Cultura
‘One Love’, il mito di Bob Marley nel nuovo...
‘One Love’, il mito di Bob Marley nel nuovo libro di Federico Traversa
Da oggi le presentazioni a Milano, Genova, Torino, Roma e Cuneo dedicato alla "più grande rockstar del Terzo Mondo"
Si intitola 'One Love' il nuovo romanzo di Federico Traversa dedicato a Bob Marley, e pubblicato da Il Castello marchio Chinaski Edizioni. 'La più grande rockstar del Terzo Mondo', così l’autore definisce il protagonista del libro la cui vita viene affrontata con intima e sincera passione. Il musicista e attivista giamaicano, simbolo mondiale della diffusione della musica reggae, viene raccontato come fosse sempre al fianco di chi scrive. Prima il bambino povero e disagiato che cresce nel villaggio di Nine Miles a metà degli Anni ‘40. Poi il giovane musicista che muove i primi passi nel mondo della musica dei primi ’60 con gli amici Bunny Wailer e Peter Tosh e forma gli Wailers. Fino alla nascita della leggenda tra hit mondiali come 'Jamming', 'No Woman, No Cry' o 'Get Up Stand Up'.
Traversa ricostruisce in un 3D letterario tutte le vicende note e meno note che hanno portato Marley a diventare un’icona mondiale della musica prima, e un faro culturale e religioso poi. Non una fredda e sistematica biografia, ma un susseguirsi di racconti e fotografie narrative che danno vita a una figura complessa e dal profondo significato. Un viaggio che porta il lettore negli angoli più reconditi della vita di Marley e negli anfratti della cultura in cui è cresciuto, tra gli iconici dreadlocks, la passione per il calcio, le donne e la marijuana.
Un libro che nasce dalla vasta conoscenza dell'autore sul mondo reggae e sulla figura di Marley. Uno studio che viene da oltre vent'anni di esperienza sul campo, tra interviste e incontri privati coi figli di Marley e i principali esponenti mondiali del genere: da Bunny Wailer ad Alborosie passando per Capleton, Horace Andy e gli Africa Unite. Vicende come quella volta che Bob assieme Peter e Bunny rischiarono di essere sfregiati con l’acido dalla fidanzata del loro produttore storico Lee 'Scratch' Perry. Stavano litigando per una questione di soldi, poi fecero pace.
Non solo musica, ma anche gli aspetti personali di un marito e padre, che emigra negli Usa in cerca di fortuna. La profonda fede rastafariana che ha sempre contraddistinto la sua esistenza, e che lo porta col tempo a diventare lui stesso un leader spirituale e politico. La musica come veicolo di lotta contro l'oppressione politica e razziale, e il sogno di unificare tutti i popoli di origine africana. Era il 1978 e due anni prima Marley era appena stato vittima di un attentato di stampo politico. Accade che il musicista venga portato al cospetto di uno degli assalitori che avevano tentato di ucciderlo. Davanti all’uomo legato, gli mettono una pistola in mano e lo incitano a fare giustizia. Marley restituisce l’arma e se ne va.
Vicissitudini private dell’autore introducono vari capitoli del libro, dove incrocia in qualche modo la sua storia più intima con quella del musicista. Un filo narrativo immersivo che mescola tutta la passione verso Marley e il gusto della ricerca storica, tra parentesi della vita familiare e lavorativa di Traversa. Drammi e passioni dell’autore scorrono paralleli all’evolversi del protagonista, dagli albori fino alla prematura scomparsa del 1981. Anche la cura della malattia, un altro degli argomenti trattati nel libro, torna a descrivere la figura del protagonista. Pare infatti che abbia rifiutato una operazione che avrebbe potuto salvarlo o quantomeno allungargli la vita, ma lui si rifiutò per motivi religiosi. I rasta non muoiono.
Il libro sarà presentato dall’autore in una serie di appuntamenti accompagnato da ospiti speciali, ma diventerà anche uno spettacolo itinerante con reading e musica dal vivo. Stasera in Feltrinelli Duomo Milano con Bunna degli Africa Unite e Fabio Merigo dei Bluebeaters, il 25/11 Mondadori Sestri Ponente (Ge) con Andrea Rinaldi, il 30/11 Qubit Torino con Bunna degli Africa Unite e Fabio Merigo dei Bluebeaters, il 1/12 Sally Brown Rude Pub Roma con Alberto Castelli, il 3/12 Teatro San Giorgio Cavallermaggiore (Cn) con Bunna degli Africa Unite e Fabio Merigo dei Bluebeaters e l'8/12 Associazione Alec Alba (Cn) con Andrea Rinaldi.
