L’importanza degli integratori durante la gravidanza
Durante la gravidanza, il corpo femminile subisce una serie di cambiamenti fisiologici, metabolici e psicologici che possono mettere a dura prova il sistema immunitario e l’intero organismo, aumentando il fabbisogno di nutrienti essenziali per il corretto sviluppo del feto.
Per questa ragione, molte donne in gravidanza, previo consulto medico, assumono integratori vitaminici e minerali per garantire un adeguato apporto nutrizionale e prevenire eventuali carenze che potrebbero avere effetti negativi sulla salute della madre e del bambino.
Prima di elencare le sostanze fitoterapiche utili per la salute della donna in gravidanza, vogliamo sottolineare l’importanza del consulto medico prima di assumere qualsiasi integratore. Ogni donna ha delle esigenze nutrizionali diverse e il dosaggio degli integratori può variare a seconda delle specifiche necessità.
I nutrienti da assumere in gravidanza
In generale, assumere integratori per la gravidanza può aiutare a garantire un adeguato apporto di nutrienti essenziali per la salute della madre e del feto. Tuttavia, è importante ricordare che gli integratori non possono sostituire una dieta equilibrata e sana. Una dieta varia ed equilibrata dovrebbe essere la fonte principale di nutrienti per la madre e il bambino in gravidanza. Pertanto, è importante che gli integratori siano assunti solo sotto la supervisione di un medico e che siano di ottima qualità, come i prodotti di Leonardo Medica.
Tra i nutrienti più importanti da assumere in gravidanza, troviamo il DHA, l’acido folico, il beta-carotene, il ferro, lo zinco, il calcio e la vitamina D. L’acido folico, meglio se nella sua forma attiva (5-MTHF), è essenziale per lo sviluppo del sistema nervoso del feto e la prevenzione di difetti del tubo neurale. Il beta-carotene (vitamina A) interviene nel processo di specializzazione delle cellule. Il ferro è fondamentale per la produzione di globuli rossi e prevenire l’anemia in gravidanza. Lo zinco aiuta a regolare il sistema immunitario e favorisce la crescita del feto. Il calcio e la vitamina D sono importanti per la salute delle ossa e dei denti sia della madre che del feto.

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La Tubercolosi in Europa: un Allarme Sanitario in Crescita

La tubercolosi torna a destare preoccupazione nel continente europeo. Secondo il rapporto 2025 pubblicato dall’Ecdc, Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, e dall’Ufficio Regionale Europeo dell’Oms, in occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi, i dati relativi al 2023 rivelano un incremento significativo dei casi nella fascia di età pediatrica. In particolare, i bambini al di sotto dei 15 anni rappresentano il 4,3% dei nuovi casi e delle recidive di Tbc nella regione europea dell’Oms, un dato che evidenzia un preoccupante aumento del 10% rispetto all’anno precedente. Lo stesso trend è stato osservato nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo, dove la quota di under 15 coinvolti è salita per il terzo anno consecutivo.
Questa tendenza allarmante segnala una trasmissione ancora attiva della tubercolosi nell’area europea, richiedendo interventi tempestivi e mirati di sanità pubblica per arginare il fenomeno. L’analisi condotta da Ecdc e Oms Europa evidenzia inoltre un aumento complessivo delle notifiche di casi pediatrici, con oltre 650 segnalazioni aggiuntive registrate tra il 2022 e il 2023. Un elemento di particolare preoccupazione per le autorità sanitarie riguarda la mancata certezza sul completamento del trattamento per circa 1 bambino su 5 con tubercolosi nell’UE/SEE, una condizione che potrebbe favorire lo sviluppo di forme farmaco-resistenti della malattia e una conseguente ulteriore diffusione dell’infezione.
Il rapporto sottolinea che, oltre ai bambini, il numero complessivo di persone diagnosticate e trattate per tubercolosi è tornato a crescere nel 2023, dopo il calo senza precedenti registrato nel 2020 a causa delle interruzioni legate alla pandemia di Covid-19. Nella regione europea dell’Oms, che include 53 Paesi tra Europa e Asia centrale, sono stati segnalati oltre 172mila nuovi casi e recidive, un dato in linea con quello dell’anno precedente. Nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo, invece, i casi sono passati da 35mila a 37mila, segnando un ulteriore incremento.
