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Manovra, da taglio liste d’attesa ai Lea: le misure...

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Manovra, da taglio liste d’attesa ai Lea: le misure per la sanità

Previsti 2,4 miliardi per il rinnovo contrattuale del personale del Servizio sanitario nazionale

Corsia di ospedale (Fotogramma)

Il primo punto, citato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, commentando l'approvazione della manovra 2024, è l'incremento delle risorse del Fondo sanitario nazionale: in tre anni "11,2 miliardi in più". Risorse così ripartite: nel 2024, 3 miliardi in più che si aggiungono ai 2,3 già stanziati con la legge di bilancio 2023 (in tutto 5,3 miliardi); nel 2025, 4 miliardi in più che si aggiungono ai 2,6 già stanziati; nel 2026, 4,2 miliardi in più che si aggiungono ai 2,6 mld già stanziati. Le misure previste per la sanità vanno dal taglio delle liste d'attesa all'aggiornamento dei Lea. Ecco le principali.

Rinnovo contrattuale personale sanitario

Sono previsti 2,4 miliardi per il rinnovo contrattuale del personale del Servizio sanitario nazionale.

Pensioni

La misura è contenuta nel titolo V Lavoro, famiglia pari opportunità e politiche sociali - Capo I Lavoro e politiche sociali. Vengono salvaguardate le pensioni di vecchiaia dei medici mentre per le pensioni anticipate la decurtazione sarà ridotta per ogni mese di posticipo del pensionamento fino all'annullamento totale se si resta al lavoro per 36 mesi. Inoltre, anche al fine di evitare penalizzazioni, per i dirigenti medici e sanitari e gli infermieri del Ssn viene prevista la possibilità di presentare domanda di autorizzazione per il trattenimento in servizio anche oltre il limite del 40esimo anno di servizio effettivo e comunque non oltre il 70esimo anno di età.

Riduzione liste d'attesa

In riferimento a questo capitolo, si è pensato all'aumento della tariffa oraria per le prestazioni aggiuntive di medici e infermieri: 100 euro per i medici; 60 euro per infermieri (raddoppia rispetto ai 30 attuali). Spesa complessiva di 280 milioni di euro. C'è poi il rifinanziamento dei piani operativi per l'abbattimento delle liste d'attesa: le Regioni possono utilizzare una quota non superiore allo 0,4% del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per l'anno 2024 (valore 520 milioni). E, ancora l'aggiornamento del tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati accreditati per l'assistenza specialistica ambulatoriale e per l'assistenza ospedaliera: il limite di spesa è incrementato dell'1% per il 2024, del 3% il 2025 e del 4% a decorrere dall'anno 2026, fermo restando il rispetto dell'equilibrio economico e finanziario del servizio sanitario regionale.

Potenziamento dell'assistenza territoriale

Su questo fronte si interviene sul reclutamento personale, mettendo in campo 250 milioni di euro per l'anno 2025 e 350 milioni di euro a decorrere dall'anno 2026 per il potenziamento dell'assistenza territoriale, con riferimento ai maggiori oneri per la spesa di personale da reclutare, dipendente e convenzionato. A decorrere dal 2024, aumenta poi di 10 milioni annui il Fondo vincolato per le cure palliative per la realizzazione delle finalità della legge 38/2010 in tema di cure palliative e terapia del dolore.

Aggiornamento dei Lea

Capitolo che prevede 50 milioni di euro per il 2024 e 200 milioni di euro a decorrere dal 2025.

Farmaci

Si consente alle farmacie convenzionate con il Ssn di dispensare farmaci fino ad oggi reperibili solo presso le farmacie ospedaliere. È una misura che ha lo scopo di favorire la distribuzione capillare del farmaco a favore della collettività e di incrementare i livelli di assistenza di prossimità assicurando su tutto il territorio nazionale un’assistenza farmaceutica omogenea. Si dà poi corso al nuovo modello di remunerazione a favore delle farmacie per la dispensazione di prossimità del farmaco, in regime di Ssn, a vantaggio della cittadinanza.

Fondo per l'Alzheimer e le demenze

Il Fondo per l'Alzheimer e le demenze viene incrementato di 4,9 milioni per il 2024 e di 15 milioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026.

