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Vino: Suavia, con ‘I luoghi’ il racconto di una...

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Vino: Suavia, con ‘I luoghi’ il racconto di una famiglia e della sua terra

Le sorelle Tessari alla guida dell'azienda del Soava Classico, leader nella produzione di bianchi

Vino: Suavia, con 'I luoghi' il racconto di una famiglia e della sua terra

Si chiama 'I luoghi' la nuova linea lanciata dall'azienda veneta Suavia, che raccoglie tre vini speciali - Fittà, Castellaro e Tremenalto - ottenuti dalla selezione di uve garganega provenienti da tre vigneti, ciascuno caratterizzato da una storia unica, legata alla composizione del terreno, all'esposizione e al microclima, che hanno dato vita a tre prodotti molto diversi tra loro che raccontano la complessità di questa terra del Soave Classico.

Una storia di luoghi, infatti, quella della Cantina Suavia, che non può essere scissa da quella della famiglia Tessari, dedita da generazioni alla viticoltura e originaria delle terre del Soave, un’area rinomata e votata da sempre alla produzione di vini bianchi. In particolare, i terreni della famiglia sono ubicati nelle colline orientali, quelle di origine vulcanica. La storia della Cantina ha inizio nei primi anni del '900, quando i capostipiti della famiglia decidono di impiantare le vigne e cominciare a produrre uve da conferire alla cantina sociale del paese. La vera svolta nella storia della Cantina arriva nel 1982 quando Giovanni Tessari e la moglie Rosetta, consapevoli delle grandi potenzialità del territorio in cui risiedono, decidono di interrompere il conferimento delle uve alla cantina sociale per vinificarle in proprio. A simboleggiare il forte legame che unisce la famiglia Tessari alla tradizione e alla cultura di questo territorio, i coniugi decidono di chiamare la cantina 'Suavia', ovvero con il nome antico del paese di Soave.

Oggi a condurre l'azienda di famiglia sono Meri, Alessandra e Valentina, tre sorelle che rappresentano la quarta generazione che ha deciso di raccogliere l’eredità di famiglia. "Il ricordo di nostro nonno è per me ancora molto nitido: ricordo il suo lavoro quotidiano meticoloso e appassionato: è proprio lui che ha trasmesso a me e alle mie sorelle l’amore per questo lavoro e i valori che ancora oggi ci guidano", racconta Meri Tessari.

Sotto la guida delle sorelle Tessari, la Cantina Suavia sta rivivendo negli ultimi anni una nuova primavera, che passa attraverso una modernizzazione volta a valorizzare la vera e primordiale essenza delle uve dei vitigni autoctoni di questo territorio. "Raccogliere questa eredità è stato naturale per noi e una volta adulte ci siamo imbarcate in questa impresa: dare vita a una nuova azienda, dando un’identità chiara alle nostre uve. Guidate dal senso di responsabilità e con il desiderio di dare il nostro contribuito, supportando i nostri genitori, siamo quindi entrate in azienda , specializzandoci in modo diverso in questo settore, con l’obiettivo di rimodernarla", afferma Meri Tessari.

Suavia si colloca nel punto più alto della zona Classica della denominazione del Soave, precisamente in località Fittà, nel comune di Soave, a un’altitudine di 296 metri sul livello del mare. La zona Classica è la più antica, delimitata per la prima volta nel 1931, e la più vocata alla produzione del Soave per il microclima collinare e per la tipologia di terreni che qui si possono trovare. I terreni di Suavia si concentrano prevalentemente nella parte vulcanica orientale. "La nostra azienda sorge su di un antico terreno, la cui formazione risale a circa 50 milioni di anni fa. Un tempo queste terre erano ricoperte dall’oceano e il clima era tropicale. Il fondale brulicava di vulcani sottomarini. La roccia madre, infatti, è di origine vulcanica e questa caratteristica rende i nostri terreni davvero speciali, differenziandoli molto rispetto ad altre tipologie di terreno lungo la penisola", spiega Valentina Tessari, enologa di Suavia.

