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Politica

Alluvione Emilia Romagna, Meloni e Von der Leyen a Forlì:...

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Alluvione Emilia Romagna, Meloni e Von der Leyen a Forlì: “Da Ue arrivate risposte”

Le presidenti del Consiglio e della Commissioni Ue: "Investimenti per un miliardo e duecento milioni di euro". Sit-in di protesta ad accoglierle

Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni

Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen tornano in Emilia Romagna a otto mesi dall'alluvione che a maggio scorso ha devastato la regione. E lo fanno per dire insieme 'missione compiuta': grazie alla revisione del Pnrr "verranno stanziati un miliardo e duecento milioni sulla difesa idraulica, sul ripristino della viabilità e delle infrastrutture stradali, sul ripristino del patrimonio edilizio residenziale pubblico, delle strutture sanitarie e socio sanitarie pubbliche, delle scuole e delle infrastrutture sportive", sottolinea la presidente del Consiglio.

Meloni: "Grazie a Von der Leyen, risultati importanti"

"Voglio ringraziare la presidente Von der Leyen che torna dopo la scorsa visita a pochi giorni dall'alluvione di otto mesi fa, torna con risultati importanti costruiti insieme in questi mesi - ha scandito Meloni, in visita a Forlì con Von der Leyen -. Quando siamo state qui insieme ha portato la solidarietà europea ma anche il suo impegno a non lasciare sole queste terre. Il fatto che oggi sia qui, di nuovo, è un simbolo di serietà e concretezza per cui credo tutti i cittadini debbano ringraziarla".

Le risorse del Pnrr per le aree alluvionate, ha spiegato "oltre a garantire la messa in sicurezza delle zone esposte a rischio idrogeologico, consentiranno di portare anche avanti azioni di risanamento ambientale, mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, garantendo un livello più elevato di controllo, di gestione del rischio di alluvione".

"Con queste risorse noi facciamo ricostruzione, ma anche una cosa altrettanto importante, più importante se vogliamo - ha rimarcato -, che è la prevenzione rispetto a eventuali ulteriori eventi di questa natura".

Von der Leyen: "Con Italia cooperazione eccellente"

La "cooperazione" tra la Commissione Europea e il governo italiano in occasione delle alluvioni che hanno colpito la Romagna nella primavera scorsa è stata "eccellente. Siamo riusciti a rivedere il piano Next Generation Eu, il famoso Pnrr. E' stato un successo, ora abbiamo dedicato 1,2 miliardi di euro specificamente per questa regione", ha detto soddisfatta von der Leyen.

"E' molto commovente per me essere di ritorno in Emilia-Romagna, perché ricordo in modo molto vivido la visita dello scorso anno, in maggio. Non dimenticherò mai la devastazione provocata da queste orribili alluvioni. Quello che ricordo di più - prosegue - è un'enorme quantità di fango. Fango, fango ovunque, e detriti che galleggiavano. Ma ricordo anche, in modo altrettanto vivido, una fenomenale solidarietà: uomini, donne, bambini che lavoravano insieme, si aiutavano, si confortavano gli uni con gli altri e cucinavano gli uni per gli altri".

"Mi ricordo - aggiunge - questo fantastico 'piadini bread' (la piadina romagnola, ndr). Mi ricordo tuttora il suo profumo: era ancora calda e mostrava molto dei sentimenti che la gente condivideva". A questo punto Meloni ha scherzato, osservando che le parole di von der Leyen "suonano come una richiesta". E la presidente: "Ho già avuto qualcosa dal sindaco (di Forlì, ndr), la prossima 'piadini' me la porto via".

La protesta degli alluvionati

Ad accogliere Meloni e von der Leyen nella centralissima piazza Saffi, a Forlì, anche un sit-in di un centinaio di alluvionati che chiede concretezza. ‘Le passerelle non aiutano la ricostruzione’ - si legge su alcuni cartelli - ‘con i vostri tempi non la sfanghiamo’. Il sit-in raccoglie un centinaio di persone.

"Per ora abbiamo avuto solo promesse, non si è visto niente - dice la signora Gioia, capelli d'argento e qualche ciocca sgargiante - . E’ vero i romagnoli sanno rimboccarsi le maniche e fare da soli, ma qui servono anche ristori perché c’è grande disagio, la gente non sa come fare. Servono soldi ma anche norme che agevolino la ripartenza".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Politica

Parigi 2024, Salvini contro la cerimonia: “Cristiani...

