Politica
Codice della strada, mail bombing al Senato contro il ddl
L'azione promossa dal coordinamento di diverse associazioni tra cui 'Vittime della strada' e Legambiente: "Rende le strade ancora più pericolose"
Mail bombing al Senato contro il ddl sul codice della strada approvato oggi alla Camera e che passerà ora all'esame di Palazzo Madama. Nel testo della mail, promosso dal coordinamento di varie associazione tra cui Cickilisti, Vittime della strada, Legambiente , si legge: "Onorevole Presidente, onorevoli Senatori e Senatrici, siete ancora in tempo per salvarmi la vita. La Camera dei deputati ha approvato una proposta di Nuovo Codice della Strada che complessivamente renderà le nostre strade ancora più pericolose, ma ora tocca a voi valutare come procedere".
"Ci sono oltre 3.000 persone all’anno che perdono la vita sulla strada in Italia. I loro familiari, trasformando con grande coraggio un dolore personale in un impegno per tutta la comunità, vi stanno supplicando di fermarvi" chiedendo di "accogliere le proposte che vengono e che verranno dalle associazioni di familiari vittime sulla strada, recependole nella riforma del codice che presto avrete la possibilità e responsabilità di discutere in Senato. Il Ministro e la Camera le hanno ‘ascoltate’, certo, solo che poi non hanno accolto nessuna delle loro proposte per modificare gli aspetti più critici del disegno di legge e introdurre le norme necessarie per una reale sicurezza stradale". I promotori fanno sapere che oltre 1000 mail sono state inviate agli indirizzi di posta elettronica del Senato in meno di un'ora.
Politica
Pace, un Manifesto oltre l’appartenenza politica:...
Alemanno: "Santoro, Di Battista, i leader studenteschi si uniscano per creare un grande movimento popolare per la pace"
Un Manifesto per la sovranità e i diritti dei popoli come strumento per fermare la guerra. Questa mattina l'illustrazione del progetto alla presenza dei cinque intellettuali ideatori del Manifesto, lo storico Franco Cardini, l’analista Stefano Orsi, il biologo Enzo Pennetta, l'atropologa Valentina Ferranti e il filosofo Andrea Zhok tutti d'accordo nel ribadire il no alla guerra lanciando un appello al mondo politico e culturale. Presenti a sostegno, due schieramenti politici che dagli antipodi "puntano a temi che vanno oltre l'appartenenza politica": Indipendenza di Gianni Alemanno e Massimo Arlecchino, Segretario e del presidente del Movimento con Marco Rizzo e Francesco Toscano di Democrazia Sovrana e Popolare.
“Oggi uomini di cultura e uomini politici provenienti dalle più diverse estrazioni ideologiche lanciano un appello per la pace e un a tto di accusa all’Europa prigioniera un’ euro-casta e immobile di fronte alle guerre - ha detto Alemanno - I leader politici italiani, invece di litigare sull’ultimo arresto di giornata, dovrebbero confrontarsi su come far assumere al nostro Paese un ruolo decisivo per ottenere un cessate il fuoco in queste ore drammatiche in Palestina e su come rispondere positivamente al segnale lanciato da Putin sulla disponibilità al dialogo con l’Occidente. Di fronte ai drammi del nostro tempo bisogna saper costruire fronti trasversali e una nuova visione politica per costringere le istituzioni italiane ad un intervento decisivo per la Pace", ha affermato Gianni Alemanno chiamando a raccolta "Santoro, Di Battista, i leader studenteschi " che ha invitato ad "uscire dalle proprie scatole chiuse".
"Noi - ha proseguito - chiediamo che il Governo italiano costringa gli altri leader europei a fermare Netanyahu utilizzando lo strumento delle sanzioni e dell’embargo sulle forniture di armi e a premere sul presidente americano Biden per fare una proposta di cessate il fuoco anche in Ucraina. Ma per mettere in moto questi meccanismi bisogna che ogni forza politica e sociale contraria alla guerra, da destra a sinistra, dagli studenti che occupano le università fino agli imprenditori in crisi per la recessione indotta dalle guerre, esca dalla propria nicchia ideologica per creare un grande movimento popolare per la Pace”.
“Dobbiamo smascherare chi ragiona come qualcuno nel 1914 e 1939 - è intervenuto Cardini, tra i professori firmatari - Il diluvio universale assomiglia molto più a ciò che ci aspetta. Noi siamo sull’orlo di una realtà irreversibile. Senza giustizia e senza ragione non c’è pace. Bisogna cominciare ad armarsi di buona volontà per fermare chi si sta armando di ordigni nucleari”. “L’idea di trattare per fermare la guerra e’ ritenuto inammissibile. Ci dice qualcosa questo rifiuto di trattare. Trattare significa riconoscere dignità all’avversario e quindi un diritto ad esistere come identità. L’occidente e’ prigioniero di una visione del mondo. Questo manifesto mira ad uscire da una visione unipolare, che e’ una patologia della politica, o sarà impossibile trovare la soluzione al problema”, afferma Enzo Pennetta, annunciando l’inizio di “una nuova teoria politica” che abbandoni “il modello anglosassone darwiniano.
