Cronaca
Farmaci, da società scientifiche preoccupazione per la nota...
Farmaci, da società scientifiche preoccupazione per la nota 101 di Aifa
In una lettera Siset, Fcsa, Siapav, Simi, Fadoi, Sie, Sic, Anmco sottolineano che "il trattamento del tromboembolismo venoso è un problema clinico e gestionale molto complesso, per questo motivo la nota 101 istituita recentemente dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per definire i criteri di prescrivibilità a carico del Ssn dei farmaci anticoagulanti orali va rivista"
In una lettera Siset, Fcsa, Siapav, Simi, Fadoi, Sie, Sic, Anmco sottolineano che “il trattamento del tromboembolismo venoso è un problema clinico e gestionale molto complesso, per questo motivo la nota 101 istituita recentemente dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per definire i criteri di prescrivibilità a carico del Ssn dei farmaci anticoagulanti orali va rivista” (Video)
"Il trattamento del tromboembolismo venoso è un problema clinico e gestionale molto complesso, per questo motivo la nota 101 istituita recentemente dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per definire i criteri di prescrivibilità a carico del Ssn dei farmaci anticoagulanti orali va rivista nel contenuto e nel metodo, affinché rimetta al centro il ruolo degli specialisti". A dirlo è Valerio De Stefano, presidente della Società italiana per lo studio dell’emostasi e della trombosi (Siset) commentando la nota 101 di Aifa pubblicata in Gazzetta Ufficiale nelle scorse settimane, avverso la quale ben otto società medico-scientifiche (Siset, Fcsa, Siapav, Simi, Fadoi, Sie, Sic, Anmco) si sono mobilitate chiedendo che venga rivista.
“Per quanto riguarda il metodo – spiega De Stefano – la nota 101 indica scenari clinici e suggerisce alcuni comportamenti, tra cui l'estensione del trattamento. Ora la metodologia di una linea guida prevede un lavoro molto più trasparente di quanto è stato fatto con la nota 101, indicando il panel degli esperti partecipanti alla stesura, eventuali conflitti di interessi e la metodologia di lavoro. Nulla di tutto ciò risulta dalla pubblicazione della nota e a nostra conoscenza non vi è stato alcun contatto e alcuna concertazione con le società scientifiche che in questo momento rappresento oltre alla Siset, ovvero la Federazione dei centri per la diagnosi della trombosi e sorveglianza delle terapie anticoagulanti, la Società italiana di angiologia e patologia vascolare, la Società italiana di medicina interna, la Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti. la Società italiana di ematologia, la Società italiana di cardiologia e l'Associazione nazionale dei medici cardiologi ospedalieri”.
Il “secondo punto che mettiamo in discussione – sottolinea De Stefano – sono i contenuti. Il tromboembolismo venoso è un argomento molto controverso e in cui occorre una particolare esperienza per stabilire indicazione e durata del trattamento. Va infatti considerato che l’impiego di farmaci antitrombotici comporta inevitabilmente un rischio emorragico nel breve e lungo termine. La nota 101 dà una serie di strumenti stratificando i pazienti a basso, medio e alto rischio di decorrenza trombotica e pazienti in basso, medio ed alto rischio di complicanza emorragica. Ma va detto che questi strumenti predittivi notoriamente non sono particolarmente efficaci in questo contesto e vi sono situazioni in cui il trattamento deve essere estremamente personalizzato, coinvolgendo anche i pazienti nei processi decisionali di valutazione rischio/beneficio”.
“Il tromboembolismo venoso è la terza causa di morte cardiovascolare, dopo l’infarto del miocardio e l’ictus ischemico. Tromboembolismo venoso significa trombosi venosa profonda ed anche embolia polmonare, quindi un complesso di patologie gravi, potenzialmente fatali e che, tra l'altro, necessitano di un trattamento anticoagulante che ha anch'esso, al di là dei suoi benefici, dei potenziali rischi, soprattutto emorragici” osserva Roberto Pola, segretario nazionale della Società italiana di angiologia e patologia vascolare (Siapav), che aggiunge: “Tuttavia, con la nota 101 di Aifa c’è rischio di banalizzare una malattia importante e appunto potenzialmente fatale”. Questo perché, sottolinea l’esperto, “trattare il tromboembolismo venoso richiede competenze specifiche in quanto la patologia è di per sé grave e necessita di una terapia complessa e difficile da gestire”.
“Si stima che in Italia ci siano circa 3 milioni di pazienti in terapia anticoagulante, di cui 2,4 milioni trattati con nuovi farmaci e 700 mila con farmaci anticoagulanti anti-vitamina K”, spiega Daniela Poli, presidente Federazione centri per la diagnosi della trombosi e sorveglianza delle terapie anticoagulanti (Fcsa) che specifica: “Circa il 22-23% dell'intera platea – ovvero quasi 600mila pazienti – è in terapia anticoagulante perché ha avuto un episodio tromboembolico venoso. Questi sono i pazienti interessati dalla nota 101 dell’Aifa che va rivista”.
