Politica
Sgarbi da Meloni a Palazzo Chigi: “Mi sono...
Sgarbi da Meloni a Palazzo Chigi: “Mi sono dimesso”
Lascia l'incarico di sottosegretario alla Cultura dopo l'incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Incontro a palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e Vittorio Sgarbi. "Mi sono dimesso, come annunciato, nelle mani della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la ringrazio dell'attenzione che mi ha riservato", scrive l'ormai ex sottosegretario sui social al termine del colloquio con la presidente del Consiglio.
La vicenda
Come previsto il caso Sgarbi si è risolto velocemente. Giorgia Meloni, avevano detto, vorrebbe chiudere la vicenda al più presto. "Riconosco la piena legittimità della premier Meloni e la ringrazio di aver considerata corretta la mia scelta di dimettermi - aveva anticipato il critico d'arte all'Adnkronos -. Come lei stessa ha chiesto, attendo un incontro per consegnarle personalmente la mia lettera di dimissioni".
"Sgarbi si è reso conto che le dimissioni sono la scelta corretta. Accetto le dimissioni" aveva già detto lunedì scorso la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, aggiungendo di volerlo incontrare "a Roma per accoglierle" come, poi, ha fatto oggi. "Sgarbi ha potuto contare su un governo che ha atteso elementi oggettivi, ora spero che Sgarbi non pretenda che quello stesso governo sugli altri decida su elementi non obiettivi. Sarebbe eccessivo", ha sottolineato la premier rispondendo alle richieste di Sgarbi.
"Io mi sono dimesso, ma i tempi delle dimissioni sono in due tempi. Per ora sono autosospeso, non ho deleghe attive né voglio esercitarle, quindi non faccio il sottosegretario" e "ho dato incarico a uno studio di procedere con la valutazione delle incompatibilità che io continuo a ritenere che non esistono" ha detto lunedì scorso il sottosegretario dimissionario Vittorio Sgarbi, ospite de 'L'Aria che tira' su La7. "Se il governo ritiene di chiedermi le dimissioni immediate, può chiedermelo e io posso anche darle, e le darò" aveva precisato ancora Sgarbi.
Chi potrebbe prendere il suo posto
Secondo gli ultimi boatos il posto lasciato libero da Sgarbi non sarebbe più riempito. Verrebbe nominato, invece, il successore di Augusta Montaruli all'Università, casella libera da un anno. In ogni caso, nella maggioranza c'è accordo nel considerare il posto appannaggio di Noi Moderati. C'è chi dice che in pole ci sarebbe Ilaria Cavo, deputata vicina a Giovanni Toti, e chi invece prevede che il sostituto del critico d'arte dovrà essere scelto dopo un confronto interno tra le anime del partito guidato da Maurizio Lupi. Voci sempre più insistenti, poi, assicurano all'Adnkronos che le 'caselle governative' in ballo sarebbero due e non una, visto che ci sarebbe bisogno di un altro sottosegretario al Mef (fonti di via XX Settembre preferiscono non commentare l'indiscrezione).
La nota dell'Antitrust
"Il sottosegretario di Stato alla Cultura, Prof. Vittorio Sgarbi ha esercitato attività professionali in veste di critico d’arte, in materie connesse con la carica di governo, come specificate in motivazione, a favore di soggetti pubblici e privati, in violazione" della legge Frattini sul conflitto di interesse aveva scritto l'Antitrust nella sua delibera, pubblicata sul bollettino settimanale. L'autorità nel bollettino rilevava, inoltre, che "con riguardo alle attività di offerta al pubblico di prodotti editoriali svolte attraverso il sito Internet www.vittoriosgarbi.it" veniva deliberata "la chiusura del procedimento istruttorio per la sopravvenuta cessazione della situazione di incompatibilità ipotizzata nell’atto di estensione oggettiva".
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Europee, Vittorio Sgarbi si candida con Fratelli...
Lo conferma lo stesso critico d'arte all'AdnKronos: "Ho accettato dopo aver discusso nel tempo con La Russa, Donzelli e la stessa Meloni"
Ci sarà anche Vittorio Sgarbi in lista con Fratelli d'Italia per le prossime europee. Lo conferma lo stesso critico d'arte all'AdnKronos spiegando di "aver accettato la candidatura, dopo aver discusso nel tempo con La Russa, Donzelli e la stessa Meloni". "Adesso vedremo il da farsi, e dove sarò candidato", dice infine rimandando a una prossima conferenza stampa.
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Lavoro, Meritocrazia Italia: “Nuovo decreto ‘1...