I vigneti, con un’età media molto più alta rispetto alla zona allargata, rappresentano un patrimonio viticolo di grande valore. Meri, Valentina e Alessandra Tessari hanno scelto di onorare il legame con la loro terra d’origine specializzandosi nella produzione di Soave Classico, riscoprendo questo vino e facendolo diventare vera espressione del territorio. Nei 30 ettari di vigneto della Cantina vengono per questo allevate esclusivamente viti autoctone a bacca bianca: Garganega e Trebbiano di Soave.

È esclusivamente dalle uve di questi vitigni che le sorelle Tessari producono i vini di Suavia, attraverso metodi di coltivazione rispettosi del territorio, dell’ambiente e delle tradizioni, ma allo stesso tempo con uno sguardo volto ad affrontare le sfide del presente e del futuro con metodi innovativi e lungimiranti. Le viti vengono allevate esclusivamente con il sistema della Pergola, legato alla tradizione del veronese, che contraddistingue i paesaggi della zona del Soave.

"Al contrario di chi negli ultimi anni è passato al Guyot, la pergola veronese, anche nei nuovi impianti, rimane per noi il sistema migliore per la produzione delle nostre uve. Questo sistema di allevamento, oltre ad avere per noi un valore affettivo e culturale, è quello che garantisce un miglior microclima e una maggiore areazione della parete vegetativa, oltre che un miglior ombreggiamento del grappolo che non viene colpito dal sole in modo diretto", sottolinea Valentina Tessari.

Suavia è un’azienda certificata Biologica, come riporta il logo sulle etichette. La conversione, terminata ufficialmente nel 2019, è dimostrazione di impegno tangibile nei confronti dell’ambiente grazie a una gestione agronomica sostenibile. Attualmente, la cantina Suavia produce due Soave Classico Doc, due Bianco Veronese Igt, un Metodo Classico e un Recioto Docg. Un omaggio alle proprie radici che si riconosce anche nella bottiglia di Suavia, che strizza l’occhio alle nuove tecnologie e allo stesso tempo omaggia la tradizione. La sua forma, infatti, richiama quella tipica del fiasco di vino di queste zone, che il nonno delle sorelle Tessari, prima di ogni pasto, poneva sulla tavola insieme al pane.

A chiudere le bottiglie Suavia c’è un tappo che spezza, invece, il legame con la tradizione, portando in scena l’innovazione contemporanea: il tappo a vite, ideato appositamente per garantire migliore conservabilità ai vini, facendoli giungere a destinazione esattamente come sono stati pensati e creati, per garantire la migliore esperienza degustativa anche a distanza di molti anni. Il tappo è progettato per regolare in modo ottimale la quantità d’aria in grado di penetrare all’interno della bottiglia. Permette la perfetta microssigenazione del vino esistendo diversi tipi di chiusura a seconda della quantità di ossigeno che conviene o si desidera far passare. Oltre a questo, offre molti altri vantaggi: ad esempio, la comodità e la praticità all’uso, essendo facilissimo da aprire e da chiudere. Un altro vantaggio è la sua composizione, interamente in allumino, un metallo duttile che può essere facilmente riciclato, e quindi sostenibile. Dunque, per Cantina Suavia, questo tappo è particolarmente indicato per i vini che hanno bisogno di lunghi affinamenti in bottiglia, in quanto garantisce la perfetta evoluzione e conservazione nel tempo.

Cantina Suavia ha fatto del Soave Classico il suo core business, diventando leader nella sua produzione. Le sorelle Tessari si considerano delle vere e proprie specialiste di questo vino, e il loro obiettivo è quello di affermarsi sui mercati italiani ed esteri come punto di riferimento assoluto. La scelta è stata, dunque, quella di un’espansione verticale, in controtendenza rispetto a molte realtà del vino italiane, che ha permesso a Suavia di andare in profondità, per realizzare vini che sono vera espressione ed essenza del territorio del Soave.