“Prima della nota 101 – prosegue l’esperta – l’Aifa aveva già adottato con la nota 97 una decisione simile per i pazienti con fibrillazione atriale autorizzando la prescrivibilità per tutte le categorie di medici, senza limitazioni. Ma la fibrillazione atriale rappresenta una condizione nella quale, una volta ottenuta l’indicazione al trattamento, questa viene sostanzialmente mantenuta e conservata nel tempo, salvo complicazioni rilevanti. Il settore disciplinato dalla nota 101, che riguarda la trombosi venosa profonda e l’embolia polmonare, è invece un campo molto diverso nel quale ci sono alcune certezze sui trattamenti, soprattutto nella fase iniziale della patologia, ed altri ambiti più complessi, come ad esempio la decisione circa la durata della terapia, problema ancora aperto e insoluto”.
Poli elenca, a suo dire, anche errori e inesattezze pericolose contenute nel documento: “All’interno del documento leggiamo ad esempio che questi farmaci anticoagulanti non possono essere usati durante l'allattamento. Cosa non corretta – rimarca – perché alcuni di questi farmaci, come gli anticoagulanti diretti, non possono essere usati in allattamento mentre gli anticoagulanti diretti orali, anti-vitamina K, possono essere utilizzati”. C'è poi “un'altra imprecisione che può avere un effetto su una fetta molto ampia di popolazione: dei 600.000 pazienti in trattamento ogni anno in Italia per episodio tromboembolico venoso, 200.000 hanno un'età superiore ai 75 anni. Nella nota 101 è scritto che avere un'età avanzata costituisce un fattore di rischio per recidiva. Ma questo non è vero: i dati che abbiamo a disposizione non sono moltissimi ma la gran parte di questi ci dice che il rischio di recidiva è elevato nel paziente con tromboembolismo venoso in maniera del tutto indipendente dall'età”.
“Quindi quello che chiediamo – sottolinea Poli – è sostanzialmente di correggere gli errori e le imprecisioni presenti nella nota che possono condurre a errati trattamenti. E sottolineare che, a eccezione di quelle condizioni nelle quali lo schema di trattamento previsto è assolutamente condiviso e può essere perciò adottato da qualunque medico, per le patologie inquadrate dalla nota 101 di Aifa è necessario un supporto specialistico per trattare adeguatamente il paziente, in particolare per quanto attiene la durata della terapia”.
Roberto Pola riserva poi una specifica riflessione sul ruolo essenziale degli angiologi per la gestione di questa patologia: “Sono gli specialisti che in primo luogo fanno la diagnosi di trombosi venosa profonda, nella stragrande maggioranza dei casi tramite l'esecuzione di un ecocolordoppler che è già di per sé una metodologia specialistica che richiede determinate competenze. Sono anche i medici che fanno il follow-up, diagnostico ed ecografico, della trombosi venosa profonda per verificare che la trombosi si sia risolta nel corso del tempo dopo l'inizio della terapia”. Sono specialisti “in grado di misurare un eventuale residuo trombotico che è anch'esso un parametro da tenere in considerazione per decidere quanto tempo proseguire una terapia, se sospenderla o se modificarne la dose”, aggiunge.
In conclusione, il presidente Siset, De Stefano, chiede “che vi sia una riflessione su come integrare alcuni punti di discussione tra lo specialista e la medicina generale. Riteniamo che il ruolo dello specialista nel momento della diagnosi, nel momento della decisione del prolungamento del trattamento anticoagulante, e nel momento della sospensione al trattamento anticoagulante sia fondamentale. Tali snodi decisionali potranno e dovranno (come già ora) essere gestiti in collaborazione con i medici di medicina generale ma mai senza un’assunzione di responsabilità specialistica, a tutela soprattutto dei pazienti ma anche dei colleghi di medicina generale, potenzialmente esposti a situazioni di difficile gestione”. Quindi “chiediamo che si apra un tavolo di discussione su questo e si ritorni a una condivisione di obiettivi e metodi per raggiungerli. Noi abbiamo inviato il 4 dicembre una lettera ad Aifa, in cui ponevamo l'accento su queste criticità. Da allora non abbiamo avuto alcuna risposta”, conclude.
Cronaca
Milano, pesa 220 chili e non riesce a uscire per andare in...
L'operazione è stata effettuata dei vigili del fuoco
I 220 chili di peso non gli permettevano di lasciare in autonomia il proprio appartamento al quinto piano di via Beato Padre Pio da Petralcina a Milano, per recarsi in ospedale. Per questo i vigili del fuoco del distaccamento di via Sardegna e il personale Saf della sede centrale lo hanno evacuato dal balcone attraverso una manovra che prevede la presenza di personale altamente addestrato e di una cosiddetta Barella 'tritan bariatrica'. L'uomo, un italiano di sessant'anni, dopo la manovra Saf, è stato consegnato nelle mani del 118 della Croce Bianca di Magenta.
