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Intervista esclusiva ad Alejandra Meco: «Lavorare in Italia per me sarebbe un sogno»

Sbircia la Notizia Magazine, sempre più international, sbarca ancora una volta in Spagna! Questa volta la nostra ospite è Alejandra Meco, un’attrice spagnola diventata popolare in Italia per la sua partecipazione nelle soap “Una Vita” nel 2016-2017 e ne “Il segreto” nel 2018-2019. Ha inoltre recitato anche nelle serie tv “Aída” e ne “El Caso“. Prima di scoprire la sua passione per la recitazione, ha studiato per 12 anni danza classica al Conservatorio di Madrid. Alejandra è innamorata del nostro Paese, parla benissimo la nostra lingua e il suo sogno è quello di poter lavorare, un giorno, in una produzione italiana. Per questo noi l’abbiamo incontrata e per l’occasione ci ha concesso una ricca intervista, raccontando un po’ di se e delle sue esperienze professionali. Buona lettura!

*Le foto pubblicate in questo articolo sono di: Jose Noise, Silvia de la Fuente, Carlos Villarejo e Pancho Portillo.

Ciao Alejandra, siamo felici di averti con noi oggi. Innanzitutto presentati un po’ ai nostri lettori: come ti descriveresti nella vita di tutti i giorni?

Mi considero una persona molto attiva, che non sa stare ferma: sono sempre in movimento. La verità è che ho appena il tempo di sdraiarmi sul divano, a volte mi propongo di passare una giornata tranquilla, ma faccio fatica!

Alejandra, nonostante tu sia spagnola stiamo realizzando questa intervista completamente in italiano. Tu lo parli benissimo, sappiamo che ami il nostro Paese e che hai vissuto per un anno a Milano. Cosa porti nel cuore maggiormente della tua permanenza in Italia?

Qualunque cosa! Le persone, l’architettura, i paesaggi, ma soprattutto il cibo! L’anno in cui ho vissuto in Italia è stato uno dei più belli della mia vita. Sono sempre stata legata in qualche modo all’Italia. Mia madre diceva sempre che questo Paese era fatto per me. E qualche tempo fa ho saputo che il mio bisnonno era italiano (umbro), penso che questo legame con l’Italia sia nel mio sangue.

Oltre Milano quali altre città hai visitato?

Vorrei aver visitato più città. Un’estate mi piacerebbe fare un bel giro dell’Italia e scoprire altri luoghi che non ho ancora il tempo di visitare. Speriamo che la situazione Covid migliori presto per poterlo fare. Conosco Roma, ci viaggio spesso, adoro questa città e perdermi per le sue strade passeggiando. Inoltre Firenze, Torino, Milano, Bergamo, Como, Venezia, Verona, Genova, Napoli e ho percorso la Sicilia.

“Una Vita” (Acacias 38) e “Il segreto” in Italia hanno avuto un gran successo e tu sei stata protagonista in entrambe le soap. Che ricordo hai della tua esperienza in Acacias 38 e qual è stata la tua reazione quando la produzione ti ha comunicato il tragico destino della tua Teresa?

È stata la mia prima grande opportunità seria come attrice. È stato un sogno… una scuola. All’inizio è stato molto difficile, ma mi ha fatto imparare molto sia personalmente che professionalmente. Quando ho saputo del finale di Teresa ero molto triste, l’ho saputo da un collega della casa di produzione che aveva letto le nuove sceneggiature. Per me è stato uno shock, non ne avevo idea. È accaduto quando avevo finito a “Il Segreto”, la stessa settimana. Molte emozioni mescolate… Avevo una piccola speranza che Teresa sarebbe ricomparsa ad un certo punto con Mauro o almeno nei ricordi dei personaggi sarebbero stati felici. È un personaggio che ha sofferto molto e che personalmente ho protetto e curato molto. Ma alla fine è finzione e le decisioni sono in mano agli sceneggiatori.

Anche “Il Segreto” ha rappresentato un tassello molto importante per la tua carriera. Cosa ricordi in particolare di questa tua esperienza e come si è evoluto il tuo personaggio?

In un certo senso, per me è stato come tornare a casa. Il Segreto è prodotto dallo stesso produttore di Acacias (Aurora Guerra), gli stessi creatori e sceneggiatori e per di più condividono un set. Quindi era tutto conosciuto ma nuovo allo stesso tempo. È stata un’ottima opportunità per continuare a imparare. Il mio personaggio fin dall’inizio si è presentato sofferente! Penso che, come Teresa in Una Vita, sia un personaggio molto buono, con un buon cuore e con valori molto nobili. Ho imparato molto da loro due.

Acacias 38 è ambientata tra il 1899 e 1920 e naturalmente anche il guardaroba è stato scelto facendo molta attenzione ai dettagli che, nelle serie storiche, sono fondamentali per la buona riuscita del prodotto. Come ti sei trovata a dover girare le scene in abiti un po’ diciamo “pesanti” e così diversi da quelli che si indossano ai giorni nostri?