"Soave è tutto quello che facciamo. Le nostre radici affondano in questa terra nera che alimenta grandi uve bianche. Da questo contrasto, dall’armonia nata dall’unione dei contrari, nascono i nostri grandi vini”, conclude Alessandra Tessari.

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Estate: Cinecittà World, +12% visitatori, agosto di fuoco...

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Il programma delle prossime settimane nelle parole dell'ad Stefano Cigarini

Estate: Cinecittà World, +12% visitatori, agosto di fuoco tra show, stelle e brividi di paura

L'estate nei tre parchi di Cinecittà World si prepara ad esplodere con un agosto ricco di attrazioni, spettacoli ed eventi imperdibili per tutti i gusti.

"La stagione estiva -racconta ad Adnkronos/Labitalia Stefano Cigarini, amministratore delegato di Cinecittà World- sta andando molto bene. Cinecittà World, ultimo nato dei grandi parchi italiani, è quello con la crescita più rapida e costante. Abbiamo registrato un aumento del 12% dei visitatori rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con oltre mezzo milione di presenze. Aqua World, il nuovo parco acquatico del gruppo, sta riscuotendo un enorme successo, con un numero di presenze più che doppio rispetto alle previsioni di budget. Anche Roma World ha visto un incremento significativo, con un aumento del 250% dei visitatori, trainato dal successo di Roma On Fire, lo spettacolo dedicato all'Antica Roma in scena nell’Arena di Ben Hur", spiega sottolineando che "stimiamo 100mila presenze per Aqua World, al suo primo anno di vita, complice anche il grande caldo. Roma World ha registrato oltre 30 sold-out dello show serale Roma On Fire. E per agosto dipenderà da molti fattori ma riteniamo che la stagione continuerà su questa scia positiva", conclude.

E sarà un agosto di divertimento a Cinecittà World con le sue 40 attrazioni, 7 aree a tema, 6 spettacoli live al giorno: in questo mese sono gettonatissime le attrazioni acquatiche come Aktium, la montagna russa in cui si precipita in un enorme lago ad oltre 70km/h, sollevando un’onda di 2.000 litri, Pompieri, la divertente battaglia a cannonate d’acqua o le divertenti passeggiate sotto le Fontane Danzanti. Un agosto al fresco è garantito ad Aqua World, il parco acquatico di Cinecittà World, con i suoi 25mila m2 di ombrelloni e lettini gratuiti, la Cinepiscina, prima piscina cinematografica al mondo, con il maxischermo incastonato nell’acqua su cui seguire le Olimpiadi di Parigi dal 27 luglio all'11 agosto, il relax del fiume lento Paradiso, i brividi degli scivoli acquatici Vortex e Boomerang, la sabbia finissima dorata della Phuket Beach. Un agosto di fuoco si può vivere a Roma World, con le sue 16 esperienze da antichi romani, immersi nel bosco e nella natura, che culminano con il grande show serale, arrivato ad oltre 30 repliche e sold-out, Roma on Fire.

Tra gli eventi che animano il mese: il 4 agosto si balla con Luis, ballerino e coreografo tra i più seguiti d’Italia; il 10 agosto “Si canta e si balla con gli anni ‘90”: 7 ore di musica non-stop per un nostalgic party che farà cantare a squarciagola le hit che hanno segnato un’intera generazione. Per i romantici che vogliono affidare il loro desiderio alle stelle, il posto giusto è Roma World: una notte di San Lorenzo con il naso all’insù nel suggestivo scenario dell’Antica Roma. Con telescopi forniti dal parco gli ospiti saranno liberi di ammirare da vicino la pioggia delle stelle cadenti, con la possibilità di cenare nella tipica Taberna e dormire in tenda, sotto il cielo stellato.

