Economia
Pil Italia, Bankitalia: “Nel 2004 crescerà dello...
Pil Italia, Bankitalia: “Nel 2004 crescerà dello 0,6%”
Grazie alla ripresa della domanda estera e del potere d'acquisto delle famiglie
Il Pil dell'Italia dovrebbe aumentare dello 0,6 per cento nel 2024, dell'1,0 per cento nel 2025 e dell'1,2 nel 2026. E' quanto prevede la Banca d'Italia nelle sue proiezioni macroeconomiche nel triennio 2024-26. L'attività economica beneficerebbe della ripresa della domanda estera e del potere d'acquisto delle famiglie, ma condizioni di finanziamento ancora restrittive e il ridimensionamento degli incentivi all'edilizia residenziale peserebbero sugli investimenti.
Lo scenario, indica l'istituto di via Nazionale, presuppone che il contesto internazionale, seppure incerto, non comporti particolari tensioni sui mercati delle materie prime energetiche e su quelli finanziari. Si ipotizza che la domanda potenziale nei principali mercati di destinazione delle esportazioni italiane torni a espandersi nel triennio, di circa il 2,5% in media all’anno. Sulla base dei contratti futures, i prezzi delle materie prime energetiche si ridurrebbero gradualmente nell’orizzonte previsivo. I costi di finanziamento per imprese e famiglie rimarrebbero elevati nell’anno in corso per ridursi gradualmente nel prossimo biennio. Si stima che la crescita del prodotto, rimarca Bankitalia, rimanga contenuta nel corso di quest’anno e si rafforzi in seguito, grazie alla ripresa del reddito disponibile e della domanda estera. Rispetto alle proiezioni pubblicate in dicembre, la crescita del Pil è pressoché invariata: gli effetti positivi di ipotesi più favorevoli su prezzi delle materie prime e tassi d'interesse sarebbero in larga parte compensati dal più accentuato rallentamento dell’attività nel comparto edilizio conseguente alla progressiva rimodulazione degli incentivi alla riqualificazione energetica degli immobili.
I consumi delle famiglie, indica poi l'istituto, dopo la forte diminuzione registrata alla fine del 2023, sarebbero tornati a crescere nel primo trimestre e continuerebbero ad aumentare in seguito a tassi lievemente superiori a quelli del Pil, beneficiando del recupero del potere d’acquisto. Gli investimenti rallenterebbero marcatamente, frenati dal rialzo dei costi di finanziamento, da condizioni più rigide di accesso al credito e dal ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni. L’effetto di questi fattori verrebbe in parte compensato dall’impulso delle misure del Pnrr. Le esportazioni si espanderebbero in linea con l’andamento della domanda estera, mentre le importazioni crescerebbero in misura più contenuta, risentendo della debolezza della spesa per investimenti. Il saldo di conto corrente della bilancia dei pagamenti, tornato positivo già nello scorso anno, continuerebbe a migliorare, avvicinandosi al 2 per cento in rapporto al Pil nel 2026.
"Inflazione in calo netto all'1,3% nel 2024"
L’inflazione in Italia diminuirebbe nettamente nel 2024, all’1,3 per cento, principalmente per via degli effetti della discesa dei prezzi dell’energia e dei prodotti intermedi. Il venir meno di tale fattore e l’aumento delle retribuzioni ne comporterebbero una leggera risalita nel successivo biennio, all’1,7 per cento. E' quanto prevede la Banca d'Italia nelle sue proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2024-26.
Rispetto alle previsioni pubblicate in dicembre, l’inflazione al consumo è stata rivista al ribasso, soprattutto nel 2024, riflettendo principalmente una discesa dei prezzi dei beni energetici, in particolare del gas, più rapida del previsto. Il forte ridimensionamento dell’inflazione nell’anno in corso, specifica Bankitalia, rifletterebbe principalmente il contributo negativo dei prezzi dei beni intermedi e dell’energia, solo in parte compensato dall’accelerazione delle retribuzioni (previste in aumento di circa il 3,5 per cento all’anno in media nel triennio 2024-26). L’inflazione di fondo scenderebbe al 2 per cento nella media di quest’anno e si ridurrebbe ulteriormente nel prossimo biennio.
I rischi per l’inflazione sono bilanciati. Secondo quanto stima la Banca d'Italia nelle sue proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2024-26, pressioni al rialzo potrebbero manifestarsi qualora un aggravarsi delle tensioni internazionali inducesse nuovi rincari delle materie prime e dei beni intermedi. Per contro, indicano da via Nazionale, la possibilità di un deterioramento dello scenario internazionale e di un impatto più marcato della restrizione monetaria potrebbero tradursi in un andamento meno favorevole della domanda con ripercussioni al ribasso su salari, margini di profitto e inflazione al consumo.
Tasso di disoccupazione
L’occupazione in Italia, in forte aumento nel 2023, continuerebbe negli anni successivi a crescere, ma a ritmi inferiori a quelli del Pil. Il tasso di disoccupazione scenderebbe lentamente portandosi al 7,4 per cento nel 2026, oltre 5 punti in meno rispetto ai picchi toccati successivamente alla crisi del debito un decennio fa.
Economia
Festival lavoro, De Luca (consulenti): “Sarà momento...
