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Intervista esclusiva a Gina Amarante: «Ritengo che alcune...

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Intervista esclusiva a Gina Amarante: «Ritengo che alcune cose debbano essere protette, portate dentro»

Vi presentiamo la nostra intervista esclusiva a Gina Amarante, l’attrice campana tanto amata per la sua versatilità e la passione che la caratterizza. Dedizione e impegno l’hanno portata ad emergere come una delle più apprezzate attrici della sua generazione. Attualmente impegnata sul set di “Un posto al sole”, Gina ha costruito una carriera notevole nella televisione e nel cinema, arricchita dall’esperienza maturata in varie serie di alto rilievo.

Foto di Giuseppe D’Anna / FremantleMedia

Gina, prendendo la tua audacia di esordire nel mondo dello spettacolo a soli 12 anni come punto di partenza, potresti condividere con noi quali sentimenti hanno pervaso quella fase delicata e formativa della tua vita?

“Fin da piccola ho sempre saputo di avere per questo lavoro una specie di vocazione, non sapevo immaginare il mio futuro diversamente. Ho tentato più volte di convincere i miei a iscrivermi ad una scuola di recitazione fin quando non ci sono riuscita. Ad Angri, nel paese in cui sono cresciuta non ce n’era una e Ricordo che mia madre mi accompagnava a Castellammare e aspettava tutto il tempo in macchina per poi riportarmi a casa a fine lezione. Sono stata molto fortunata, i miei mi hanno da sempre appoggiata e sostenuta. Sicuramente non è stato semplice, ma era quello che desideravo. A 16 anni ho iniziato a lavorare in una caffetteria durante il weekend per potermi pagare anche il corso di cinema oltre a quello di teatro, non volevo pesare troppo sui miei. I sentimenti del primo periodo di studio sono tutti molto belli, positivi, uscivo felice, mi sentivo viva, avrei trascorso tutti i giorni tutto il giorno in quella scuola.”

Per coloro che stanno per fare il loro primo passo nel mondo del teatro, quale saggezza acquisita durante il tuo viaggio artistico vorresti trasmettere?

“L’unica cosa che mi sento di dire è che se mettere i piedi su un palcoscenico, così come il contatto con la macchina da presa, vi fa sentire bene, vi fa sentire pieni, appagati, innamorati, allora fate di tutto per alimentare questi sentimenti, non è semplice ma vi assicuro che ne varrà la pena.”

Nel tuo attuale doppio ruolo in “Un posto al sole”, quali sono le sfide che emergono nel dar vita a due personaggi in un unico contesto narrativo?

“Sicuramente è complesso riuscire a dare vita a due personaggi diversi tra loro ma che allo stesso tempo si compensano, riuscire a rispettare la personalità e i sentimenti di entrambi senza mai schierarsi, soprattutto per i tempi veloci di girato, ma al tempo stesso è energia pura. Sono davvero molto fortunata, a pochissimi artisti capita nel corso della propria carriera di poter interpretare due ruoli diversi nello stesso momento all’interno dello stesso progetto. All’inizio ero preoccupata di non riuscire a dare il massimo, poi però piano piano le gemelle sono diventate una parte di me, ora dare vita al loro sentire mi è naturale.”

Avendo avuto l’opportunità di illuminare sia il piccolo che il grande schermo, potresti condividere la tua percezione delle differenze nelle dinamiche dietro le quinte di entrambi?

“Cambia il rapporto con il pubblico, a teatro è istantaneo, cambia il rapporto con il proprio corpo e la propria voce, cambia il mezzo, cambia il luogo, ma la preparazione del personaggio no, lo studio che c’è dietro non cambia, è necessariamente sempre profondo, è di testa tanto quanto di pancia e di cuore, lo scopo è essere e non fare.”

C’è un ruolo in particolare, forse uno che non hai ancora avuto l’opportunità di interpretare, che desideri profondamente portare in vita?

“Sono talmente tanti i ruoli che vorrei interpretare che è difficile sceglierne uno, di sicuro più un personaggio è lontano da me, da quella che è Gina, più mi affascina, più mi piace. Mi piacciono le sfide.”

Stai ponderando l’idea di ampliare il tuo orizzonte artistico oltre la recitazione, magari avventurandoti nella regia o nella sceneggiatura?

“Mi piace molto scrivere, è una passione che coltivo da anni e spesso mi dedico alla realizzazione di sceneggiature che un giorno spero di poter condividere con tutti, quindi perché no. L’attrice resta ciò che scelgo e sceglierei ogni giorno, ma tutto ciò che è arte, bellezza, emozione, mi fa stare bene, mi fa sentire me stessa, mi fa sentire in qualche modo a casa, al sicuro, al posto giusto.”