I più curiosi scopriranno i segreti dello sciame meteorico grazie all’astronomo Luca Consolini. L’11 agosto ad Aqua World è tempo di “Waterland: Bambini in Festa!”: tra giganti water ball acquatiche ed enormi bolle di sapone, i più piccoli potranno conoscere le mascotte dei personaggi dei cartoni animati più amati di sempre come Stitch, Bing, Flop, Sonic, Super Mario, Luigi, Re Leone, Peppa Pig, Unicorno, Pickachu, Minnie e Topolino, scattare foto con loro, ballare e cantare con un dj set che suonerà le hit più amate dai bambini.

Niente piani per il 15 agosto? Niente paura, o forse sì…Cinecittà World festeggia il suo primo Ferragosto da paura con il Summer Halloween Festival ad Aqua World: dal 15 al 18 al calar del sole la Cinepiscina sarà invaso da zombie, mostri e strane creature inquietanti per quattro serate all’insegna del brivido con attrazioni da paura, la maratona Cine Horror, una terrificante zombie walk, giochi a tema e djset. La festa comincerà dalla mattina tra bolle di sapone, maxi-gonfiabili su cui scattarsi un selfie, dj set ed il classico pranzo di Ferragosto a tema diverso in ognuno dei 3 parchi.

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A Giungano Festa dell’Antica Pizza Cilentana, sei...

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Nel cuore del Cilento in Campania.

Un momento della presentazione della kermesse

Nel cuore del Cilento, il borgo di Giungano si prepara a festeggiare la diciottesima edizione della 'Festa dell'Antica Pizza Cilentana', un appuntamento imperdibile che esalta uno dei piatti più rappresentativi del Cilento. L'evento, che si terrà dal 6 all'11 agosto prossimi, è organizzato con passione da Pietro Manganelli e Giuseppe Coppola dell'Associazione Cilentum Pizza. La 'Festa dell'Antica Pizza Cilentana' è diventata un evento annuale molto atteso, dedicato alla celebrazione della pizza cilentana e delle tradizioni culinarie locali. Ospitato nel suggestivo borgo di Giungano, noto per la sua storia e autenticità, l'evento offre un ricco programma di spettacoli culturali, esibizioni musicali e attività volte a valorizzare il territorio e le sue radici storiche.

"Siamo orgogliosi di annunciare la diciottesima edizione della Festa dell'Antica Pizza Cilentana" afferma Pietro Manganelli dell'Associazione Cilentum Pizza. "Questo evento riflette il nostro amore per la tradizione culinaria e culturale del Cilento, e desideriamo condividere con tutti i visitatori il sapore unico dell'antica pizza cilentana in un'atmosfera di convivialità", sottolinea.

Giuseppe Coppola aggiunge: "La Festa dell'Antica Pizza Cilentana è un'opportunità speciale per unire le persone attraverso la cultura, la musica e la cucina. Il nostro impegno nel creare un programma musicale importante riflette il nostro lavoro che non si limita a poche settimane ma un intero anno. Invitiamo tutti a partecipare e a scoprire i sapori autentici del Cilento. Non solo pizza, ma anche una varietà di piatti tipici che rappresentano questo magico territorio”, conclude.

Durante la festa, oltre alla pizza cilentana, i visitatori potranno gustare una vasta gamma di piatti tradizionali come antipasti cilentani, lagane e ceci, fusilli, mulegnane mbuttunate, patate cu a cauzodda, scauratieddi, zeppole cresciute e molte altre prelibatezze preparate da autentiche signore cilentane.

Ogni sera ci sarà un forno dedicato a diversi ospiti che cambieranno di giorno in giorno; 6 agosto, La pizzeria Vincenzo Capuano; 7 agosto, La pizzeria Boris; 8 agosto, Pizzeria Vittoria; 9 agosto, Vicceria; 10 agosto, Storie di pane; 11 agosto, pizzeria Mo Veng. Anche gli amanti del gluten free avranno il loro forno dedicato e fra le pizzerie troviamo: Positano, Alleria e Mondo senza glutine.

