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Economia

Occupazione femminile: la debolezza dei bonus assunzione e...

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Occupazione femminile: la debolezza dei bonus assunzione e le potenzialità della leva fiscale

Occupazione femminile: la debolezza dei bonus assunzione e le potenzialità della leva fiscale

Per lo sviluppo dell’Italia è necessario aumentare il livello dell’occupazione femminile: è questo il monito che arriva anche dall’OCSE. Da anni, in Italia, per aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro si mettono in campo dei bonus assunzione. Ma la ricetta, fino ad ora, non ha dato frutti rilevanti: resta da utilizzare la leva del Fisco

Sarebbe necessario per lo sviluppo del Paese, utile per gli italiani e le italiane senza distinzione di genere, aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Il monito arriva dall’OCSE, con gli ultimi studi economici sull’Italia pubblicati il 24 gennaio 2024, ma non è una novità.

Con un divario occupazionale di genere che resta ampio e un primato negativo in Europa, la questione femminile in Italia continua ad essere attuale.

Negli ultimi anni si è puntato molto sui bonus assunzione, ma i risultati desiderati non sono arrivati: perché? Agire sulla decontribuzione per le imprese vuol dire agire sulla domanda di lavoro, dimenticando l’importanza cruciale di un’azione sull’offerta di lavoro, sulla scelta delle donne.

Occupazione femminile: i bonus assunzione portano le donne nel mercato del lavoro?

Dai dati pubblicati dall’INPS a dicembre 2023, su un totale di 9 milioni di assunzioni e variazioni contrattuali relative al 2022 i rapporti incentivati sono oltre 2,2 milioni.

Si tratta di tutti quei casi in cui si applicano dei benefici contributivi previsti dalla normativa, dallo sgravio contributivo per l’apprendistato alla Decontribuzione Sud.

Sono numeri che non stupiscono, ma che non possono passare inosservati. Se è vero che sono lo specchio delle dinamiche occupazionali, è vero anche che i bonus assunzione rappresentano il principale strumento usato negli ultimi anni per favorire l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro con risultati che tardano ad arrivare.

“La politica degli sgravi contributivi l’abbiamo adottata in molte occasioni però non è che abbia portato a risultati importanti”, ha ammesso l’economista Elsa Fornero durante un’intervista sul tema rilasciata al giornale online Informazione Fiscale.

Un’ammissione che ha un peso specifico importante: arriva, infatti, dalla stessa persona che ha ricoperto la carica di Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con delega alle pari opportunità, durante il Governo Monti che ha introdotto il bonus assunzione donne regolato dalla Legge numero 92 del 2012 e ancora oggi applicato.

Il limite dei bonus assunzione è rappresentato dal fatto che gli incentivi, seppure utili, garantiscono un vantaggio solo quando un primo risultato è stato già raggiunto: c’è stata una ricerca del lavoro ed è andata a buon fine.

Favorire l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro con il Fisco

Gli esoneri contributivi per i datori di lavoro agiscono sulle imprese, invogliandole ad assumere le donne, ma non convincono le donne stesse a cominciare o a riprendere l’attività lavorativa che, al contrario, è frenata da una serie di fattori.

Accanto al peso della gestione dei carichi di cura delle famiglie, che in Italia continua a gravare sulle donne, anche alcuni elementi del sistema di tassazione e agevolazioni previste per le famiglie agiscono come disincentivi all’ingresso del mondo del lavoro.

La conferma arriva sempre dall’OCSE negli Studi economici pubblicati a gennaio 2024: “il sistema fiscale e previdenziale rimangono, in linea di massima, favorevoli alle famiglie monoreddito. Ciò rispecchia in larga misura le prestazioni sociali subordinate al reddito del nucleo familiare e il credito d’imposta del coniuge a carico, che dovrebbero essere gradualmente eliminate”.

Semplificando in maniera estrema, nel contesto italiano l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro rischia di avere un costo troppo alto, in termini di perdita nella gestione dei carichi di cura e nell’accesso a determinati benefici. E, da questo punto di vista, non c’è bonus assunzione che tenga.

Dalla necessità di agire non tanto sulla domanda quanto sull’offerta di lavoro femminile nasce l’ipotesi di una gender tax, una tassazione differenziata per genere, o di una tassazione agevolata per il secondo percettore di reddito che, di solito, in Italia è donna.