Hai mostrato una versatilità artistica straordinaria, oscillando tra ruoli drammatici e leggeri. Qual è il tuo segreto per mantenere un tale equilibrio?

“Il segreto è pretendere da me stessa di restituire sempre e comunque verità ai personaggi che incontro, ai quali ho la fortuna di dare vita. Nella vita anche noi attraversiamo periodi felici e altri meno e così anche i personaggi, vivono a 360 gradi esattamente come noi. Ridono a crepapelle, sono spensierati, sono comici, imbarazzati, tristi, sofferenti, delusi, innamorati, persi e ritrovati. Spesso ai miei allievi dico “non fermatevi fin quando non saprete dei vostri personaggi tanto quanti sapete di voi stessi”.”

Nella tua variegata carriera, c’è un ruolo che hai rifiutato e che ora, con il senno di poi, ti piacerebbe aver accettato?

“Come detto prima, tutto ciò che in qualche modo è arte mi fa stare bene e mi appassiona, come la scrittura anche la fotografia, il disegno, il canto. Mi piace molto osservare, essere in ascolto sempre.”

Sei molto coinvolta nelle piattaforme di social media. Preferisci il dialogo aperto con i tuoi fan o prediligi un’aura di mistero preservando la tua privacy?

“Sicuramente preferisco il dialogo aperto, il rapporto umano occhi negli occhi e oggi i social in qualche modo ci permettono di farlo nonostante le grandi distanze, ma sulla mia vita privata sono abbastanza riservata e non è per mantenere un’aura di mistero, ma piuttosto perché ritengo che alcune cose debbano essere protette, portate dentro.”

Come domanda finale, potresti svelarci qualche anticipazione sui tuoi futuri progetti artistici, qualcosa che potrebbe incuriosire ed entusiasmare il tuo pubblico?

“Non posso dire molto, ma lo scorso novembre ho preso parte ad un film, l’opera prima di Lorenzo Cammisa dal titolo TRENTATRÈ che uscirà presto al cinema e che non vedo l’ora di condividere con tutti.”

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Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

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Intervista esclusiva a Anthony Peth, il padrone di casa di...

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Ritorno in tv per Anthony Peth, padrone di casa dal 25 aprile di Vip4Padel, il nuovo talent show di Sportitalia in onda, ogni giovedì sera, alle 20.30. Assente dagli schermi da circa un anno, durante il quale si è dedicato alla stesura della sua biografia, il conduttore sardo è pronto a prendere il timone del suo primo programma sportivo, nato da un’idea di Fabio Lauricella e con la regia di Mario Maellaro. Un’esperienza del tutto nuova, della quale ci ha parlato in questa intervista, dove ci ha svelato un altro suo prossimo progetto.

A cura di Roberto Mallò

Anthony, parliamo di Vip4Padel, il programma che attualmente la rivede nelle vesti di conduttore. Di che cosa si tratta?

Vip4Padel è il primo talent sportivo che andrà in onda in tv, in prima serata su Sportitalia. E’ un vero e proprio campionato sportivo di padel, che è lo sport del momento, come ben sappiamo. Dopo la pandemia c’è stata davvero l’esplosione di questa disciplina, che ormai appassiona diverse persone. E il programma televisivo che abbiamo messo in scena vuole essere, appunto, un momento di spensieratezza per chi ci segue da casa”. 

Com’è strutturato?

“In ogni puntata ci sono due personaggi famosi che si sfidano l’un l’altro. Ciascuna partita di padel prevede però che ci siano due componenti per squadra; quindi, ogni vip è affiancato da un suo fan. Abbiamo scelto personaggi, in accordo con la produzione, che appartengono al mondo dello spettacolo e della televisione, alcuni dei quali hanno deciso di cimentarsi per la prima volta in questo sport. Per citarne uno la ‘iena’ Filippo Roma. Pensava che sarebbe stato del tutto impacciato, ma alla fine ha scoperto la sua passione per il padel. Ci sono poi Garrison Rochelle, Amedeo Goria, Milena Miconi, Matilde Brandi, dalla radio Lucilla Agosti e Sabrina Bambi di R101, il comico di Zelig Fabio Di Dario, passando per tanti altri personaggi che sveleremo nel corso delle varie settimane”.

