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Infortuni, Nordio: “Contrario a introdurre reato omicidio sul lavoro”
"Come è stato per quello stradale, non avrebbe un effetto deterrente"
Il Guardasigilli Carlo Nordio si è detto contrario oggi all'introduzione del reato di omicidio sul lavoro. "Proprio stamattina nel Consiglio dei ministri questo argomento è stato ancora trattato anche con la prospettazione di introdurre eventuali sanzioni penali personali" ha detto il ministro della Giustizia alla Question Time alla Camera. "Non è stato trattato il principio, al quale sarei anche abbastanza contrario, all'introduzione di un reato di omicidio sul lavoro, perché abbiamo l'esperienza dell'omicidio stradale: è stata aumentata a dismisura la pena gli incidenti stradali, ma non sono affatto diminuiti, anzi sono aumentati" aggiunge rispondendo a un'interrogazione sull’istituzione di una procura nazionale per le indagini relative alle morti sul lavoro. "Non ci sarebbe un effetto deterrente" spiega.
"Procura nazionale ad hoc non sarebbe efficace"
"Non credo che la creazione di una procura nazionale con compiti universali, con compiti nazionali possa essere più efficace ammetto però che la frammentazione soprattutto nelle procure più piccole, dove non esistono questi gruppi specializzati possa sembrare insufficiente". "Il nostro orientamento è quello intermedio, è quello di devolvere alle procure distrettuali questa competenza in modo da dare un indirizzo omogeneo", ha spiegato.
"E' tutto oggetto di discussione ma anche secondo quanto vediamo l'esperienza ci insegna che una procura distrettuale centrale non centrerebbe il problema, mentre mi rendo conto che la frammentazione di competenza nelle procure più piccole può confliggere con il principio di specializzazione che invece dovrebbe essere tipico di ogni ufficio inquirente proprio perché si tratta di materie che presuppongono una particolare preparazione da parte dei singoli magistrati", ha concluso Nordio.
Economia
Torino-Cagliari 2 a 0 con doppietta di Adams
La partita allo Stadio Olimpico Grande della città piemontese
Il Torino, allo Stadio Olimpico Grande Torino, ha battuto il Cagliari per 2 a 0. Il calciatore inglese naturalizzato scozzese Che Adams ha messo a segno una doppietta al 6' e al 61esimo minuto. Con questa vittoria, valida per la 22esima giornata del campionato di serie A, il Torino sale a 26 punti agganciando temporaneamente l'Udinese al decimo posto. Il Cagliari resta fermo a 21 punti e al quattordicesimo posto.
Economia
Tari, cosa cambia nel 2025 con introduzione tariffa puntuale
La tassa sui rifiuti si trasforma per premiare che produce meno rifiuti indifferenziati
La Tari, la tassa sui rifiuti, subisce importanti cambiamenti nel 2025 con l’introduzione della tariffa puntuale, applicata con l’obiettivo di premiare chi produce meno rifiuti indifferenziati.
Cos'è la Tari
Acronimo di Tassa rifiuti, rappresenta il tributo locale destinato alla copertura dei costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani. Tale tassa è riscossa dai Comuni e viene pagata dai proprietari o detentori di immobili in grado di produrre rifiuti, indipendentemente dall’uso effettivo degli stessi.
Cosa cambia nel 2025
Agnese Giardini, collaboratrice di Immobiliare.it, spiega le novità del 2025. Da quest’anno, infatti, i Comuni cominceranno a calcolare l’importo della Tari basandosi sull’effettiva produzione di rifiuti indifferenziati. La tariffa puntuale sarà applicata con l’obiettivo di premiare chi produce meno rifiuti indifferenziati. Il nuovo regime è attivo dal 1° gennaio 2025 in alcuni Comuni, come Ravenna e Cervia. In una seconda fase, la nuova Tari sarà estesa a livello nazionale.
Sono tre le principali novità introdotte quest’anno.
1) L’importo della Tari non sarà più basato solo sulla superficie dell’immobile e sul numero di occupanti, ma anche sulla quantità effettiva di rifiuti indifferenziati prodotti. Questo sistema mira a incentivare la raccolta differenziata e ridurre la produzione di rifiuti non riciclabili.
2) Saranno introdotte nuove tecnologie e strumenti di tracciamento dei rifiuti (esempio tessere elettroniche e cassonetti intelligenti dotati di sistemi di apertura e conteggio tramite tessere personali), per responsabilizzare i cittadini-contribuenti.
3) Il nuovo calcolo intende premiare chi produce meno rifiuti indifferenziati.
