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Israele, Netanyahu prepara attacco a Rafah: “Via i...
Israele, Netanyahu prepara attacco a Rafah: “Via i civili”
L'offensiva si allarga alla città nel sud della Striscia di Gaza
Israele prepara l'attacco a Rafah e il premier Benjamin Netanyahu ordina l'evacuazione dei civili dalla città nel sud della Striscia di Gaza, dove si concentrerà la prossima operazione dell'esercito. Netanyahu chiede all'establishment della difesa di presentare piani per smantellare i battaglioni di Hamas nell'area di Rafah. In una nota, si legge che il premier afferma che "è impossibile raggiungere l'obiettivo della guerra di eliminare Hamas e lasciare quattro battaglioni di Hamas a Rafah". "D'altra parte -aggiunge- è chiaro che un'operazione massiccia a Rafah richiede l'evacuazione della popolazione civile dalle zone di combattimento".
Dopo il Nord della Striscia e Khan Yunis, quindi, si profila un nuovo step nell'operazione iniziata dopo l'attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. Gli Stati Uniti hanno avvertito ieri Israele che un'operazione a Rafah, dove si trovano circa 1,3 milioni di sfollati palestinesi, sarebbe "un disastro".
Il copione, intanto, appare delineato. "Siamo determinati a cambiare la realtà della sicurezza e ciò sta avvenendo già in questi giorni, e continuiamo a prepararci per l'espansione della guerra e l'offensiva", dice il comandante del comando settentrionale delle forze di difesa israeliane, il maggiore generale Ori Gordin, incontrando i sindaci delle città di confine del Libano evacuate. Il generale precisa che "il nostro obiettivo è cambiare la situazione della sicurezza nel nord in modo da consentire ai residenti di tornare sani e salvi".
L'obiettivo dei militari è di "cambiare la situazione della sicurezza nel nord in modo da permettere ai residenti di tornare in sicurezza", l'esercito continua "a preparare l'espansione della guerra e ad andare all'offensiva" contro Hezbollah, dice Gordin.
Sono 80mila le persone evacuate dal nord d'Israele, dopo che la milizia sciita ha iniziato a bombardare l'area l'8 ottobre, alll'indomani del massacro compiuto da Hamas in Israele che ha innescato la guerra in corso a Gaza.
In un quadro ad alta tensione costante, il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas accusa Netanyahu di voler cacciare i palestinesi dalla Striscia. Questo passo rappresenta "una vera minaccia e un pericoloso preludio per realizzare la già respinta politica israeliana mirante a trasferire il popolo palestinese via dalla sua terra", si legge in un comunicato della presidenza palestinese, diffuso dall'agenzia stampa Wafa.
In questo modo si "minacciala sicurezza e la pace nella regione e nel mondo. Questa è una chiara violazione che oltrepassa ogni linea rossa", continua il comunicato, chiedendo un intervento dell'Onu. "E' venuto il momento che ciascuno si prenda le sue responsabilità", conclude la presidenza palestinese, parlando "di una catastrofe che spingerà l'intera regione verso guerre senza fine".
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Pagati per dimagrire, il ‘metodo’ per...
Lo studio è stato condotto su tre gruppi di uomini
I soldi fanno i miracoli, anche contro l'obesità. E' quanto ha scoperto uno studio, condotto dall’Università scozzese di Stirling, da cui emerge che offrire incentivi finanziari è efficace nell’aiutare gli uomini a perdere peso.
“La ricerca ha dimostrato che offrire incentivi in denaro era un modo popolare ed efficace per aiutare gli uomini a perdere peso" ha detto il professor Pat Hoddinott dell’Unità di ricerca dell’Università di Stirling. "Questa iniziativa rappresenterebbe una soluzione a basso costo da offrire al servizio sanitario nazionale per agli uomini con problemi di obesità".
Lo studio
Sono stati 585 uomini con il problema dell'obesità che hanno preso parte alla ricerca. Tre gruppi, provenienti da Scozia, Inghilterra e Irlanda del Nord. Al primo gruppo sono state offerte 400 sterline pari a poco più di 466 euro se fossero riusciti a dimagrire, ai secondi solo messaggi di incoraggiamento e ai terzi nulla. L'obiettivo era perdere il 5% del proprio peso in tre mesi, il 10% in sei e mantenere per 12 mesi quello che avevano perso. La ricerca ha rilevato che dopo un anno gli uomini che ricevevano sia messaggi di testo che l’opportunità di ricevere denaro perdevano più peso.
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Chico Forti non è più in carcere a Miami, in Italia nelle...
Siglato l'accordo con il giudice federale per scontare il resto della pena nel nostro Paese
Chico Forti non è più detenuto in carcere a Miami e nelle prossime settimane è atteso il rientro in Italia del 65enne trentino, condannato all'ergastolo in Florida per l'omicidio di Dale Pike, avvenuto il 15 febbraio del 1998. L'autorizzazione al trasferimento era stata annunciata dalla premier Giorgia Meloni durante la sua visita a Washington il primo marzo scorso. Nella scheda di Forti del Florida Department of Correction, alla data di inizio custodia, il 7 luglio 2000, è stata aggiunta quella di ieri, indicata come data del rilascio.
Nelle ultime ore, infatti, a Miami si è tenuta l'udienza in cui Forti ha siglato l'accordo con il giudice federale statunitense per scontare il resto della pena in Italia, dove la corte d'Appello di Trento ha già convertito nelle scorse settimane la sentenza statunitense. È l'ultimo passaggio prima del rientro. Nel frattempo Forti è trattenuto dall'Immigration and Customs Enforcement. Secondo fonti a lui vicine, nel giro di due o tre settimane dovrebbe riuscire a essere trasferito in Italia.
Lo zio: "Forse l'incubo finisce davvero"
"Dopo quasi 25 anni passati sulla porta dell'abisso e dell'inferno, forse stavolta l'incubo finisce davvero", dice all'Adnkronos Gianni Forti, zio di Chico, commentando il trasferimento del nipote dal carcere statale di Miami dove è detenuto per omicidio.
"La situazione al momento è questa, Chico ha lasciato il carcere statale e adesso è in una struttura federale per l'immigrazione, sotto custodia e sempre a Miami. Adesso avrà corso la convenzione di Strasburgo e dovrà rientrare a quelle condizioni".
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Europee, Ilaria Salis spera in Strasburgo – Ascolta
Le elezioni europee dell’8-9 giugno potrebbero essere decisive non solo per il futuro dell’Ue, ma anche per quello di Ilaria Salis, l’insegnante originaria di Monza che è in carcere da un oltre un anno in Ungheria, accusata di avere aggredito degli estremisti di destra in occasione del Tag der Ehre, il Giorno dell’Onore.