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Incidente Urbino, Balzanelli (Sis118): “Governo ascolti noi salvavita dimenticati”

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

Nuovo appello: "Ci venga riconosciuta indennità di rischio ambientale e di morte. Oggi piangiamo altri operatori morti, urge riforma che potenzi il sistema e corregga fenomeni come le barellopoli che bloccano le flotte"

(Fotogramma)

Lo scontro mortale che si è verificato ieri a Urbino, tra un'ambulanza e un pullman con a bordo bambini (rimasti illesi), è "un evento distruttivo, per tutti noi. Vediamo morire in servizio un intero equipaggio del sistema di emergenza territoriale e anche il paziente che stavano trasportando. Una morte terribile, se pensiamo che l'evento traumatico dell'incidente si è combinato con il fatto che il mezzo è andato a fuoco. Siamo profondamente scossi". Sono parole amare quelle con cui Mario Balzanelli, presidente nazionale della Sis118 (Società italiana sistema 118) commenta all'Adnkronos Salute il tragico incidente in cui hanno perso la vita un'infermiera, un autista soccorritore e un medico, insieme al paziente 85enne che veniva trasportato nell'ambulanza. "Ancora una strage dei 'salvavita' dimenticati", tuona.

Quanto accaduto "richiama l'attenzione sulla necessità di considerare il rischio oggettivo a cui vanno incontro gli operatori del 118, a cui noi andiamo incontro", dice Balzanelli che nel momento in cui parla è in viaggio proprio a bordo di un'auto medica. "Andando ad alta velocità per fare presto, per arrivare prima e salvare una vita in più - spiega - noi siamo oggettivamente esposti a un rischio ambientale e a rischi anche mortali, come dimostra in tutta la sua drammaticità l'incidente di ieri. Tutto questo deve essere riconosciuto sul piano di un'indennità specifica di rischio ambientale. L'abbiamo ad alta voce sollecitato a diversi governi, a più riprese. E' dal 2017 che incessantemente chiediamo che venga riconosciuto questo rischio ambientale e di morte a cui non è soggetto nessuno dei nostri colleghi ospedalieri. Perché noi siamo quelli che corrono sotto la pioggia o con la neve, quelli che vanno negli ambienti ostili, che scendono nelle scarpate, si arrampicano sulle montagne, si calano dai verricelli degli elicotteri".

Eppure, incalza il presidente di Sis118, "non siamo stati mai presi in considerazione ogni qualvolta si è trattato di riconoscere agli operatori della sanità un'incentivazione. Siamo stati ignorati, ma il 118 dimostra che in servizio non si risparmia e i fatti di cronaca dimostrano che gli operatori del 118 muoiono in servizio. Tutto questo pare non interessare. Allora io richiamo fortemente e con urgenza l'attenzione del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del ministro della Salute Orazio Schillaci, per una riforma legislativa che rinforzi il 118, che dia tranquillità e sicurezza e soprattutto valorizzi noi salvavita dimenticati".

"Quello di Urbino non è il primo incidente e non sarà l'ultimo. Siamo stanchi di essere i salvavita dimenticati - ripete Balzanelli - E chiediamo in ultimo anche un rinforzo che contempli un aumento del numero dei mezzi. Un numero che deve essere proporzionato alle richieste oggettive inoltrate dalla popolazione e che deve fare i conti con la variabile del tempo. Non basta infatti avere i mezzi. Questi devono arrivare subito, quando serve. Vanno considerati anche i problemi legati alla viabilità, all'orografia e al drammatico fenomeno che abbiamo visto durante la pandemia di Covid, ma del quale non ci siamo liberati, del blocco delle ambulanze sulle rampe di pronto soccorso. Un blocco che 'sequestra' una quota rilevante delle nostre flotte. E' quella che noi chiamano la 'barellopoli': si usano le nostre ambulanze come posti letto provvisori, perché mancano gli spazi e perché c'è un disastro gestionale a valle".

Tutto questo, evidenzia il presidente della Sis118, "deve essere preso in esame e rapidamente corretto con una nuova riorganizzazione complessiva, anche del pronto soccorso. Non è possibile amputare funzionalmente e strutturalmente il 118, con decine di mezzi che rimangono sulle rampe e con i pazienti che stanno ore ad aspettare, privando nel frattempo chi ha bisogno di un soccorso in tempi rapidi. Si creano così tensioni e condizioni ad altissimo rischio, che si sovrappongono ai rischi oggettivi della strada e della viabilità. Purtroppo poi chi ne fa le spese, oltre ai cittadini, sono gli operatori".