Un cast scelto accuratamente, immagino…

“Assolutamente sì. Si voleva dare un impatto televisivo con un’idea nuova e vincente che portasse in scena tutte le professioni artistiche: dalla danza al canto, fino ad arrivare al giornalismo. Volevamo aprirci a diversi tipi di pubblico, facendo in modo che tutti potessero seguire i loro beniamini”.

Si tratta però di un vero e proprio torneo sportivo, giusto?

“Certo, al termine del campionato olimpionico, che prevede le tre finali e la finalissima, ci sarà l’elezione della squadra vincitrice di questa prima edizione. Non avremo uno studio, ma saremo dentro un campo di padel vicino a Bergamo. Il format è stato, infatti,girato interamente presso l’Academy Manenti & Malgaroli e patrocinato dal Comune di Brusaporto e dal Comitato Italiano Fair Play”.

Arriviamo a lei. Perché è stato scelto come conduttore?

“La scelta è arrivata subito dopo la decisione di lasciare, dopo diversi anni, la conduzione di Chef in Campo. Sento sempre la necessità di cambiare, dopo aver portato avanti i programmi per diverse stagioni. In precedenza, avevo fatto lo stesso con Gustibus, in onda su La7. Non so se agisco così un po’ per incoscienza, che fa parte del mio carattere, o per la voglia di fare un salto nel buio. Tuttavia, anche per quanto riguarda Chef in Campo ho mollato una trasmissione certa, senza sapere che cosa mi avrebbe riservato il futuro. E proprio in seguito all’annuncio del mio addio, è arrivata la proposta di Vip4Padel. Con la N&M Management, la casa di produzione di Mariaraffaella Napolitano,avevo già condotto su La5 il programma Trend, affiancato da Silvana Giacobini, e sono stato contattato per sapere se me ne intendessi o meno di padel. Ho voluto essere sincero e ho ammesso di conoscerlo poco. Con un po’ di ironia e diverse battute che ho lanciato in quella telefonata, la sincerità mi ha premiato. Non a caso, mi hanno detto: ‘Guarda, se tu lo presenti con questa ironia è perfetto. Vogliamo che ci sia anche quella, per fare un programma leggero e frizzante’. E infatti così è successo…

Ah sì? Quindi è un programma dove si sorride?

“Posso anticiparle che nel campo mi succede un po’ di tutto. Non riesco a lanciare bene la racchetta, le palline mi arrivano addosso. Sono sicuro che vi divertirete, perché mi identifico nella ‘macchietta’ di Vip4Padel, anche se alla fine sono il conduttore. Non metto mai da parte il fatto che si tratta comunque di un concorso sportivo vero e proprio. Ci saranno due vincitori assoluti e il ‘senso di ironia’ non metterà mai da parte la professionalità e il rigore della gara stessa. Tutti gli artisti che hanno partecipato alle registrazioni sono andati via contenti; mi hanno riempito di messaggi mentre tornavano nelle loro case per dirmi che si erano divertiti. Tutti mi hanno ringraziato per questa possibilità che ho dato loro”.

Ha ammesso che non conosceva il padel, prima di arrivare alla conduzione del talent. Adesso si sente un po’ più preparato?

“Si, è stata la giusta occasione per immergermi in quel mondo. Tra l’altro, non avevo mai fatto nemmeno la conduzione di un programma sportivo. All’interno di Vip4Padel ci sarà tanta telecronaca e cambierà il mio modo di presentare: al di là dell’ironia, che ha sempre fatto parte di me, non farò sentire il mio accento sardo, mio tratto distintivo, perché si tratta di un programma sportivo che ha bisogno di una certa dialettica, di dizione. Tecnica che ho studiato seriamente, ma che nelle mie trasmissioni precedenti non avevo avuto ancora modo di sperimentare”. 

E’ curioso dei feedback che riceverà dal pubblico riguardo questa sua nuova avventura?

“Sì. Come ho già detto, è la prima volta in assoluto che presento un programma sportivo. Ho sempre condotto programmi di cucina, seppur diversi l’uno dall’altro e in tante reti televisive nazionali, e mi sono creato una zona di comfort. Sono quindi curioso di sapere come il pubblico reagirà, sia per ciò che concerne gli ascolti, sia per leggere i feedback e le eventualicritiche, che non mancano mai. A volte vieni criticato anche senza che ti diano modo di dimostrare ciò che sai fare, ma fa parte del gioco. E sono pronto anche a questo”.

Dunque, data la nuova esperienza positiva, non ha nessun rimpianto ad aver lasciato Chef in Campo?