Cultura
G7, a Barletta summit internazionale di Filosofia
Nella città della disfida due giorni di riflessioni sul tema 'Convivialità e dialogo tra popoli' con la presenza di alcuni tra i più grandi intellettuali dei Paesi del G7
Barletta si appresta a vivere un prestigioso evento internazionale organizzato nell’ambito del G7 che, come è noto, vedrà il suo appuntamento principale nel vertice dei leader mondiali a Borgo Egnazia dal 13 al 16 giugno prossimi. La città della disfida è stata scelta per ospitare il Summit internazionale di Filosofia "Convivialità e dialogo tra i popoli" sui temi dei saperi nella società del XXI secolo, in programma al Teatro comunale Giuseppe Curci il 23 e il 24 maggio. L’evento è organizzato, con l’Alto patrocinio della presidenza italiana del G7, dal Dipartimento di ricerca e innovazione umanistica dell’università degli studi di Bari Aldo Moro, dalla presidenza della XXV edizione del congresso mondiale di Filosofia 2024 e dal Comune di Barletta in collaborazione con la Regione Puglia.
Nelle due giornate di riflessione filosofica è prevista la presenza di alcune tra le maggiori figure intellettuali dei paesi del G7, e non solo, tra i quali, per citarne alcuni: Maurice Aymard dell'Ehess di Parigi, Michael Beaney della Freie Universität di Berlino, Mario De Caro dell'Università di Roma Tre, Rolf Elberfeld dell'università di Hildesheim, Nkolo Foe dell'Ecole normale supérieure Yaoundé, Mayuko Uehara dell'università di Kyoto, Fabrizia Giuliani dell'Università di Roma 'Sapienza', Marienza Benedetto dell'università di Bari. La due giorni si svilupperà in due momenti ben distinti: la prima, durante le mattinate gli ospiti internazionali si riuniranno in sessione chiusa presso il Castello di Barletta durante le quali verrà redatto un documento sul tema dell’interculturalità nel XXI secolo che sarà inviato alla presidenza del G7. La seconda, nelle due serate aperte al pubblico nel Teatro Curci con discussioni aperte a beneficio della cittadinanza a cui seguiranno momenti di intrattenimento.
Il sindaco di Barletta Cosimo Cannito e l'assessore alla Cultura Oronzo Cilli sottolineano il valore esponenziale dell'evento, di assoluto richiamo che "Cci colloca al centro di un confronto tematico di eccelso livello. La città sarà per due giorni al centro di dibattito internazionale di primissimo piano ed è un onore poterlo ospitare nella nostra città e dar così risalto al patrimonio storico e culturale. È un'ulteriore testimonianza del potenziale che Barletta può e deve proporre al territorio, a tutto il Paese, a scenari sempre più ampi e innovativi nei confronti dei quali la nostra attenzione è sempre alta".
Cultura
E’ morta la scrittrice Alice Munro, nel 2013 premio...
La scrittrice canadese aveva 92 anni, da un decennio era malata di demenza senile
E' morta Alice Munro. La scrittrice canadese, premio Nobel per la letteratura nel 2013, aveva 92 anni. La scrittrice è deceduta in una casa di cura in Ontario. Soffriva di demenza da oltre un decennio.
Nel 2013 era stata insignita del Premio Nobel per la letteratura come "maestra del racconto breve contemporaneo" e subito dopo annunciò il suo ritiro dalla scrittura. Munro non si recò a ritirare il prestigioso riconoscimento dell'Accademia Svedese a Stoccolma perchè già malata. Era nata a Wingham, nell'Ontario, il 10 luglio 1931.
Definita "la Cechov canadese", Munro ha sviluppato un'opera basata su forme e argomenti tradizionalmente ignorati dal mainstream letterario. Solo in tarda età la reputazione della scrittrice ha cominciato a crescere: le sue storie sobrie di gente apparentemente semplice in un Canada non drammatico e di provincia hanno accumulato una serie di riconoscimenti importanti: per tre volte il Governor General's Literary Award, il National Book Critics Circle Award, l'O. Henry Award e il Man Booker International Prize. Tanti riconoscimenti culminati nel Nobel letterario, prima canadese a conquistarlo.
Acclamata per i suoi racconti sull'oscurità e il desiderio che si trovano nella vita di tutti i giorni, ha pubblicato numerose raccolte di storie brevi e un romanzo. In Italia Munro è stata ha pubblicata da Einaudi: "Il sogno di mia madre "(2001), "Nemico, amico, amante..." (2003), "In fuga" (2004), "Il percorso dell'amore" (2005), "La vista da Castle Rock" (2007), "Segreti svelati" (2008), "Le lune di Giove" (2008), "Troppa felicità" (2011), "Chi ti credi di essere?" (2012), "Scherzi del destino" (2013), "Danza delle ombre felici" (2013), "Uscirne vivi" (2014), "Lasciarsi andare" (2014), "Amica della mia giovinezza" (2015), ""Mobili di famiglia" (2016), "Una cosa che volevo dirti da un po'" (2016) e "La vita delle ragazze e delle donne" (2018). (di Paolo Martini)
Cultura
La Gioconda, lite fra esperti sul paesaggio: è Lago di Como...