Oggi, conclude Balzanelli, "piangiamo i nostri colleghi morti e ci stringiamo alle famiglie nel loro dolore, ma allo stesso tempo chiediamo fortemente una riforma legislativa che verta sul concetto di potenziare capillarmente il sistema 118 e restituire dignità. Quegli stessi operatori che durante la pandemia la gente definiva eroi, esponendo striscioni e arcobaleni sui balconi, oggi devono essere tutelati. Perché, se si continua a girare la testa dall'altra parte, i salvavita poi se ne vanno e alla fine avremo un 118 senza sanitari".

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Cronaca

Incidente sulla Palermo-Sciacca, scontro tra due auto: 3...

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Le vittime sono due uomini e una donna tra cui i genitori dei piccoli

Autoambulanza - Fotogramma

Tragedia lungo la statale Palermo-Sciacca, dove nella mattina di oggi, 12 ottobre, in uno scontro frontale tra due auto, una Toyota Rav 4 e una Mercedes, sono morte tre persone, due uomini e una donna, mentre tre bimbi sono rimasti feriti.

L'impatto violentissimo si è verificato alle 8 di mattina all'altezza del chilometro 13, nel territorio di Monreale (Palermo). Nello schianto a perdere la vita sul colpo sono stati i genitori dei bambini, un uomo di 40 anni e la moglie di 42 di origini tunisine e un palermitano di 51 anni. Per estrarre i loro corpi dalle lamiere delle auto è stato necessario l'intervento dei vigili del fuoco.

I bambini di 4, 6 e 8 anni sono stati trasferiti in codice rosso all'ospedale Di Cristina, dove i medici li hanno intubati. Sulla vicenda indagano i carabinieri.

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Cronaca

Covid, più rischi di infarto e ictus fino a 3 anni dopo la...

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Ma secondo la ricerca finanziata dagli Nih Usa sul periodo pre-vaccini, c'è un gruppo sanguigno che sembra proteggere da effetti gravi

Attacco di cuore -

Il Covid ha aumentato significativamente il rischio di infarto, ictus e morte fino a 3 anni dopo l'infezione. In particolare dopo una forma grave, tra le persone che hanno contratto il ceppo originale di Sars-CoV-2 durante la prima ondata, prima dell'arrivo dei vaccini. E' la conclusione di uno studio finanziato dai National Institutes of Health (Nih) americani e pubblicato sulla rivista 'Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology', dal quale emerge anche un'altro dato: le persone con gruppo sanguigno 0 sembrerebbero più protette dagli effetti gravi di Covid-19.

Ricerche precedenti hanno già indicato una maggiore probabilità di eventi cardiovascolari dopo un'infezione Covid, ricordano gli Nih. Ma i nuovi risultati, precisa l'agenzia governativa, sono i primi a suggerire che questo rischio aumentato potrebbe durare fino a 3 anni dopo il contagio, almeno per le persone che si sono infettate nel corso della prima ondata. Il nuovo lavoro, aggiungono gli Nih, è anche il primo a dimostrare che la maggiore probabilità di infarto e ictus dopo una forma grave di Covid-19 potrebbe avere una componente genetica relativa al gruppo sanguigno. Gli autori hanno infatti osservato che un ricovero per Covid ha più che raddoppiato il rischio di infarto o ictus tra i pazienti con sangue dei gruppi A, B o AB, ma non in quelli di gruppo 0. Questo perché avere sangue di gruppo 0 sembra associarsi a un rischio inferiore di Covid grave.

Lo studio ha coinvolto 10mila pazienti della Uk Biobank, di età compresa fra 40 e 69 anni, di cui 8mila avevano avuto una positività al coronavirus pandemico e 2mila erano stati ricoverati in ospedale per Covid-19 grave, tra il primo febbraio e il 31 dicembre 2020. Nessuno era stato vaccinato contro Covid, perché i vaccini allora non erano ancora disponibili. I due gruppi sono stati confrontati con un terzo, composto da quasi 218mila persone che in quel periodo non erano state contagiate da Sars-CoV-2. I ricercatori hanno quindi monitorato i pazienti dei primi due gruppi dal momento della diagnosi di Covid-19 fino allo sviluppo di infarto o ictus, o alla morte, per quasi 3 anni. Considerando le persone con cardiopatia preesistente, pari a circa l'11% in entrambi i gruppi, gli scienziati hanno calcolato che - rispetto a chi non aveva mai avuto Covid - il rischio di infarto, ictus e morte era 2 volte più alto tra chi era stato infettato e 4 volte maggiore tra chi aveva avuto una forma grave, da ricovero in ospedale. Per tutti i 3 anni di follow-up, inoltre, la probabilità di un evento cardiovascolare maggiore restava significativamente più alta nelle persone che avevano avuto Covid, rispetto ai controlli. In alcuni casi, il pericolo di infarto o icuts era paragonabile a quello conferito da un fattore di rischio cardiovascolare noto, come il diabete di tipo 2, o addirittura superiore.