“No, perché è nata un’altra opportunità entusiasmante. Inizialmente, quando ho dato le mie dimissioni da Chef in Campo, la squadra di autori non mi ha preso molto sul serio. Quando hanno capito che non stavo scherzando, mi hanno chiesto come mai volessi lasciare la trasmissione. Anche in quel caso, sono stato sincero: ho detto loro che, dopo tante puntate, non avevo più stimoli nel ripetere sempre le stesse cose. E così, lavorando insieme, abbiamo scelto di metterci in moto per una sorta di spin off di Chef in Campo, incentrato sul mondo dei dolci, che si intitola appunto Dolci in Campo. La messa in onda, al momento, è prevista per la prima serata, sempre su AlmaTv, in uno studio nuovo e innovato. I personaggi famosi del mondo dello spettacolo saranno chiamati a cimentarsi nella preparazione del dolce dell’infanzia, che darà loro l’occasione di raccontarsi, proprio come avveniva nel programma madre con la ricetta del cuore. Scopriremo così aneddoti dal passato di tutti gli artisti che seguiamo in tv. E ci saranno ancora l’esperto di vini Matteo Carreri , la cake creator Manuela Romiti e Terry Alaimo, che farà l’oroscopo dei dolci. E Vittorio Cesarini, dal centro di Roma al  Colosseo, preparerà per ogni personaggio un aperitivo. Un percorso nuovo, attraverso i sentieri del gusto, che affronto piacevolmente, anche perché adoro i dolci”.

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Riflessi artistici: il percorso luminoso di Lorenzo Balducci

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A cura di Pierluigi Panciroli

Lorenzo Balducci inizia il suo viaggio nell’arte all’età di quattordici anni immergendosi negli studi di recitazione. Il palcoscenico diventa la sua casa nel 2001, quando, in perfetta armonia con l’attrice Myriam Catania, emerge come protagonista nella raffinata opera teatrale “Romeo e Giulietta” di Claudio Boccaccini. Tuttavia è sul grande schermo che la sua presenza si consolida, facendo il suo debutto con il film “I cavalieri che fecero l’impresa” (2001) diretto da Pupi Avati, seguito da “Il cuore altrove” (2003).

La sua carriera si snoda tra gli schermi del cinema e della televisione, con incursioni nel mondo della musica nel 2002 quando appare nel video musicale della canzone “Telecomando” di Matteo Bassi. Le serie televisive come “Giorni da Leone” (2002), “Il Papa buono” (2003) e “48 ore” (2006) mettono in risalto il suo talento sotto la guida di registi del calibro di Francesco Barilli e Ricky Tognazzi.

Il mondo del cinema celebra la sua espressione artistica attraverso una vasta selezione di pellicole, incluse opere come “Ma che colpa abbiamo noi” (2003), “Tre metri sopra il cielo” (2004) e “Gas” (2005). Nel 2007, si distingue per una stagione cinematografica ricca di titoli come “Last Minute Marocco,” “I testimoni,” e “Il sole nero.” Il 2009 segna il ritorno di Balducci sul grande schermo con tre film che evidenziano la sua ecletticità artistica.

Il suo percorso in “Due vite per caso”, “Io, Don Giovanni” e “Ce n’è per tutti” lo mette in mostra, come interprete di primaria importanza.

Oltre alle sue gesta cinematografiche, Lorenzo si immerge nelle acque internazionali, dando vita a opere come “31 días” (girato in Messico) e “Stella cadente – Estel fugaç” (film in costume spagnolo). La sua incursione nella regia si materializza nel 2022, con il videoclip del singolo “Per dirsi mai” della violinista elettro-pop H.E.R.

Il suo impegno sul fronte LGBTQ+ emerge con chiarezza. Il 2012 segna il suo coming out durante un’intervista a Il Venerdì di Repubblica, e da allora, Lorenzo diventa un assertivo sostenitore dei diritti gay. Nel 2015 appare come giudice al Torino Gay & Lesbian Film Festival, unendo la sua voce a un coro di cambiamento. Nel 2023, la sua partecipazione ai Florence Queer Festival è ulteriore testimonianza del suo costante impegno nel sostegno della comunità LGBTQ+.

La sua carriera continua a brillare, spaziando dalla televisione con serie come “Solo per amore” (2015) e “Medici: Masters of Florence” (2016), all’internazionalità cinematografica con “In Search of Fellini” (2017). Nel 2024, mentre naviga nelle acque della terza stagione di “Doc – Nelle tue mani,” ha iniziato in marzo a portare in scena il suo nuovo spettacolo di stand-up comedy, “E.G.O. – L’Arte della felicità.”

La vita di Lorenzo Balducci è una narrazione di successi artistici e impegno sociale, unendo il suo talento alle sfide della sua epoca.

