiedere il supporto all’Agenzia come stazione appaltante.

Attraverso un regime semplificato sarà possibile cambiare la destinazione d’uso degli immobili, trasformandoli in studentati con un vincolo di almeno 12 anni. Sarà sempre ammesso il mutamento della destinazione d’uso degli immobili da destinare a studentati e gli interventi legati al mutamento alla destinazione d’uso sono realizzabili attraverso una segnalazione certificata di inizio attività (Scia). Previste anche agevolazioni fiscali: se aumenta il valore della rendita catastale dell’immobile a seguito del mutamento della destinazione d’uso, l’incremento non concorre ai fini della determinazione della tassazione sugli immobili e delle imposte ipotecarie e catastali.

Il Mur ha pubblicato oggi il bando per i 60mila nuovi posti letto che dovranno essere realizzati entro il 30 giugno 2026. Lo stanziamento previsto è di 1,2 miliardi in attuazione della Riforma 1.7- 'Alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi per gli studenti', della Missione 4, Componente 1 'Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido all’università” del Pnrr. Il bando è aperto ai soggetti gestori di alloggi o residenze - sia pubblici che privati -. Gli immobili, di almeno 20 posti letto ciascuno, dovranno trovarsi nelle immediate prossimità delle sedi universitarie o comunque in zone ben collegate tramite il trasporto pubblico. Il contributo economico verrà erogato in un’unica soluzione e sarà pari a circa 20mila euro a posto letto.

Non meno del 30 per cento dei posti letto, si legge in una nota del Mur, dovrà essere destinato agli studenti meritevoli e provenienti da famiglie a basso reddito. Gli importi che gli studenti dovranno corrispondere alla struttura saranno in linea con i bandi degli Enti per il diritto allo studio. Gli studenti saranno individuati tramite le graduatorie regionali. La restante parte dei posti letto sarà destinata a tutti gli altri, sempre su criteri di merito. Si tratta di posti letto ai quali verrà applicata una tariffa inferiore almeno del 15% rispetto ai valori medi di mercato. Questi vincoli dovranno essere rispettati per almeno 12 anni.

Le candidature per la realizzazione dei nuovi posti letto verranno valutate singolarmente seguendo l’ordine cronologico di presentazione delle istanze, secondo la modalità ‘a sportello’, cioè non attendendo la presentazione di tutte le domande ma favorendo una rapida valutazione e l’avvio delle attività di quei progetti già immediatamente cantierabili o in corso di esecuzione. Lo sportello si chiuderà ad esaurimento delle risorse stanziate. Sarà possibile presentare domanda di finanziamento e calcolare in anticipo la tariffa di mercato dell’immobile - e stabilire così da subito l’importo del canone di locazione che potranno richiedere agli studenti - attraverso la nuova piattaforma informatica predisposta da Cassa Depositi e Prestiti SpA.

Una volta valutato positivamente il singolo intervento e approvato tramite il decreto di concessione, i gestori avranno 12 mesi per completare l’intervento e mettere a disposizione i posti letto, pena il decadimento del beneficio concesso. L’attività di gestione delle strutture verrà costantemente monitorata dal Mur, anche successivamente alla rendicontazione del target Pnrr, per garantire che le tariffe favorevoli per gli studenti perdurino nel corso del tempo, anche oltre l’orizzonte temporale del Piano.

Sicurezza sul lavoro

''Nel 2024 prevediamo un aumento del 40% delle ispezioni'' grazie alla decisione di ''mettere in campo risorse aggiuntive per potenziare l'attività ispettiva dell'Inl attraverso il completamento del reclutamento di 466'' persone a cui ''si aggiungerà un nuovo reclutamento di 250 ispettori. Sono tutti tecnici - ha spiegato in conferenza stampa il ministro del Lavoro, Marina Calderone - che vogliamo destinare a quelle che sono le misure e il contrasto all'utilizzo improprio della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro'', ''Guardiamo alla prevenzione e tutela della salute e alla sicurezza dei lavoratori'', aggiunge. "Prevediamo di raddoppiare il nostro potenziale ispettivo e quindi i controlli", ha spiegato Calderone.

''Chi adempie spontaneamente a delle obbligazioni avrà il diritto a una riduzione delle sanzioni civili''. Gli 'sconti' non saranno applicati ''mai e poi mai ai debiti per premi e contributi, che vanno integralmente pagati'', aggiunge.

La patente a punti, ha spiegato il ministro, ''passa attraverso un processo di qualificazione delle imprese, che consenta di fare una selezione a monte delle competenze e delle caratteristiche che deve avere un imprenditore nel momento in cui inizia un'attività imprenditoriale, soprattutto se si tratta di un'attività ad alto rischio''. In questa direzione va il ''percorso di accompagnamento alle regolarizzazioni, a un comportamento regolare delle aziende''.