Previsto anche un programma musicale ricco di appuntamenti imperdibili e il Premio Giungano. La kermesse, guidata dal direttore artistico Michele Pecora in collaborazione con la poliedrica Melissa Di Matteo, proporrà un vero viaggio nella musica popolare e contemporanea, ricco di contaminazione. Michele è un figlio del Cilento, che ha saputo, nella sua lunga e fortunata carriera, rimanere “a tempo con i tempi”, la sua musica è frutto anche dell’amore per la sua terra, e la passione nella direzione artistica di questo evento, ne è una dimostrazione. “Una nuova edizione, un rinnovato entusiasmo e la voglia di superarci, di nuovi stimoli e colori, anche quest’anno ospitiamo -sottolinea Pecora- grandi protagonisti della musica internazionale per accogliere nuovi testimonial, ma anche far conoscere e presentare il Cilento in un vero incontro tra musicisti che hanno la gioia dello scambio e del mettersi sempre in gioco, e ritrovarsi”.

Il 6 agosto in programma i Tazenda, in esclusiva regionale, il gruppo che porta nel mondo l’Italia e la Sardegna etno-pop rock: da Spunta la luna dal monte a Pitzinnos in sa gherra, brano scritto con Fabrizio De Andrè; 7 agosto, Artisti Cilentani Riuniti, una serata unica che festeggia il territorio e i 35 anni dell’Agrioil; 8 agosto: Sicily Folk Orchestra, con Simona Sciacca, una conceptbandallargata, con focus sulla Sicilia, i suoi ritmi, i suoi canti; 9 agosto: Gabriele Esposito, il cantautore napoletano classe '98, che dalle strade di Napoli, diventa virale e così l'EP "Via Scarlatti" supera i 15 milioni di visualizzazioni e streams; 10 agosto: Pietra Montecorvino, la cantante e attrice italiana, dalla voce e personalità unica; 11 agosto: 99 POSSE, lo storico gruppo napoletano tra contaminazione e innovazione continua, da Curre curre guagliò a Quello che…

Verrà consegnato inoltre il Premio Nazionale Giungano Cilentum, a personalità e artisti che hanno saputo contaminare, “esportare” nel mondo e tramandare la tradizione cilentana e popolare italiana, con metodi moderni e innovativi. L'evento è aperto a tutti e i biglietti possono essere acquistati sul posto o tramite il sito cilentumpizza.it. La festa è Plastic Free e offre opzioni Gluten Free. L'evento è sostenuto dalla Regione Campania, dal Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, e dal Comune di Giungano, Unione dei Comuni Paestum – Alto Cilento. Main sponsor: Caputo il Mulino di Napoli, Olio Stilla, Cilento Delizie, BCC Capaccio Paestum e Serino, Planet, Madant Frutta, BCC Aquara, Domus Laeta, Agrioil, AgroSystem, Maida, Coca Cola, Convergenze, Peroni Nastro Azzurro, Pomilia, Aristea, Royal Paestum, Di Sessa Costruzioni e Paestum Service

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Food: tra farina e lieviti sempre più mani di donna, in...

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Tra margherite e pizze fritte sono in aumento le eccellenze al femminile

Food: tra farina e lieviti sempre più mani di donna, in crescita pizzaiole al top

Acqua e Farina, lievito e olio, con fior di latte e pomodoro sono gli ingredienti tradizionali di una buona pizza. A far la differenza però è l'abilità del pizzaiolo. E oggi, molto di più rispetto al passato, delle pizzaiole. Sono infatti in crescita le donne che, tra forno e sala, esprimono il loro talento e la loro fantasia servendo ai loro clienti pizze d'eccellenza, come e più dei loro colleghi uomini.

E la tendenza a sfornare margherite d'autore è in crescita tra le donne come racconta ad Adnkronos/Labitalia Barbara Guerra, co-curatrice delle guida internazionale '50 Top pizza', che nelle scorse settimane ha lanciato l'edizione 2024. “Nella grande comunità della pizza -spiega- osserviamo un bel protagonismo delle donne al banco pizza. Con impegno e dedizione affermano il loro talento che non è ancora sufficientemente valorizzato e riconosciuto, combattendo contro il pregiudizio molto diffuso che da un lato considera questo mestiere un lavoro da uomini, dall’altro le obbliga a scegliere fra carriera e famiglia", spiega.