In estrema sintesi: rendere favorevole il lavoro femminile, sfruttando le potenzialità della leva fiscale, può essere una buona strada per incentivare la partecipazione delle donne e aumentare i livelli occupazionali. Certamente non l’unica: ad esempio, le due vie, quella dei bonus assunzione e quella delle agevolazioni fiscali, possono essere complementari e spingere da due punti diversi nella stessa direzione.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Economia

Detrazione dell’abbonamento ai mezzi di trasporto: come...

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Detrazione dell’abbonamento ai mezzi di trasporto: come richiederla con il modello 730/2024

Anche le spese sostenute per l’abbonamento ai mezzi di trasporto possono essere portate in detrazione con il modello 730/2024.

Gli abbonamenti per bus, tram, metro e anche per i treni regionali e interregionali consentono di ottenere un rimborso pari al 19%.

Non sempre però sarà possibile ottenere il rimborso dell’intera quota sostenuta, considerando che la detrazione è riconosciuta entro il limite di 250 euro di spesa. Da considerare inoltre il rapporto con il bonus trasporti richiesto nel 2023.

Le istruzioni nel dettaglio.

Detrazione dell’abbonamento ai mezzi pubblici entro il limite di 250 euro di spesa

Il primo aspetto da considerare ai fini della detrazione dell’abbonamento ai mezzi pubblici con il modello 730/2024 riguarda l’importo massimo che è possibile indicare in dichiarazione dei redditi.

Come sopra già evidenziato, la detrazione del 19% spetta per un massimo di 250 euro di spesa, relativamente agli abbonamenti per i servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale. Il rimborso massimo spettante ammonta quindi a 47,50 euro, e a differenza di altre spese come quelle scolastiche, è da ritenersi come complessivo e cumulativo anche per i costi sostenuti in favore di familiari a carico.

Semplificando, non sarà possibile sommare le spese sostenute qualora superino la soglia di 250 euro e il limite è quindi considerato in relazione alla totalità dei costi sostenuti dal contribuente che presenta il modello 730. Superata la soglia detraibile, la spesa eccedente non potrà essere richiesta a rimborso.

Quali abbonamenti possono essere portati in detrazione con il modello 730/2024

Sul fronte degli abbonamenti detraibili, vi rientrano quelli annuali, mensili o settimanali per il trasporto su autobus, tram, treni o metropolitane. Non sono invece ammessi a rimborso i titoli di viaggio di durata oraria e le carte di trasporto integrate che oltre al trasporto pubblico prevedono la possibilità di fruizione di ulteriori servizi (ad esempio, l’ingresso a musei o teatri).

Ai fini dell’individuazione delle spese detraibili bisognerà inoltre tener presenti i costi sostenuti nel 2023, secondo il criterio di cassa. In pratica, nel modello 730/2024 sarà possibile inserire anche le spese relative ad abbonamenti la cui scadenza è prevista nell’anno in corso, se pagati lo scorso anno.

Il rapporto tra la detrazione IRPEF e il bonus trasporti

In sede di dichiarazione dei redditi sarà importante considerare le regole specifiche per chi, nel corso del 2023, ha avuto accesso al bonus trasporti, il voucher di 60 euro riconosciuto così come la detrazione IRPEF a copertura del servizio di trasporto pubblico.

Le spese già coperte dal bonus trasporti restano indetraibili ma, al contrario, sarà possibile beneficiare del rimborso IRPEF per la quota eccedente.

In pratica il contribuente potrà indicare nel modello 730/2024 esclusivamente la quota di spesa rimasta effettivamente a proprio carico e non rimborsata diversamente.

Le due agevolazioni si cumulano ma non sono sovrapponibili.

Stessa regola anche sul fronte delle spese rimborsate dal datore di lavoro in sostituzione delle retribuzioni premiali e, in tal caso, bisognerà far riferimento agli importi eventualmente indicati nella Certificazione Unica 2024.