Gli abiti erano stupendi, le costumiste hanno fatto un ottimo lavoro. Gli abiti mi hanno aiutato molto durante la creazione e la costruzione del personaggio. Faceva parte del rito: indossavo quei vestiti, mi pettinavo ed ero subito Teresa. Devo ammettere però che a volte gli abiti mi hanno creato anche qualche difficoltà. Soprattutto d’estate con tanti strati di vestiti (corsetto, sotto corsetto, camicia, sottogonna, gonna, calze e stivali sia d’estate che d’inverno), in piena estate era molto dura. Non si poteva accendere l’aria condizionata durante la registrazione perché era molto rumorosa. A volte la memoria faceva brutti scherzi a causa del caldo e dimenticavo qualche battuta. Lavoravo a lungo, quasi tutti i giorni a tempo pieno, registrando 12 ore al giorno. E la cosa peggiore che ho indossato è stato il corsetto. Lo odiavo! (ride, ndr) Anche se non l’avevamo stretto come all’epoca era difficile respirare bene. Un giorno che faceva molto caldo ho dovuto interrompere la registrazione perché non riuscivo a respirare con normalità e mi hanno aiutato a riprendermi. Nonostante tutto ciò, ne è valsa comunque la pena per il bellissimo risultato sullo schermo!

Oltre a queste due soap quali altre esperienze lavorative hanno contribuito alla tua crescita professionale e personale?

Ho fatto delle piccole apparizioni in “Aída” e ne “El Caso” In questo periodo ho avuto l’occasione di formarmi come attrice con maestri spagnoli e internazionali che ammiravo molto e il cui metodo ero curiosa di conoscere. Anche nel contesto del teatro, in cui non ho molta esperienza e nel quale mi piacerebbe lavorare. Per me è importante essere sempre formata come attrice, non si sa mai quando può arrivare una grande opportunità.

Cosa hai studiato per diventare attrice?

Diciamo che per diventare attrice mi ha aiutato non solo studiare recitazione durante i vari anni con diversi maestri, ma anche studiare danza, imparare lingue, fare dei viaggi, oltre naturalmente alla carriera universitaria, ma soprattutto le esperienze personali. Penso che anche le esperienze della vita aggiungano molta ricchezza all’attore.

Il Coronavirus ci ha colpiti l’anno scorso un po’ tutti alla sprovvista, abbiamo vissuto e stiamo tutt’ora vivendo un periodo piuttosto difficile. In qualche modo questa pandemia ha cambiato le vite di tutti, quale impatto ha avuto in particolare sulle tue abitudini?

Ho vissuto il lockdown come un’esperienza tutto sommato positiva, anche se subito dopo ho preso il Covid. È stato un momento di sosta, tutti si sono fermati e tutto si è fermato. Credo che oltre alla parte drammatica, abbia portato cose buone, sia a livello ambientale che di coscienza. Nel mio caso è stato un momento per meditare e prendermi del tempo per me stessa. La parte difficile è stata essere separata dalle persone a cui voglio bene. Ancora oggi limito molto gli incontri sociali, li procrastino molto nel tempo, penso sia importante fare un piccolo sforzo, non si conoscono mai le conseguenze che possono avere sugli altri. In particolare, nel mio nucleo familiare ho persone a rischio e non voglio assumermi questa responsabilità di fare loro del male. È un piccolo sacrificio, ma non possiamo lamentarci. I nostri antenati hanno passato periodi molto più duri di quello che stiamo vivendo attualmente.

Ci sono attualmente nuovi progetti in cantiere? Ti rivedremo prossimamente ancora protagonista o stai dedicando un po’ di tempo a te stessa lontana dalla macchina da presa?

Magari! A causa del Covid le produzioni sono state sospese. Avevo un progetto teatrale che mi entusiasmava molto e alla fine non è potuto andare avanti. Sto aspettando di nuovo un’opportunità. Finora ho continuato a formarmi come attrice e a coltivare la pazienza. Purtroppo la vita dell’attore è fatta di tante pause tra i lavori, contrariamente a quanto si possa pensare, sono pochissimi gli attori (tranne quelli famosi) che agganciano un lavoro all’altro. Lo nostra quotidianità consiste nell’aspettare che squilli il telefono e nel tenere a bada la disperazione. Rimango ottimista, so che arriverà una bella opportunità e potrò fare ciò che mi piace di più al mondo: recitare.

Ti piacerebbe lavorare in Italia?

Sì! Sarebbe un sogno lavorare in Italia. Sono fan dei film e delle serie italiane. All’università ho studiato storia del cinema italiano e da allora mi piace seguire le produzioni che si fanno lì, penso che ci siano molte produzioni interessanti. Speriamo che un giorno si presenti l’occasione.

Ti sei laureata in danza classica al Real Conservatorio Profesional de danza di Madrid, poi però hai deciso di seguire un altro tuo sogno, ovvero quello di fare l’attrice. Oltre ad avere un fisico perfetto per una ballerina, hai anche le competenze necessarie per poter trasformare la tua passione in un lavoro. Attualmente ti stai dedicando alla danza? E quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Sì, da piccola volevo fare la ballerina. Quando avevo circa 8 anni, ricordo che andavo al cinema a vedere Harry Potter e imitavo Hermione a casa, con un’amica facevamo doppiaggio. Immagino che la spinta alla recitazione sia sempre esistita in me. Ma ero troppo timida per ammettere che volevo fare l’attrice. Negli ultimi anni della mia carriera come ballerina mia madre mi ha iscritto a un corso di recitazione e da allora ho capito che era lì che volevo che andasse il mio percorso. Ho terminato la mia carriera di ballerina e non ho più ballato. Ho passato un brutto momento, avevo una bassissima autostima, la disciplina del conservatorio era molto dura e mi ha fatto soffrire molto, avevo un’ idea negativa della danza. Qualche mese fa c’è stato un casting dove cercavano una ballerina classica e ho ricominciato ad allenarmi. Anche se non mi hanno preso, ho continuato con le lezioni. Continuo ancora e le amo. Lo vivo in modo diverso, mi diverto di più e mi giudico di meno, non ho la pressione di quegli anni. La danza mi ha insegnato cose buone come: disciplina, perseveranza ed educazione. Cose che penso siano molto necessarie nella mia professione. Non ho progetti per il futuro, penso che sia un lavoro in cui non si può pianificare molto. Nemmeno le vacanze! Da un momento all’altro può cambiarti la vita! Quindi preferisco essere sorpresa.

