Salute e Benessere
Scompenso cardiaco, a Firenze focus cardiologi ospedalieri
Lo scompenso cardiaco si stima colpisca il 2% della popolazione generale nei paesi sviluppati. Questa patologia è gravata da una elevata mortalità e da un elevato rischio di ospedalizzazioni, peraltro caratterizzate da numerosi giorni di degenza. Le previsioni sull’andamento dei prossimi anni non sono rosee: si stima che a 5 anni dalla diagnosi il 50% dei pazienti sarà deceduto e nei prossimi anni anche le ospedalizzazioni aumenteranno del 50%. Lo scompenso cardiaco sarà al centro della terza Conferenza nazionale del Club delle Utic Anmco, Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, a Firenze da domani a sabato. Un convegno dedicato ai cardiologi e a tutti gli specialisti ed i professionisti delle aree critiche ospedaliere che nel corso di questi tre anni si è consolidato come l’evento più atteso dell’ambito della Cardiologia di area critica.
L'obiettivo della Conferenza nazionale "è di formare una solida rete di professionisti della salute che interagiscano attivamente per ridefinire standard, buone pratiche, finalità e prospettive della medicina cardiovascolare dell’area critica". Secondo Fabrizio Oliva, presidente Anmco e direttore cardiologia 1 ospedale Niguarda di Milano, "la Conferenza costituisce una ineludibile occasione di confronto, discussione ed approfondimento volta all’innovazione della medicina cardiovascolare nell’emergenza-urgenza. In questo contesto vari esperti si confronteranno per ottimizzare i percorsi dei pazienti in modo da offrire la cura giusta al momento giusto e garantire l’equità di accesso".
La Conferenza nazionale del Club delle Utic Anmco sarà anche l’occasione per rappresentare i tratti salienti delle principali novità in tema di gestione e trattamento delle sindromi coronariche acute (Sca), che rappresentano ancora oggi una delle maggiori cause di morte a livello globale. "L’importanza di questo evento per discutere di temi importanti quali lo shock cardiogeno e l’arresto cardiaco, è di sensibilizzare i giovani cardiologi sull’importanza di lavorare in team e di rafforzare la Rete clinica, culturale e di ricerca tra le Utic Anmco italiane, con il costante obiettivo di migliorare la qualità dell’assistenza e la continuità formativa dei cardiologi di Area critica. Le linee guida della Società europea di cardiologia hanno finalmente riunito in un unico documento tutte le forme di sindromi coronariche acute (Sca) ed hanno ridefinito e tracciato un vademecum per la gestione delle complicanze dell’infarto", conclude Serafina Valente, direttore Cardiologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese.
Salute e Benessere
Burioni contro Susanna Tamaro: “Ragionamenti identici...
Il virologo tuona contro la scrittrice dopo un articolo sul Covid: "Dovevamo uscirne migliori invece..."
"La scrittrice Susanna Tamaro, in un pezzo sul 'Corriere della Sera', ci spiega i vaccini producendosi in una mirabile crestomazia di 'ragionamenti' identici a quelli dei somari antivaccinisti. Ne dovevamo uscire migliori, invece ne siamo usciti tutti virologi, anche la Tamaro". Così, sui social, Roberto Burioni commenta l'articolo scritto da Susanna Tamaro sulle 'cicatrici lasciate dal Covid', in cui l'autrice critica la 'mancanza di azione terapeutica iniziale e la successiva polarizzazione attorno al vaccino, evidenziando dubbi e incertezze che persistono nonostante gli avanzamenti scientifici'.
Alle parole della Tamaro, Burioni risponde ricordando che "la nostra medicina 'meravigliosamente avanzata' in 'quasi un anno a braccia conserte' ha sviluppato un vaccino che ha salvato molte decine di milioni di vite, compresa forse pure la tua, permettendoti di partecipare da viva alle Olimpiadi delle bojate", chiosa il docente di virologia all'Università Vita Salute San Raffaele di Milano, che chiede infine al Corriere della Sera "perché ospitate simili scemenze che diffondono bugie pericolose per la salute pubblica e minano con la menzogna la fiducia nella scienza e nella medicina?"
Salute e Benessere
Snami, guardia medica riferimento indispensabile per...
