Esteri
Strage 7 ottobre 2023, ecco come Hamas ha ingannato Israele
Dal gruppo palestinese una strategia chiara, basata sulla dissimulazione delle proprie reali intenzioni
Una strategia chiara basata sulla dissimulazione delle proprie reali intenzioni. Le migliaia di miliziani di Hamas che lo scorso 7 ottobre hanno fatto strage in Israele, uccidendo circa 1.200 persone, hanno seguito un piano ben preciso e basato sul far credere che dalla Striscia di Gaza non sarebbero più arrivati pericoli su larga scala per lo Stato ebraico. "Hamas ha cullato Israele in un falso senso di calma", scrive il Washington Post, spiegando, a due mesi dal massacro, come sia stato possibile che i vertici degli apparati di intelligence e militari israeliani siano rimasti completamente spiazzati dall'azione del gruppo palestinese.
Ufficiali dell'intelligence israeliana, citati dal quotidiano Usa di area conservatrice, hanno sostenuto in un briefing che Hamas abbia trascorso anni a pianificare il suo assalto a Israele, elaborando piani di battaglia basati su materiali open source e intelligence di alto livello. Secondo il giornale, infatti, la sofisticatezza dell'attacco e l'evidenza di una pianificazione strategica a lungo termine hanno messo in evidenza da una parte la capacità dell'apparato di intelligence di Hamas e, dall'altra, l'autocompiacimento della tanto decantata sicurezza dello Stato israeliano.
Anche il luogo dove si è tenuto il briefing a cui il Washington Post ha partecipato è significativo: il quartier generale di Amshat, un'unità dell'intelligence precedentemente incaricata di raccogliere documenti e altro materiale tecnico rilevante per la guerra, poi smantellata cinque anni fa e infine riattivata in tutta fretta dopo i fatti del 7 ottobre. "Israele, in sostanza, aveva deciso che la guerra era finita", ha detto una persona che ha familiarità con l'unità, parlando a condizione di anonimato.
Per anni Hamas aveva fatto credere a Israele di essere più interessata a una crescita economica della Striscia che a una ripresa del conflitto. Nel 2021, ad esempio, si era astenuta dal lanciare razzi contro Israele, rimanendo in disparte mentre la Jihad islamica palestinese scatenava un conflitto di breve durata con Tel Aviv. Funzionari di Hamas avevano persino fornito a Israele informazioni sulla Jihad Islamica per rafforzare l'impressione che fossero interessati a collaborare.
E invece, come è stato dimostrato, molti dei 3mila combattenti che hanno preso d'assalto Israele avevano con loro mappe dettagliate delle basi militari, piani di battaglia con istruzioni specifiche, alcuni dei quali prevedevano di colpire basi militari a nord fino a Rehovot e a est fino a Beersheva, così come due punti - nome in codice punti 103 e 106 - nelle acque del Mar Mediterraneo. Non è chiaro se l'obiettivo fossero gli impianti per la produzione di gas naturale offshore.
Tuttavia nell'esercito israeliano ci sono stati analisti che da tempo avvertivano che Hamas stava lavorando a un'infiltrazione senza precedenti via terra, aria e mare. Alcuni di loro avevano messo in guardia da mesi, in alcuni casi da più di un anno, che i militanti islamisti non stavano semplicemente effettuando esercitazioni oltre il confine di Gaza, come avevano affermato molti leader delle Idf, ma stavano preparando attivamente la loro più grande operazione militare mai vista.
Un documento delle Idf - nome in codice 'Muro di Gerico', composto da più di 30 pagine - venne presentato nel maggio 2022 ad Aharon Haliva, il capo dell'intelligence delle Idf, e a Eliezer Toledano, il capo del comando meridionale delle forze israeliane, secondo quanto riferito dal Nyt. Il dossier non specificava una data per l'attacco, ma metteva in guardia da un possibile assalto di sabato o in occasione di una festività ebraica, quando meno soldati sarebbero stati a guardia del confine. Ad aprile poi alcune unità dell'esercito aveva emesso un allarme interno sul rischio infiltrazione di Hamas con centinaia di militanti nei kibbutz vicino alla Striscia di Gaza. Ad agosto, settimane prima dell'attacco, nuove informazioni di intelligence indicavano un attacco imminente.