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Il leader della Lega: "E' stato davvero un pessimo inizio, cari francesi"

Matteo Salvini

"Aprire le Olimpiadi insultando miliardi di Cristiani nel mondo è stato davvero un pessimo inizio, cari francesi. Squallidi''. E' duro il commento su X del leader della Lega Matteo Salvini alla 'parodia drag' de l'Ultima cena' nella cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Parigi 2024. Il vicepremier posta l'immagine della rappresentazione dell'Ultima cena uno dei quadri omaggiati e rivisitati nella cerimonia di apertura dei Giochi, e la mette a confronto con il dipinto di Leonardo Da Vinci.

"Anche all'inaugurazione dei Giochi la Francia di Macron e Melènchon è riuscita a dare il peggio di sè: prima la rappresentazione in chiave drag queen dell'ultima cena che prende in giro miliardi di cristiani nel mondo, poi i capi di Stato lasciati sotto la pioggia. La Francia di oggi sembra in mano a filo islamici che non hanno nulla delle loro radici. E offende quella laicità che impone il rispetto per ogni religione", dice il vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi.

Sulla stessa linea, l'ex senatore leghista Simone Pillon. "Quello rappresentato a Parigi 2024 è il neo Occidente woke. Le radici cristiane ridicolizzate, l'umanità priva di identità sessuale, tutto ridotto a un gigantesco gay pride dionisiaco. Dovremmo ritirare la nostra delegazione, e lasciare Macron a correre solo verso l'abisso", scrive.

"Ma perchè Macron ha scelto di far infangare ai suoi amici transessuali l'Ultima Cena? Poteva far loro rappresentare qualche passaggio del Corano no? Se non altro avrebbe denotato un minimo di fegato. Invece così è uno schifo e basta. Almeno secondo la mia opinione. Voi che dite?", aggiunge in un altro post.

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Politica

Gasparri sulla privatizzazione Rai: cosa si può fare e cosa...

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"A viale Mazzini dovrebbero fare una statua a me accanto al cavallo, ho salvato Rai Way dai piani della sinistra"

Gasparri sulla privatizzazione Rai: cosa si può fare e cosa non si farà mai

L’ipotesi di privatizzazione della Rai? “Le norme per farlo esistono da 20 anni, sono nella legge che porta il mio nome. Ma cedere Rai1, Rai2, e Rai3, non accadrà mai”. Esordisce così con l’Adnkronos il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia. Che, da ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi, preparò il disegno di legge sul sistema radiotelevisivo italiano approvato dal Parlamento nell’aprile 2004. “Ci sono due possibilità: o una quotazione in borsa, e all’epoca la strada fu esplorata tanto che con l’amministratore delegato Flavio Cattaneo andammo a parlarne con i vertici di Borsa Italiana; oppure la cessione di rami d’azienda. Non bisogna dimenticare che la Rai ha più di dieci canali: oltre ai tre generalisti, ci sono quelli dedicati a storia, cinema, bambini, sport… Nulla vieta, se serve fare cassa, di cedere quelli, in tutto o in parte, o magari di fare delle joint venture con altri editori. Non mi pare che la Rai verrebbe meno al suo ruolo di servizio pubblico se Rai YoYo facesse un accordo con una società che produce contenuti per bambini”.

In un articolo del ‘Foglio’ si fa riferimento alla cessione di un 50% della società per abbattere il debito e gli oneri per le casse dello Stato. “Per un simile scenario ci vorrebbe una quotazione. E' vero, non serve avere il 50+1 di una società per controllarla, basta vedere cosa è successo con Enel, Eni e Leonardo. Ma attenzione: per portare in borsa un asset come la Rai bisogna prima valorizzarlo, renderlo appetibile per investitori e risparmiatori. E al momento mi sembra un compito difficile”. Altro discorso la cessione di rami d’azienda. “A viale Mazzini dovrebbero installare una statua dedicata a me, accanto a quella del cavallo. Fui infatti io nel 2001, da ministro, a oppormi all’operazione che era stata predisposta dal precedente governo di sinistra. Il piano era di cedere a una società privata un pezzo di Rai Way, ovvero le antenne e le infrastrutture di trasmissione, ma la Rai in cambio avrebbe avuto solo la minoranza nel consiglio di amministrazione. Dissi di no a questa idea balzana, sollevando grandi polemiche. Invece fu la scelta giusta: Rai Way è stata quotata anni dopo e ha garantito un ricco assegno per le casse pubbliche. Che hanno potuto monetizzare un asset strategico senza però perderne il controllo. Dico strategico perché con il Covid abbiamo avuto la dimostrazione del fatto che lo Stato deve avere il controllo sulle infrastrutture di comunicazione essenziali come quelle televisive. Durante i lockdown internet non arrivava ovunque, ma i canali del digitale terrestre sì, e hanno potuto informare anche quei cittadini che non sono dotati di smartphone o connessione veloce. Ora si parla di una possibile fusione con Ei Tower, su cui viaggiano le tv private. Non ho nulla in contrario, basta che alla fine dell’operazione la maggioranza di controllo resti in mano pubblica”.