Qual è stata la tua prima esperienza nell’arte e come hai deciso di intraprendere la recitazione?

La mia prima esperienza nel mondo dell’arte è stata un corso di recitazione che ho fatto a 14 anni, per tre anni. Da bambino giocavo spesso da solo o con amici inventando storie, interpretando personaggi di mondi fantastici, realizzando video con la telecamera dei miei genitori. Sentivo che volevo esprimermi attraverso la recitazione, malgrado la mia timidezza. Spesso le storie che raccontavo rappresentavano un universo fantasy, l’arte era pura fantasia ai miei occhi. A 14 anni sapevo di voler diventare un attore e mia madre mi ha consigliato di frequentare un laboratorio teatrale. Era l’inizio di tutto. Lì ebbi la conferma: recitare mi rendeva felice.

Puoi raccontarci la tua esperienza nel debutto teatrale con “Romeo e Giulietta” nel 2001 e come ha influenzato la tua carriera? 

È stato il mio primo vero lavoro teatrale, ho un bellissimo ricordo del lavoro fatto con Claudio e Miriam, avevo 19 anni e mi sembrava di vivere un’esperienza più grande di me, come se non fossi all’altezza. Ma è stato bellissimo, ricordo che provavo un forte affetto verso tutto il cast, li consideravo una famiglia in quel momento, mi sentivo protetto. Partecipare a quel progetto mi ha fatto sentire più adulto per la prima volta.

Come è stato il tuo debutto cinematografico con “I cavalieri che fecero l’impresa” nel 2001, e come hai affrontato questa transizione dal teatro al grande schermo?

È stata un’esperienza molto breve, un giorno di set, ero totalmente affascinato dalla “macchina” del cinema. Vedere come funzionava un set, ammirare Pupi Avati all’opera, ero terrorizzato, felice, era quello che avevo sempre desiderato, io volevo fare cinema, lavorare davanti alla macchina da presa. La transizione da teatro a cinema è solo questione di tecnica, l’essenza del lavoro di ricerca della verità rimane la stessa.

Hai lavorato con registi rinomati come Carlo verdone, Alessandro Aronadio, e Gianluca Maria Tavarelli. Qual è stata la tua esperienza lavorando con queste figure di spicco?  

Sono registi che ammiro e che hanno segnato il mio percorso. Alessandro Aronadio è anche un amico e interpretare il protagonista della sua opera prima è stata un’esperienza unica, che ripeterei mille volte. Lavorare con Verdone un vero onore, vederlo in azione come regista è meraviglioso, ero affascinato dalla sua serietà e precisione assoluta in tutto quello che faceva. Tavarelli è un grandissimo regista, simpaticissimo, e mi ha diretto in uno dei progetti a cui sono più legato, “Le cose che restano”. Non dimenticherò mai quel set, quel personaggio, quella troupe.

Tra le numerose pellicole in cui hai recitato, c’è un film o una serie TV che ritieni abbia avuto un impatto particolare sulla tua crescita artistica?

Se dovessi scegliere tra le più importanti direi “Gas”, l’opera prima di Luciano Melchionna, che è stato il mio primo film da protagonista. Avevo 21 anni e affrontavo un personaggio fortemente drammatico, al centro di una vera e propria tragedia. Sentivo di essere davvero grato per l’esperienza di lavoro che stavo vivendo, era la mia prima vera completa esperienza artistica, esattamente come la desideravo. Luciano Melchionna, con cui poi ho lavorato in seguito a teatro, è stato bravissimo nel dirigere tutti noi attori del cast. Si era formata di nuovo una grande famiglia.

Come hai affrontato il ritorno sul grande schermo nel 2009 con tre film e quali sfide hai dovuto superare in questo periodo della tua carriera? 

Quello è stato probabilmente l’anno più intenso dal punto di vista lavorativo. Tre progetti che ho amato, tre personaggi a cui sono molto affezionati, tre storie drammatiche. Essendo una persona tendenzialmente iperattiva mi piace l’idea di dovermi districare tra mille impegni. È stato un periodo molto bello, forse l’apice di una prima parte della mia carriera. Le difficoltà, gli ostacoli, li ho vissuti più in seguito, scoprendo però un’altra parte di me, come persona e come artista. Dal 2012, per 8 anni, ho lavorato spessissimo come cameriere, mentre continuavo a fare l’attore, ma con meno frequenza. È stata l’esperienza più formativa della mia vita.