"Questo studio getta nuova luce sui potenziali effetti cardiovascolari a lungo termine di Covid-19", che rappresenta "una minaccia per la salute pubblica ancora incombente", afferma David Goff, direttore della Divisione di Scienze cardiovascolari del National Heart, Lung and Blood Institute, parte degli Nih "Questi risultati, soprattutto se confermati da un follow-up a lungo termine - aggiunge - supportano gli sforzi per identificare strategie efficaci di prevenzione delle malattie cardiache per i pazienti che hanno avuto una forma grave di Covid-19. Ma serviranno altri studi per dimostrarne l'efficacia".

"Considerando che oltre 1 miliardo di persone in tutto il mondo hanno già contratto l'infezione" da Sars-CoV-2, "le implicazioni per la salute cardiaca globale sono significative", avverte Hooman Allayee, professore di Scienze della popolazione e della salute pubblica alla University of Southern California, Keck School of Medicine di Los Angeles, responsabile dello studio. "La questione, ora - sottolinea - è capire se Covid-19 grave debba essere considerato un altro fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, proprio come il diabete di tipo 2 o la malattia arteriosa periferica".

Gli autori puntualizzano che i risultati del lavoro si applicano principalmente alle persone che sono state infettate da Sars-CoV-2 all'inizio della pandemia, mentre non è chiaro se il rischio di malattie cardiovascolari persista o possa persistere in chi si è ammalato gravemente di Covid dal 2021 a oggi. Gli scienziati spiegano anche che i risultati andranno confermati con ulteriori indagini su una popolazione etnicamente più differenziata da quella della Uk Biobank. Infine, poiché i partecipanti allo studio non erano vaccinati, saranno necessarie future ricerche per determinare se lo stato vaccinale influenza o meno il rischio cardiovascolare da Covid. Serviranno poi studi sul legame tra infezione e gruppo sanguigno, perché il meccanismo di interazione gene-virus resta poco chiaro.

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Cronaca

Treni, da oggi sciopero nazionale di 24 ore: Frecce,...

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Possibili cancellazioni totali e parziali dei treni, l'invito a riprogrammare i viaggi. Orari, treni garantiti, come chiedere il rimborso

Sciopero treni  - Fotogramma

Sciopero nazionale dei treni oggi, sabato 12 ottobre. Lo stop durerà 24 ore. Proclamato da alcune sigle sindacali autonome, lo sciopero del personale del Gruppo FS Italiane inizierà dalle ore 21 di oggi e terminerà alle ore 21 di domani, domenica 13 ottobre.

Frecce, Intercity e regionali a rischio

Lo sciopero - fa sapere il gruppo Fs - potrebbe avere un impatto significativo sulla circolazione ferroviaria e comportare cancellazioni totali e parziali di Frecce, Intercity e treni del Regionale di Trenitalia. Gli effetti, in termini di cancellazioni e ritardi, potranno verificarsi anche prima e protrarsi oltre l’orario di termine della protesta sindacale.

Trenitalia, tenuto conto delle possibili importanti ripercussioni sul servizio, invita i passeggeri a informarsi prima di recarsi in stazione e, ove possibile, a riprogrammare il viaggio. Informazioni su collegamenti e servizi attivi sono disponibili attraverso l’App Trenitalia, la sezione Infomobilità del sito web trenitalia.com, i canali social e web del Gruppo Fs Italiane, il numero verde gratuito 800 89 20 21, oltre che nelle biglietterie e negli uffici assistenza delle stazioni ferroviarie, le self-service e le agenzie di viaggio convenzionate.

Servizi minimi e treni garantiti

Nelle giornate di sciopero Trenitalia assicura servizi minimi di trasporto, riportati di seguito, predisposti a seguito di accordi con le organizzazioni sindacali, ritenuti idonei dalla Commissione di Garanzia per l'attuazione della Legge 146/1990.

I treni che si trovano in viaggio a sciopero iniziato arrivano comunque alla destinazione finale se è raggiungibile entro un'ora dall'inizio dell'agitazione sindacale; trascorso tale periodo, i treni possono fermarsi in stazioni precedenti la destinazione finale. Qui i treni garantiti in caso di sciopero.

Come chiedere il rimborso

I viaggiatori, che intendono rinunciare al viaggio, possono chiedere il rimborso a partire dalla dichiarazione di sciopero:

- fino all’ora di partenza del treno prenotato, per i treni Intercity e Frecce;

- fino alle ore 24:00 del giorno antecedente lo sciopero stesso, per i treni Regionali;

In alternativa possono riprogrammare il viaggio, a condizioni di trasporto simili, non appena possibile, secondo la disponibilità dei posti.

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