Politica
Autonomia, Follini: “Riforma spinta da...
Autonomia, Follini: “Riforma spinta da minoranza”
Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos
"Sta un po’ nascosta, la questione territoriale. E cioè quella del doppio divario tra centro e periferia e tra nord e sud. Sta nascosta, eppure è cruciale. Sarà sull’autonomia delle regioni che si giocheranno infatti nei prossimi mesi e anni il profilo del paese, il suo carattere, i suoi equilibri.
In apparenza il nostro quotidiano confronto politico oscilla sempre tra la drammaticità e la frivolezza. Nei giorni pari si incrociano i ferri sul premierato, e maggioranza e opposizione si affrontano in un duello che mette in questione l’assetto istituzionale che ci governa da una settantina d’anni a questa parte. Nei giorni dispari, come a cercare sollievo dall’asprezza di quella disputa, si scivola invece su argomenti molto meno impegnativi e capita che perfino il festival di Sanremo dia vita a un altro pezzo di confronto politico.
Curiosamente invece sul tema posto dalle regioni del nord che rivendicano briglie più sciolte per il loro operare c’è come una ritrosia a entrare in argomento. Un po’ perché il tema non appare ai più così appassionante. E un po’ perché da anni e anni esso viene svolto con una sorta di strumentalità a cui un po’ tutti hanno finito per partecipare. Sul principio dell’autonomia si dichiarano tutti d’accordo. Sul modo di attuarla si dicono tutti più o meno in disaccordo. E da un anno all’altro, da una legislatura all’altra, capita che ognuno si ritrovi infine più o meno in disaccordo con se stesso.
E’ una lunga, lunghissima storia. A suo tempo le regioni furono volute dai democristiani e avversate dai comunisti. Poi però il copione si rovesciò. E i partiti delle maggioranze centriste, imperniate sulla Dc, fecero del loro meglio per ritardare l’istituzione degli enti regionali onde non concedere ai loro avversari l’occasione di governare quei territori dell’Italia centrale dove i numeri favorivano grandemente le forze di opposizione. Se ne venne a capo solo alla fine degli anni sessanta, e di lì cominciò un’altra sfida. Fino a quando, trascorso un altro ventennio, cominciò ad affermarsi il leghismo nelle contrade del nord. E a quel punto però si ebbe un altro giro di valzer. Perché il centrodestra si proclamò federalista senza crederci più di tanto al solo fine di invogliare Bossi a schierarsi dalla sua parte. E il centrosinistra a sua volta si scoprì anch’esso federalista con l’intento contrario di strappare lo stesso Bossi al campo avverso.
Non si vuole negare che alcuni dei protagonisti di quelle stagioni credessero davvero, con nobile intento, alle parole d’ordine che pronunciavano. Ma resta il fatto che la gran parte di quelle parole avevano di mira ben altro. E cioè il modo di conquistare e magari consolidare una romanissima alleanza di governo. Questione a cui si dedicarono tutte e due le parti con un certo grado di reciproca strumentalità.
Ora però sembra proprio che stiano finendo la stagione degli spari a salve. E se il progetto di Calderoli andasse a buon fine per come è stato delineato è evidente che cambierebbe il paesaggio geopolitico del nostro paese. Poiché a quel punto le regioni avrebbero poteri ben più cospicui di una volta. E poiché potrebbero perfino attivare tra loro quei meccanismi di cooperazione che, spinti fino al loro limite più estremo, finirebbero per sfiorare una qualche forma di involontaria secessione -sia pure non voluta, o non del tutto.
Naturalmente si dirà che esistono molti modi di avviare questo percorso., Ed è facile prevedere che a frenare rispetto alle derive più estreme saranno sia la Meloni che il Pd. L’una in ragione del principio nazionalista a cui ha ispirato la sua azione politica fin da ragazza. L’altro in nome di quella sorta di partito della nazione (copyright Alfredo Reichlin) a cui guarda da sempre la gran parte della sua dirigenza. C’è da sperare che questa duplice azione di freno eviti accelerazioni troppo impetuose da parte dei fautori più estremi dell’autonomia.