Hai sperimentato l’ambito internazionale con opere come “31 días” e “Stella cadente – Estel fugaç”. Qual è stata la tua prospettiva e sfida nell’approcciarti a progetti internazionali?

Viaggiare lavorando è il sogno più grande. Io amo la Spagna, amo la lingua spagnola. Recitare in spagnolo per me è stato un sogno, conoscere Carlos Saura sul set di “Io, Don Giovanni” mi ha insegnato tantissimo. Il set di Stella Cadente è stato meraviglioso, recitavo in castigliano mentre quasi tutto il cast recitava in catalano. “31 Dìas “è stato girato in Messico. Lavorare immerso nella cultura messicana è stato un sogno. Il film era una commedia romantica dallo stile americano, sentivo che quando sei all’estero il tuo corpo e la tua mente ti chiedono di più, perché desideri essere all’altezza della situazione, e questo mi regala una dose di energia maggiore nel lavoro.

Il tuo impegno nel supporto della comunità LGBTQ+ è evidente. Come ha influenzato la tua carriera e quali sono le sfide che hai affrontato nel diventare un assertivo sostenitore dei diritti gay?

Ha sicuramente influenzato la mia vita perché da quando ho fatto coming out pubblicamente mi sono sentito libero, trasparente, senza filtri, e questo ha aiutato il mio lavoro, le mie scelte lavorative, ma soprattutto la mia vita. Mi sono sempre sentito un sostenitore della mia comunità, penso che sia fondamentale metterci la faccia, ognuno a modo suo, ma non tirarsi indietro, e continuare ogni singolo giorno quello che si celebra e manifesta durante il Gay Pride.

Come hai affrontato la terza stagione di “Doc – Nelle tue mani” e cosa possiamo aspettarci dal tuo nuovo spettacolo di stand-up comedy, “E.G.O. – L’Arte della felicità”? 

Il set di Doc è stata un’esperienza breve ma molto intensa. Non è facilissimo entrare in un contesto così collaudato da anni e cercare di dare il meglio delle proprie possibilità nell’arco di pochissimo tempo. Ho molto amato il lavoro dinamico della regia. Hai l’impressione di essere su una montagna russa che non si ferma mai, è davvero stimolante. Ed è sicuramente emozionante ritrovarsi circondato da un cast stellare, ho davvero un bel ricordo. Per quanto riguarda E.G.O., abbiamo debuttato il primo Marzo a Modena per poi proseguire tra Nord e Sud. E’il terzo progetto teatrale a cui partecipo con Mariano Lamberti e Riccardo Pechini che sono gli autori del testo. Questa volta il tema è la morte, in chiave comica, ma soprattutto tutte quelle cose si fanno in vita per esorcizzarla. È un monologo spietato, divertente, che offre diversi spunti di riflessione.

Come bilanci il successo artistico con il tuo impegno sociale? Quali sono le tue aspirazioni future nella tua carriera e nell’attivismo? 

Per me l’unica forma di successo è la fortuna di poter fare nella vita ciò che si ama. Oggi ho la fortuna di vivere la vita che desidero nel campo artistico. Desidero poter scrivere per il teatro, perché non l’ho mai fatto prima. Mi piacerebbe portare i personaggi a cui do vita sui social, su un palcoscenico. Per quanto riguarda l’attivismo, non mi sono mai sentito veramente un attivista, ma come dicevamo prima un sostenitore della comunità LGBTQIA+, e lo sarò sempre.

La tua presenza nei social è molto attiva. Come gestisci il bilanciamento tra la tua vita online e offline?

Sicuramente l’uso dei social crea dipendenza, chi più chi meno. Se poi i social diventano il tuo lavoro il rischio di quella dipendenza diventa maggiore. Di base uso i social per raccontare il mondo di personaggi surreali, quella è la mia priorità, la vita privata è poco presente sul mio Instagram. Lo preferisco. Mi è capitato di condividere momenti della mia vita sui social o attraverso delle interviste, ma sono delle scelte precise, che nascono dal piacere o il bisogno di condividere qualcosa di personale.

Quali sono i tuoi obiettivi e le tue motivazioni sul fatto di interagire sulle piattaforme social? Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere? 

L’obiettivo principale è sprigionare la mia creatività, poter raccontare il mio mondo a modo mio, senza alcun compromesso. Questa è una grande libertà, essere coerenti con la propria cifra artistica. Non c’è un messaggio preciso che voglio trasmettere, non amo i messaggi in realtà. Preferisco le suggestioni, gli spunti di riflessione, o più semplicemente scioccare il pubblico. Ma con un senso, mai in un modo fine a sé stesso.