Quali sono i tuoi gusti musicali? Ascolti le canzoni italiane?

Mi piace molto la musica. I miei gusti musicali sono cambiati nel corso degli anni. Prima ascoltavo molto rock, adesso ascolto di tutto. E mi è sempre piaciuta la musica italiana! Quando ero adolescente ascoltavo, ovviamente, Laura Pausini, Tiziano Ferro, Zero Assoluto ecc. Adesso ascolto più Paolo Conte, Andrea Laszlo de Simone, Lucio Dalla, Galeffi, Caparezza, Ghali, ecc.

Quali sono i valori più importanti nella tua vita e a cosa non rinunceresti mai?

Ad essere una persona nobile, semplice, educata e rispettosa verso le persone e l’ambiente.

Con quale regista ti piacerebbe lavorare?

Mi piacerebbe lavorare con molti registi italiani che ammiro. Paolo Sorrentino è tra i miei preferiti: il suo stile è unico. Ma sarebbe un sogno recitare anche per Emanuele Crialese, Paolo Virzì, Matteo Garrone, Marco Bellocchio… ce ne sono tanti!

Con quale tuo collega hai legato maggiormente? Che rapporto c’è tra voi adesso che non lavorate più sullo stesso set?

Mi sono trovata molto bene con i miei compagni di set. Ho un’ottima amicizia con Mónica Portillo (Humildad in Una Vita) Marita Zafra (Casilda in Una Vita) José Gabriel (Onésimo in Il Segreto) E ovviamente Alessandro Bruni (Álvaro in Il Segreto) che è il mio compagno.

Alejandra, grazie per aver risposto alle nostre domande. In bocca al lupo per la tua carriera da parte mia e di tutta la redazione di Sbircia la Notizia Magazine!

Grazie a voi! Volevo anche ringraziare il sostegno del pubblico italiano che mi ha seguito in tutti questi anni. L’amore che ricevo è incredibile. Poco tempo fa è stato il mio compleanno e ho ricevuto un bellissimo bouquet da un fan italiana con una nota che mi ha fatto emozionare. Sono molto fortunata. Spero presto di poter visitare il vostro Paese e spero che sia a causa di una produzione italiana!

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Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

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Intervista esclusiva a Anthony Peth, il padrone di casa di...

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Ritorno in tv per Anthony Peth, padrone di casa dal 25 aprile di Vip4Padel, il nuovo talent show di Sportitalia in onda, ogni giovedì sera, alle 20.30. Assente dagli schermi da circa un anno, durante il quale si è dedicato alla stesura della sua biografia, il conduttore sardo è pronto a prendere il timone del suo primo programma sportivo, nato da un’idea di Fabio Lauricella e con la regia di Mario Maellaro. Un’esperienza del tutto nuova, della quale ci ha parlato in questa intervista, dove ci ha svelato un altro suo prossimo progetto.

A cura di Roberto Mallò

Anthony, parliamo di Vip4Padel, il programma che attualmente la rivede nelle vesti di conduttore. Di che cosa si tratta?

Vip4Padel è il primo talent sportivo che andrà in onda in tv, in prima serata su Sportitalia. E’ un vero e proprio campionato sportivo di padel, che è lo sport del momento, come ben sappiamo. Dopo la pandemia c’è stata davvero l’esplosione di questa disciplina, che ormai appassiona diverse persone. E il programma televisivo che abbiamo messo in scena vuole essere, appunto, un momento di spensieratezza per chi ci segue da casa”. 

Com’è strutturato?

“In ogni puntata ci sono due personaggi famosi che si sfidano l’un l’altro. Ciascuna partita di padel prevede però che ci siano due componenti per squadra; quindi, ogni vip è affiancato da un suo fan. Abbiamo scelto personaggi, in accordo con la produzione, che appartengono al mondo dello spettacolo e della televisione, alcuni dei quali hanno deciso di cimentarsi per la prima volta in questo sport. Per citarne uno la ‘iena’ Filippo Roma. Pensava che sarebbe stato del tutto impacciato, ma alla fine ha scoperto la sua passione per il padel. Ci sono poi Garrison Rochelle, Amedeo Goria, Milena Miconi, Matilde Brandi, dalla radio Lucilla Agosti e Sabrina Bambi di R101, il comico di Zelig Fabio Di Dario, passando per tanti altri personaggi che sveleremo nel corso delle varie settimane”.

Un cast scelto accuratamente, immagino…

“Assolutamente sì. Si voleva dare un impatto televisivo con un’idea nuova e vincente che portasse in scena tutte le professioni artistiche: dalla danza al canto, fino ad arrivare al giornalismo. Volevamo aprirci a diversi tipi di pubblico, facendo in modo che tutti potessero seguire i loro beniamini”.