Così Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, aprendo la quindicesima edizione del Festival del lavoro alla Fortezza da Basso a Firenze
"Ci aspetta un lungo momento di confronto e scambio. Questo è un popolo che supera tutte le difficoltà grazie alla forza del pensiero e riesce a trovare sempre il modo per dare il proprio contributo per lo sviluppo del Paese". Così Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, aprendo la quindicesima edizione del Festival del lavoro alla Fortezza da Basso a Firenze.
"Oggi le aziende - continua- offrono lavoro ma non trovano personale perchè non ci sono competenze. E quindi il tema è la formazione. L'intelligenza artificiale? Sarà un modo di aiuto indiretto perchè obbligherà tutti ad adeguarsi pena essere esclusi dal mercato. Tutti dovranno adeguare le loro competenza al rialzo, per superare la ripetitività e puntare sulle specializzazioni".
E sul tema degli infortuni De Luca ha sottolineato che "va bene il rafforzamento della vigilanza ma davanti a 24 milioni di rapporti di lavoro serve la cultura della prevenzione non bastano le ispezioni".
“La sicurezza sul lavoro, così come l’intelligenza artificiale sono, insieme all’etica, le tre parole chiave della 15ma edizione del Festival del Lavoro, nel corso della quale, insieme ad esperti, accademici, politici, rappresentanti delle istituzioni e delle parti sociali analizzeremo le transizioni in atto nel mercato occupazionale e le modalità con cui l’intelligenza artificiale potrà affiancare professionisti, imprenditori e lavoratori nei prossimi anni. Senza intaccare le tutele e garantendo le migliori condizioni per lavorare in sicurezza”. E' quanto ha affermato il presidente del Consiglio Nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca, commentando il sondaggio demoscopico condotto dall’Istituto Piepoli per il Festival del Lavoro, in programma da oggi al 18 maggio a Firenze, presso Fortezza da Basso.
Economia
Pnrr, Fitto: “Sfida dimostrare che indebitamento può...
Così il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, intervenendo in videocollegamento al Festival del lavoro in corso a Firenze
"Se l'Italia è un Paese che ha il Pnrr più grande tra tutti gli Stati membri è chiaro che oggi abbiamo la sfida di dimostrare che lo strumento dell'indebitamento a livello europeo può contribuire alla crescita del Paese e di poter rientrare dal debito". A dirlo Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, intervenendo in videocollegamento al Festival del lavoro in corso a Firenze.
"L'investimento fine a se stesso - sottolinea - rischia di non essere efficace se dopo giugno 2026, quando terminerà il Piano, i settori oggetto delle riforme non riusciranno a proseguire autonomamente".
"E' stato un lavoro - continua - molto articolato con la Commissione europea che ha visto cambiare oltre la metà degli obiettivi e rendendo il piano attuabile. Siamo, infatti, in via di definizione del pagamento della quarta rata".
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Salario minimo, Tajani, “Contrattazione collettiva...
L'intervento del vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani alla 15esima edizione del Festival del Lavoro a Firenze
"Credo che sia un errore puntare sul salario minimo così come dice qualcuno, perché anche la normativa comunitaria dice che il salario minimo in Europa serve dove c'è meno dell'80% di contrattazione collettiva, e in Italia c'è più dell'80%, siamo circa al 90%. Noi dobbiamo continuare a far sì che possa continuare la contrattazione collettiva. Se ci sono dei contratti pirata, devono essere adeguati alla contrattazione collettiva". Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, segretario nazionale di Forza Italia, intervendo alla 15esima edizione del Festival del Lavoro, promosso dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro alla Fortezza da Basso a Firenze.
"La contrazione collettiva può far avere uno stipendio più ricco - ha aggiunto Tajani - perché lo stipendio minimo fissato per legge non ha tutti i benefici che può avere un contratto collettivo. Poi bisogna detassare i premi di produzione: abbiamo impedito che aumentassero la tassazione dal 5% al 10%, e bisogna a mio giudizio detassare anche straordinari e festivi perché possano aumentare i consumi".
"Bisogna cambiare -continua- la politica industriale dell'Unione europea che, improntata alla lotta al cambiamento climatico, deve essere pragmatica e non ideologica", poi "serve perfezionare il patto di stabilità" e "io credo che la Bce debba anche ridurre il costo del denaro" perché "l'aumento del blocco del denaro blocca tutti gli investimenti delle imprese".
"Penso -sottolinea- che la Bce debba finalmente ricominciare a ridurre il costo del denaro, dopo tanto tempo di aumento e poi di immutabilità della decisione: questo non favorisce le imprese. Vi rendete conto meglio di me chiaramente che l'aumento del costo del denaro blocca tutte le iniziative innovative e gli investimenti delle imprese, perché è più faticoso andare a prendere denaro dalle banche".
"La politica industriale europea deve essere una politica industriale certamente orientata alla lotta contro il cambiamento climatico, ma una lotta da condurre con una visione pragmatica e non ideologica. Troppi errori sono stati commessi, errori che hanno danneggiato le imprese, sia industriali che agricola. Il patto di stabilità nuovo è meglio di quello vecchio. Potrebbe essere perfezionato: per questo noi ci siamo astenuti al Parlamento Europeo, poi il Governo lo ha approvato, ma c'è qualche cosa anche qui da fare meglio".