Per Ann Pizzorusso raffigura il lago di Como, ma Silvano Vinceti demolisce l'ipotesi
Il paesaggio dietro la Gioconda di Leonardo da Vinci continua a dividere gli esperti di storia dell'arte. Secondo Ann Pizzorusso, geologa e storica dell'arte rinascimentale che vive e lavora tra l'Italia e New York, il capolavoro custodito al Louvre di Parigi raffigurerebbe una zona di Lecco, sulle rive del lago di Como. Pizzorusso ha accostato il ponte disegnato da Leonardo, la catena montuosa e il lago della Monna Lisa al ponte Azzone Visconti di Lecco del XIV secolo, alle Alpi sud-occidentali che sovrastano la zona e al lago di Garlate, situato a sud del lago di Como, che Leonardo avrebbe visitato 500 anni fa.
Il ricercatore storico e scrittore Silvano Vinceti, presidente del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali, demolisce la nuova ipotesi: "Poggia sulle sabbie mobili". Nel 2023 Vincetti è stato al centro di un caso internazionale perché ha identificato il paesaggio che fa da sfondo alla Gioconda in un tratto del fiume Arno attraversato dall'antico ponte Romito, a Laterina, in provincia di Arezzo.
"Se Leonardo riproduceva fedelmente quel che vedeva - dichiara Vinceti all'Adnkronos - allora avrebbe dovuto riprodurre un ponte a nove arcate, con archi irregolari, di struttura medievale e poggiante su un terreno pianeggiante. Per quanto concerne gli aspetti geologici del paesaggio, abbinata alla nostra scoperta che quello della Gioconda è il ponte Romito di Laterina, abbiamo probabilmente individuato le caratteristiche geologiche e la morfologia del paesaggio che si trova nella parte bassa a sinistra della nobildonna ritratta da Leonardo".
Ann Pizzorusso per la sua ipotesi, illustrata con un'intervista al quotidiano inglese "The Guardian", si è basata su dirette esperienze dei luoghi visitati da Leonardo e illuminanti particolari riportati nei suoi dipinti. "Se si accetta questa interpretazione realistica e non fantastica della composizione del paesaggio, tesi che noi condividiamo, allora non si spiega come Leonardo non abbia raffigurato il ponte della Gioconda e alcune aspetti olografici e morfologici tipici del ponte Azzone Visconti, realizzato nel XIV secolo, con otto arcate irregolari e due aggiunte dopo, con connesse torri di difesa - controreplica Vinceti - Se così fosse, allora Leonardo nel suo famoso dipinto avrebbe dovuto riprodurre un ponte uguale a quello Visconti collocato sull'Adda, cosa che non è. Al contrario, Leonardo realizza un ponte altamente simile al ponte Romito in provincia di Arezzo, di epoca etrusca-romana, a quattro arcate regolari (oggi ne resta solo una), di tipica ingegneria romana, poggiante su due faraglioni e con un andamento sinuoso. E ci sono documenti storici che attestano la presenza di Leonardo in quel territorio fra il 1501 e il 1503".
Un anno fa Vinceti, al termine di una lunga ricerca, ha individuato il ponte Romito come quello raffigurato nella Gioconda e le strutture geologiche, le cosiddette Balze o piramidi di terra, presenti solo in Valdarno, come quelle dipinte nella parte bassa del paesaggio a sinistra della nobildonna. "La Pizzorusso - afferma Vinceti - sostiene di avere sicuramente individuato il paesaggio della Gioconda, il ponte annesso e le montagne sovrastanti il lago di Lecco, portando come prova regina i colori usati da Leonardo che rinvierebbero alla natura calcarea di tali rocce. Allora non si spiega minimamente l'anomalia del ponte riprodotto da Leonardo nel dipinto, che rinvia a quello Romito, non si spiega l'anomalia delle piramidi di terra del Valdarno, riprodotte in disegni di Leonardo presenti in alcuni suoi codici. Non si spiega il ritrovamento alle spalle della Gioconda della torre di Caprona, collocata nelle vicinanze dell'Arno, in territorio pisano, fatto circa due anni fa dal grande ricercatore francese Pascal Cotte (ingegnere ottico, inventore della prima camera multispettrale ad alta definizione). Né si spiegano vari scritti di famosi storici Leonardeschi sui viaggi fatti da Leonardo sul Monte Bianco e catene montuose contigue".
"C'è, infine, da chiedersi come la geologa possa ritenere sicure prove della validità del suo ritrovamento il lago riprodotto nella parte alta del paesaggio di destra e sinistra della Gioconda, posto che si tratti di un lago, e il colore bianco con cui Leonardo ha dipinto le vette delle montagne che compongono il paesaggio", conclude Vinceti, che annuncia a breve la presentazione dei risultati di due ulteriore ricerche realizzate sull'ultimo viaggio di Leonardo e un particolare del paesaggio della Gioconda collocato nella parte alta a sinistra della nobildonna.