Si tratta però di un vero e proprio torneo sportivo, giusto?

“Certo, al termine del campionato olimpionico, che prevede le tre finali e la finalissima, ci sarà l’elezione della squadra vincitrice di questa prima edizione. Non avremo uno studio, ma saremo dentro un campo di padel vicino a Bergamo. Il format è stato, infatti,girato interamente presso l’Academy Manenti & Malgaroli e patrocinato dal Comune di Brusaporto e dal Comitato Italiano Fair Play”.

Arriviamo a lei. Perché è stato scelto come conduttore?

“La scelta è arrivata subito dopo la decisione di lasciare, dopo diversi anni, la conduzione di Chef in Campo. Sento sempre la necessità di cambiare, dopo aver portato avanti i programmi per diverse stagioni. In precedenza, avevo fatto lo stesso con Gustibus, in onda su La7. Non so se agisco così un po’ per incoscienza, che fa parte del mio carattere, o per la voglia di fare un salto nel buio. Tuttavia, anche per quanto riguarda Chef in Campo ho mollato una trasmissione certa, senza sapere che cosa mi avrebbe riservato il futuro. E proprio in seguito all’annuncio del mio addio, è arrivata la proposta di Vip4Padel. Con la N&M Management, la casa di produzione di Mariaraffaella Napolitano,avevo già condotto su La5 il programma Trend, affiancato da Silvana Giacobini, e sono stato contattato per sapere se me ne intendessi o meno di padel. Ho voluto essere sincero e ho ammesso di conoscerlo poco. Con un po’ di ironia e diverse battute che ho lanciato in quella telefonata, la sincerità mi ha premiato. Non a caso, mi hanno detto: ‘Guarda, se tu lo presenti con questa ironia è perfetto. Vogliamo che ci sia anche quella, per fare un programma leggero e frizzante’. E infatti così è successo…

Ah sì? Quindi è un programma dove si sorride?

“Posso anticiparle che nel campo mi succede un po’ di tutto. Non riesco a lanciare bene la racchetta, le palline mi arrivano addosso. Sono sicuro che vi divertirete, perché mi identifico nella ‘macchietta’ di Vip4Padel, anche se alla fine sono il conduttore. Non metto mai da parte il fatto che si tratta comunque di un concorso sportivo vero e proprio. Ci saranno due vincitori assoluti e il ‘senso di ironia’ non metterà mai da parte la professionalità e il rigore della gara stessa. Tutti gli artisti che hanno partecipato alle registrazioni sono andati via contenti; mi hanno riempito di messaggi mentre tornavano nelle loro case per dirmi che si erano divertiti. Tutti mi hanno ringraziato per questa possibilità che ho dato loro”.

Ha ammesso che non conosceva il padel, prima di arrivare alla conduzione del talent. Adesso si sente un po’ più preparato?

“Si, è stata la giusta occasione per immergermi in quel mondo. Tra l’altro, non avevo mai fatto nemmeno la conduzione di un programma sportivo. All’interno di Vip4Padel ci sarà tanta telecronaca e cambierà il mio modo di presentare: al di là dell’ironia, che ha sempre fatto parte di me, non farò sentire il mio accento sardo, mio tratto distintivo, perché si tratta di un programma sportivo che ha bisogno di una certa dialettica, di dizione. Tecnica che ho studiato seriamente, ma che nelle mie trasmissioni precedenti non avevo avuto ancora modo di sperimentare”. 

E’ curioso dei feedback che riceverà dal pubblico riguardo questa sua nuova avventura?

“Sì. Come ho già detto, è la prima volta in assoluto che presento un programma sportivo. Ho sempre condotto programmi di cucina, seppur diversi l’uno dall’altro e in tante reti televisive nazionali, e mi sono creato una zona di comfort. Sono quindi curioso di sapere come il pubblico reagirà, sia per ciò che concerne gli ascolti, sia per leggere i feedback e le eventualicritiche, che non mancano mai. A volte vieni criticato anche senza che ti diano modo di dimostrare ciò che sai fare, ma fa parte del gioco. E sono pronto anche a questo”.

Dunque, data la nuova esperienza positiva, non ha nessun rimpianto ad aver lasciato Chef in Campo?

“No, perché è nata un’altra opportunità entusiasmante. Inizialmente, quando ho dato le mie dimissioni da Chef in Campo, la squadra di autori non mi ha preso molto sul serio. Quando hanno capito che non stavo scherzando, mi hanno chiesto come mai volessi lasciare la trasmissione. Anche in quel caso, sono stato sincero: ho detto loro che, dopo tante puntate, non avevo più stimoli nel ripetere sempre le stesse cose. E così, lavorando insieme, abbiamo scelto di metterci in moto per una sorta di spin off di Chef in Campo, incentrato sul mondo dei dolci, che si intitola appunto Dolci in Campo. La messa in onda, al momento, è prevista per la prima serata, sempre su AlmaTv, in uno studio nuovo e innovato. I personaggi famosi del mondo dello spettacolo saranno chiamati a cimentarsi nella preparazione del dolce dell’infanzia, che darà loro l’occasione di raccontarsi, proprio come avveniva nel programma madre con la ricetta del cuore. Scopriremo così aneddoti dal passato di tutti gli artisti che seguiamo in tv. E ci saranno ancora l’esperto di vini Matteo Carreri , la cake creator Manuela Romiti e Terry Alaimo, che farà l’oroscopo dei dolci. E Vittorio Cesarini, dal centro di Roma al  Colosseo, preparerà per ogni personaggio un aperitivo. Un percorso nuovo, attraverso i sentieri del gusto, che affronto piacevolmente, anche perché adoro i dolci”.

