

Politica
La Russa: “Volevo fare ministro sport per andare...
La Russa: “Volevo fare ministro sport per andare contro la Juve…”
"Non sono andato a Torino ieri, dopo che ci hanno rubato uno scudetto, con il rigore negato a Ronaldo"

"Volevo fare una cosa diversa, volevo fare il ministro dello Sport, così mi sarei riposato e anche divertito". Lo ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ospite di Italia Direzione Nord-Riflessioni sulla Leadership, presso la Fondazione Stelline di Milano. "Giorgia Meloni mi ha detto di no e ho fatto il presidente del Senato", aggiunge. "Ma -aggiunge con una battuta- non lo volevo fare per l'Inter, come ha detto Giorgia, ma per andare contro la Juve...".
Ieri Juve e Inter hanno pareggiato 1-1 nel big match della 13esima giornata della Serie A. "Non sono andato a Torino, dopo che ci hanno rubato uno scudetto, con il rigore negato a Ronaldo, una cosa che solo la Juve di allora poteva fare...", aggiunge. "Dico che, soprattutto nel secondo tempo, ho visto troppo timorose tutte e due le squadre, sarebbe piaciuto un po' più di coraggio da parte delle due compagini". "Io scaramantico? Vedo la partita con mio figlio Lorenzo, se sono con lui è difficile che perdiamo...", conclude.
Politica
Caso Cospito, opposizioni chiedono testa di Delmastro:...

Il sottosegretario alla Giustizia sarà processato per rivelazioni del segreto d'ufficio in relazione al caso dell'anarchico. La premier difende il fedelissimo e chiede ai suoi di fare quadrato

