Economia
Clima, Wwf: “Ridurre stress su barriere coralline ed...
Clima, Wwf: “Ridurre stress su barriere coralline ed emissioni gas serra”
"Sbiancamento globale coralli minaccia mezzi sussistenza e sicurezza delle comunità costiere"
Il Wwf afferma che l'evento globale di sbiancamento dei coralli, annunciato questa settimana dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) statunitense, "avrà gravi conseguenze negative per le comunità costiere e la salute degli oceani. L'evento globale di sbiancamento dei coralli significa che ampie fasce di barriere coralline tropicali nei tre maggiori bacini oceanici - Atlantico, Pacifico e Indiano - sono sottoposte a uno stress estremo. Uno stress sufficientemente grave o prolungato può causare la mortalità dei coralli. Questo evento - il secondo in 10 anni e il quarto in assoluto - è stato innescato dalle temperature oceaniche da record iniziate lo scorso anno. L'oceano assorbe il 90% del calore in eccesso causato dalla combustione dei combustibili fossili". A suonare il campanello d'allarme è l'associazione ambientalista.
"Se abbiamo bisogno di un caso specifico, visivo e contemporaneo di ciò che è in gioco con ogni frazione di grado di riscaldamento, questo è il caso. L'entità e la gravità dello sbiancamento di massa dei coralli è una chiara prova dei danni che il cambiamento climatico sta provocando in questo momento. Dobbiamo agire con urgenza per smettere di bruciare combustibili fossili o perderemo le barriere coralline in tutto il mondo, con conseguenze devastanti per la biodiversità", afferma Pepe Clarke, responsabile globale Oceani del Wwf.
Circa 850 milioni di persone in tutto il mondo dipendono dalle barriere coralline per il cibo, il lavoro e la protezione delle coste dalle tempeste. Inoltre, forniscono l'habitat a più del 25% di tutte le specie marine. La metà di tutte le barriere coralline tropicali è scomparsa nell'ultimo secolo; siamo destinati a perderne fino al 90% entro il 2050 e tutte le barriere coralline entro la fine del secolo. Una barriera corallina sbiancata non è morta, ma è gravemente stressata. Quando sono esposti a un calore prolungato - a volte con una differenza di pochi gradi - i coralli espellono le alghe benefiche che ospitano. Questo li priva del colore e delle sostanze nutritive. I coralli sbiancati possono riprendersi, ma è necessario ridurre altre fonti di stress, come la pesca eccessiva e il deflusso di inquinanti dalla terraferma. Soprattutto, le barriere coralline hanno bisogno che le temperature degli oceani si abbassino. "La crisi dei coralli è una crisi climatica e il modo più importante per affrontare le ondate di calore marine è smettere di bruciare combustibili fossili", aggiunge Clarke.
Molte comunità costiere hanno fatto poco per contribuire al cambiamento climatico, ma sono vulnerabili agli effetti. "Abbiamo sperimentato lo sbiancamento di massa dei coralli nel 2010, poi nel 2016 e quest'anno. Quest'anno è stato peggiore, perché lo sbiancamento dei coralli non riguarda solo i loro ecosistemi, ma anche le nostre strutture di restauro. Le strutture di restauro sono uno dei nostri sforzi di conservazione attivi per far rivivere le barriere coralline, fornendo una casa per i pesci della barriera e un'attrazione turistica legata al nostro reddito locale. Spero davvero che lo sbiancamento non faccia morire i coralli, se così fosse il nostro sforzo di conservazione attiva", afferma Nyoman Sugiarta, responsabile del gruppo di monitoraggio della comunità dell'Area Marina Localmente Gestita di Bondalem e istruttore subacqueo del villaggio di Bondalem, Bali, Indonesia.
"Alla luce di questo evento globale di sbiancamento dei coralli, è più importante che mai proteggere le barriere coralline specifiche che hanno dimostrato una certa resilienza alle ondate di calore marino e che possono aiutare in futuro a riseminare le barriere coralline danneggiate. Dobbiamo concentrarci sulla limitazione delle pressioni dovute al sovrasfruttamento, all'inquinamento e all'eccessivo sviluppo su queste barriere resilienti per consentirne la sopravvivenza in un clima che cambia", afferma Carol Phua, responsabile dell'iniziativa Coral Reef Rescue.
Anche la Grande Barriera Corallina australiana, famosa in tutto il mondo e inserita nella lista dell'Unesco, è tra i siti colpiti. Sta vivendo il quinto evento di sbiancamento di massa dei coralli dal 2016. "Lo sbiancamento dei coralli che si sta verificando ora sulla Grande Barriera Corallina è il risultato dell'ondata di calore sottomarino globale iniziata lo scorso anno nell'emisfero settentrionale. Le barriere coralline in Florida e nei Caraibi sono state decimate a causa dello sbiancamento nel 2023. Il destino dei coralli della Grande barriera corallina è in bilico: è necessario un significativo raffreddamento della temperatura dell'acqua per evitare un esito simile a quello dell'emisfero settentrionale. Questo evento dimostra che nessuna barriera corallina è al sicuro dagli impatti del cambiamento climatico", sottolinea Richard Leck, responsabile Oceani del Wwf-Australia. Il Wwf invita i Paesi a prendere sul serio la mitigazione del clima. Ciò significa intensificare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, mettere in atto ulteriori protezioni intorno alle barriere coralline colpite mentre si riprendono (come limitare o interrompere la pesca) e ridurre le fonti di inquinamento terrestri che possono riversarsi sulle barriere coralline.