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Riflessi artistici: il percorso luminoso di Lorenzo Balducci

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A cura di Pierluigi Panciroli

Lorenzo Balducci inizia il suo viaggio nell’arte all’età di quattordici anni immergendosi negli studi di recitazione. Il palcoscenico diventa la sua casa nel 2001, quando, in perfetta armonia con l’attrice Myriam Catania, emerge come protagonista nella raffinata opera teatrale “Romeo e Giulietta” di Claudio Boccaccini. Tuttavia è sul grande schermo che la sua presenza si consolida, facendo il suo debutto con il film “I cavalieri che fecero l’impresa” (2001) diretto da Pupi Avati, seguito da “Il cuore altrove” (2003).

La sua carriera si snoda tra gli schermi del cinema e della televisione, con incursioni nel mondo della musica nel 2002 quando appare nel video musicale della canzone “Telecomando” di Matteo Bassi. Le serie televisive come “Giorni da Leone” (2002), “Il Papa buono” (2003) e “48 ore” (2006) mettono in risalto il suo talento sotto la guida di registi del calibro di Francesco Barilli e Ricky Tognazzi.

Il mondo del cinema celebra la sua espressione artistica attraverso una vasta selezione di pellicole, incluse opere come “Ma che colpa abbiamo noi” (2003), “Tre metri sopra il cielo” (2004) e “Gas” (2005). Nel 2007, si distingue per una stagione cinematografica ricca di titoli come “Last Minute Marocco,” “I testimoni,” e “Il sole nero.” Il 2009 segna il ritorno di Balducci sul grande schermo con tre film che evidenziano la sua ecletticità artistica.

Il suo percorso in “Due vite per caso”, “Io, Don Giovanni” e “Ce n’è per tutti” lo mette in mostra, come interprete di primaria importanza.

Oltre alle sue gesta cinematografiche, Lorenzo si immerge nelle acque internazionali, dando vita a opere come “31 días” (girato in Messico) e “Stella cadente – Estel fugaç” (film in costume spagnolo). La sua incursione nella regia si materializza nel 2022, con il videoclip del singolo “Per dirsi mai” della violinista elettro-pop H.E.R.

Il suo impegno sul fronte LGBTQ+ emerge con chiarezza. Il 2012 segna il suo coming out durante un’intervista a Il Venerdì di Repubblica, e da allora, Lorenzo diventa un assertivo sostenitore dei diritti gay. Nel 2015 appare come giudice al Torino Gay & Lesbian Film Festival, unendo la sua voce a un coro di cambiamento. Nel 2023, la sua partecipazione ai Florence Queer Festival è ulteriore testimonianza del suo costante impegno nel sostegno della comunità LGBTQ+.

La sua carriera continua a brillare, spaziando dalla televisione con serie come “Solo per amore” (2015) e “Medici: Masters of Florence” (2016), all’internazionalità cinematografica con “In Search of Fellini” (2017). Nel 2024, mentre naviga nelle acque della terza stagione di “Doc – Nelle tue mani,” ha iniziato in marzo a portare in scena il suo nuovo spettacolo di stand-up comedy, “E.G.O. – L’Arte della felicità.”

La vita di Lorenzo Balducci è una narrazione di successi artistici e impegno sociale, unendo il suo talento alle sfide della sua epoca.

Qual è stata la tua prima esperienza nell’arte e come hai deciso di intraprendere la recitazione?

La mia prima esperienza nel mondo dell’arte è stata un corso di recitazione che ho fatto a 14 anni, per tre anni. Da bambino giocavo spesso da solo o con amici inventando storie, interpretando personaggi di mondi fantastici, realizzando video con la telecamera dei miei genitori. Sentivo che volevo esprimermi attraverso la recitazione, malgrado la mia timidezza. Spesso le storie che raccontavo rappresentavano un universo fantasy, l’arte era pura fantasia ai miei occhi. A 14 anni sapevo di voler diventare un attore e mia madre mi ha consigliato di frequentare un laboratorio teatrale. Era l’inizio di tutto. Lì ebbi la conferma: recitare mi rendeva felice.

Puoi raccontarci la tua esperienza nel debutto teatrale con “Romeo e Giulietta” nel 2001 e come ha influenzato la tua carriera? 

È stato il mio primo vero lavoro teatrale, ho un bellissimo ricordo del lavoro fatto con Claudio e Miriam, avevo 19 anni e mi sembrava di vivere un’esperienza più grande di me, come se non fossi all’altezza. Ma è stato bellissimo, ricordo che provavo un forte affetto verso tutto il cast, li consideravo una famiglia in quel momento, mi sentivo protetto. Partecipare a quel progetto mi ha fatto sentire più adulto per la prima volta.

Come è stato il tuo debutto cinematografico con “I cavalieri che fecero l’impresa” nel 2001, e come hai affrontato questa transizione dal teatro al grande schermo?

È stata un’esperienza molto breve, un giorno di set, ero totalmente affascinato dalla “macchina” del cinema. Vedere come funzionava un set, ammirare Pupi Avati all’opera, ero terrorizzato, felice, era quello che avevo sempre desiderato, io volevo fare cinema, lavorare davanti alla macchina da presa. La transizione da teatro a cinema è solo questione di tecnica, l’essenza del lavoro di ricerca della verità rimane la stessa.