Ed è importante, sottolinea Guerra, far conoscere le storie di chi ha scelto questa strada professionale. "Come 50 Top Pizza abbiamo sempre avuto l’obiettivo di far emergere, portandoli sulla ribalta pubblica, i percorsi di carriera femminili, siano essi di pizzaiole, cheffe, direttrici di sala, proprietarie di attività ristorative e di accoglienza. Farli conoscere è uno dei modi per renderli modello di ispirazione per le altre donne che magari non hanno il coraggio o le condizioni per osare, restando nelle retrovie", sottolinea. Anche perchè, sottolinea Guerra, "il vecchio retaggio culturale per cui l’uomo cucina e la donna nutre deve essere ribaltato. Si può fare favorendo l’empowerment cioè riconoscendo e favorendo l’autonomia culturale, lavorativa ed economica delle donne e il mainstriming cioè attivare, sempre di più azioni, reti ed alleanze, sensibilità condivise anche con gli uomini affinché si capisca che una cucina, una famiglia, una società in cui le donne stanno bene è un vantaggio per tutti”, conclude.

E una donna che, facendo pizze, ha fatto tanta strada è Giorgia Caporuscio, star della pizza a New York con il suo 'Don Antonio' e che si è vista assegnare il 'Pizza Maker of the Year 2024 - Ferrarelle Award' durante la cerimonia di premiazione di 50 Top Pizza Usa 2024. Giorgia, figlia d'arte, ha 34 anni ed è arrivata nella Grande Mela 15 anni fa. "Sono venuta qua negli Stati Uniti -racconta ad Adnkronos/Labitalia- quando avevo 19 anni. Avevo finito l'alberghiero a Formia e non avendo nessuna idea di cosa fare nella mia carriera professionale ho deciso di venire a trovare mio padre perché era già negli Stati Uniti e aveva appena aperto la sua prima pizzeria napoletana a New York".

"Ho pensato di imparare l'inglese, e quindi la mattina andavo a scuola e il pomeriggio per stare insieme un po' a mio padre, stavo sempre in pizzeria con lui. I dipendenti, i collaboratori di mio padre, mi prendevano sempre in giro 'non sai fare la pizza, non sai fare la pasta'. E quindi per gioco e anche per far vedere a loro che, guarda un po', ho iniziato adesso e so fare la pizza meglio di voi, ho iniziato a fare le pizze un po' tutti i giorni. E scherzando, scherzando, alla fine è diventata la mia passione e io dico sempre che ce l'avevo già nel sangue questo lavoro", sottolinea.

E i risultati oggi si vedono. "Dopo 15 anni, a New York sono proprietaria, capo pizzaiolo e capo chef di 'Don Antonio', dietro Times Square, e mi occupo di tutta la parte gestionale, della cucina, ricette, organizzazione di tutti i dipendenti, insieme a mio marito. Abbiamo rilevato questa pizzeria da mio padre, abbiamo iniziato dal 2020", dice. Un percorso non semplice, ma per Giorgia i consigli possono aiutare. "La costanza, bisogna studiare tanto, e tanta determinazione. Questi sono i miei consigli, che dò a tutte. Non aver paura, perché tutti quanti possiamo iniziare da zero a fare questo mestiere, se si ha passione si va veramente lontano, e io sono l'esempio", sottolinea.

E per Giorgia le donne hanno un vantaggio non da poco. "Essendo un lavoro manuale, le donne hanno un'agevolazione, riescono a controllare la forza all'interno delle proprie mani e ad essere più flessibili rispetto agli uomini, nel toccare l'impasto, soprattutto nella pizza napoletana, che è un impasto molto più soft. Quindi abbiamo un'agevolazione in più rispetto a un uomo, che ha molta più forza e deve controllare molto di più la forza dentro le mani", sottolinea.