Il sindacato risponde a servizio Tv sulle presunte carenza della continuità assistenziale
"Con profonda preoccupazione notiamo una mancanza di completezza nell'affrontare la complessità e l'importanza della guardia medica nell'assistenza sanitaria pubblica. Il servizio di guardia medica è stato istituito per interventi non differibili che non richiedono un intervento immediato di emergenza-urgenza e nel tempo è diventato un punto di riferimento indispensabile e strategico per l’intera collettività”. Così, il responsabile nazionale del Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani (Snami) Continuità assistenziale, Giancarmelo La Manna, risponde - in una nota - al servizio televisivo di ‘Furoi dal coro’', su Rete 4, sulle presunte carenze della continuità assistenziale.
“L'invecchiamento della popolazione e l'aumento delle patologie croniche - aggiunge Federico Di Renzo, responsabile nazionale Snami medici in formazione e specializzazione - si contrappongono a una riduzione delle risorse destinate alle strutture ospedaliere e ai pronto soccorso, senza un potenziamento delle risorse territoriali, come il servizio di guardia medica, che hanno subito ulteriori tagli e chiusure. Questa situazione ha comportato una carenza di camici bianchi nei presidi territoriali e, in particolare, nel servizio di guardia medica, causando un impoverimento organizzativo e dell’offerta sanitaria, vedi visite domiciliari”.
Nella trasmissione, “la citazione della sentenza della Cassazione che condanna un sanitario in servizio nella continuità assistenziale - spiega La Manna - si riferisce a un caso particolare e straordinario che non raffigura la regolarità dell’attività del servizio. Si tende quindi a rappresentare un tentativo di discredito nei confronti dei numerosi colleghi che svolgono regolarmente un prezioso servizio. In buona sostanza - conclude - si cerca un ago nel pagliaio per esigenze televisive e, di fatto, si coinvolge una intera categoria”.
Salute e Benessere
Zanzara della malaria in Italia dopo oltre 50 anni: la...
Dallo studio dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale locale e della Basilicata emerge "la necessità di rafforzare la sorveglianza in tutto il Mezzogiorno"
La zanzara della malaria ritrovata in Puglia dopo oltre 50 anni. E' il risultato di uno studio dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata, pubblicato su PubMed. "La scoperta ha una forte rilevanza e impatto sanitario, evidenziando un aumento della ricettività delle aree meridionali del Paese", scrivono gli autori. Nel settembre del 2022 un unico esemplare di 'Anopheles maculipennis' fu raccolto nel comune di Lecce e identificato molecolarmente come Anophelse sacharovi. Questa rilevazione ha portato ad attuare nel settembre 2023 un'indagine entomologica mirata.
"Ogni anno vengono segnalati casi di malaria importata nei paesi europei, il rischio di introduzione del plasmodium della malaria da parte di portatori di gametociti tra i viaggiatori provenienti da Paesi endemici dovrebbe essere preso in maggiore considerazione - avvertono gli autori -. I nostri risultati consentono di ripensare e costruire nuovi modelli per la previsione e l'espansione della malaria. Inoltre, per prevenire il rischio di reintroduzione della malattia, va considerata la necessità di rafforzare la sorveglianza dell'anofelismo residuo in tutto il Mezzogiorno".
Le indagini sono state condotte concentrandosi sugli allevamenti di animali, i maneggi e potenziali siti di riproduzione della zanzara.
Lopalco: "Nessun allarmismo, ma sorveglianza"
"La presenza di zanzare del genere anofele, quelle cioè in grado di trasmettere la malaria, è una informazione da tenere nella giusta considerazione" dice all'Adnkronos Salute, Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'università del Salento. "Si fa la sorveglianza della circolazione delle zanzare per questo motivo. Niente allarmismi, quindi". Si tratta, per Lopalco, in ogni caso, di "un altro segnale di preoccupazione sui cambiamenti che il clima e le modificazioni dell'ambiente stanno comportando. Certamente non parliamo di rischio immediato di riportare la malaria in Italia. Ma è un avvertimento che impone di prendere seri provvedimenti per migliorare ancora di più la sorveglianza delle zanzare e ridurne la circolazione''.