Hai lavorato con registi rinomati come Carlo verdone, Alessandro Aronadio, e Gianluca Maria Tavarelli. Qual è stata la tua esperienza lavorando con queste figure di spicco?  

Sono registi che ammiro e che hanno segnato il mio percorso. Alessandro Aronadio è anche un amico e interpretare il protagonista della sua opera prima è stata un’esperienza unica, che ripeterei mille volte. Lavorare con Verdone un vero onore, vederlo in azione come regista è meraviglioso, ero affascinato dalla sua serietà e precisione assoluta in tutto quello che faceva. Tavarelli è un grandissimo regista, simpaticissimo, e mi ha diretto in uno dei progetti a cui sono più legato, “Le cose che restano”. Non dimenticherò mai quel set, quel personaggio, quella troupe.

Tra le numerose pellicole in cui hai recitato, c’è un film o una serie TV che ritieni abbia avuto un impatto particolare sulla tua crescita artistica?

Se dovessi scegliere tra le più importanti direi “Gas”, l’opera prima di Luciano Melchionna, che è stato il mio primo film da protagonista. Avevo 21 anni e affrontavo un personaggio fortemente drammatico, al centro di una vera e propria tragedia. Sentivo di essere davvero grato per l’esperienza di lavoro che stavo vivendo, era la mia prima vera completa esperienza artistica, esattamente come la desideravo. Luciano Melchionna, con cui poi ho lavorato in seguito a teatro, è stato bravissimo nel dirigere tutti noi attori del cast. Si era formata di nuovo una grande famiglia.

Come hai affrontato il ritorno sul grande schermo nel 2009 con tre film e quali sfide hai dovuto superare in questo periodo della tua carriera? 

Quello è stato probabilmente l’anno più intenso dal punto di vista lavorativo. Tre progetti che ho amato, tre personaggi a cui sono molto affezionati, tre storie drammatiche. Essendo una persona tendenzialmente iperattiva mi piace l’idea di dovermi districare tra mille impegni. È stato un periodo molto bello, forse l’apice di una prima parte della mia carriera. Le difficoltà, gli ostacoli, li ho vissuti più in seguito, scoprendo però un’altra parte di me, come persona e come artista. Dal 2012, per 8 anni, ho lavorato spessissimo come cameriere, mentre continuavo a fare l’attore, ma con meno frequenza. È stata l’esperienza più formativa della mia vita.

Hai sperimentato l’ambito internazionale con opere come “31 días” e “Stella cadente – Estel fugaç”. Qual è stata la tua prospettiva e sfida nell’approcciarti a progetti internazionali?

Viaggiare lavorando è il sogno più grande. Io amo la Spagna, amo la lingua spagnola. Recitare in spagnolo per me è stato un sogno, conoscere Carlos Saura sul set di “Io, Don Giovanni” mi ha insegnato tantissimo. Il set di Stella Cadente è stato meraviglioso, recitavo in castigliano mentre quasi tutto il cast recitava in catalano. “31 Dìas “è stato girato in Messico. Lavorare immerso nella cultura messicana è stato un sogno. Il film era una commedia romantica dallo stile americano, sentivo che quando sei all’estero il tuo corpo e la tua mente ti chiedono di più, perché desideri essere all’altezza della situazione, e questo mi regala una dose di energia maggiore nel lavoro.

Il tuo impegno nel supporto della comunità LGBTQ+ è evidente. Come ha influenzato la tua carriera e quali sono le sfide che hai affrontato nel diventare un assertivo sostenitore dei diritti gay?

Ha sicuramente influenzato la mia vita perché da quando ho fatto coming out pubblicamente mi sono sentito libero, trasparente, senza filtri, e questo ha aiutato il mio lavoro, le mie scelte lavorative, ma soprattutto la mia vita. Mi sono sempre sentito un sostenitore della mia comunità, penso che sia fondamentale metterci la faccia, ognuno a modo suo, ma non tirarsi indietro, e continuare ogni singolo giorno quello che si celebra e manifesta durante il Gay Pride.

Come hai affrontato la terza stagione di “Doc – Nelle tue mani” e cosa possiamo aspettarci dal tuo nuovo spettacolo di stand-up comedy, “E.G.O. – L’Arte della felicità”? 

Il set di Doc è stata un’esperienza breve ma molto intensa. Non è facilissimo entrare in un contesto così collaudato da anni e cercare di dare il meglio delle proprie possibilità nell’arco di pochissimo tempo. Ho molto amato il lavoro dinamico della regia. Hai l’impressione di essere su una montagna russa che non si ferma mai, è davvero stimolante. Ed è sicuramente emozionante ritrovarsi circondato da un cast stellare, ho davvero un bel ricordo. Per quanto riguarda E.G.O., abbiamo debuttato il primo Marzo a Modena per poi proseguire tra Nord e Sud. E’il terzo progetto teatrale a cui partecipo con Mariano Lamberti e Riccardo Pechini che sono gli autori del testo. Questa volta il tema è la morte, in chiave comica, ma soprattutto tutte quelle cose si fanno in vita per esorcizzarla. È un monologo spietato, divertente, che offre diversi spunti di riflessione.

Come bilanci il successo artistico con il tuo impegno sociale? Quali sono le tue aspirazioni future nella tua carriera e nell’attivismo? 