Grazie per questa intervista. Quale può essere il tuo “slogan”?

Grazie a te. Non credo di avere un vero e proprio slogan. Da piccolo ho sentito dire tante volte “la libertà è il rispetto delle regole”. E io dicevo sempre di no, ero contrario alle regole. Col tempo ho trasgredito troppo a queste regole, danneggiando me stesso e a volte gli altri. Oggi vorrei imparare a rispettarle di più.

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Intervista esclusiva a Sofia Viola: «Pozzuoli, il...

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Nel panorama dei concorsi di bellezza italiani, emergono storie di giovani donne che sognano di lasciare il segno. Sofia Viola, Miss Campania 2023, incarna il perfetto equilibrio tra grazia, determinazione e semplicità. Nata a Pozzuoli, la città che ha dato i natali alla leggendaria Sophia Loren, Sofia porta avanti la tradizione di bellezza e talento che sembra scorrere nelle vene di questa terra fertile. Alta 180 centimetri, con occhi che ricordano le profondità del mare e un sorriso che illumina, Sofia si è distinta non solo per il suo aspetto fisico ma anche per il suo spirito resiliente e la sua aspirazione a diventare attrice.

La nostra intervista esclusiva

Scopriamo insieme chi è Sofia Viola, attraverso le sue parole, i suoi sogni e le sue aspirazioni, in un viaggio che va ben oltre la corona di Miss Campania.

Sofia, in che modo Sophia Loren e la tua provenienza da Pozzuoli hanno influito sulla tua esperienza nel mondo dello spettacolo e nella percezione pubblica di te?

“Sophia Loren rappresenta un emblema di talento e successo che ha superato i confini della nostra amata Pozzuoli, raggiungendo il cuore di un pubblico globale… La sua ascesa da una località di provincia a star di fama mondiale è ben nota. Non posso negare che la mia appartenenza a Pozzuoli e le inevitabili comparazioni con Sophia Loren durante la finale di Miss Italia a Salsomaggiore, abbiano suscitato un certo orgoglio. Queste somiglianze, soprattutto negli sguardi e negli atteggiamenti, mi lusingano e mi sorprendono, considerando l’assenza di legami di parentela. La mia città natale, con le sue storie di successo e le sue icone culturali, mi ha sicuramente influenzata, offrendomi esempi di come si possa emergere partendo da umili origini.”

Dopo il tuo trionfo come Miss Campania, hai espresso sorpresa e gioia per la vittoria. Quali sono stati i primi pensieri e le prime emozioni che hai provato nel momento in cui sei stata annunciata vincitrice?

“Nel momento in cui l’attrice Fioretta Mari annunciò il mio nome come vincitrice MISS CAMPANIA, ho avuto un mix di emozioni: non saprei identificarle una ad una, perché sono stati momenti unici, momenti di gloria, tremavo, ridevo, non credevo in quel momento che avesse chiamato me come vincitrice MISS CAMPANIA 2023. Per quanto riguarda i miei primi pensieri, sono andati alla mia bellissima famiglia, che mi ha sostenuto in un percorso così bello, perché questo concorso non va visto come il solito banale concorso di bellezza ma bensì un concorso formativo, sia personale che professionale.”

Hai dedicato la tua vittoria ai tuoi genitori, che ti hanno iscritta al concorso a tua insaputa. Come descriveresti il loro ruolo nel tuo sviluppo personale e professionale? Ci sono stati momenti specifici in cui il loro supporto è stato cruciale per te?

“La figura dei miei genitori è sempre stata una figura molto importante in tutta la mia giovane vita, sia per le esperienze lavorative come Miss Italia e sia a livello scolastico. Per me la famiglia è un punto di riferimento che mi ha trasmesso valori che porterò sempre con me e cercherò di fare allo stesso modo con i miei figli, qualora li avessi. Momenti specifici non ci sono mai stati perché loro fanno parte in ogni mio singolo momento bello e brutto che sia.”

Il tuo obiettivo di diventare attrice richiede dedizione e studio. Puoi condividere con noi quali sono stati i momenti più formativi o le sfide che hai incontrato finora nel tuo percorso di recitazione?

“Dici bene Junior, il mio obiettivo è quello di diventare un’attrice. Una vera e propria formazione non l’ho mai avuta, c’è da dire che dopo la fascia di Miss Campania, mi sto dedicando a formarmi a livello di dizione e di interpretazione. Di progetti ce ne sono veramente tanti, non sto qui a spoilerare i miei prossimi impegni però ne riparleremo sicuramente a tempo debito.”