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Bonus verde, come funziona
La detrazione Irpef va ripartita in dieci quote annuali di pari importo e va calcolata su un importo massimo di 5.000 euro per unità immobiliare a uso abitativo
Il bonus verde è una detrazione Irpef del 36% sulle spese sostenute per i seguenti interventi: sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione pozzi; realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili. La detrazione va ripartita in dieci quote annuali di pari importo e va calcolata su un importo massimo di 5.000 euro per unità immobiliare a uso abitativo, comprensivo delle eventuali spese di progettazione e manutenzione connesse all’esecuzione degli interventi.
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Barbano si insedia al ‘Messaggero’: “Il...
Da oggi alla direzione del quotidiano, dove succede a Massimo Martinelli
"Con emozione torno nel gruppo editoriale in cui ho lavorato per ventidue anni, a dirigere il giornale in cui ne ho trascorsi tredici, cinque dei quali da vicedirettore. Rientrare nello storico palazzo di via del Tritone e ritrovare la redazione appassionata e competente che ho lasciato dodici anni fa, irrobustita da tanti giovani talenti, è un'emozione che mette i brividi e, insieme, dà l'energia necessaria a una sfida tanto grande". Comincia così il fondo di Alessandro Barbano, da oggi alla direzione del 'Messaggero', dove succede a Massimo Martinelli.
"La mia nuova avventura inizia in un tempo di transizione - scrive Barbano - L'Italia si rimette in moto dopo un decennio che ha visto per due volte la lesione della fisiologia parlamentare, surrogata da governi tecnici. Ma è ancora un Paese dove si parla più di quanto si fa. L'eccesso di parola ha due forme: la politicizzazione, per cui tutto si declina in politica; e la polarizzazione, per cui il reale, e da tempo anche il virtuale, si raccontano in bianco o in nero". "Dietro l'illusione di una libertà di pensiero aperta a tutti, il virus dell'opinione fa una democrazia senza qualità", sottolinea il direttore del Messaggero, spiegando che se "l'Italia è un Paese dove il discorso pubblico è malato", ciò nonostante "da due anni quello stesso Paese incattivito e sostanzialmente immobile (...) è tornato a muoversi".
"Nell'attuale assetto bipolare della politica non ci sono alternative al governo in carica", scrive Barbano, secondo cui "per l'inconciliabilità di programmi e linguaggi, l'opposizione è ancora lontana dal rappresentare un'opzione competitiva". Tuttavia "questa non è, da sola, una ragione sufficiente per considerare già vinta la sfida di Giorgia Meloni". "Noi - assicura Barbano - valuteremo ciò che accadrà con lo spirito critico e l'indipendenza che il Messaggero coltiva da sempre" e lo faremo "dal cuore della Capitale, in un punto di osservazione straordinario". "Un giornale critico, immedesimato ma indipendente, che non sta pregiudizialmente con nessuno", e che racconterà le notizie "nella loro complessità, con il rispetto e l'amore che si devono alle parole" con "il metodo del dubbio e della verifica". "Il lessico della verità è ragionevole misura delle cose. Sta qui il senso più profondo dell'impegno che assumo", conclude Barbano.
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Libertà di stampa, classifica 2024: Italia 46esima, perde 5...
World Press Freedom Index 2024, la classifica stilata da Rsf
Norvegia, Danimarca e Svezia sul podio del World Press Freedom Index 2024, la classifica della libertà di stampa stilata da Rsf. Ma bisogna scorrere la classifica e scendere fino al 46esimo posto per trovare l'Italia. Meglio fanno Tonga, Fiji, Slovenia. A chiudere la classifica, Afghanistan, Siria ed Eritrea, fanalini di coda rispettivamente ai posti numero 178, 179 e 180. Oggi, 3 maggio, si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa.
"Alcuni gruppi politici alimentano l’odio e la sfiducia nei confronti dei giornalisti insultandoli, screditandoli e minacciandoli - si legge nel report che accompagna la classifica di quest'anno - Altri stanno orchestrando un’acquisizione dell’ecosistema mediatico, sia attraverso media di proprietà statale sotto il loro controllo, sia attraverso media di proprietà privata attraverso acquisizioni da parte di uomini d’affari alleati. L’Italia di Giorgia Meloni (46esima) – dove un membro della coalizione parlamentare al potere sta cercando di acquisire la seconda più grande agenzia di stampa (Agi) – è scesa di cinque posizioni quest’anno".
In generale, però, Italia a parte, la situazione internazionale desta qualche preoccupazione perché "un numero crescente di governi e autorità politiche non stanno assolvendo al proprio ruolo di garanti del miglior ambiente possibile per il giornalismo e del diritto del pubblico ad avere notizie e informazioni affidabili, indipendenti e diversificate. RSF - si legge ancora nello studio - vede un preoccupante calo del sostegno e del rispetto per l’autonomia dei media e un aumento della pressione da parte dello Stato o di altri attori politici".