'Sia occasione per una riforma di struttura'
"È oggi in discussione in Consiglio dei Ministri il nuovo ‘decreto 1 Maggio’, che dovrebbe prevedere, secondo le prime indiscrezioni, una serie di interventi a favore di imprese e lavoratori a basso reddito. Mentre dalla parte delle imprese sembra procedersi sulla strada di scivoli e agevolazioni per chi assume, l’intervento sui redditi bassi, fino a 28.000,00 euro, prevederebbe un aumento di circa 100 euro con sgravi che ricadrebbero sulle tredicesime". Lo si legge in una nota di Meritocrazia Italia che aggiunge come "l’impressione, sempre stando alle poche notizie trapelate e in assenza di un testo ufficiale, è che la direzione sia ancora quella di interventi temporanei, a tampone, di certo poco utili in termini di assunzioni e creazione di nuova occupazione. Nessuna prospettiva di riforma strutturale del mercato del lavoro. Proprio quello che invece servirebbe. Altro capitolo quello della politica sui redditi. Meritocrazia Italia - continua la nota - più volte ha sottolineato la necessità, anche e non solo attraverso una rinnovata centralità della contrattazione collettiva, di recuperare margini sui redditi dei lavoratori, tra i più bassi nell’eurozona".
"Inflazione crescente, da una parte, e devalutazione dei risparmi, dall’altra, hanno prodotto un calo di possibilità di spesa che si ripercuote sull'intero sistema economico italiano. L’intervento a sostegno dei redditi più bassi, fino a 28.000 euro, pare insufficiente a colmare il deficitario status reddituale dei lavoratori nel loro insieme, e nello specifico di quelli a basso reddito. Non basta, poi, il solo abbassamento del cuneo fiscale a incrementare il potere di acquisto; ben altri dovrebbero essere gli sbocchi programmatici in un mercato del lavoro in forte evoluzione. - prosegue la nota -Per questo, Meritocrazia chiede che l’occasione del nuovo dibattito sia colta Italia per riflettere anche sull’opportunità di aprire tavoli di confronto con le rappresentanze sindacali e sociali, al fine di individuare nuovi modelli di sviluppo aziendali in cui il lavoratore persona sia messo al centro di progettualità, con effetti premiali rispetto al prodotto; riattivare i tavoli di contrattazione collettiva partendo da quei settori in stasi da diverso tempo; prevedere sistemi paracadute in caso di non adeguamento salariale attraverso la contrattazione collettiva con adeguamenti triennali e comunque al raggiungimento di una perdita del potere di acquisto pari al 10%; rafforzare i sistemi di welfare aziendali, prevedendo margini di detassazione per le aziende più accentuati e diffusi di quelli attuali".
"Le politiche ‘a tampone’, pure utili a produrre effetti palliativi nell'immediato, non servono davvero a garantire sviluppo e prosperità e questo sia a livello occupazionale, dove molte analisi prevedono un rimbalzo in negativo al termine delle agevolazioni concesse, sia a livello economico produttivo. Meritocrazia Italia chiede con forza una sistemazione del mercato del lavoro, curandone le criticità e le distorsioni in modo strutturale, e cogliendo le opportunità che una economia in fase di trasformazione offre", conclude Meritocrazia Italia.
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Due miliardi fermi nei cassetti, l’ira di Schifani...
Nei cassetti della Regione siciliana restano fermi circa due miliardi di euro, fondi che la Regione doveva versare entro lo scorso anno a imprese e dipendenti ma che pastoie burocratiche hanno finora bloccato. Uno stop forzato che ha causato, come rivela il Giornale di Sicilia, l'ira del governatore siciliano, Renato Schifani, che ieri ha inviato una nota ai dirigenti generali dei dipartimenti Energia, Infrastrutture e Territorio e Ambiente con un vero e proprio ultimatum. Entro il 3 maggio dovrà essere portato a termine il riaccertamento dei residui attivi. In caso contrario, avverte il presidente della Regione siciliana, "tale grave inadempienza potrà avere come conseguenza la decadenza dall'incarico dirigenziale".
"Ciò che è successo, spiegano dall'assessorato all'Economia, è frutto di regole contabili molto complesse - si legge sul quotidiano -. In pratica, le obbligazioni assunte ogni anno dalla Regione vanno saltate entro il 31 dicembre. Quando ciò non avviene, per poter pagare, bisogna fare nei presi mesi dell'anno successivo il cosiddetto riaccertamento. Cioè la verifica della sussistenza del debito, dei fondi necessari a onorarlo e di altri dettagli. E questo è quello che non è avvenuto tempestivamente. In particolare nei tre dipartimenti citati nella nota di Schifani, ma più in generale in quasi tutti gli assessorati".
Già a novembre la Presidenza della Regione aveva indicato le linee guida per portare a termine rapidamente la certificazione e una seconda direttiva datata 26 marzo indicava nel 3 aprile il termine ultimo. Ma, scrive Schifani nella nota inviata ieri ai vertici dei dipartimenti "permangono rilevanti irregolarità nelle risultanze contabili gestionali", che provocano "nocumento all'amministrazione in termini di spesa". Da qui l'ultimatum ai dirigenti: recuperate i ritardi o rischiate il posto.