Parlando di semplicità come tuo punto di forza, come mantieni questo equilibrio nella vita quotidiana, soprattutto in un ambiente spesso percepito come orientato all’apparenza, come quello dei concorsi di bellezza e del cinema?

“Ti sbagli, forse l’apparire è un termine comune della nostra società ma sicuramente non è quello che ho riscontrato nel concorso di Miss Italia, anzi potrebbe essere una banalità o una frase di circostanza ma la bellezza è sicuramente un punto di forza e di inizio, però non basta: bisogna avere tanto altro, come saper recitare, cantare, ballare…”

La tua visione della sconfitta come opportunità di crescita è molto matura. Potresti raccontarci di un momento specifico in cui una sconfitta ti ha portato a un successo o a una lezione importante?

“La mia visione della sconfitta non c’è, Junior. Nella vita una sconfitta va affrontata più forte di prima, una sconfitta non ti può bloccare, non può fermare un tuo sogno… anzi, quella sconfitta deve essere un punto di forza e di crescita sia professionale che personale.”

La guerra è la tua più grande paura, un sentimento purtroppo condiviso da molti. In che modo credi che il tuo ruolo pubblico possa contribuire a diffondere messaggi di pace e speranza, soprattutto tra i giovani?

“La guerra, noi giovani l’abbiamo sempre studiata sui libri, ma mai vissuta così vicino e così in tempo reale. Junior, la guerra, credo che comunque spaventi un po tutti, piccoli, giovani, adulti e anziani. Penso anche in te smuova delle paure, con il nostro ruolo possiamo aiutare a diffondere un po’ di pace, più che pace di dare segni positivi in un momento di crisi. Ma in realtà non solo io da personaggio pubblico, e te da giornalista, ma un po’ tutti possiamo diffondere la parola pace e non solo… a partire dai personaggi più influenti a quelli meno influenti, oggi abbiamo i social, quindi è un buon canale per poter trasmettere una giusta parola: PACE.”

Il tuo approccio alla moda riflette una grande attenzione alle tendenze pur mantenendo un occhio al budget. Come descriveresti il tuo stile personale e quale pezzo del tuo guardaroba pensi che rappresenti meglio la tua personalità e perché?

“Il mio stile è semplicemente quello di una ragazza di vent’anni attenta alle tendenze e al portafoglio (ride, ndr). Rispecchia sicuramente la mia personalità, tendenzialmente sono portata più ad una moda semplice e raffinata. La semplicità è l’arma più potente di ogni donna…”

C’è un regista o un film in particolare che ti ha ispirato a intraprendere il cammino nel mondo del cinema?

“Ambire ad entrare nel mondo del cinema è un sogno, è il mio motto è sempre stato se posso sognarlo posso farcela. Registi te ne potrei elencare almeno cinque se non di più, ognuno per un motivo ben specifico… Come già sai lavorare con i più grandi registi è un sogno di tutte le grandi attrici, quindi Junior non faccio nomi nel caso in cui uno di questi possa leggere la tua intervista, e giocarmi un grande ruolo perché non l’ho elencato nelle mie grandi preferenze (ride, ndr).”

Crescendo a Pozzuoli, come hai vissuto l’impatto della cultura e delle tradizioni locali sulla tua identità e sulle tue aspirazioni?

“Sono una ragazza di provincia con le proprie tradizioni sia familiari che locali: mi piacciono, le rispetto e le divulgo.”

Con la tua partecipazione a Miss Italia, hai avuto l’opportunità di incontrare molte altre giovani donne con sogni simili ai tuoi. C’è stata un’amicizia o un incontro che ti ha particolarmente colpita o influenzata durante il concorso?

“Potrei essere banale ma nel concorso di Miss Italia non ho trovato competizione sporca, anche se potresti non crederci. Li ho incontrato diverse realtà e da buona napoletana, ho creato gruppo. Siamo 40 finaliste, tutte con un sogno. Miss Italia, ci ha dato l’opportunità di confrontarci e maturare… Ho legato sì, con tutte, ma ho nel cuore una decina di ragaze che ancora oggi sento.”

Infine, guardando al futuro, oltre alla recitazione, ci sono altri ambiti o cause sociali che ti appassionano e per i quali desideri impegnarti attivamente?

“Il futuro?? Viviamo in una società che noi giovani non possiamo fare pronostici, sicuramente la mia prima ambizione e recitazione, poi in un secondo momento potrei affacciarmi nell’ambito giornalistico, e dulcis in fundo, nel salutarti, spero che tra qualche anno avrò una tua nuova intervista da attrice.”

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