''Quando parliamo di compliance, vuol dire mettere a disposizione del nostro personale ispettivo, degli istituti di previdenza e assistenziali, delle procedure e delle possibilità di poter interloquire con il cittadino contribuente, per la sistemazione delle poste di debito che scaturiscono anche dall'incrocio delle informazioni delle banche dati che sono in nostro possesso'', conclude Calderone.

Incentivi per la transizione ecologica

"Pronti gli incentivi del Piano Transizione 5.0 che consentiranno di sostenere le imprese negli investimenti legati all’efficientamento energetico, favorendo il combinato transizione digitale e green'', ha annunciato il sottosegretario delle Imprese, Massimo Bitonci. Le risorse stanziate, ricorda, "sono pari a 6,3 miliardi e verranno riconosciute sotto forma di credito d’imposta, cumulabile con altri incentivi aventi ad oggetto gli stessi costi. Gli incentivi riguarderanno sia gli investimenti in beni materiali che immateriali, per l’autoproduzione di energia rinnovabile".

"Un’attenzione privilegiata l'abbiamo riservata alla formazione del personale, con un finanziamento fino al 10% dell’investimento'', spiega il sottosegretario. ''I progetti agevolabili dovranno comportare un risparmio energetico pari o superiore al 3% a livello aziendale oppure al 5% per il processo produttivo specifico interessato. La misura presenta aliquote che partono dal 35% del costo, per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni; del 15% oltre i 2,5 milioni e fino a 10 milioni e del 5% per investimenti oltre i 10 milioni e fino al limite massimo di costi ammissibili pari a 50 milioni''.

Inoltre, prosegue Bitonci, ''se l’impresa supererà il 6% o il 10% di riduzione dei consumi energetici la misura del credito d’imposta sarà incrementata sensibilmente. Abbiamo introdotto due certificazioni: una ex ante prima dell’inizio del progetto e una ex post dopo la sua realizzazione, affinché venga tutelato l’investimento dell’imprenditore".

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Politica

Gasparri sulla privatizzazione Rai: cosa si può fare e cosa...

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"A viale Mazzini dovrebbero fare una statua a me accanto al cavallo, ho salvato Rai Way dai piani della sinistra"

Gasparri sulla privatizzazione Rai: cosa si può fare e cosa non si farà mai

L’ipotesi di privatizzazione della Rai? “Le norme per farlo esistono da 20 anni, sono nella legge che porta il mio nome. Ma cedere Rai1, Rai2, e Rai3, non accadrà mai”. Esordisce così con l’Adnkronos il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia. Che, da ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi, preparò il disegno di legge sul sistema radiotelevisivo italiano approvato dal Parlamento nell’aprile 2004. “Ci sono due possibilità: o una quotazione in borsa, e all’epoca la strada fu esplorata tanto che con l’amministratore delegato Flavio Cattaneo andammo a parlarne con i vertici di Borsa Italiana; oppure la cessione di rami d’azienda. Non bisogna dimenticare che la Rai ha più di dieci canali: oltre ai tre generalisti, ci sono quelli dedicati a storia, cinema, bambini, sport… Nulla vieta, se serve fare cassa, di cedere quelli, in tutto o in parte, o magari di fare delle joint venture con altri editori. Non mi pare che la Rai verrebbe meno al suo ruolo di servizio pubblico se Rai YoYo facesse un accordo con una società che produce contenuti per bambini”.

In un articolo del ‘Foglio’ si fa riferimento alla cessione di un 50% della società per abbattere il debito e gli oneri per le casse dello Stato. “Per un simile scenario ci vorrebbe una quotazione. E' vero, non serve avere il 50+1 di una società per controllarla, basta vedere cosa è successo con Enel, Eni e Leonardo. Ma attenzione: per portare in borsa un asset come la Rai bisogna prima valorizzarlo, renderlo appetibile per investitori e risparmiatori. E al momento mi sembra un compito difficile”. Altro discorso la cessione di rami d’azienda. “A viale Mazzini dovrebbero installare una statua dedicata a me, accanto a quella del cavallo. Fui infatti io nel 2001, da ministro, a oppormi all’operazione che era stata predisposta dal precedente governo di sinistra. Il piano era di cedere a una società privata un pezzo di Rai Way, ovvero le antenne e le infrastrutture di trasmissione, ma la Rai in cambio avrebbe avuto solo la minoranza nel consiglio di amministrazione. Dissi di no a questa idea balzana, sollevando grandi polemiche. Invece fu la scelta giusta: Rai Way è stata quotata anni dopo e ha garantito un ricco assegno per le casse pubbliche. Che hanno potuto monetizzare un asset strategico senza però perderne il controllo. Dico strategico perché con il Covid abbiamo avuto la dimostrazione del fatto che lo Stato deve avere il controllo sulle infrastrutture di comunicazione essenziali come quelle televisive. Durante i lockdown internet non arrivava ovunque, ma i canali del digitale terrestre sì, e hanno potuto informare anche quei cittadini che non sono dotati di smartphone o connessione veloce. Ora si parla di una possibile fusione con Ei Tower, su cui viaggiano le tv private. Non ho nulla in contrario, basta che alla fine dell’operazione la maggioranza di controllo resti in mano pubblica”.

