Israele, primi soldati via da Gaza. Hamas propone accordo: bocciato
Le forze israeliane richiamano 5 brigate, nuova fase della guerra. La proposta di Hamas: ostaggi liberi e stop guerra

Israele ritira alcuni reparti e mezzi militari da Gaza per una nuova fase della guerra con Hamas. Le forze di difesa (Idf) hanno annunciato il ritiro di 5 brigate dalla Striscia: 3 saranno impegnate in attività di addestramento e 2 di riservisti verranno provvisoriamente congedate. Le decisioni non modificano l'approccio generale: la guerra contro Hamas continua anche nel 2024, con una strategia che via via può essere modificata.
Contemporaneamente, si prospetta la possibilità per i civili israeliani di tornare nelle comunità al confine con Gaza dopo le evacuazioni disposte all'inizio dell'offensiva. Dopo gli attacchi di Hamas condotti lo scorso 7 ottobre, Israele ha disposto l'evacuazione dei civili in un raggio di 7 km dal confine con Gaza. Da circa 3 mesi, migliaia di persone sono rimaste lontane dalle proprie case. Ora, si prospetta il rientro per chi vive da almeno 4 km dal confine con la fascia settentrionale della Striscia, dove si ritiene che la presenza di Hamas sia stata quasi azzerata. Secondo le autorità israeliane, i primi a tornare alle proprie case potranno essere gli abitandi di Mavki'im, Gvar'am, Dorot, Yachini, Bror Hayil e del kibbutz di Yad Mordechai.
Hamas, come sottolinea il Times of Israel, il 7 ottobre è penetrato per 22 km nel territorio israeliano. Gli attacchi più violenti, però, si sono verificati nella fascia a 3-4 km dal confine. Nelle ultime settimane, poi, il lancio di razzi dalla Striscia si è progressivamente ridotto anche se si registrano allarmi quasi quotidiani.
Intanto Hamas avrebbe trasmesso a Israele, attraverso i mediatori del Qatar e dell'Egitto, una nuova proposta per un accordo per il rilascio degli ostaggi israeliani. La proposta includerebbe la richiesta del ritiro delle forze israeliane da Gaza ma da Tel Aviv sarebbe arrivato un 'no' come risposta, secondo il sito di informazione israeliano 'Walla'. Come viene attribuito a un funzionario israeliano, le condizioni poste da Hamas sarebbero inaccettabili.
La fonte ha osservato che la proposta di Hamas prevede un processo in diverse fasi. Scatterebbe una tregua nei combattimenti per oltre un mese in cambio del rilascio degli ostaggi e del ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza nella prima fase dell'intesa che prevederebbe il rilascio di circa 40 ostaggi: donne, uomini di età superiore ai 60 anni e ostaggi in gravi condizioni di salute. Hamas chiede inoltre che, dopo l'attuazione dell'ultima fase dell'accordo, venga dichiarato un cessate il fuoco permanente e la fine della guerra.
La proposta di Hamas, riferisce ancora 'Walla', sarebbe stata discussa dal Gabinetto di guerra. Israele avrebbe inviato un messaggio attraverso i mediatori respingendo l'intesa giudicata inaccettabile.

Esteri
Alexander, Sagui e Yair: chi sono i tre ostaggi che Hamas...

Doppia cittadinanza e rapiti da Nir Oz

Hanno tutti doppia cittadinanza i tre ostaggi che sono stati rilasciati oggi dalla Striscia di Gaza e tutti sono stati rapiti dal kibbutz di Nir Oz. A partire da Sagui Dekel-Chen, che ha la doppia cittadinanza israelo-americana, e che fu tra i primi a dare l'allarme dopo che i miliziani di Hamas entrarono nel kibbutz. L'ultima volta era stato sentito intorno alle 9.30 del 7 ottobre del 2023 dal padre, Jonathan Dekel-Chen, nato nel Connecticut e professore alla Hebrew University, che vive anche lui a Nir Oz. La madre di Sagui, Neomit, era stata presa prigioniera insieme ai suoi vicini, ma era stata salvata dall'Idf che, da un elicottero, aveva sparato contro i miliziani che la stavano portando a Gaza.
Alexander Sasha Trufanov, che ha la doppia cittadinanza israeliana e russa, era stato preso in ostaggio insieme a tre membri della sua famiglia: la nonna Irena Tati, la madre Yelena (Lena) e la sua ragazza, Sapir Cohen. Il padre di Sasha, Vitaly Trufanov, è stato ucciso il 7 ottobre. Yelena e Irena sono state rilasciate da Hamas il 29 novembre 2023, su richiesta del presidente russo Vladimir Putin. Sapir Cohen è stato rilasciato il 30 novembre 2023, come parte di una tregua di una settimana. In una recente visita a Mosca lo scorso 3 febbraio, una delegazione di Hamas aveva promesso che Trufanov sarebbe stato ''liberato a breve''.
Yair Horn, che ha la doppia cittadinanza israeliana e argentina, era stato rapito dalla sua casa di Nir Oz il 7 ottobre. Anche suo fratello Eitan è stato rapito, ma non è nella lista dei 33 ostaggi che dovrebbero essere liberati nella prima fase dell'accordo di cessate il fuoco. Il padre Itzik Horn, argentino che da 23 anni vive in Israele, nei mesi scorsi aveva rivolto tramite l'Adnkronos un appello a Papa Francesco affinché intervenisse per favorire la liberazione degli ostaggi.
Esteri
Germania, Scholz contro Vance: “Non accettiamo...

