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Houthi, Usa: no escalation con Iran. Ma è già ‘guerra...

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Houthi, Usa: no escalation con Iran. Ma è già ‘guerra regionale’: l’analisi

Il quadro appare già chiaro: è in corso un conflitto a bassa intensità, anche se Teheran non è direttamente impegnata

Miliziani Houthi

Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno colpito gli Houthi in Yemen. Il presidente americano Joe Biden ribadisce che nuovi raid, dopo quelli della notte tra 11 e 12 gennaio 2024, non sono esclusi se i miliziani continueranno a minacciare le navi nel Mar Rosso. La tensione rimane altissima mentre Washington evidenzia l'intenzione di evitare un'escalation con l'Iran, sponsor degli Houthi, a cui comunque è stato inviato un messaggio chiaro.

"Ho già mandato il messaggio all'Iran. Sanno cosa non devono fare. Ci assicureremo di rispondere con i nostri alleati se continuano con queste azioni dissennate", le parole di Biden. Il portavoce del Consiglio nazionale di sicurezza, John Kirby, spiega all'emittente Msnbc che il raid era diretto contro le capacità degli Houthi di stoccare, lanciare e guidare missili e droni. "Non vogliamo una escalation, non vi è ragione di una escalation oltre quanto avvenuto negli ultimi giorni", dice.

Il quadro, però, appare già sufficientemente nitido e definito. Non ha più senso parlare di un rischio di un allargamento del conflitto in Medio Oriente, perché quella che si sta combattendo "è già una guerra regionale". E' la convinzione condivisa da analisti e osservatori in alcuni dei Paesi interessati dalla crisi, pur sottolineando che non siamo ancora al peggiore degli scenari possibili - un coinvolgimento diretto dell'Iran o un conflitto vero e proprio tra Israele e gli Hezbollah - ma ad una guerra ad un'intensità relativamente bassa.

Cosa fa l'Iran?

E questo perché, spiegano all'Adnkronos fonti in un Paese della regione, "è difficile dire se l'Iran", a capo del coordinamento strategico del cosiddetto 'Asse della resistenza', di cui fanno parte anche gli Houthi, "vuole un'escalation o vuole prevenirla".

"I segnali che manda andrebbero in questa seconda direzione", se non fosse che, secondo la valutazione del regime a Teheran, è Israele che continua a spingere per l'escalation. E a fronte dell'"aggressività nemica l'Iran non può dimostrarsi passivo, per non incoraggiare ulteriormente Israele e per non proiettare un'immagine di debolezza", è l'analisi delle fonti.

Intanto si aspetta la rappresaglia degli Houthi, "che sono militarmente molto cresciuti", grazie alle armi sofisticate fornite da Teheran e le cui capacità, come dice in un'intervista all'Adnkronos l'analista yemenita Farea al-Muslimi, research fellow presso il Programma Medio Oriente e Nord Africa di Chatham House, non sarebbero che state scalfite in raid che definisce solo "simbolici". Il primo segnale è arrivato: un missile lanciato contro una nave, che tra l'altro trasportava petrolio russo, e finito a centinaia di metri dall'obiettivo.

Gli Houthi hanno resistito per otto anni ai bombardamenti dell'Arabia Saudita e degli Emirati arabi uniti che "non sono riusciti a metterli in ginocchio", sottolinea Gregory Johnsen, dell'Arab Gulf States Institute di Washington: secondo Johnsen con i raid Londra e Washington, e più in generale gli alleati occidentali, hanno voluto "mandare un messaggio, ma la questione chiave è: se il messaggio non passa, quale sarà il prossimo passo? Raid su più obiettivi? Raid più lunghi?".

Perché gli Houthi non si fermeranno

Gli Houthi, fa eco Nadwa Dawsari, esperto del Middle East Institute, "aspettavano disperatamente da 20 anni il confronto con l'America e con Israele. Dal 7 ottobre hanno reclutato 45mila combattenti, oggi Stati Uniti e Regno Unito hanno fatto diventare realtà il loro sogno" di uno scontro diretto.

In realtà quello che potrebbe avvicinarsi ancora di più è lo scontro diretto con l'Iran: fonti dell'amministrazione Biden, il cui primo obiettivo resta comunque quello di evitare una guerra regionale, hanno detto di non avere avuto altra scelta, dopo che la diplomazia, i contatti riservati e le minacce non sono riusciti a fermare gli attacchi degli Houthi di queste settimane. Dietro cui, non hanno dubbi, c'è Teheran: "L'Iran è stato coinvolto da un punto di vista operativo. Hanno fornito informazioni e intelligence agli Houthi e le capacità usate" negli attacchi contro le navi nel Mar Rosso.