Resta il fatto, un po’ paradossale, che si sta varando una riforma a cui la maggior parte delle forze politiche in cuor loro sono contrarie. Una riforma sospinta da una minoranza a cui però tutti hanno fatto la corte fin dagli albori della seconda repubblica. Una minoranza che ora sente di aver titolo e ragione per chiedere di passare dalle parole ai fatti".
(di Marco Follini)
Politica
Europee, Fratelli d’Italia lancia programma:...
Nel programma per le europee anche "giustizia per chi ha avuto danni da vaccino"
Un documento di 20 pagine che si articola in 15 punti, nel segno dello slogan "Con Giorgia l'Italia cambia l'Europa", claim scelto per la campagna elettorale europea. Sul suo sito Fratelli d'Italia pubblica il suo "Manifesto per l'Europa dei popoli, della libertà e delle identità", che si apre con una dichiarazione di intenti, ovvero "difendere l'identità dei popoli e delle Nazioni europee" e "le radici classiche e giudaico-cristiane" del Continente.
"Vogliamo che l'Europa sia un gigante politico con un ruolo da protagonista nello scenario internazionale, in grado di affrontare le grandi sfide cui è chiamata a rispondere", si legge nel manifesto di Fdi, "un'alleanza di Nazioni sovrane" che si occupi dei grandi temi cruciali come "la politica estera, la difesa, la sicurezza dei confini esterni, la regolamentazione del fenomeno migratorio, il mercato unico e l'energia, lasciando le politiche nazionali alle competenze dei singoli Stati". "Fare meno, fare meglio" è il motto dei conservatori europei, famiglia politica di Fratelli d'Italia, che rivendica i risultati ottenuti dall'esecutivo guidato da Giorgia Meloni: con questo governo "l'Italia ha dimostrato di saper contare di più in Europa", scrive Fdi nel documento.
I 15 punti del programma
Nel primo punto, dedicato a "L'Europa del lavoro", si chiede di "investire sulle imprese e sulla formazione per creare occupazione", mentre il secondo punto è incentrato sulla difesa degli agricoltori "custodi dell'ambiente": "Il Green Deal - si legge - ha preso di mira il settore agricolo, negando il suo ruolo fondamentale nella conservazione e protezione del territorio, nel garantire prodotti di qualità e nella valorizzazione delle aree rurali". E per questo Fdi chiede, tra le altre cose, la revisione della Pac, la politica agricola comune. "Difendere la natura senza eco-follie" è il terzo obiettivo del programma: "Case green, auto elettriche e industria. Fermare la deriva ideologica della sinistra".
I successivi punti sono dedicati ai seguenti temi: sanità (Fdi chiede di aumentare gli investimenti); natalità ("promuovere una cultura baby friendly"); superamento dell'austerità, migliorando il Patto di Stabilità e Crescita "nell'ottica di una maggiore flessibilità"; lotta alla concorrenza sleale con "dazi di civiltà" nei confronti degli Stati "che non rispettano i nostri standard qualitativi e le buone pratiche ambientali"; protezione dei confini Ue dall'immigrazione illegale; impegno "per una pace giusta in Ucraina e per il perseguimento del principio 'due popoli, due Stati' in Medio Oriente" ma anche per la costruzione di "una politica industriale comune nel settore della difesa"; diversificazione e differenziazione delle fonti energetiche "per un'Italia hub energetico d'Europa".
E ancora: rafforzamento di un'industria europea "libera, tecnologicamente avanzata, autonoma e competitiva"; investimenti "per una nuova strategia dell'economia del mare" a partire dalla difesa delle imprese balneari italiane "garantendo la corretta applicazione della direttiva Bolkestein"; contrasto alla violenza di genere; creazione di una cabina di regia europea "per governare i cambiamenti politici e sociali determinati dall'avvento dell'Intelligenza artificiale"; collaborazione tra Stati membri nella lotta alla criminalità organizzata, esportando "il modello italiano".
In particolare, il quarto punto dedicato alla sanità prevede di "fare luce sugli errori commessi nella gestione della pandemia e garantire giustizia alle persone che hanno subito danni permanenti dopo la vaccinazione contro il Covid-19".
"L'Europa - si legge nel documento - deve tutelare il diritto alla salute, il benessere e la qualità della vita dei cittadini con un approccio di buon senso e privo di condizionamenti ideologici, rispettando i diritti fondamentali delle persone. Dopo la pandemia è essenziale investire strutturalmente nella sanità pubblica per renderla efficace, efficiente e in grado di affrontare le sfide presenti e future".