La prescrizione della Tari
La Tari, come tutti i tributi locali, è soggetta a prescrizione, così come altre tasse, tra cui l’Imu. La normativa vigente stabilisce che la Tari si prescrive in un termine di 5 anni. Questo significa che, trascorsi 5 anni dal momento in cui il pagamento doveva essere effettuato, il Comune non può più richiedere il pagamento della tassa.
La prescrizione della Tari inizia a decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui la tassa avrebbe dovuto essere pagata. Ad esempio, la Tari relativa all’anno 2018 inizia a prescriversi dal 1° gennaio 2019 e va in prescrizione il 1° gennaio 2024 (ma, a causa della sospensione dei termini per 85 giorni a causa del Covid, dal 9 marzo al 31 maggio 2020, questo termine è stato prorogato al 26 marzo 2024).
La prescrizione può essere interrotta da un atto formale di richiesta di pagamento, come una cartella esattoriale. Quando ciò accade, il termine di prescrizione si azzera e inizia nuovamente dal principio. Per esempio, se il Comune invia una cartella esattoriale nel quarto anno, il termine di prescrizione ricomincia a contare 5 anni da quel momento. In alcuni casi, la prescrizione della Tari può allungarsi. Questo avviene principalmente quando il pagamento è dovuto in seguito a una sentenza giudiziaria. Se il tribunale conferma, anche solo parzialmente, l’obbligo di pagamento della Tari, la prescrizione non è più di 5 anni, ma segue il termine ordinario di 10 anni.
Le cartelle esattoriali relative alla Tari seguono lo stesso termine di prescrizione della tassa stessa, ovvero 5 anni. Anche queste, come la Tari, possono vedere i termini di prescrizione interrotti da ulteriori notifiche di pagamento.
Una volta che la Tari è prescritta, il contribuente ha il diritto a non pagare la tassa. Tuttavia, non basta ignorare l’avviso di pagamento: è necessario far valere la prescrizione presentando un’istanza di autotutela per chiedere lo sgravio. Se il Comune non risponde, il contribuente ha 60 giorni di tempo per presentare un ricorso presso la Commissione Tributaria Provinciale.
Finanza
Ops Mps su Mediobanca: tutti gli intrecci azionari
Una ragnatela di intrecci azionari. L'ops lanciata oggi da Mps su Mediobanca mette in moto una girandola di titoli e di azionisti destinata molto probabilmente a ridisegnare i cardini del sistema bancario italiano e gli equilibri nella gestione del risparmio. Mps, l'istituto bancario più antico del mondo, ribalta il suo ruolo. Non più promessa sposa e preda designata dopo il salvataggio, ma protagonista del risiko bancario. Oggi lo Stato italiano è primo azionista con l'11,731%, Delfin si piazza al secondo posto (9,780%) e il gruppo Caltagirone è al terzo con il 5,026%. In Mps è presente anche il gruppo Banco Bpm: oggi detiene il 5,03%, domani potrebbe arrivare a controllare il 9% se andrà in porto l'opa lanciata su Anima che oggi di Mps detiene il 3,992%. Su Banco Bpm pende però anche l'opa totalitaria lanciata da Unicredit dove tra gli azionisti c'e' Allianz (4,488%) e la famiglia Del Vecchio con il 2,775%.
La Delfin di Del Vecchio si ritrova anche in Mediobanca come primo azionista (19,81%) seguita dal Gruppo Caltagirone con il 7,76%, da Blackrock con il 4,23% e dal gruppo Mediolanum con il 3,49%. Blackrock è anche il primo azionista di Unicredit (7%) e il terzo di Commerzbank (7,3%), istituto tedesco al centro delle attenzioni di Unicredit. Ma in Mediobanca sono presenti anche altri azionisti riuniti in un accordo di consultazione rinnovato fino al 2027 lo scorso ottobre, che vale l'11,40% del capitale, dove la quota maggiore è detenuta dal gruppo Mediolanum (3,49%), seguito da Fin.Priv con l'1,72% (che ha sua volta come soci Assicurazioni Generali 14,3%, Italmobiliare 14,3%, Pirelli & C. 14,3%, Stellantis 14,3%, Telecom 14,3% e Unipol Gruppo 28,5%), da Monge & C con l'1,16% e dal gruppo Gavio con lo 0,82%. Ci sono poi quote minori figurano azionisti come il Gruppo Ferrero, il gruppo Lucchini e Vittoria assicurazioni.
Ma Mediobanca a sua volta con il 13,10% del capitale è l'azionista maggiore di Generali che ha siglato nei giorni scorsi una joint venture con la banca d'investimento Natixis creando un gigante nel risparmio gestito con 1900 miliardi di asset. Assieme a Piazzetta Cuccia in Generali si ritrovano il Gruppo del Vecchio con il 9,93%, il gruppo Caltagirone con il 6,92% e il gruppo Benetton con il 4,80%.