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La Rai privatizzata e il dossier nomine. Sergio in ascesa,...

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Gli uffici di Viale Mazzini da mesi preparano il terreno per una possibile assunzione a tempo indeterminato del direttore generale

La Rai privatizzata e il dossier nomine. Sergio in ascesa, Rossi stabilizzato?

L’ipotesi di una privatizzazione della Rai, che oggi è tornata nel dibattito politico, ha fatto molto rumore a Viale Mazzini, rimettendo in moto un progetto che è sul tavolo da circa 30 anni, con altrettante declinazioni e ipotesi. Staccare un solo canale? Tenere Rai1, Rai2 e Rai3 ma cedere tutti gli altri, in blocco o creando delle joint venture con altri editori e produttori? Fare una ‘bad company’ da lasciare in mano pubblica, con i programmi del servizio pubblico che hanno minore ritorno commerciale, mentre una ‘newco’ con i pezzi più pregiati potrebbe essere messa sul mercato? I rumor sono ripartiti a partire dall’articolo di prima pagina del “Foglio” di oggi, che parlava della cessione di un 50% degli asset della tv e radio pubblica.

Come sottolinea Claudio Cerasa, la privatizzazione sarebbe una grande mossa politica, soprattutto in risposta a chi accusa la premier di aver messo in piedi ‘TeleMeloni’. Il problema è che il nuovo assetto sarebbe accolto con ostilità da Mediaset e gruppo Cairo: con l’abbandono dei tetti pubblicitari, la Rai privata sottrarrebbe inserzionisti agli altri broadcaster.

Il dossier è complicato inoltre dal rinnovo dei vertici: mercoledì 31 luglio il parlamento potrebbe (potrebbe) finalmente votare i componenti del cda che sostituiranno gli attuali, scaduti da due mesi. Nel frattempo sono arrivate le dimissioni della presidente Marinella Soldi (che non aveva alcuna possibilità di riconferma) e si aspetta la nomina dei nuovi membri votare al suo posto Simona Agnes, in quota Forza Italia.

Il rischio è però che anche l’appuntamento di mercoledì non sia risolutivo e che tutto slitti a settembre. Anzi a ottobre, mese in cui è attesa la sentenza del Tar sul ricorso contro l’attuale procedura di selezione per il cda. Sarebbe infatti inutile trovare l’accordo per poi rischiare di dover ripartire da capo con la scelta dei candidati.

Lo stallo sul rinnovo si spiega con le tensioni tra Lega e Fratelli d’Italia. Il partito della premier vorrebbe promuovere Giampaolo Rossi, attuale direttore generale, ad amministratore delegato. I salviniani temono però che una mossa simile darebbe troppo potere agli alleati di governo, e finora hanno preso tempo, sapendo di non poter imporre un nome alternativo. Nel frattempo, risalgono le quotazioni di Roberto Sergio, attuale ad, che non avendo appartenenze (se non quella, filosofica, alla regola democristiana) è l’unico nome in grado di tutelare tutte le parti in causa.

Una conferma di Sergio per il prossimo mandato potrebbe scatenare una reazione negativa di Rossi? Non necessariamente: l’Adnkronos può confermare che negli uffici della Rai da mesi si studia il modo per consolidare il suo ruolo in azienda, ad esempio con un’assunzione a tempo indeterminato nel ruolo di direttore generale, così da non essere più in balìa delle tempeste politiche ma in grado di restare a lungo ai vertici di un’azienda con cui in questi anni ha creato un rapporto sempre più stretto.

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