Sempre negli ultimi mesi, poi, erano state organizzate grandi manifestazioni presso la barriera di Gaza per abituare i militari israeliani alla vista di folle al confine e, più in generale, "per cullare Israele nell'autocompiacimento", ha detto Miri Eisin, ex dirigente dell'intelligence delle Idf.
Secondo Eisin, "c'erano piani presi molto sul serio: ma erano al nord, con Hezbollah". Gli avvertimenti erano stati tutti ignorati e le comunità sul lato israeliano del confine non sono mai state informate. "Pensare che ci fossero informazioni e che non ci sono state comunicate è più di una svista, è un tradimento - ha detto Rami Samuel, uno degli organizzatori del Nova Music Festival - Una svista non può costare la vita a 1.200 persone".
Esteri
Pagati per dimagrire, il ‘metodo’ per...
Lo studio è stato condotto su tre gruppi di uomini
I soldi fanno i miracoli, anche contro l'obesità. E' quanto ha scoperto uno studio, condotto dall’Università scozzese di Stirling, da cui emerge che offrire incentivi finanziari è efficace nell’aiutare gli uomini a perdere peso.
“La ricerca ha dimostrato che offrire incentivi in denaro era un modo popolare ed efficace per aiutare gli uomini a perdere peso" ha detto il professor Pat Hoddinott dell’Unità di ricerca dell’Università di Stirling. "Questa iniziativa rappresenterebbe una soluzione a basso costo da offrire al servizio sanitario nazionale per agli uomini con problemi di obesità".
Lo studio
Sono stati 585 uomini con il problema dell'obesità che hanno preso parte alla ricerca. Tre gruppi, provenienti da Scozia, Inghilterra e Irlanda del Nord. Al primo gruppo sono state offerte 400 sterline pari a poco più di 466 euro se fossero riusciti a dimagrire, ai secondi solo messaggi di incoraggiamento e ai terzi nulla. L'obiettivo era perdere il 5% del proprio peso in tre mesi, il 10% in sei e mantenere per 12 mesi quello che avevano perso. La ricerca ha rilevato che dopo un anno gli uomini che ricevevano sia messaggi di testo che l’opportunità di ricevere denaro perdevano più peso.
Esteri
Chico Forti non è più in carcere a Miami, in Italia nelle...
Siglato l'accordo con il giudice federale per scontare il resto della pena nel nostro Paese
Chico Forti non è più detenuto in carcere a Miami e nelle prossime settimane è atteso il rientro in Italia del 65enne trentino, condannato all'ergastolo in Florida per l'omicidio di Dale Pike, avvenuto il 15 febbraio del 1998. L'autorizzazione al trasferimento era stata annunciata dalla premier Giorgia Meloni durante la sua visita a Washington il primo marzo scorso. Nella scheda di Forti del Florida Department of Correction, alla data di inizio custodia, il 7 luglio 2000, è stata aggiunta quella di ieri, indicata come data del rilascio.
Nelle ultime ore, infatti, a Miami si è tenuta l'udienza in cui Forti ha siglato l'accordo con il giudice federale statunitense per scontare il resto della pena in Italia, dove la corte d'Appello di Trento ha già convertito nelle scorse settimane la sentenza statunitense. È l'ultimo passaggio prima del rientro. Nel frattempo Forti è trattenuto dall'Immigration and Customs Enforcement. Secondo fonti a lui vicine, nel giro di due o tre settimane dovrebbe riuscire a essere trasferito in Italia.
Lo zio: "Forse l'incubo finisce davvero"
"Dopo quasi 25 anni passati sulla porta dell'abisso e dell'inferno, forse stavolta l'incubo finisce davvero", dice all'Adnkronos Gianni Forti, zio di Chico, commentando il trasferimento del nipote dal carcere statale di Miami dove è detenuto per omicidio.
"La situazione al momento è questa, Chico ha lasciato il carcere statale e adesso è in una struttura federale per l'immigrazione, sotto custodia e sempre a Miami. Adesso avrà corso la convenzione di Strasburgo e dovrà rientrare a quelle condizioni".
Esteri
Europee, Ilaria Salis spera in Strasburgo – Ascolta
Le elezioni europee dell’8-9 giugno potrebbero essere decisive non solo per il futuro dell’Ue, ma anche per quello di Ilaria Salis, l’insegnante originaria di Monza che è in carcere da un oltre un anno in Ungheria, accusata di avere aggredito degli estremisti di destra in occasione del Tag der Ehre, il Giorno dell’Onore.