Nel dettaglio il partito di Meloni chiede di "aumentare gli investimenti sulla sanità e la collaborazione tra Stati membri" e boccia il green pass globale "proposto dall'Oms e dall'Ue". Tra le altre proposte anche la promozione dello sport "come strumento di benessere fisico e mentale".
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Inchiesta Liguria, Meloni: “Toti? Aspettiamo sue...
Per il presidente del Consiglio è "il minimo indispensabile per chi sta governando bene la Regione"
“Giovanni Toti ha detto che avrebbe letto le carte e che avrebbe dato le risposte. Aspettare quelle risposte e valutare penso sia il minimo indispensabile per un uomo che ha sta governando molto bene quella Regione”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, arrivando a Milano per l’intervista a ‘Il giorno de La Verità’ replicando a chi le chiedeva se fosse preoccupata per l’inchiesta ligure che coinvolge il governatore.
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Giornalista condannato al carcere per un articolo, è...
Al cronista del Giornale, Pasquale Napolitano, comminata in primo grado una pena di 8 mesi di reclusione per diffamazione a mezzo stampa. L'Ordine Nazionale dei Giornalisti: "E' la goccia che fa traboccare il vaso"
Bufera sulla condanna a 8 mesi di carcere per il giornalista del 'Giornale' Pasquale Napolitano con l'accusa di diffamazione a mezzo stampa. Dall'Ordine dei giornalisti ai politici fino ai sindacati, è unanime il coro di "no al carcere" per i cronisti.
Ordine dei giornalisti
''Rifiutiamo l’idea che in un Paese democratico venga ancora comminata la pena del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Il caso di Pasquale Napolitano, cronista del Giornale, giustamente denunciato oggi in prima pagina con grande evidenza, è la goccia che fa traboccare il vaso di una normativa che non sta più in piedi'', afferma il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli.
''Al di là del merito della vicenda - prosegue Bartoli - che pure suscita non poco stupore per la discrepanza tra fatto e condanna, è necessario comprendere che l’uso strumentale delle azioni giudiziarie (penali e civili) contro i giornalisti colpisce tutta la stampa, al di là dei suoi orientamenti. Attenzione, non si può però abolire il carcere e inasprire le pene pecuniarie colpendo, in particolare, i cronisti più deboli. Serve una riforma che tuteli la libertà di informazione, che non è una prerogativa dei giornalisti ma un diritto di tutti i cittadini e un architrave della democrazia'', conclude Bartoli.
"Piena e forte solidarietà" a Napolitano arriva anche dall'Ordine della Campania e dalla Commissione Legalità dell’Ordine regionale. "I fatti - denunciano - rappresentano un inaccettabile attacco alla libertà di informazione".
"Non comprendiamo - si legge in una nota - come si possa essere arrivati ad una condanna ad 8 mesi di carcere per un articolo sull'ordine degli avvocati di Nola che non aveva - a nostro parere - elementi di diffamazione e che ha assicurato diritto di replica. Napolitano, cronista 42enne, ha semplicemente svolto il proprio lavoro e la condanna al carcere, seppur con pena sospesa, è una grave ferita che non può passare inosservata. Questo tipo di sentenza mette a rischio l'autonomia dei giornalisti".
"È incomprensibile, inoltre, che la condivisione sui social dell'articolo firmato da Napolitano sia stata ritenuta un'aggravante - prosegue la nota dell'Ordine dei Giornalisti della Campania - e ancora non è chiaro come sia possibile che la sentenza in questione, su un diritto costituzionale, sia stata emessa da un Got. Ci auguriamo che il caso venga assolutamente rivisto in appello, sarebbe un grave precedente. La Corte Costituzionale con la sentenza n.150 del 2021, ha infatti riconosciuto il ruolo dell’Ordine dei giornalisti a difesa degli interessi diffusi e ha modificato le attuali norme restringendo le ipotesi di carcere per i giornalisti".