L'opposizione reclama le sue dimissioni, ma Giorgia Meloni lo blinda. Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, sarà processato per rivelazioni del segreto d'ufficio in relazione al caso dell'anarchico Alfredo Cospito: la decisione è stata presa dal gup di Roma, Maddalena Cipriani dopo due ore di udienza, a conferma della scelta fatta a luglio dal gip Emanuela Attura. La notizia del rinvio fa suonare il campanello d'allarme a Palazzo Chigi, anche perché subito Pd, M5S e Avs alla Camera chiedono la 'testa' dell'esponente di governo in Via Arenula. Meloni, però, non ci sta, difende il suo fedelissimo e invita i suoi parlamentari a far quadrato attorno a lui.
FdI fa quadrato, le reazioni a Via della Scrofa
Dalle parti di Via della Scrofa ci tengono a sottolineare che l'operato della magistratura va rispettato ma lasciano chiaramente intendere che c'è qualcosa che non va se Delmastro viene rinviato a giudizio dopo la richiesta di non luogo a procedere da parte della Procura di Roma. Se il procuratore aggiunto Ielo chiede il proscioglimento e poi Delmastro viene processato, vuol dire che ci sono due linee diverse, fatevi una domanda e datevi una risposta, dice a mezza bocca un big meloniano in Transatlantico, a Montecitorio, alzando le braccia.
"Credo sia inconsueto il rinvio a giudizio dopo la richiesta di non procedere da parte del pubblico ministero", taglia corto Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Attuazione del programma e uno degli uomini più vicini alla Meloni, replicando al Pd che ha chiesto una mozione di sfiducia per Delmastro: "I dem - spiega all'Adnkronos Fazzolari - hanno tutto il diritto di presentare una mozione di sfiducia, è nelle loro possibilità. Ma ovviamente la sfiducia a Delmastro finirà in un nulla di fatto, perché il sottosegretario otterrà la piena fiducia da parte del Parlamento". Fazzolari però glissa quando gli viene chiesto se la decisione del gup su Delmastro sia da leggere come un nuovo 'round' del burrascoso rapporto tra magistratura e governo.
Sulla stessa linea Tommaso Foti: "Siamo vicini personalmente e come gruppo parlamentare all'amico Andrea nella certezza che in sede processuale dimostrerà l'infondatezza delle accuse rivoltegli". Il capogruppo di Fdi alla Camera avverte: "Se basta un rinvio a giudizio per rianimare i mai sopiti animi dei giustizialisti in servizio permanente effettivo, siamo fieri di essere schierati sul fronte opposto di una sinistra priva di idee e dei principi fondamentali dello Stato di diritto...".
Foti non le manda a dire al Pd: "Quanto alla riesumazione di una mozione con cui si vorrebbe che il presidente del Consiglio chiedesse le dimissioni di Delmastro, siamo disponibili a discuterla anche domani, ma i megafoni della Schlein stiano tranquilli che cadrà in un nulla di fatto, avendo il sottosegretario la piena fiducia del Parlamento". E se, a taccuini chiusi, c'è chi non disdegna l'espressione 'giustizia a orologeria', ufficialmente i meloniani smentiscono il tentativo di ricondurre il rinvio a giudizio di Delmastro all'allarme sull'opposizione giudiziaria al governo di centrodestra lanciato da Guido Crosetto. E' lo stesso ministro della Difesa a 'smontare' questo collegamento: "Io parlavo di tutt'altro, di una questione di principio non di casi specifici...".
Le opposizioni chiedono con forza un chiarimento, in sede parlamentare, del titolare della Difesa, per le dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera lo scorso 26 novembre: "Le opposizioni mi hanno chiesto di riferire in Antimafia o al Copasir. Ho dato la disponibilità e poi mi hanno detto che non andava bene. Ora c'è un'altra richiesta urgente (non so da che gruppo) e, appena tornerò dall'estero, andrò a rispondere", ribadisce all'Adnkronos il ministro in quota Fdi.
Delmastro e il sostegno degli alleati
Delmastro incassa anche il sostegno degli alleati. Da Napoli, in serata, fa sentire la sua voce il vicepremier e numero uno azzurro Antonio Tajani che risponde al Pd: "Ogni giorno chiedono le dimissioni di qualcuno. Le dimissioni sono una cosa seria. Nel sistema italiano e in qualsiasi democrazia liberale si è innocenti finché non c'è una condanna definitiva, qui addirittura c'è stato un confronto tra la procura e il magistrato che ha chiesto il rinvio a giudizio, quindi figuriamoci. Ci sono opinioni diverse, io sono garantista per chiunque, a qualsiasi forza politica appartenga, sia esso mio alleato o mio avversario politico...". "Delmastro non si deve dimettere, ci sarà un giudizio e poi si vedrà", assicura Raffale Nevi, portavoce nazionale di Fi.
Arriva anche la solidarietà anche dalla Lega. Matteo Salvini per ora resta in silenzio e parla il suo sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari: "Mi rammarico per la notizia del rinvio a giudizio di Andrea Delmastro. Ora il processo si svolga in tempi rapidi, nelle sedi appropriate e non sui giornali. Il garantismo è un principio assoluto e inderogabile. Spiace constatare che la sinistra lo applichi, ancora una volta, a corrente alternata".
Politica
Renzi: “Mi hanno invitato ad Atreju, vado...

Il leader di Italia Viva lancia la frecciata al Pd: "Sarei andato alla festa dell'Unità a parlare di Jobs act ma lì non mi hanno invitato..."

"Vado ad Atreju perché mi hanno invitato a parlare di giustizia, ci vado volentieri, senza problemi. Sarei andato alla festa dell'Unità a parlare di Jobs act ma lì non mi hanno invitato...". Così Matteo Renzi a Metropolis, web talk del gruppo Gedi.
Il faccia a faccia tra Schlein e Meloni? "Serve più alla premier per radicalizzare lo scontro, forse anche a Elly. Ma la sinistra deve scegliere cosa fare da grande. Dopo di che in bocca al lupo a Elly Schlein, in bocca al lupo a Giorgia Meloni", dice ancora il leader di Italia Viva.
"Al momento non c'è niente in preparazione. Io non mi sottraggo mai al confronto nei luoghi opportuni", aveva spiegato sulla questione la segretaria del Pd Elly Schlein a Metropolis nel primo pomeriggio, quando le è stato chiesto se potrebbe esserci un confronto tv con Giorgia Meloni prima delle europee.
"Ho rifiutato di andare ad Atreju. Non ho ripensamenti su questa decisione. Il confronto lo vogliamo fare in Parlamento. Poi questo non vuole dire che su alcuni temi specifici non possa esserci un confronto, come sulla violenza di genere", ha detto ancora la leader dem.
Politica
Meloni: “Io leader più influente in Europa? Ho...