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La Rai privatizzata e il dossier nomine. Sergio in ascesa,...

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Gli uffici di Viale Mazzini da mesi preparano il terreno per una possibile assunzione a tempo indeterminato del direttore generale

La Rai privatizzata e il dossier nomine. Sergio in ascesa, Rossi stabilizzato?

L’ipotesi di una privatizzazione della Rai, che oggi è tornata nel dibattito politico, ha fatto molto rumore a Viale Mazzini, rimettendo in moto un progetto che è sul tavolo da circa 30 anni, con altrettante declinazioni e ipotesi. Staccare un solo canale? Tenere Rai1, Rai2 e Rai3 ma cedere tutti gli altri, in blocco o creando delle joint venture con altri editori e produttori? Fare una ‘bad company’ da lasciare in mano pubblica, con i programmi del servizio pubblico che hanno minore ritorno commerciale, mentre una ‘newco’ con i pezzi più pregiati potrebbe essere messa sul mercato? I rumor sono ripartiti a partire dall’articolo di prima pagina del “Foglio” di oggi, che parlava della cessione di un 50% degli asset della tv e radio pubblica.

Come sottolinea Claudio Cerasa, la privatizzazione sarebbe una grande mossa politica, soprattutto in risposta a chi accusa la premier di aver messo in piedi ‘TeleMeloni’. Il problema è che il nuovo assetto sarebbe accolto con ostilità da Mediaset e gruppo Cairo: con l’abbandono dei tetti pubblicitari, la Rai privata sottrarrebbe inserzionisti agli altri broadcaster.

Il dossier è complicato inoltre dal rinnovo dei vertici: mercoledì 31 luglio il parlamento potrebbe (potrebbe) finalmente votare i componenti del cda che sostituiranno gli attuali, scaduti da due mesi. Nel frattempo sono arrivate le dimissioni della presidente Marinella Soldi (che non aveva alcuna possibilità di riconferma) e si aspetta la nomina dei nuovi membri votare al suo posto Simona Agnes, in quota Forza Italia.

Il rischio è però che anche l’appuntamento di mercoledì non sia risolutivo e che tutto slitti a settembre. Anzi a ottobre, mese in cui è attesa la sentenza del Tar sul ricorso contro l’attuale procedura di selezione per il cda. Sarebbe infatti inutile trovare l’accordo per poi rischiare di dover ripartire da capo con la scelta dei candidati.

Lo stallo sul rinnovo si spiega con le tensioni tra Lega e Fratelli d’Italia. Il partito della premier vorrebbe promuovere Giampaolo Rossi, attuale direttore generale, ad amministratore delegato. I salviniani temono però che una mossa simile darebbe troppo potere agli alleati di governo, e finora hanno preso tempo, sapendo di non poter imporre un nome alternativo. Nel frattempo, risalgono le quotazioni di Roberto Sergio, attuale ad, che non avendo appartenenze (se non quella, filosofica, alla regola democristiana) è l’unico nome in grado di tutelare tutte le parti in causa.

Una conferma di Sergio per il prossimo mandato potrebbe scatenare una reazione negativa di Rossi? Non necessariamente: l’Adnkronos può confermare che negli uffici della Rai da mesi si studia il modo per consolidare il suo ruolo in azienda, ad esempio con un’assunzione a tempo indeterminato nel ruolo di direttore generale, così da non essere più in balìa delle tempeste politiche ma in grado di restare a lungo ai vertici di un’azienda con cui in questi anni ha creato un rapporto sempre più stretto.

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Politica

Giovanni Toti si è dimesso, Liguria alle urne entro 90...

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Il governatore ha inviato una lettera all'ufficio protocollo della Regione

Con una lettera fatta pervenire all'ufficio protocollo della Regione Liguria il presidente Giovanni Toti ha rassegnato le sue irrevocabili dimissioni. L'addio del presidente comporta automaticamente lo scioglimento della del Consiglio ligure. Nuove elezioni dovranno avvenire entro 90 giorni.

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