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Fedez denuncia hater per minacce a Leone: “Una promessa è una promessa”

Il rapper pubblica la foto dell'atto dopo il post pubblicato domenica su X

La denuncia presentata da Fedez

"Una promessa e una promessa". Detto, fatto. Fedez denuncia l'hater che su X ha pubblicato un post di pessimo gusto con un messaggio riferito al figlio Leone. Il bambino, sabato, prima del match Milan-Frosinone ha accompagnato in campo Theo Hernandez, esterno rossonero. Leone, come mostrano i video pubblicati dal padre, è apparso emozionato e teso in campo. Avrebbe dovuto alzare la maglia del Frosinone e mostrare quella del Milan, come concordato con il papà prima della 'missione', ma l'emozione ha avuto il sopravvento. La Lega di Serie A ha evidenziato la presenza in campo del figlio di Fedez con un post su X dedicato ad un "accompagnatore speciale". Il messaggio è stato giudicato inopportuno da molti utenti, che hanno stigmatizzato il trattamento riservato dalla Lega solo ad uno dei bambini presenti sul terreno di gioco.

Il peggio, però, è stato senz'altro rappresentato dai post che hanno preso di mira il figlio di Fedez e di Chiara Ferragni con messaggi vergognosi, stigmatizzati dal papà. Il riferimento è in particolare ad un post che mostrvaa Theo Hernandez e Leone con la domanda 'avete solo un proiettile, a chi sparate?'. "Sono perfettamente cosciente del fatto che su Twitter ci sia questo giro di tifosi che si divertono a fare battute sul mio tumore al pancreas e ad augurarmi la morte. Continuate pure a farlo, perché onestamente non me ne frega un cazzo. Però nel momento in cui toccate i miei figli - dice il rapper - allora avete un problema, un problema bello grande. Ve ne accorgerete, non vi preoccupate. Poi posterò il nome di questa persona e di tutti quelli che hanno risposto che sparerebbero a mio figlio", ha detto Fedez domenica. Oggi, il rapper è passato dalle parole ai fatti e ha pubblicato su Instagram e su X la foto della denuncia. L'utente autore del post, intanto, si è cancellato dal social.

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Sostenibilità

Manovra, Assotermica: errore eliminare caldaie a...

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L’industria del riscaldamento italiana occupa più 10mila addetti e genera un fatturato di circa 3 miliardi di euro oltre a un indotto di migliaia di imprese medio-piccole della filiera impiantistica

Manovra, Assotermica: errore eliminare caldaie a condensazione da incentivazione

L’industria del riscaldamento, una realtà italiana che occupa più 10mila addetti e genera un fatturato di circa 3 miliardi di euro, oltre a un indotto di migliaia di imprese medio-piccole della filiera impiantistica, chiede al governo di "non approvare una modifica legislativa alla legge di Bilancio che escluderebbe le caldaie a condensazione dalle prossime misure d’incentivazione. Diversamente, si minerebbe il percorso di transizione energetica del nostro Paese, che vede tra i propri pilastri la riqualificazione del patrimonio edilizio nazionale, oltre a indebolire un comparto di eccellenza che può offrire soluzioni utili alla decarbonizzazione". E' quanto si legge in una nota di Assotermica - Associazione produttori apparecchi e componenti per impianti termici.

"Le abitazioni esistenti sul nostro territorio sono circa 31 milioni, il 50% di queste è nelle classi energetiche più basse e solo in piccola parte sono già pronte ad accogliere tecnologie alternative, sia per questioni tecniche sia perché di proprietà di nuclei familiari che non possono permettersi soluzioni che richiedono un investimento iniziale importante. Per questo motivo le caldaie a condensazione risultano essere ancora la soluzione ottimale per un’ampia fetta di utenti per ridurre consumi energetici ed emissioni inquinanti", avverte l'associazione.

Quindi "eliminare l’ecobonus per questi apparecchi significherebbe escludere larga parte delle famiglie italiane, soprattutto le meno abbienti, dalla possibilità di efficientare e rendere più sostenibili i propri sistemi di riscaldamento, ridurre drasticamente il potenziale di efficientamento del patrimonio edilizio e al contempo danneggiare un settore che da sempre investe in innovazione e che contribuisce alla crescita economica dell’Italia". Inoltre, "la modifica penalizzerebbe tutti gli utenti che si ritrovano a dover sostituire un generatore guasto nel mezzo della stagione termica e che non avrebbero i tempi tecnici per poter pianificare il passaggio ad un’altra tecnologia".

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Economia

Sostenibilità, appello di Ecopneus: fare sistema per...

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Dal 2011 ha raccolto e avviato al recupero oltre 2,8 milioni di tonnellate di Pfu

Sostenibilità, appello di Ecopneus: fare sistema per superare le sfide del settore dei Pfu

Italia tra i Paesi leader in Europa nel settore del riciclo, grazie a una filiera industriale in grado di generare valore. Un esempio è rappresentato dalla gestione degli Pneumatici Fuori Uso (Pfu), una filiera che in Italia ha consolidato processi virtuosi di raccolta, trattamento e trasformazione, con applicazioni industriali delle materie prima seconde derivanti dal riciclo degli pneumatici a fine vita che spaziano dagli asfalti modificati alle superfici sportive.