Fondo per i test di Next-Generation Sequencing per la diagnosi delle malattie rare

Viene istituito presso il ministero della Salute un Fondo per i test Next-Generation Sequencing con una dotazione di 1 milione di euro per il 2024 per il potenziamento dei test di profilazione genomica come indagine di prima scelta o approfondimento diagnostico nelle malattie rare per le quali sono riconosciute evidenza e appropriatezza, o nei casi sospetti di malattia rara non identificata. Nelle more dell'aggiornamento dei Lea, per consentire il potenziamento e l'accesso ai test Next-Generation Sequencing di profilazione genomica dei tumori per i quali sono disponibili farmaci prescrivibili con significativi livelli di evidenza e appropriatezza, il Fondo istituito con la manovra 2022 viene rifinanziato con 1 milione di euro per l'anno 2024.

Lavoratori frontalieri e contributo al servizio sanitario nazionale

Si introduce una forma di compartecipazione alla spesa sanitaria a carico dei residenti in Italia che lavorano e soggiornano in Svizzera e che utilizzano il Servizio sanitario nazionale; di alcune categorie di lavoratori frontalieri operanti in Svizzera; dei familiari a carico delle due tipologie di soggetti. La norma inoltre adegua gli importi dovuti da alcune categorie di stranieri residenti, stranieri soggiornanti con permesso di soggiorno per motivi di studio e collocati alla pari - per i quali non è prevista l’iscrizione obbligatoria al Ssn - che decidano di avvalersi della facoltà di iscrizione al Ssn in luogo della stipula di polizza assicurativa.

Investimenti dell'Inail in edilizia sanitaria

Si prevede una specifica procedura semplificata per consentire gli investimenti immobiliari dell'Inail destinati all’ammodernamento delle strutture sanitarie e all’ampliamento della rete sanitaria territoriale.

Contributo in favore dell'Istituto nazionale per la promozione della salute in favore delle popolazioni migranti

E' previsto un contributo di 1 milione di euro, a decorrere dall'anno 2024, in favore dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), a valere sul Fondo sanitario nazionale, per potenziare l'attività di prevenzione e assistenza sanitaria e sociosanitaria in favore dei soggetti che versano in condizioni di vulnerabilità sociale ed economica.

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Politica

Gasparri sulla privatizzazione Rai: cosa si può fare e cosa...

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"A viale Mazzini dovrebbero fare una statua a me accanto al cavallo, ho salvato Rai Way dai piani della sinistra"

Gasparri sulla privatizzazione Rai: cosa si può fare e cosa non si farà mai

L’ipotesi di privatizzazione della Rai? “Le norme per farlo esistono da 20 anni, sono nella legge che porta il mio nome. Ma cedere Rai1, Rai2, e Rai3, non accadrà mai”. Esordisce così con l’Adnkronos il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia. Che, da ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi, preparò il disegno di legge sul sistema radiotelevisivo italiano approvato dal Parlamento nell’aprile 2004. “Ci sono due possibilità: o una quotazione in borsa, e all’epoca la strada fu esplorata tanto che con l’amministratore delegato Flavio Cattaneo andammo a parlarne con i vertici di Borsa Italiana; oppure la cessione di rami d’azienda. Non bisogna dimenticare che la Rai ha più di dieci canali: oltre ai tre generalisti, ci sono quelli dedicati a storia, cinema, bambini, sport… Nulla vieta, se serve fare cassa, di cedere quelli, in tutto o in parte, o magari di fare delle joint venture con altri editori. Non mi pare che la Rai verrebbe meno al suo ruolo di servizio pubblico se Rai YoYo facesse un accordo con una società che produce contenuti per bambini”.

In un articolo del ‘Foglio’ si fa riferimento alla cessione di un 50% della società per abbattere il debito e gli oneri per le casse dello Stato. “Per un simile scenario ci vorrebbe una quotazione. E' vero, non serve avere il 50+1 di una società per controllarla, basta vedere cosa è successo con Enel, Eni e Leonardo. Ma attenzione: per portare in borsa un asset come la Rai bisogna prima valorizzarlo, renderlo appetibile per investitori e risparmiatori. E al momento mi sembra un compito difficile”. Altro discorso la cessione di rami d’azienda. “A viale Mazzini dovrebbero installare una statua dedicata a me, accanto a quella del cavallo. Fui infatti io nel 2001, da ministro, a oppormi all’operazione che era stata predisposta dal precedente governo di sinistra. Il piano era di cedere a una società privata un pezzo di Rai Way, ovvero le antenne e le infrastrutture di trasmissione, ma la Rai in cambio avrebbe avuto solo la minoranza nel consiglio di amministrazione. Dissi di no a questa idea balzana, sollevando grandi polemiche. Invece fu la scelta giusta: Rai Way è stata quotata anni dopo e ha garantito un ricco assegno per le casse pubbliche. Che hanno potuto monetizzare un asset strategico senza però perderne il controllo. Dico strategico perché con il Covid abbiamo avuto la dimostrazione del fatto che lo Stato deve avere il controllo sulle infrastrutture di comunicazione essenziali come quelle televisive. Durante i lockdown internet non arrivava ovunque, ma i canali del digitale terrestre sì, e hanno potuto informare anche quei cittadini che non sono dotati di smartphone o connessione veloce. Ora si parla di una possibile fusione con Ei Tower, su cui viaggiano le tv private. Non ho nulla in contrario, basta che alla fine dell’operazione la maggioranza di controllo resti in mano pubblica”.