"Mi avete convinto, su questo sforzo importante fatto da questi 5 uomini e donne per dare una traiettoria al tema della pace - interviene in conclusione Rizzo - Questo manifesto contro la guerra esplicita la necessità di una vera politica di pace, che non può certo essere un motivo solo per costruire una banale lista elettorale, bensì una politica di costruzione di uno schieramento per il mondo multipolare, contro l’imperialismo e per il cambio di sistema". "Io non so - chiosa - se qualche gruppo dirigente Usa possa pensare di vincere in first strike, ma se avvenisse l’Europa non ci sarebbe più, saremmo tutti morti. Credo che la lotta per la pace sia una dinamica primaria di sopravvivenza". "Noi vogliamo una Italia libera e indipendente, fuori dal contesto europeo, fuori dal contesto della Nato, per poi commerciare con gli Stati Uniti, con i paesi dell’Europa, ma anche con il Brasile e l’India il Sudafrica … per fare questo bisogna convergere sul tema pace - guerra. E’ una cosa fondamentale".
Secondo Francesco Toscano, presidente di Democrazia Sovrana Popolare "la giornata di oggi significa riflessione unitaria e proposta politica. Iniziative come questa contro la guerra - ha detto - stabiliscono un primato che coinvolgono i temi economi e sociali. Un vero e proprio tavolo su cui costruire progettualità politica e sovranità vera per il nostro Paese". Al termine della conferenza, che ha visto anche la partecipazione della diplomatica Elena Basile, è stata avviata una raccolta di firme "per dare voce a tutti coloro che non condividono i contenuti e le modalità con cui si sta sviluppando questa campagna elettorale europea".
Politica
Salvini: “Toti? Dimissioni sarebbero resa”
Il leader della Lega: "Giovanni ottimo amministratore, non sono in condizione di suggerirgli niente. lo invito a dimostrare che ha lavorato correttamente"
“Dimettersi sarebbe una resa dal mio punto di vista perché domani qualunque inchiesta, qualunque avviso di garanzia o rinvio a giudizio porterebbe alle dimissioni di un sindaco o di un amministratore”. Lo ha detto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, a margine di Next Mobility Exhibition nei padiglioni della Fiera di Milano a Rho parlando dell’inchiesta per corruzione che coinvolge il governatore della Liguria Giovanni Toti, agli arresti domiciliari.
“Non sono in condizione di suggerire niente a Giovanni, che ritengo un ottimo amministratore - ha sottolineato Salvini -. In Italia e in tutti i Paesi civili qualcuno è colpevole se condannato in tre gradi di giudizio. Non basta un’inchiesta, lo invito a dimostrare che ha lavorato correttamente e spero che i giudici gli diano velocità la possibilità di farlo”.
“Non commento la tempistica” dell’inchiesta “non mi interessa. Sicuramente, se è durata quattro anni, avranno avuto i loro motivi per chiuderla adesso. Però non commento”, ha replicato sorridendo a chi gli chiedeva, al suo arrivo alla Fiera , se fosse sospetta la tempistica dell’inchiesta per corruzione nei confronti del governatore della Liguria. “Se è tranquillo come dice, se si ritiene un buon governatore, cosa di cui io sono convinto, lo dimostrerà - ha evidenziato Salvini -. E quindi dal mio punto di vista non si deve dimettere”.
Politica
Corruzione Liguria, Salvini: “Toti? Dimissioni...
Il leader della Lega: "Giovanni ottimo amministratore, non sono in condizione di suggerirgli niente. lo invito a dimostrare che ha lavorato correttamente"
“Dimettersi sarebbe una resa dal mio punto di vista perché domani qualunque inchiesta, qualunque avviso di garanzia o rinvio a giudizio porterebbe alle dimissioni di un sindaco o di un amministratore”. Lo ha detto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, a margine di Next Mobility Exhibition nei padiglioni della Fiera di Milano a Rho parlando dell’inchiesta per corruzione che coinvolge il governatore della Liguria Giovanni Toti, agli arresti domiciliari.
“Non sono in condizione di suggerire niente a Giovanni, che ritengo un ottimo amministratore - ha sottolineato Salvini -. In Italia e in tutti i Paesi civili qualcuno è colpevole se condannato in tre gradi di giudizio. Non basta un’inchiesta, lo invito a dimostrare che ha lavorato correttamente e spero che i giudici gli diano velocità la possibilità di farlo”.
“Non commento la tempistica” dell’inchiesta “non mi interessa. Sicuramente, se è durata quattro anni, avranno avuto i loro motivi per chiuderla adesso. Però non commento”, ha replicato sorridendo a chi gli chiedeva, al suo arrivo alla Fiera , se fosse sospetta la tempistica dell’inchiesta per corruzione nei confronti del governatore della Liguria. “Se è tranquillo come dice, se si ritiene un buon governatore, cosa di cui io sono convinto, lo dimostrerà - ha evidenziato Salvini -. E quindi dal mio punto di vista non si deve dimettere”.