Etiopia, 4 sacerdoti ortodossi rapiti e uccisi dai ribelli Oromo
Gli omicidi dopo un attacco al monastero di Zequala avvenuto il 22 febbraio scorso
Quattro sacerdoti ortodossi sono stati uccisi durante un attacco al monastero di Zequala, nella regione dell'Oromia, a 50 km da Addis Abeba, in Etiopia. A quanto fa sapere la Chiesa ortodossa etiope di Tewahedo - riferisce in un tweet Aiuto alla Chiesa che soffre - "militanti armati" hanno fatto irruzione nel monastero e hanno prima rapito e poi ucciso i sacerdoti.
Il sequestro e la strage sarebbero avvenuti il 22 febbraio 2024, messi a segno da uomini armati legati ai gruppi ribelli Oromo, l'Oromo Liberation Army. Negli ultimi cinque anni, la locale comunità cristiana lamenta l’uccisione di centinaia di migliaia di seguaci ortodossi e la distruzione di decine di chiese.
Cronaca
Hanna Herasimchyk, chiamate e messaggi quando era già...
Le liti e il tentativo di sviare le indagini, così è stato arrestato il 43enne
Telefonate senza risposta e messaggi inviati alla compagna, ormai morta. Così Konrad Daniec, il 43enne polacco arrestato oggi per l'omicidio della compagna Hanna Herasimchyk, avrebbe tentato di "precostituirsi un alibi", secondo la gip del tribunale di Milano, Anna Magelli, che ha disposto per lui la custodia cautelare in carcere. L'uomo, accusato di aver strangolato a morte la compagna nella notte tra l'11 e il 12 giugno scorsi nel loro appartamento a Pozzuolo Martesana (Milano), avrebbe trascorso poi oltre 24 ore fuori casa, dormendo a bordo del camion che guidava per lavoro. Un'assenza giustificata agli inquirenti con la voglia di "evitare altri litigi", dopo l'ennesima lite con Hanna.
Il piano
All'alba del 13 mattina, però, a suo dire preoccupato dalle mancate risposte della donna (era già morta), rientra nell'appartamento, dove lei giace sul pavimento tra il soggiorno-cucina e il corridoio, senza vita e con lividi sul corpo. Nella mano destra, chiusa a pugno, una ciocca di capelli. E' lo stesso Daniec a dare l'allarme. Ai carabinieri l'uomo "visibilmente provato e in lacrime" riferisce sin da subito di una discussione tra la vittima e un suo ex fidanzato, che le aveva inviato messaggi minatori. Per la gip un tentativo di "sviare le indagini", che tuttavia non convince gli inquirenti. Passa poco tempo e Daniec diventa "il primo sospettato della morte della compagna convivente".
Gli amici di Hanna raccontano di frequenti liti nella coppia, che sfociavano in aggressioni fisiche da parte del compagno. E "vista la mole fisica" dell'uomo, lei "non poteva fare altro che subire". In un'occasione - sempre stando a quanto raccontato dalla vittima a un amico - Daniec l'avrebbe picchiata fino a farle perdere conoscenza. Anche i vicini di casa hanno riferito agli investigatori di continue e violente discussioni. L'ultima appena un mese prima della morte di Hanna, quando dall'appartamento accanto si era sentita la donna gridare aiuto.
Gip: "Allarmante pericolosità sociale"
Un rapporto così burrascoso che la stessa madre dell'indagato fin da subito sospetta del figlio, e non glielo nasconde. Mentre ne discutono, a fine luglio, la donna provoca il figlio: "E cosa fai, mi ammazzi come hai fatto con Hanna?". Lui risponde: "Io non ho fatto niente di male, non sono un assassino". La dimostrazione sarebbe proprio il fatto che, se fosse stato lui a uccidere la compagna, "sarebbe già in galera".
Da oggi ci si trova. Il gip, su richiesta della procura, ha disposto la custodia in carcere per omicidio aggravato dal rapporto di convivenza (esclusa invece dal giudice la crudeltà). Un'esigenza cautelare data dalla "allarmante pericolosità sociale" e dalla "mancata capacità di controllo degli istinti più aggressivi" da parte del 43enne.
Ultima ora
Sudcorea, oggi nuovo voto impeachment di Yoon: caccia ai...