Per me l’unica forma di successo è la fortuna di poter fare nella vita ciò che si ama. Oggi ho la fortuna di vivere la vita che desidero nel campo artistico. Desidero poter scrivere per il teatro, perché non l’ho mai fatto prima. Mi piacerebbe portare i personaggi a cui do vita sui social, su un palcoscenico. Per quanto riguarda l’attivismo, non mi sono mai sentito veramente un attivista, ma come dicevamo prima un sostenitore della comunità LGBTQIA+, e lo sarò sempre.

La tua presenza nei social è molto attiva. Come gestisci il bilanciamento tra la tua vita online e offline?

Sicuramente l’uso dei social crea dipendenza, chi più chi meno. Se poi i social diventano il tuo lavoro il rischio di quella dipendenza diventa maggiore. Di base uso i social per raccontare il mondo di personaggi surreali, quella è la mia priorità, la vita privata è poco presente sul mio Instagram. Lo preferisco. Mi è capitato di condividere momenti della mia vita sui social o attraverso delle interviste, ma sono delle scelte precise, che nascono dal piacere o il bisogno di condividere qualcosa di personale.

Quali sono i tuoi obiettivi e le tue motivazioni sul fatto di interagire sulle piattaforme social? Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere? 

L’obiettivo principale è sprigionare la mia creatività, poter raccontare il mio mondo a modo mio, senza alcun compromesso. Questa è una grande libertà, essere coerenti con la propria cifra artistica. Non c’è un messaggio preciso che voglio trasmettere, non amo i messaggi in realtà. Preferisco le suggestioni, gli spunti di riflessione, o più semplicemente scioccare il pubblico. Ma con un senso, mai in un modo fine a sé stesso.

Grazie per questa intervista. Quale può essere il tuo “slogan”?

Grazie a te. Non credo di avere un vero e proprio slogan. Da piccolo ho sentito dire tante volte “la libertà è il rispetto delle regole”. E io dicevo sempre di no, ero contrario alle regole. Col tempo ho trasgredito troppo a queste regole, danneggiando me stesso e a volte gli altri. Oggi vorrei imparare a rispettarle di più.

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Intervista esclusiva a Sofia Viola: «Pozzuoli, il...

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Nel panorama dei concorsi di bellezza italiani, emergono storie di giovani donne che sognano di lasciare il segno. Sofia Viola, Miss Campania 2023, incarna il perfetto equilibrio tra grazia, determinazione e semplicità. Nata a Pozzuoli, la città che ha dato i natali alla leggendaria Sophia Loren, Sofia porta avanti la tradizione di bellezza e talento che sembra scorrere nelle vene di questa terra fertile. Alta 180 centimetri, con occhi che ricordano le profondità del mare e un sorriso che illumina, Sofia si è distinta non solo per il suo aspetto fisico ma anche per il suo spirito resiliente e la sua aspirazione a diventare attrice.

La nostra intervista esclusiva

Scopriamo insieme chi è Sofia Viola, attraverso le sue parole, i suoi sogni e le sue aspirazioni, in un viaggio che va ben oltre la corona di Miss Campania.

Sofia, in che modo Sophia Loren e la tua provenienza da Pozzuoli hanno influito sulla tua esperienza nel mondo dello spettacolo e nella percezione pubblica di te?

“Sophia Loren rappresenta un emblema di talento e successo che ha superato i confini della nostra amata Pozzuoli, raggiungendo il cuore di un pubblico globale… La sua ascesa da una località di provincia a star di fama mondiale è ben nota. Non posso negare che la mia appartenenza a Pozzuoli e le inevitabili comparazioni con Sophia Loren durante la finale di Miss Italia a Salsomaggiore, abbiano suscitato un certo orgoglio. Queste somiglianze, soprattutto negli sguardi e negli atteggiamenti, mi lusingano e mi sorprendono, considerando l’assenza di legami di parentela. La mia città natale, con le sue storie di successo e le sue icone culturali, mi ha sicuramente influenzata, offrendomi esempi di come si possa emergere partendo da umili origini.”

Dopo il tuo trionfo come Miss Campania, hai espresso sorpresa e gioia per la vittoria. Quali sono stati i primi pensieri e le prime emozioni che hai provato nel momento in cui sei stata annunciata vincitrice?

“Nel momento in cui l’attrice Fioretta Mari annunciò il mio nome come vincitrice MISS CAMPANIA, ho avuto un mix di emozioni: non saprei identificarle una ad una, perché sono stati momenti unici, momenti di gloria, tremavo, ridevo, non credevo in quel momento che avesse chiamato me come vincitrice MISS CAMPANIA 2023. Per quanto riguarda i miei primi pensieri, sono andati alla mia bellissima famiglia, che mi ha sostenuto in un percorso così bello, perché questo concorso non va visto come il solito banale concorso di bellezza ma bensì un concorso formativo, sia personale che professionale.”

Hai dedicato la tua vittoria ai tuoi genitori, che ti hanno iscritta al concorso a tua insaputa. Come descriveresti il loro ruolo nel tuo sviluppo personale e professionale? Ci sono stati momenti specifici in cui il loro supporto è stato cruciale per te?