Dalla quarta rata del Pnrr all'occupazione, la premier ospite di 'Porta a Porta' elenca i successi del governo. E sulla mafia dice: "E' meno visibile ma fa affari, serve fermezza"

Una battuta per evitare l'autocelebrazione: secondo Politico.eu sono la leader più influente d'Europa? "Si figuri come siamo messi...". Giorgia Meloni, ospite dello speciale di Porta a Porta sulle mafie che andrà in onda stasera scherza con Bruno Vespa ma poi torna seria ed elenca uno a uno i successi che le hanno conferito la riconosciuta autorevolezza.
"Se merito" il riconoscimento "non lo posso dire. Ho smentito i pronostici, ancora una volta: quando da primo ministro sono arrivata in Europa mi si guardava come fossi una specie di marziano con le antenne, un mostro, un'impresentabile...".
"Si diceva che l'Italia sarebbe stata isolata a livello internazionale: non lo so, mi dica lei... Hanno detto che l'economia italiana sarebbe crollata: abbiamo le nostre difficoltà, ma sempre dei record occupazionali che non si erano mai visti prima abbiamo registrato nell'ultimo anno, a tutti i livelli".
"Hanno detto che avremmo perso i soldi del Pnrr: abbiamo rinegoziato il piano, preso la terza rata e stiamo prendendo la quarta rata, prima nazione europea. Ho banalmente smentito i pronostici. Come? Lavorando e dimostrando che si può essere credibili e rispettati se dici quello che pensi. Se dici anche quello che gli altri non hanno il coraggio di dire vieni rispettato molto di più", ha rimarcato la leader di Fratelli d'Italia.
La mafia, Borsellino e l'esordio in politica
Nello studio vanno in onda le immagini della strage di via D'Amelio, e sono l'occasione per Meloni per raccontare la motivazione che l'ha portata a impegnarsi in politica. "Queste immagini mi hanno portato esattamente dove sono, l'ho raccontato tante volte. E' in quel 19 luglio che ho deciso di impegnarmi in politica, perché ho pensato, davanti alle immagini di quella devastazione, che non si potesse rimanere indifferenti".
"Avevo 15 anni, mi aveva già colpito l'omicidio del giudice Falcone, il funerale. Era la prima volta che c'era stata una reazione popolare al tema della mafia" ma il delitto Borsellino "mi colpì ancora di più perché ho pensato spessissimo" che Paolo Borsellino "era perfettamente consapevole di come sarebbe andata a finire".
"E' il consenso che rende la mafia quello che è. Paolo Borsellino non poteva tornare indietro, poteva solo andare avanti per dare quell'esempio: che non si potesse dare il proprio consenso. Sono uomini che di solito si vedono nei film, in questo tempo. Persone che sanno che il loro sacrificio estremo è l'unico modo per andare avanti in quella battaglia".
"Fiera del mio primo provvedimento al governo"
"Sono estremamente fiera - rivendica la presidente del Consiglio - che il primo provvedimento di questo governo, nel primo Consiglio dei ministri da presidente del Consiglio, è stato difendere il carcere ostativo" ovvero "difendere uno degli elementi più forti della legislazione antimafia, nati sulla scorta di quelle stragi, perché altrimenti per una serie di vicissitudini rischiavamo di smontare una delle cose più efficaci di cui l'antimafia dispone".
"Oggi siamo esempio per tutti"
"Grazie a Borsellino, Falcone e tantissimi altri che andrebbero citati - sottolinea Meloni - noi una volta eravamo famosi per esportare la mafia, adesso siamo famosi perché esportiamo l'antimafia. Siamo un modello nel mondo di lotta alla mafia, ci chiamano a collaborare in tutto il mondo, dall'Europa fino all'America Latina".
I rischi di infiltrazioni con investimenti del Pnrr
"Il fatto che oggi la mafia sia meno visibile negli attentati - mette però in guardia la premier - non vuol dire che non continui a fare i propri affari. In un momento in cui abbiamo molti investimenti, come il Pnrr, bisogna essere estremamente fermi", mette in guardia. Le mafie, rimarca Meloni, usano "le nuove tecnologie, qualsiasi cosa per cui bisogna essere veloci e mettersi continuamente in discussione".