Si tratta della seconda votazione, dopo quella fallita di sabato scorso, per rimuovere il presidente in seguito alla sua decisione di imporre la legge marziale, poi ritirata
Nuovo voto in Parlamento oggi, 14 dicembre, sull'impeachment del presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol. In una nota, l'ufficio del presidente dell'Assemblea nazionale di Seul ha annunciato che "data la rilevanza nazionale e la gravità della questione, la sessione plenaria è stata anticipata alle 16 (le 8 in Italia) per consentire il tempo adeguato per discussioni e consultazioni approfondite".
Quella di oggi sarà la seconda votazione, dopo che sabato scorso era stata respinta la mozione di impeachment per rimuovere Yoon dalla presidenza in seguito alla sua decisione di imporre la legge marziale, poi ritirata. A far fallire la mozione erano stati allora i deputati del partito al governo People Power Party, che hanno boicottato il voto. Ed è proprio a loro che si è rivolto il leader del Partito Democratico all'opposizione in Corea del Sud, Lee Jae-myung, che ha detto ai deputati del partito al governo che "la storia ricorderà" se non sosterranno l'impeachment del presidente.
La votazione di impeachment vede Yoon accusato di "atti insurrezionali che minano l'ordine costituzionale" e, secondo gli analisti, l'opposizione potrebbe avere questa volta maggiore fortuna. Per approvare la mozione servono duecento voti, il che significa che i deputati dell'opposizione devono convincere otto colleghi del partito al governo a disertare. "Ciò che i deputati devono proteggere non è né Yoon né il partito al potere People Power Party, ma la vita delle persone che piangono nelle strade", ha affermato Lee. "Per favore, unitevi a noi per sostenere il voto di impeachment di domani. La storia ricorderà e registrerà la vostra scelta'', ha aggiunto. Sabato scorso solo 195 deputati hanno partecipato alla votazione, rendendola nulla.
Prima del voto in Parlamento sabato scorso, Yoon aveva offerto le sue ''scuse sincere'' e promesso che ''non ci sarà un'altra'' imposizione della legge marziale nel Paese. Ma poi, forte della mozione bocciata e avvicinandosi il nuovo voto di oggi, giovedì Yoon ha negato le accuse e dichiarato che non si dimetterà dall'incarico. ''Combatterò fino alla fine'', ha tuonato, difendendo la sua decisione di imporre la legge marziale nel Paese perché mirata a ''proteggere la democrazia'' e a ''impedirne il crollo''. Ovvero a ''contrastare la dittatura parlamentare'' dell'opposizione. ''Non cambio posizione, anche se verrò messo sotto accusa o indagato'', ha aggiunto.
Intanto l'Assemblea nazionale ha approvato un disegno di legge per istituire un procuratore speciale che indaghi sulle accuse di insurrezione contro il capo di Stato sudcoreano. Il Parlamento di Seul ha inoltre approvato la mozione di impeachment nei confronti del ministro della Giustizia sudcoreano Park Sung Jae, che in carcere ha tentato il suicidio, e del capo della polizia nazionale Cho Ji Ho. I due sono quindi stati sollevati dal loro incarico, fino a quando la Corte costituzionale non si pronuncerà in merito. L'accusa nei loro confronti è quella di aver sostenuto l'applicazione della legge marziale voluta dal presidente Yoon. La mozione di destituzione di Park, la prima di un ministro della Giustizia nella storia costituzionale della Corea del Sud, è stata approvata con 195 voti favorevoli e 100 contrari. Sono invece stati 202 i voti a favore della destituzione di Jo e 88 contrari.
Ultima ora
Guerra Ucraina-Russia, nuova escalation. Kiev e Mosca si...
Entrambe le parti cercano di prevalere sul campo di battaglia, mentre crescono le speculazioni sui colloqui per il cessate il fuoco
Vladimir Putin alza il tiro, la Russia accelera nella guerra con l'Ucraina. Dopo oltre 1000 giorni di conflitto, il livello dello scontro aumenta ulteriormente in attesa dell'arrivo di Donald Trump sulla scena.
L'insediamento del nuovo presidente americano, in programma tra poco più di un mese, viene visto come il prologo ad uno sforzo per la soluzione negoziale della guerra. Adesso, quindi, sul campo diventa fondamentale conquistare terreno e consolidare posizioni che poi verranno spese al tavolo delle trattative.
Le forze armate russe continuano a spingere nell'est dell'Ucraina e quotidianamente il ministero della Difesa di Mosca annuncia la 'liberazione' di villaggi ridotti sostanzialmente a cumuli di macerie. I passi avanti sul terreno - e sulla cartina - servono a consolidare la posizione che Putin ha esposto e ribadito più volte: la Russia considerà annesse le regioni strappate all'Ucraina (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson) e controllate solo parzialmente.