Gli esperti evidenziano come, sebbene la regione stia gradualmente recuperando dagli effetti della crisi sanitaria globale, le conseguenze della pandemia continuano a influenzare negativamente la capacità di effettuare test, prevenzione, diagnosi e trattamenti per la tubercolosi. Un altro aspetto critico messo in luce riguarda la co-infezione tra tubercolosi e virus Hiv, che rappresenta una minaccia persistente per i pazienti. Secondo il report, oltre il 15% dei nuovi casi di tubercolosi segnalati nel 2023 nella regione europea dell’Oms riguarda persone co-infette da Hiv, con oltre 19mila pazienti coinvolti, di cui più di 600 nell’UE/SEE.
In merito alla gestione della co-infezione Hiv-Tbc, i dati disponibili mostrano che 1 persona su 5 nella regione europea potrebbe non avere accesso alla terapia antiretrovirale (Art). Tuttavia, le informazioni risultano incomplete: solo 21 Paesi, di cui soltanto 4 nell’UE/SEE, hanno fornito dati dettagliati sull’accesso alla terapia Art tra i pazienti affetti da tubercolosi. Questo evidenzia la necessità di intensificare gli sforzi per migliorare la raccolta e la segnalazione dei dati relativi alla co-infezione.
Alla luce di queste preoccupazioni, l’Ecdc e l’Oms Europa esortano i Paesi membri ad affrontare con urgenza le lacune nei servizi dedicati alla tubercolosi e all’Hiv, promuovendo un approccio integrato che garantisca cure complete per ridurre la trasmissione e migliorare i risultati clinici dei pazienti in tutta la regione.
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Segreti della longevità: il nuovo libro di Leonardo Calò

La longevità può essere perseguita in modo naturale e consapevole, senza ricorrere a interventi artificiali. Questo è il tema centrale del libro “Vivere senza età – I segreti dei Super Agers” (Amazon Kpd), scritto da Leonardo Calò, docente di Cardiologia presso l’Università Foro Italico di Roma e direttore del Centro di Cardiologia del Policlinico Casilino di Roma. L’opera invita il lettore a esplorare le abitudini delle popolazioni più longeve del mondo, combinandole con le più recenti scoperte scientifiche in ambiti come l’epigenetica, la nutrigenomica e i cosiddetti “geni della longevità”, tra cui le sirtuine.
L’approccio interdisciplinare proposto nel libro evidenzia come semplici modifiche quotidiane, che spaziano dall’adozione di una dieta equilibrata al miglioramento dei ritmi sonno-veglia, dall’attività fisica al rafforzamento delle relazioni sociali, possano influenzare positivamente sia l’aspettativa di vita che la sua qualità. Nel 2015, a poco meno di cinquant’anni, l’autore ha vissuto un’esperienza personale trasformativa, che lo ha portato a riflettere su come promuovere la salute, anziché limitarsi a trattare le malattie. Questo evento ha rappresentato l’impulso per la stesura del libro, che sintetizza riflessioni personali, ricerche scientifiche e osservazioni sul campo.
Il volume approfondisce il fenomeno delle popolazioni longeve, analizzando esempi iconici come gli Hunza, gli abitanti di Okinawa, di Ikaria, di Loma Linda e alcune comunità italiane, tra cui quelle della Sardegna e del Cilento. Questi territori si distinguono per l’elevata percentuale di centenari in ottima salute. Il testo dedica ampio spazio al tema della nutrizione e ai cosiddetti “cibi della longevità”. Viene sottolineata l’importanza di una dieta ricca di frutta, verdura, legumi e cereali integrali, nonché il ruolo cruciale di fitonutrienti, polifenoli e sostanze antiossidanti, come il resveratrolo, la quercetina e gli antociani.
Un’altra area di interesse è l’impatto dello stile di vita e dell’alimentazione sull’espressione dei geni legati all’invecchiamento, argomento esplorato attraverso le lenti dell’epigenetica e della nutrigenomica. Questi ambiti scientifici dimostrano come sia possibile “accendere” o “spegnere” determinati geni mediante scelte consapevoli e comportamenti salutari.