Cronaca
Alpinisti morti su Monte Bianco, chi erano Sara Stefanelli...
Lei Dottoressa, lui studi al Politecnico: li univa una grande passione per la montagna. Oggi il ritrovamento dei loro corpi dopo la scomparsa
Appassionato di montagna lui da sempre, lei da pochi mesi. I due alpinisti Andrea Galimberti e Sara Stefanelli sono morti sul Monte Bianco. Oggi il tragico ritrovamento dei corpi dopo che da sabato gli amici avevano dato l'allarme, sperando fino all'ultimo in un finale diverso. "La guardo negli occhi e ci leggo dentro una passione infinita, grande come la mia" scriveva il 53enne Andrea sulla sua pagina Facebook condividendo tanti, tantissimi scatti insieme. Studi al Politecnico di Milano e citazione di Jim Morrison sul suo profilo: "Noi gente pazza ragioniamo con il cuore". Le foto raccontano della salita al Monte Cervino del 3 settembre, resa ancora più difficile da una grandinata, il bivacco a 4mila metri e, poi, solo silenzio e preghiere.
"Ti ho conosciuto l'anno scorso per caso al rifugio Rosalba e abbiamo pranzato insieme" scrive Valentina, prima del tragico ritrovamento di oggi. "Io e il mio compagno 'passeggiatori della domenica' tu dovevi ancora raggiungere la cresta e con i tuoi racconti ci hai fatto sognare quelle cime e quei paesaggi. I tuoi occhi brillavano mentre ci raccontavi di tutte le tue imprese senza un filo di presunzione solo con un grande amore per la montagna che ti portavi dietro dall'infanzia".
"Ci siamo conosciuti a giugno, mentre scendevamo dal Monte Rosa, io e altri due cari amici con tenda e sci, e tu con una compagna di cordata a piedi... Ad Alagna mangiammo tutti assieme e mi fa ancora sorridere quando penso che scambiai il tuo panino per il mio e ci diedi un bel morso...!Allora ci fu uno scambio di morsi quando arrivò anche il mio panino... Capii subito che eri una persona semplice, disponibile, e molto "alla mano" a 360 gradi..." scrive Michele condividendo il suo ricordo sulla sua pagina Fb.
Più riservata lei, con la pagina chiusa sui social, visibile solo agli amici, ma i commenti non mancano anche sulle foto di lui. "Ciao Sara, la nostra meravigliosa Dottoressa", le scrive una collega dopo la terribile notizia. "Avevo avuto modo di conoscerla per i problemi di salute di mia mamma" scrive il genovese Stelvio su Fb. "Un medico veramente con la M maiuscola e una persona incantevole! Avevo percepito da alcune sue parole una grande passione comune...quella per la montagna! Aveva una lunga lista di "sogni nel cassetto" in particolare le salite al Cervino e al Monte Bianco. Chi come noi fequenta l'alta montagna e pratica l'alpinismo conosce le regole del gioco.....e deve mettere in conto anche eventi estremi come questo purtroppo! Poi non mi sento di aggiungere niente e tantomeno di esprimere un giudizio o alcuni pensieri che mi frullano in testa. Un grande abbraccio ai suoi familiari!"
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Covid, Padovani (Sin): “La paura del virus stimolo...
Il presidente dei neurologi, 'lockdown e angoscia pandemica trigger per maturazione cerebrale accelerata'
"Il cervello di un adolescente è molto plastico e sensibile agli eventi della vita. E sicuramente la pandemia da Covid-19 ha rappresentato un elemento di stimolo dal punto di vista della maturità cerebrale". Lo afferma all’Adnkronos Salute Alessandro Padovani, presidente della Società italiana di neurologia (Sin) commentando lo studio dell'università di Washington secondo il quale il lockdown ha invecchiato il cervello degli adolescenti accelerando la loro maturazione cerebrale, in particolare tra le ragazze. La prova? Secondo i ricercatori il cervello dei teenagers si era assottigliato più del previsto.
"L’’assottigliamento è stato osservato sia nei maschi ma più nelle femmine soprattutto in aree ritenute rilevanti per le relazioni sociali – spiega Padovani - L’interpretazione meno banale è che il lockdown unitamente all’angoscia pandemica abbia fatto da trigger per una maturazione cerebrale accelerata maggiore nelle donne perché più mature fisiologicamente. Come se lo stress determinasse una sorta di effetto di stimolo al cervello per metterlo nelle condizioni di essere pronto o più pronto a raccogliere la sfida. Questi dati vanno di pari passo con altri due studi, uno dei quali ha documentato un aumento del volume dell’amigdala collegata alle emozioni mentre l’altro si è concentrato su come i livelli di biomarcatori infiammatori era aumentato anche in chi non si è ammalato di Covid".
Il lavoro del team americano "è interessante. Tuttavia – avverte Padovani – dobbiamo parlare di un processo di maturazione accelerata negli adolescenti oggetti della ricerca e non di processo di invecchiamento".