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Politica

La Rai privatizzata e il dossier nomine. Sergio in ascesa,...

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Gli uffici di Viale Mazzini da mesi preparano il terreno per una possibile assunzione a tempo indeterminato del direttore generale

La Rai privatizzata e il dossier nomine. Sergio in ascesa, Rossi stabilizzato?

L’ipotesi di una privatizzazione della Rai, che oggi è tornata nel dibattito politico, ha fatto molto rumore a Viale Mazzini, rimettendo in moto un progetto che è sul tavolo da circa 30 anni, con altrettante declinazioni e ipotesi. Staccare un solo canale? Tenere Rai1, Rai2 e Rai3 ma cedere tutti gli altri, in blocco o creando delle joint venture con altri editori e produttori? Fare una ‘bad company’ da lasciare in mano pubblica, con i programmi del servizio pubblico che hanno minore ritorno commerciale, mentre una ‘newco’ con i pezzi più pregiati potrebbe essere messa sul mercato? I rumor sono ripartiti a partire dall’articolo di prima pagina del “Foglio” di oggi, che parlava della cessione di un 50% degli asset della tv e radio pubblica.

Come sottolinea Claudio Cerasa, la privatizzazione sarebbe una grande mossa politica, soprattutto in risposta a chi accusa la premier di aver messo in piedi ‘TeleMeloni’. Il problema è che il nuovo assetto sarebbe accolto con ostilità da Mediaset e gruppo Cairo: con l’abbandono dei tetti pubblicitari, la Rai privata sottrarrebbe inserzionisti agli altri broadcaster.

Il dossier è complicato inoltre dal rinnovo dei vertici: mercoledì 31 luglio il parlamento potrebbe (potrebbe) finalmente votare i componenti del cda che sostituiranno gli attuali, scaduti da due mesi. Nel frattempo sono arrivate le dimissioni della presidente Marinella Soldi (che non aveva alcuna possibilità di riconferma) e si aspetta la nomina dei nuovi membri votare al suo posto Simona Agnes, in quota Forza Italia.

Il rischio è però che anche l’appuntamento di mercoledì non sia risolutivo e che tutto slitti a settembre. Anzi a ottobre, mese in cui è attesa la sentenza del Tar sul ricorso contro l’attuale procedura di selezione per il cda. Sarebbe infatti inutile trovare l’accordo per poi rischiare di dover ripartire da capo con la scelta dei candidati.

Lo stallo sul rinnovo si spiega con le tensioni tra Lega e Fratelli d’Italia. Il partito della premier vorrebbe promuovere Giampaolo Rossi, attuale direttore generale, ad amministratore delegato. I salviniani temono però che una mossa simile darebbe troppo potere agli alleati di governo, e finora hanno preso tempo, sapendo di non poter imporre un nome alternativo. Nel frattempo, risalgono le quotazioni di Roberto Sergio, attuale ad, che non avendo appartenenze (se non quella, filosofica, alla regola democristiana) è l’unico nome in grado di tutelare tutte le parti in causa.

Una conferma di Sergio per il prossimo mandato potrebbe scatenare una reazione negativa di Rossi? Non necessariamente: l’Adnkronos può confermare che negli uffici della Rai da mesi si studia il modo per consolidare il suo ruolo in azienda, ad esempio con un’assunzione a tempo indeterminato nel ruolo di direttore generale, così da non essere più in balìa delle tempeste politiche ma in grado di restare a lungo ai vertici di un’azienda con cui in questi anni ha creato un rapporto sempre più stretto.

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Politica

Giovanni Toti si è dimesso, Liguria alle urne entro 90...

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Il governatore ha inviato una lettera all'ufficio protocollo della Regione

Con una lettera fatta pervenire all'ufficio protocollo della Regione Liguria il presidente Giovanni Toti ha rassegnato le sue irrevocabili dimissioni. L'addio del presidente comporta automaticamente lo scioglimento della del Consiglio ligure. Nuove elezioni dovranno avvenire entro 90 giorni.

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