Grazie a un linguaggio accessibile ma rigoroso, arricchito da riferimenti a studi scientifici ed epidemiologici, Calò rende la lettura coinvolgente e facilmente fruibile. Il libro include esempi personali e aneddoti che avvicinano il lettore ai temi trattati, oltre a fornire consigli pratici su alimentazione, abitudini quotidiane e tecniche di meditazione, per favorire un cambiamento progressivo e sostenibile.
“Vivere senza età” non si propone di negare il naturale processo dell’invecchiamento, ma di promuovere una vitalità fisica e mentale duratura, integrando conoscenze mediche moderne con antiche tradizioni. “Anche se la genetica gioca un ruolo, la longevità dipende in gran parte dalle scelte quotidiane: una dieta bilanciata, relazioni appaganti, movimento regolare e armonia interiore”, sottolinea Calò, sintetizzando il messaggio principale della sua opera.
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Morbillo e vitamina A: una prospettiva moderna

La questione del rapporto tra morbillo e vitamina A viene analizzata in chiave attuale da Monica Gandhi, rinomata esperta di malattie infettive presso l’University of California San Francisco (UCSF) e il San Francisco General Hospital. Secondo la specialista, l’idea che la vitamina A possa essere impiegata come misura preventiva risulta essere un concetto superato, non supportato da evidenze scientifiche contemporanee. Tale convinzione, tuttavia, continua ad avere una certa diffusione, in particolare tra alcuni gruppi no-vax.
La dottoressa Gandhi ricostruisce l’origine storica di questa percezione. In passato, quando le diete erano caratterizzate da una grave carenza di vitamina A, i casi di morbillo presentavano esiti più severi. “Tali circostanze appartengono a un’epoca in cui il morbillo era una malattia inevitabile, oggi prevenibile grazie alla vaccinazione“, scrive Gandhi in un approfondimento pubblicato su X. Studi come la revisione Cochrane hanno dimostrato che due dosi di vitamina A possono essere utili per i bambini affetti da forme gravi di morbillo, in particolare quelli sotto i due anni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda, infatti, la somministrazione di due dosi sia a bambini che adulti colpiti dalla malattia. Tuttavia, Gandhi sottolinea con forza che la vitamina A non rappresenta una misura preventiva e non può sostituire il vaccino.
La specialista evidenzia che, nell’epoca attuale, caratterizzata da diete generalmente ricche di vitamina A, non esistono motivazioni per assumere questo nutriente al fine di prevenire il morbillo. Tale argomento è tornato in auge negli Stati Uniti a seguito di alcune affermazioni di Robert F. Kennedy Jr., il quale ha suggerito che la vitamina A potrebbe ridurre il rischio di mortalità correlata alla malattia. Gandhi avverte inoltre sui rischi di tossicità legati a un consumo eccessivo di questa vitamina liposolubile, che può provocare effetti collaterali come fragilità ossea e cutanea, mal di testa e danni epatici. La via più sicura per evitare il morbillo rimane la vaccinazione, raccomandata soprattutto nelle aree colpite da epidemie. I bambini devono essere vaccinati a partire dai 15 mesi di età, o dai 6 mesi in caso di epidemia.
Il morbillo è descritto dalla dottoressa Gandhi come una malattia estremamente contagiosa, tra le più trasmissibili in assoluto. I sintomi iniziali includono tosse, febbre e raffreddore, seguiti dalla comparsa di un’eruzione cutanea maculo-papulare. Un segno distintivo della malattia sono le macchie di Koplik, piccole lesioni biancastre circondate da un bordo rossastro situate sulla mucosa interna delle guance, che precedono il rash.
Il contagio avviene attraverso goccioline nell’aria emesse mediante contatto diretto con le secrezioni respiratorie di individui infetti. La fase più contagiosa della malattia coincide con il periodo prodromico tardivo, quando tosse e raffreddore raggiungono il loro apice. L’eruzione cutanea, spesso confluente su viso e collo, tende a diminuire dopo cinque giorni. L’intera sindrome si risolve in un periodo di 7-10 giorni, ma può comportare rare complicazioni come polmonite ed encefalite.