Il cancelliere tedesco ha risposto al vicepresidente degli Stati Uniti

Olaf Scholz risponde a JD Vance. Il cancelliere tedesco ha commentato le parole del vicepresidente degli Stati Uniti, secondo cui l'Ue deve temere gli attacchi interni contro la libertà più di ogni altra minaccia e smettere di isolare i partiti di estrema destra dai governi: "Non accetteremo che persone che guardano alla Germania dall'esterno intervengano nella nostra democrazia, nelle nostre elezioni e nel processo di formazione dell'opinione democratica nell'interesse di questo partito. Questo non deve essere fatto, certamente non tra amici e alleati. Lo respingiamo con determinazione", ha detto dal palco della Conferenza sulla sicurezza di Monaco.
Le democrazie moderne, in Germania come in Europa, "si fondano sulla consapevolezza storica e sulla consapevolezza che le democrazie possono essere distrutte dagli antidemocratici radicali. E questo è il motivo per cui abbiamo creato istituzioni che assicurano che le nostre democrazie possano difendersi dai loro nemici. E regole che non limitano la nostra libertà, ma la proteggono", sottolinea. Ringraziando il vicepresidente Vance per un discorso pronunciato al sito del campo di sterminio di Dachau, ("dovremmo impegnarci a garantire che non accada mai più"), Scholz puntualizza che proprio per questo motivo "la stragrande maggioranza della popolazione del mio Paese si oppone risolutamente a coloro che glorificano o giustificano il cittadino criminale" come l'AfD, sostenuto sia da Vance che da Elon Musk.
"L'AfD è un partito in cui nazionalsocialismo e i suoi crimini mostruosi, crimini contro l'umanità come quelli commessi a Dachau, sono stati banalizzati come un granello di cacca d'uccello sulla storia tedesca". Pertanto, spiega, il sostegno non è conciliabile con il sostegno all'AfD e la Germania, in virtù del suo compito storico di assicurarsi di non ripetere gli errori del passato, "non accetterà che intervengano coloro che guardano alla Germania dall'esterno".
Freno al debito e spese per la difesa
Olaf Scholz ha anche parlato della necessità di trovare i fondi necessari per il sostegno all'Ucraina sul lungo termine e il rafforzamento della sicurezza europea pochi giorni dopo l'esortazione statunitense a tendere verso il 5% di spesa in difesa rispetto al Pil: "Dobbiamo assicurarci che subito dopo le prossime elezioni federali riformiamo il freno al debito contenuto nella nostra legge fondamentale, la nostra costituzione, esentando la sicurezza e la difesa. E prevedo qui e ora che otterremo una maggioranza anche per questo, dopo le elezioni".
Il freno al debito "prevede eccezioni in situazioni di emergenza, e io credo che una guerra nel cuore dell'Europa lo sia. Anche se alcuni di noi potrebbero voler evitare di affrontare la questione prima delle elezioni" del 23 febbraio, spiega Scholz. "Ed è anche fuor di dubbio che dobbiamo aumentare in modo significativo le nostre spese per la difesa non solo affinché l'Europa diventi e rimanga un alleato a livello degli Stati Uniti, ma affinché noi europei possiamo continuare a portare la pace in futuro". Il parametro, aggiunge, dovrebbe essere la minaccia rappresentata dalla Russia e la necessità di potenziare la Nato in modo che sia all'altezza della sfida.
Scholz ricorda che raggiungere e mantenere l'obiettivo di 2% "richiederà altri 30 miliardi di euro all'anno" per la Germania. "E ogni percentuale in più che spendiamo per la nostra difesa equivarrebbe ad altri 43 miliardi di euro all'anno.Stiamo parlando di enormi somme di denaro. Entro la fine del decennio parleremo di miliardi di cifre. Chiunque sostenga che si potrebbe trovare quel denaro effettuando un taglio qua o là dal bilancio di base sta mentendo ai cittadini del mio Paese", conclude, indicando che sarebbe necessario esentare "qualsiasi investimento in attrezzature di difesa al di sopra dell'obiettivo del 2%" dalle regole europee sul controllo del debito, "limitatamente nel tempo, e cercando di preservare la solidità fiscale di tutti gli Stati membri", come indicato ieri dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. "La Germania è pronta a farlo".
Esteri
Germania, incendio in grattacielo a Dresda: 2 morti

Una terza persona è rimasta ferita

Due persone sono morte e una è rimasta ferita in un incendio scoppiato oggi all'11° piano di un grattacielo nella città di Dresda, nella Germania orientale. Lo ha reso noto il portavoce dei vigili del fuoco, Michael Klahre.
Dopo aver salvato e rianimato in un primo momento tre persone, i vigili del fuoco hanno informato che una donna e un uomo di 87 anni sono morti in ospedale. La terza persona è una donna di 78 anni, ferita dalla caduta di detriti. L'incendio è scoppiato intorno a mezzogiorno nel quartiere di Johannstadt, vicino al fiume Elba. L'intero edificio di 15 piani è stato evacuato e Klahre ha definito l'intervento dei vigili del fuoco “estremamente drammatico”. Ancora da chiarire la causa dell'incendio.