“La figura dei miei genitori è sempre stata una figura molto importante in tutta la mia giovane vita, sia per le esperienze lavorative come Miss Italia e sia a livello scolastico. Per me la famiglia è un punto di riferimento che mi ha trasmesso valori che porterò sempre con me e cercherò di fare allo stesso modo con i miei figli, qualora li avessi. Momenti specifici non ci sono mai stati perché loro fanno parte in ogni mio singolo momento bello e brutto che sia.”

Il tuo obiettivo di diventare attrice richiede dedizione e studio. Puoi condividere con noi quali sono stati i momenti più formativi o le sfide che hai incontrato finora nel tuo percorso di recitazione?

“Dici bene Junior, il mio obiettivo è quello di diventare un’attrice. Una vera e propria formazione non l’ho mai avuta, c’è da dire che dopo la fascia di Miss Campania, mi sto dedicando a formarmi a livello di dizione e di interpretazione. Di progetti ce ne sono veramente tanti, non sto qui a spoilerare i miei prossimi impegni però ne riparleremo sicuramente a tempo debito.”

Parlando di semplicità come tuo punto di forza, come mantieni questo equilibrio nella vita quotidiana, soprattutto in un ambiente spesso percepito come orientato all’apparenza, come quello dei concorsi di bellezza e del cinema?

“Ti sbagli, forse l’apparire è un termine comune della nostra società ma sicuramente non è quello che ho riscontrato nel concorso di Miss Italia, anzi potrebbe essere una banalità o una frase di circostanza ma la bellezza è sicuramente un punto di forza e di inizio, però non basta: bisogna avere tanto altro, come saper recitare, cantare, ballare…”

La tua visione della sconfitta come opportunità di crescita è molto matura. Potresti raccontarci di un momento specifico in cui una sconfitta ti ha portato a un successo o a una lezione importante?

“La mia visione della sconfitta non c’è, Junior. Nella vita una sconfitta va affrontata più forte di prima, una sconfitta non ti può bloccare, non può fermare un tuo sogno… anzi, quella sconfitta deve essere un punto di forza e di crescita sia professionale che personale.”

La guerra è la tua più grande paura, un sentimento purtroppo condiviso da molti. In che modo credi che il tuo ruolo pubblico possa contribuire a diffondere messaggi di pace e speranza, soprattutto tra i giovani?

“La guerra, noi giovani l’abbiamo sempre studiata sui libri, ma mai vissuta così vicino e così in tempo reale. Junior, la guerra, credo che comunque spaventi un po tutti, piccoli, giovani, adulti e anziani. Penso anche in te smuova delle paure, con il nostro ruolo possiamo aiutare a diffondere un po’ di pace, più che pace di dare segni positivi in un momento di crisi. Ma in realtà non solo io da personaggio pubblico, e te da giornalista, ma un po’ tutti possiamo diffondere la parola pace e non solo… a partire dai personaggi più influenti a quelli meno influenti, oggi abbiamo i social, quindi è un buon canale per poter trasmettere una giusta parola: PACE.”

Il tuo approccio alla moda riflette una grande attenzione alle tendenze pur mantenendo un occhio al budget. Come descriveresti il tuo stile personale e quale pezzo del tuo guardaroba pensi che rappresenti meglio la tua personalità e perché?

“Il mio stile è semplicemente quello di una ragazza di vent’anni attenta alle tendenze e al portafoglio (ride, ndr). Rispecchia sicuramente la mia personalità, tendenzialmente sono portata più ad una moda semplice e raffinata. La semplicità è l’arma più potente di ogni donna…”

C’è un regista o un film in particolare che ti ha ispirato a intraprendere il cammino nel mondo del cinema?

“Ambire ad entrare nel mondo del cinema è un sogno, è il mio motto è sempre stato se posso sognarlo posso farcela. Registi te ne potrei elencare almeno cinque se non di più, ognuno per un motivo ben specifico… Come già sai lavorare con i più grandi registi è un sogno di tutte le grandi attrici, quindi Junior non faccio nomi nel caso in cui uno di questi possa leggere la tua intervista, e giocarmi un grande ruolo perché non l’ho elencato nelle mie grandi preferenze (ride, ndr).”

Crescendo a Pozzuoli, come hai vissuto l’impatto della cultura e delle tradizioni locali sulla tua identità e sulle tue aspirazioni?

“Sono una ragazza di provincia con le proprie tradizioni sia familiari che locali: mi piacciono, le rispetto e le divulgo.”

Con la tua partecipazione a Miss Italia, hai avuto l’opportunità di incontrare molte altre giovani donne con sogni simili ai tuoi. C’è stata un’amicizia o un incontro che ti ha particolarmente colpita o influenzata durante il concorso?

“Potrei essere banale ma nel concorso di Miss Italia non ho trovato competizione sporca, anche se potresti non crederci. Li ho incontrato diverse realtà e da buona napoletana, ho creato gruppo. Siamo 40 finaliste, tutte con un sogno. Miss Italia, ci ha dato l’opportunità di confrontarci e maturare… Ho legato sì, con tutte, ma ho nel cuore una decina di ragaze che ancora oggi sento.”

Infine, guardando al futuro, oltre alla recitazione, ci sono altri ambiti o cause sociali che ti appassionano e per i quali desideri impegnarti attivamente?

“Il futuro?? Viviamo in una società che noi giovani non possiamo fare pronostici, sicuramente la mia prima ambizione e recitazione, poi in un secondo momento potrei affacciarmi nell’ambito giornalistico, e dulcis in fundo, nel salutarti, spero che tra qualche anno avrò una tua nuova intervista da attrice.”

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