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Israele: “Operazioni mirate in corso a Rafah”....

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L'attacco nella zona est della città. La notizia arriva dopo l'annuncio dell'organizzazione islamista di aver accettato la proposta avanzata dai mediatori arabi, accordo che lo Stato ebraico si è riservato di esaminare e sul quale è attesa una risposta ufficiale: cosa prevede

Rafah - Afp

Le forze delle Idf "stanno ora attaccando e operando in modo mirato contro obiettivi dell'organizzazione terroristica Hamas nella zona est di Rafah". Così sul social X il portavoce dell'esercito israeliano, Daniel Hagari. La notizia arriva dopo l'annuncio di Hamas di aver accettato la proposta avanzata dai mediatori arabi e che Israele si è riservato di esaminare e sulla quale è attesa una risposta ufficiale.

I media palestinesi confermano la notizia di una serie di attacchi israeliani lanciati sui quartieri della zona orientale di Rafah, interessati oggi da un ordine di evacuazione emesso dalle Idf. Secondo il Times of Israel, non è immediatamente chiaro se questo sia l'inizio delle operazioni di terra nella zona.

La nuova proposta accettata da Hamas, i dettagli e la reazione di Israele

Quella dei mediatori arabi è una nuova proposta a tutti gli effetti. Secondo quanto riportano i media arabi e israeliani, la prima fase vedrebbe un cessate il fuoco di sei settimane e il rilascio di 33 ostaggi in vita - donne, bambini, anziani e malati - in cambio della liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi. Fonti citate da al-Arabiya sostengono che l'accordo preveda anche il ritiro delle forze israeliane dal centro di Gaza nella prima fase e lo stop delle operazioni militari nei cieli di Gaza per 10 ore al giorno.

Il dirigente di Hamas, Khalil al-Hayya, ha spiegato ad al-Jazeera, che questa fase includerebbe anche il ritorno dei palestinesi sfollati nelle loro case e un incremento degli aiuti umanitari a Gaza, in particolare carburante e materiali di soccorso. Tuttavia, secondo al-Hayya, sarebbero 50 i prigionieri palestinesi liberata per ogni donna ancora nelle mani di Hamas che verrebbe rilasciata.

Nella seconda fase, ha aggiunto il dirigente di Hamas, il movimento palestinese rilascerebbe i prigionieri maschi per un numero indeterminato di prigionieri palestinesi. La terza fase dell'accordo prevederebbe l'avvio di un piano di ricostruzione di Gaza per un periodo dai tre ai cinque anni. Altre fonti citate da Sky News Arabia sostengono che nella seconda fase ci sarebbe l'interruzione permanente delle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza.

Il via libera di Hamas, Israele valuta ma avverte

A dare ufficialmente l'annuncio sul via libera è stato il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che ha informato il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, e il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamal, del sì del movimento palestinese alla proposta dei due Paesi arabi per un cessate il fuoco, ha riferito Hamas in una nota. "La palla è nel campo di Israele", ha dichiarato un funzionario dell'organizzazione islamista, che ha affermato di aver accettato la proposta dei due Paesi dopo aver "ricevuto garanzie dagli Stati Uniti per arrivare a un cessate il fuoco permanente e al ritiro di Israele da Gaza al termine della terza e ultima fase dell'accordo", ha detto una fonte del gruppo al canale saudita Asharq.

"I mediatori ci hanno detto che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è chiaramente impegnato a garantire l'attuazione dell'accordo", ha poi detto ad al-Jazeera Khalil al-Hayya, vice del leader di Hamas. Secondo il numero due di Sinwar, l'accordo prevede che "il primo giorno della prima fase" ci sia "un chiaro impegno a sospendere temporaneamente le operazioni militari". Al-Hayya ha riferito che "la proposta include, nella sua seconda fase, l'annuncio della cessazione permanente delle operazioni militari" a Gaza. “Stiamo aspettando la risposta degli occupanti alla nostra approvazione della proposta di cessate il fuoco”, ha concluso.

Secondo quanto riporta tuttavia una fonte politica israeliana citata da Sky News Arabia, Hamas avrebbe dato l'ok a una proposta di cessate il fuoco 'modificata' dall'Egitto e, quindi, non alla versione su cui ci sarebbe un consenso generale da parte dello Stato ebraico. Fonti israeliane hanno detto a Ynet News che la proposta di Egitto e Qatar sul cessate il fuoco accettata da Hamas è unilaterale, non coinvolge Israele e non è accettabile. I negoziatori israeliani la stanno comunque esaminando: la risposta dovrebbe arrivare entro questa sera, riferiscono i media dello Stato ebraico.