In Italia, Ecopneus, realtà attiva nella raccolta, nel tracciamento e nella valorizzazione degli pneumatici a fine vita, dal 2011 ha raccolto e avviato al recupero oltre 2,8 milioni di tonnellate di Pfu, superando regolarmente i target di legge e supportando lo sviluppo innovativo, tecnologico ed economico dell'intera filiera. Il settore coinvolge, infatti, un'ampia rete di imprese specializzate che operano in tutte le fasi del processo, dalla raccolta alla produzione di nuovi materiali; nel solo 2023, le attività legate alla gestione dei Pfu hanno generato un valore economico complessivo di 44,4 milioni di euro, contribuendo a sostenere l'occupazione in un settore ad alta specializzazione. Inoltre, il risparmio derivante dalla riduzione delle importazioni di materiali vergini è stato stimato in circa 81 milioni di euro, dimostrando come un sistema integrato di riciclo possa rappresentare un potente driver di competitività economica.

Ampliare questi benefici, alimentare lo sviluppo economico e tecnologico del settore e promuovere un sistema nazionale di gestione dei Pfu basato su una visione industriale e coordinata. Questo l'obiettivo che Ecopneus al fine di rafforzare il mercato del riutilizzo delle materie prime seconde (Mps), garantendo elevati standard qualitativi grazie ai criteri del decreto End of Waste (EoW). Nell’attuale scenario operativo, la frammentazione delle azioni rischia, tuttavia, di indebolire il percorso verso una piena economia circolare per i Pfu, limitando la capacità di sviluppare opportunità innovative anche in Italia. Un esempio emblematico - osserva Ecopneus - è il riciclo chimico tramite pirolisi, già una realtà consolidata in diversi Paesi del Nord Europa, come la Svezia, ma ancora poco esplorato nel nostro contesto.

Secondo Giuseppina Carnimeo, direttore generale di Ecopneus, “per superare questi ostacoli, ci stiamo impegnando a costruire una sinergia con altri attori della filiera, ridurre la frammentazione del sistema e affrontare le sfide del settore con una strategia condivisa, capace di trasformare i Pfu in una risorsa chiave per lo sviluppo industriale e ambientale del Paese”. Da qui la richiesta di Ecopneus di un approccio coordinato per rafforzare il mercato delle materie prime seconde.

Una sfida per la competitività, dunque, ma anche per l’eco-sostenibilità. Qualche dato: nel 2023, le attività di recupero dei Pfu hanno evitato l'emissione di 297mila tonnellate di CO2 equivalente e il consumo di 1,2 milioni di metri cubi di acqua, oltre a risparmiare 274mila tonnellate di risorse minerali e fossili.

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Cronaca

La nascita di un figlio è la seconda causa di povertà, ma...

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Dati, analisi e proposte dagli Stati generali della Natalità a Milano

La nascita di un figlio è la seconda causa di povertà, ma 70% dei bimbi sogna di averne uno

Oltre 50 appuntamenti in giro per l'Italia. Obiettivo: portare il tema della natalità in cima alle agende di tutti. Circa 24mila Km percorsi per lanciare un allarme: dal 2008 al 2023 le nascite sono diminuite di quasi 200mila unità, parliamo del -34%. E anche quest'anno, come sottolinea Francesco Maria Chelli, presidente dell'Istat, si registra un altro triste record: "secondo i dati relativi al periodo gennaio-luglio, le nascite sono ben 4600 in meno rispetto allo scorso anno".

Il guanto di sfida... la nascita di un figlio è la seconda causa di povertà...

Gli Stati Generali della Natalità, approdati oggi a Palazzo Lombardia di Milano, si pongono l'obiettivo di discutere per trovare soluzioni a questa problematica. Gigi De Palo, fondatore e presidente della Fondazione per la Natalità, lo dice senza mezzi termini: il punto non "è imporre" ma dare la possibilità a chi desidera avere figli di farlo, realizzando i propri sogni: è una questione di libertà". Oggi, aggiunge, la nascita di un figlio è la seconda causa di povertà.

Tassare il reddito disponibile..

Una delle proposte avanzate dalla Fondazione riguarda il quoziente familiare, mentre il ministro Giorgetti, oltre ad avanzare una proposta sull'agenzia della natalità sottolinea che la cosa giusta da fare non è tassare il reddito nominale, ma il reddito disponibile, dato che una famiglia numerosa ha un reddito inferiore a quello di un single.

Le aziende devono fare la loro parte

L'aspetto fiscale è solo uno degli elementi di un quadro molto più ampio: di fronte a una sfida così complessa, osserva il governatore della Lombardia Attilio Fontana, è necessario il contributo di tutti, a partire dalle aziende. "Per esempio, attraverso strumenti di flessibilità come lo smart working". Un approccio olistico, aggiunge, che unisca istituzioni, imprese e mondo del volontariato: "Noi, con le nostre politiche, stiamo facendo la nostra parte: come nel caso degli asili nido gratuiti, ampliando la platea dei beneficiari. Stiamo anche sostenendo i centri per la famiglia gestiti da comuni e aziende sanitarie, e abbiamo attivato 13 reti territoriali per la conciliazione tra lavoro e famiglia".

Le mamme che lavoravano prima del parto: il 28% ha lasciato la propria occupazione..

Su questo punto i dati confermano una separazione netta tra aspettative e realtà, soprattutto per le donne: quelle con almeno un figlio che non hanno mai lavorato in Italia sono l'11,1% contro la media Ue del 3,7%. Non solo. Tra le mamme che lavoravano prima del parto il 28% ha lasciato la propria occupazione, mentre il 27% è passata al part-time.

Quasi il 70% dei bambini sogna di avere figli

Sono tanti i fattori che incidono sulla natalità, fattori economici, di conciliazione vita-lavoro, altri strettamente legati a dinamiche famigliari. "Eppure - chiosa il presidente dell'Istat - un segnale positivo va dato: in un'indagine che abbiamo svolto, quasi il 70% dei bambini intervistati dice che vorrà avere figli: alcuni addirittura più di due. Per combattere il fenomeno della denatalità sarà necessario accompagnare questi desideri".

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