I documenti da conservare

Regole specifiche anche sul fronte della documentazione che il contribuente dovrà conservare e consegnare al CAF. Sarà necessario avere a disposizione:

■ il titolo di viaggio (contenente durata dell’abbonamento, ovvero data di partenza e termine di validità). Se l’abbonamento è elettronico bisognerà conservare lo scontrino con le informazioni di cui sopra;

■ in alternativa la ricevuta di pagamento.

Per gli abbonamenti intestati a familiari a carico è inoltre richiesta una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, qualora il documento di spesa non risulti intestato al contribuente che presenta il modello 730.


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Economia

La maledizione del Superbonus, impossibili modifiche a...

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Approvato al Senato il decreto, pagano banche e imprese del settore edile

Lavori Superbonus 110

Quando una misura economica nasce male, e il Superbonus è forse quella che è nata peggio in assoluto, è difficilissimo anche correggerla. Va fatto per tante ragioni diverse. Per limitare le conseguenze sui conti pubblici, principale preoccupazione del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, per accelerare il percorso di uscita da una distorsione del mercato che non fa bene neanche all'edilizia, per sistemare gli aspetti finanziari legati a un altro mercato, quello della cessione dei crediti.

Ora la maledizione del Superbonus si allunga anche sulle dinamiche politiche e sugli equilibri interni a maggioranza e opposizione. Perché mettere mano ancora alla misura introdotta dal secondo governo Conte vuol dire, necessariamente, andare a toccare interessi di parte che si riferiscono a elettorati diversi. Il dato certo è che non è possibile arrivare a correzioni significative degli effetti 'lunghi' del Superbonus senza prendere decisioni che hanno comunque un costo. Il tema, fortemente politico, è come e dove spostare il costo e come farlo.

Sul piano economico, con una sintesi piuttosto grossolana ma efficace, si possono solo limitare i danni. Un'operazione impossibile da fare a costo zero. Per due ragioni più evidenti di altre. E' fondata la preoccupazione di Giorgetti che deve gestire un bilancio pubblico fortemente gravato dagli effetti contabili della misura. E la strada di diluirne nel tempo l'effetto, spalmando il credito su 10 anni contro i 4 previsti in precedenza, risponde all'esigenza.

E' fondata la preoccupazione delle banche, che vedono un rischio concreto nello stop alla possibilità di usare i crediti generati dai bonus edilizi per compensare contributi Inps e premi Inail previsto con il decreto Superbonus. Anche perché altrettanto fondato è il timore che si possa favorire restrizione del credito per le imprese edili.

Le parole del presidente dell'Abi Antonio Patuelli aiutano a capire la portata del problema. "Le banche sono state il primo acquirente di questi crediti fiscali e quindi sono state prese di sorpresa rispetto a una norma imprevista, imprevedibile che ha anche un effetto retroattivo perché non dice che d'ora in poi chi compra crediti li smaltisce in un periodo più lungo ma dice che quelli già comprati dal primo gennaio prossimo non possono detrarli dalle spese previdenziali e assicurative che riguardano il personale". Il tema è anche regolatorio: "Il problema che abbiamo noi e’ che sia siamo soggetti a regole internazionali, europee e nazionali, siamo vigilati da autorità europee e nazionali, quindi non siamo operatori che posso fare quello che vogliono”, ha spiegato Patuelli.

Come se ne esce? Il decreto approvato con la fiducia al Senato passa ora alla Camera. Difficile ipotizzare che ci possano essere modifiche sostanziali. Si conferma la teoria della 'coperta corta': per migliorare i conti pubblici, pagano le banche e le imprese edili. E' una scelta, se ne potevano fare altre, ma è il costo della maledizione del Superbonus. (Di Fabio Insenga)

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Economia

Pil Italia, Ue rivede al rialzo stime crescita: +0,9% nel...

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Nel febbraio scorso prevedeva un aumento dello 0,7%

La Commissione Europea rivede al rialzo la previsione di crescita dell'Italia per il 2024. Mentre nel febbraio scorso prevedeva un aumento del Pil dello 0,7%, ora lo stima allo 0,9% quest'anno, analoga a quella che il nostro Paese ha segnato nel 2023. La crescita economica italiana, secondo le previsioni economiche di primavera, dovrebbe accelerare all'1,1% nel 2025. Quanto all'inflazione, in Italia è vista all'1,6% quest'anno e all'1,9% nel 2025.

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