Controllo delle mani che Giorgia esprime al meglio per realizzare il 'cavallo di battaglia' del suo locale: "E' la famosa Montanara, la pizza fritta. È un disco di pasta che stendiamo, lo friggiamo, e poi mettiamo il pomodoro, la mozzarella affumicata, il basilico, il pecorino romano, e la mettiamo alcuni minuti dentro il forno, quindi l'olio in eccesso evapora, e quindi si ha una doppia cottura. Ha la sofficità e la croccantezza, e gli americani impazziscono, anche grazie al fatto che noi portiamo il 98-100% dei prodotti che usiamo dall'Italia, cercando di dare a New lo stesso prodotto che si può trovare a Napoli. E' quello il nostro vero segreto", conclude.

E da New York a Napoli ecco la storia di un'altra giovane donna che ha inseguito la sua passione fin da piccolissima. "Mio padre -racconta ad Adnkronos/Labitalia Jessica De Vivo, della pizzeria Mary Rose a Napoli- aveva la pizzeria e a sette anni io ho fatto la mia prima pizza. Poi appena finiti gli studi subito ho iniziato a lavorare in pizzeria. Oggi ho 29 anni, sono più di dieci anni che lavoro".

Il percorso non è stato semplice. "Io penso che una donna per fare questo lavoro deve avere realmente una passione, io dedico al mio lavoro quasi tutta la giornata, dalla mattina fino alla sera, cioè, sono sempre in pizzeria. Oggi stanno uscendo parecchie pizzaiole donne e questa per una donna è una bellissima cosa. Noi abbiamo qualcosa che l'uomo non ha: l'eleganza e il segreto per un'ottima pizza sono le mani di una donna", rivendica Jessica. E Jessica, con le sue pizze è una star di TikTok e Instagram. "I social aiutano oggi nel nostro mestiere, ti fanno conoscere, e tante persone poi vengono qui in pizzeria a provare le mie pizze. E poi da piccolina oltre la pizza l'altra mia grande passione era la recitazione", aggiunge. Ma qual è la pizza top per Jessica? "Io sono molto tradizionalista, quindi mi mantengo sempre sul tradizionale: una margherita provola e pepe o una pizza fritta", conclude.

Una passione, come quella fare la pizza, può anche 'svegliarsi' o per necessità, come nel caso di Roberta Esposito del Ristorante pizzeria 'La Contrada' ad Aversa, in provincia di Caserta, classificatasi al 32 posto nella classifica di '50 Top Pizza'. "Io ho cominciato più in sala, sapevo stendere e cucinare la pizza perché l'avevo imparato ma non era la mia prima aspirazione", racconta ad Adnkronos/Labitalia. "Poi all'improvviso, quando il pizzaiolo mancava o non veniva o ritardava dalle ferie io lo sostituivo. Fu una cosa automatica: non è venuto, non mandiamo via gente, dai falla tu. Fin quando un sabato il mio collaboratore non stette tanto bene, andò via e rimasi io di sabato sera lì dentro in pizzeria e da lì non me ne sono mai più uscita", sottolinea.

Oggi Roberta ha 41 anni "ma il locale la mia famiglia l'ha rilevato quando avevo 13 anni mentre il progetto pizza è nato quando ne avevo 25. Io credo che in realtà è come ogni lavoro, devi avere una predisposizione per poterlo fare. Io consiglio anche a una ragazza che magari si avvicina a questo mestiere, se ha le caratteristiche, di seguirla questa passione. E' comunque un lavoro sacrificato, facendo le pizze, vai la mattina, non si sa quando torni, comunque se ne vanno via tante ore della giornata", sottolinea. Di certo la fantasia delle donne aiuta. "A me piace la pizza fuori menù. È quella che posso preparare con un prodotto stagionale, un prodotto che trovo fresco, e quindi immagino di proporre quella pizza, la preparo, piace, è tutta la mia soddisfazione. Io ho l'abitudine ogni sei mesi di cambiare menù, quindi ne ho fatte tante di pizza, non ho proprio quella preferita", conclude.

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