"E' il solito trucco, non è vero che Hamas ha accettato" la proposta dei mediatori per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, ha intanto dichiarato il ministro dell'Economia israeliano Nir Barkat incontrando i giornalisti a Roma. La notizia arriva nel giorno in cui il governo israeliano ha approvato all'unanimità il lancio dell'offensiva militare su Rafah.

"C'è solo una risposta ai trucchetti di Hamas: un ordine immediato per conquistare Rafah, aumentare la pressione militare e continuare a schiacciare Hamas fino alla sua completa sconfitta", scrive quindi su X il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir.

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Matteo Falcinelli, da soffocamento ai danni alle ossa: i...

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Il presidente della Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti: "Si corre un rischio grande. Speriamo che questo tipo di pratiche finiscano"

Mastro della polizia americana - Afp

La pratica dell'incaprettamento, finita sotto i riflettori per il caso dello studente italiano Matteo Falcinelli arrestato a Miami, "è inutilmente pericolosa, può esserlo di più o di meno a seconda di come viene attuata. Tanto più è stretta e tanto più i danni possono essere maggiori; in assenza di sorveglianza i rischi sono maggiori, e nel caso in cui la persona viene collocata a pancia in giù questo implica un rischio aggiuntivo forte, importante. Non a caso questo tipo di coercizione è illegale in molti Stati. Il rischio principale è l'insufficienza respiratoria, perché questo tipo di tecnica già riduce la capacità di ventilare dell'essere umano". E' quanto spiega all'Adnkronos Salute Francesco Dentali, presidente della Fadoi (Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti), direttore Dipartimento area medica dell'Asst Sette Laghi di Varese e associato di Medicina interna dell'università Insubria di Varese.

I rischi e il pericolo di morte

Una persona legata in questa modalità "fa molta più fatica a espandere la cassa toracica e a ventilare - osserva il camice bianco - Poi questa cosa ovviamente peggiora a pancia in giù e il rischio può essere anche letale. Meno pericoloso se l'arrestato viene messo sul fianco, seppure resti terribile, crudele e somigliante molto alla tortura. E' meno pericoloso, perché la possibilità di ventilare è maggiore. Poi è chiaro che se viene arrestato un giovane con una buona capacità di ventilare e senza particolari patologie, non sotto effetto di droghe o alcol, la possibilità che succeda qualcosa di mortale è più bassa", approfondisce l'esperto che si dice "a titolo personale francamente stupito e colpito".

E' una pratica "inutilmente pericolosa - continua - e in alcuni casi ci sono stati dei decessi negli Usa negli ultimi anni per questo tipo di tecnica. Il problema è proprio sulle vie respiratorie, oltre a tutta la parte osteoarticolare muscolare, a livello per esempio della spalla. Se fatta molto stretta, infatti", questa forma di coercizione "può dare un danno che può essere anche importante da un punto di vista osteotendineo muscolare, ma è chiaro che non sarebbe mortale, mentre la questione respiratoria è più significativa. Resta però una pratica dolorosa: se la persona è agitata muovendo le gambe tira le braccia" e può danneggiarsi "la spalla. Insomma, rischia di farsi male da sola. Da medico ribadisco solo che è una pratica inutilmente pericolosa. E fra i morti ci sono state anche persone giovani. Probabilmente erano anche sotto effetto di qualche sostanza ma non vuol dire nulla, perché anche un soggetto sano messo in quella posizione a pancia in giù può andare in insufficienza respiratoria. E diventa molto pericoloso per la vita se non sorvegliato adeguatamente, perché se si va in insufficienza respiratoria come si fa a intervenire tempestivamente? Bisogna togliere le manette e ventilare il paziente e non è che in 5 secondi si riprende tutto. Si corre un rischio grande. Speriamo che questo tipo di pratiche finiscano".

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Israele, governo approva l’operazione a Rafah –...

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(Fotogramma)

Il Gabinetto di guerra israeliano ha approvato all'unanimità l'operazione a Rafah, di cui l'esercito ha preparato i piani, dopo l'interruzione dei negoziati tra Israele e Hamas. Una volta evacuata la popolazione in un'azione definita dall'Idf "limitata e temporanea", l'operazione militare dovrebbe cominciare entro pochi giorni. Le famiglie palestinesi hanno iniziato a fuggire dalle zone orientali della città Rafah dopo l'ordine di evacuazione da parte dell'esercito israeliano che ha lanciato volantini e inviato messaggi alla popolazione. Hamas nel frattempo si prepara all'offensiva israeliana.

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