Federazione Nazionale della Stampa
Insorge anche la segretaria nazionale della Fnsi (il sindacato unitario dei giornalisti italiani), Alessandra Costante, per la quale "il caso del cronista del Giornale condannato al carcere ricorda a tutti - giornalisti, politica e opinione pubblica - quella che è una vergogna italiana: in Italia, nel 2024, il codice penale prevede ancora le manette per i giornalisti che dovessero essere riconosciuti colpevoli di diffamazione a mezzo stampa", afferma. "Ma al di là del caso specifico - prosegue la Costante - quello che la Federazione nazionale della Stampa ripete da anni è che in un Paese democratico punire con la reclusione i cronisti non è accettabile. I giudici fanno il loro lavoro applicando le leggi esistenti''. ''
''Restiamo in attesa che anche il legislatore faccia il proprio lavoro: recepire le indicazioni della Corte costituzionale e eliminare il carcere dalle pene previste per la diffamazione, senza per questo prevedere sanzioni economiche tanto spropositate da avere sulla libertà di stampa quell'effetto raggelante più volte denunciato nelle sentenze delle Corte europea dei diritti dell'uomo", conclude.
Ronzulli (Forza Italia)
Alla protesta della categoria si uniscono anche rappresentanti della politica. "Esprimere la convinta solidarietà al cronista Pasquale Napolitano non è sufficiente - afferma la senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli - . Ad essere ingiusto, oltre alla condanna ad otto mesi, è il fatto che nel nostro Paese sia ancora previsto per la diffamazione il carcere per i giornalisti. Non a caso, Forza Italia è in prima linea per eliminare una misura che rappresenta una spada di Damocle sulla testa dei cronisti, in grado di condizionare la libertà di stampa".
Conte (M5s)
Stessa linea per il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. "Pasquale Napolitano è un giornalista de 'Il Giornale' che ho avuto modo di conoscere per i suoi retroscena mai teneri con il Movimento 5 Stelle e anche per il suo lavoro giornalistico fra territorio e siti di informazione online. Mi preoccupa fortemente - scrive l'ex premier sui social -apprendere oggi di una condanna addirittura al carcere per la vicenda collegata a un suo articolo su un sito online. Gli esprimo la mia solidarietà. Non ho letto l'articolo in questione, ma non è questo il punto. Ritengo il carcere per i giornalisti qualcosa di totalmente inaccettabile. Per questo contrastiamo le proposte di parlamentari di maggioranza e non solo che continuano ad andare in questa direzione".
Verini (Pd)
Solidarietà arriva anche dal Pd. “La condanna a otto mesi di carcere del giornalista Pasquale Napolitano de Il Giornale è un fatto molto grave. In un Paese democratico - afferma il senatore Walter Verini, segretario Commissione Giustizia e Capogruppo Pd in Antimafia - non può esistere il carcere per i giornalisti, che in Italia, retaggio del Codice Rocco , esiste ancora. E questo nonostante i richiami dell’Europa e i pronunciamenti della Corte Costituzionale. Non esprimiamo solo solidarietà al giornalista, ma chiediamo che la maggioranza, oltre a fare dichiarazioni un po’ farisaiche come quella di Foti, sblocchi la legge sulla diffamazione a mezzo stampa, in Commissione Giustizia al Senato, che deve prevedere e prevede l’abolizione del carcere ai giornalisti e il contrasto alle querele temerarie, intimidatorie contro la stampa e i giornalisti”. Lo dice il senatore Walter Verini, segretario Commissione Giustizia .
Foti (FdI)
Una solidarietà personale al cronista arriva invece dal capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Tommaso Foti che polemizza con l'opposizione: "Abbiamo apprezzato, in più occasioni, la competenza, l'attenzione e l'equilibrio sempre mostrati nell'attività professionale da Pasquale Napolitano, giornalista indipendente a prescindere. Non possiamo che esprimergli la più autentica solidarietà per la sentenza di condanna emessa nei suoi confronti e che, trattandosi di un professionista non allineato al pensiero unico - afferma - ben poche preoccupazioni solleverà. Ma tant'è: assistiamo ad una sinistra sempre scatenata a denunciare un inesistente bavaglio del centrodestra alla stampa, ma silente quando a essere condannato è un giornalista non appartenente alla propria area politico-culturale. L'augurio - conclude Foti - è che nei successivi gradi di giudizio sia annullata la condanna che ha colpito Pasquale Napolitano, riconoscendo la piena correttezza del suo operato".