Il massiccio attacco di Mosca
Nelle ultime ore, la Russia ha lanciato uno dei suoi più grandi attacchi missilistici di sempre, colpendo la rete energetica ucraina mentre le temperature scendono sotto lo zero, in quello che Mosca ha definito una rappresaglia per l'attacco di Kiev con missili americani Atacms contro un aeroporto della Russia meridionale all'inizio della settimana. Il Cremlino ricorda di aver avvertito che avrebbe risposto e poi ha elogiato Trump, che ha bollato come "sciocca" l'idea di usare queste armi per colpire in profondità la Russia.
"La dichiarazione è pienamente in linea con la nostra posizione e con la nostra visione delle ragioni dell'escalation", ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, aggiungendo che "è ovvio che Trump capisca esattamente cosa stia facendo degenerare la situazione".
"In risposta all'uso di armi americane a lungo raggio, le forze armate russe hanno condotto un massiccio attacco contro strutture critiche dell'infrastruttura energetica e di carburante dell'Ucraina", ha rivendicato il ministero della Difesa russo in un post su Telegram. L'attacco ha "gravemente danneggiato" alcune centrali elettriche ucraine, ha affermato il fornitore di energia Dtek, e ha lasciato senza elettricità migliaia di persone. La Russia ha lanciato 94 missili durante il bombardamento, tra cui missili da crociera e balistici, e quasi 200 droni, secondo l'aeronautica militare ucraina, e ha affermato di aver abbattuto 81 missili.
Zelensky: "Putin non vuole la pace"
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che l'attacco dimostra che Mosca non è interessata alla pace. "Questo è il 'piano di pace' di Putin: distruggere tutto. Questo è il modo in cui vuole i 'negoziati': terrorizzando milioni di persone", ha scritto in un post su X, chiedendo più sistemi di difesa aerea occidentali per proteggere i cieli dell'Ucraina e sanzioni più severe nei confronti di Mosca, per limitarne la capacità belliche. Sono state segnalate esplosioni in diverse regioni e danni alle infrastrutture nella regione occidentale di Ivano-Frankivsk.
Metà della regione occidentale di Ternipol è rimasta senza elettricità, hanno affermato le autorità. "Mentre gli ucraini si svegliano nel giorno più freddo dell'inverno, il nemico cerca di spezzarci lo spirito con questo cinico attacco terroristico", ha affermato il ceo di Dtek, Maxim Timchenko.
I danni all'Ucraina
Gli addetti alla fornitura di energia elettrica stanno valutando i danni e hanno già iniziato a lavorare per ripristinare la corrente. "La Russia mira a privarci di energia. Invece, dobbiamo privarla dei mezzi del terrore", ha scritto il ministro degli Esteri Andriy Sybiga sui social media dopo l'ultimo attacco, aggiungendo che l'Ucraina ha bisogno di 20 sistemi di difesa aerea Nasams, Hawk o Iris-T.
Nella sua intervista con la rivista Time, che lo ha nominato persona dell'anno, Trump ha insistito sul fatto che non abbandonerà l'Ucraina. Ma le sue ripetute dichiarazioni in cui si vantava di poter porre fine alla guerra in poche ore hanno fatto sorgere il timore che possa costringere Kiev a un accordo alle condizioni della Russia.
L'amministrazione uscente di Joe Biden si sta affrettando a rafforzare gli aiuti prima dell'insediamento di Trump a gennaio e nelle ultime ore ha annunciato la fornitura di un nuovo pacchetto da 500 milioni di dollari.
Anche i leader occidentali stanno intensificando i loro sforzi diplomatici e si parla sempre più del possibile dispiegamento di truppe di mantenimento della pace. Il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro polacco Donald Tusk hanno discusso della possibilità di dispiegare una forza di peacekeeping in caso di cessate il fuoco, ha affermato Tusk, in un incontro tenutosi ieri a Varsavia. Ma il Cremlino ha respinto l'idea che le due parti possano facilmente sedersi al tavolo delle trattative. "Non vogliamo un cessate il fuoco, vogliamo la pace, una volta che le nostre condizioni saranno soddisfatte e tutti i nostri obiettivi saranno raggiunti", ha detto Peskov, ribadendo che al momento non ci sono "i prerequisiti per i negoziati".