Ultima ora
Raid Israele su ambasciata Iran a Damasco, Teheran accusa...
Raid Israele su ambasciata Iran a Damasco, Teheran accusa gli Usa: la replica
I morti salgono a 11. Il presidente iraniano Raisi: "Crimine vigliacco, non resterà senza risposta". Stati Uniti: "Non siamo coinvolti
"Questo crimine vigliacco non resterà senza risposta". Lo ha dichiarato in una nota il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, commentando il raid israeliano che ha preso di mira il compound diplomatico dell'Iran a Damasco in Siria e causato la morte di un importante generale dei Guardiani della Rivoluzione.
Intanto è salito a 11 undici il numero delle vittime dell'attacco , ha riferito l'Osservatorio siriano per i diritti umani, mentre la Guardia rivoluzionaria iraniana, citata da Tasnim, ha confermati che tra i morti ci sono sette membri della Forza Quds dei Pasdaran, i generali Muhamad Reza Zahedi e Muhamad Hadi Haj Rahimi, e cinque consiglieri militari.
A Israele "con la forza di Dio faremo rimpiangere questo crimine ed altri simili", ha affermato la Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei. "Il regime malvagio sarà punito per mano dei nostri uomini coraggiosi", ha minacciato Khamenei.
Iran accusa gli Usa
L'Iran ha inoltre inviato un messaggio "importante" agli Stati Uniti, ha riferito l'agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna, precisando che il messaggio è stato inoltrato attraverso la Svizzera, Paese che cura gli interessi degli Usa nella Repubblica islamica dalla crisi degli ostaggi del 1979. L'Irna non ha aggiunto dettagli sul messaggio, ma ha riferito che secondo l'Iran, gli Usa hanno "responsabilità" per il raid.
La replica degli Usa
Gli Stati Uniti dal canto loro hanno informato l'Iran di "non essere coinvolti" e di non essere stati messi al corrente da Israele del raid in cui è rimasto ucciso Mohammad Reza Zahedi, riporta Axios, citando un funzionario statunitense.
Secondo il portale di notizie, un portavoce del consiglio di Sicurezza nazionale ha assicurato che gli Stati Uniti "non sono stati coinvolti nell'attacco e non ne erano stati messi a conoscenza". Un alto funzionario americano ha precisato che gli Usa "hanno comunicato questo direttamente all'Iran".
Gallant: "Israele colpirà dappertutto, ogni giorno contro il nemico"
Israele intende "agire dappertutto, ogni giorno, per prevenire che i nostri nemici si rafforzino", sostiene il ministro della Difesa Yoav Gallant. "Siamo in una guerra multi fronte", ha poi aggiunto, parlando a un incontro della commissione Esteri e Difesa della Knesset e assicurando che Israele sta lavorando "per chiarire a tutti quelli che agiscono contro di noi in tutto il Medio Oriente che il prezzo dell'azione contro Israele sarà pesante".
Hezbollah promette 'punizione e vendetta'
Il 'partito di Dio' libanese Hezbollah ha promesso "punizione e castigo" per il raid israeliano. "Questo crimine dimostra che il nemico israeliano continua ad essere stolto nel credere che, liquidando i dirigenti, possa fermare l'ondata ruggente della resistenza popolare. Certamente, questo crimine non passerà senza che il nemico riceva punizione e vendetta", ha assicurato il gruppo sciita, secondo quanto riporta la rete televisiva libanese Al Manar, vicina a Hezbollah.
Secondo il gruppo libanese, questo raid darà "maggiore determinazione a resistere e affrontare" un nemico "arrogante e assetato di sangue".
La condanna di Arabia Saudita e Cina
"La Cina condanna l'attacco", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin. Sottolineando che la Cina si oppone a "qualsiasi azione che porta a un'escalation delle tensioni", il portavoce ha affermato durante un punto stampa che "non può essere violata la sicurezza delle istituzioni diplomatiche e devono essere rispettate la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale della Siria".
Anche l'Arabia Saudita ha condannato l'attacco al consolato iraniano a Damasco. Il ministero degli Esteri di Riad, pur non citando lo Stato ebraico, ha espresso in una nota il "rifiuto categorico" per gli attacchi che "prendono di mira le strutture diplomatiche con qualsiasi giustificazione e pretesto". Secondo il regno del Golfo, che da poco si è riconciliato con l'Iran, ciò costituisce "una violazione delle leggi diplomatiche internazionali e delle regole sull'immunità diplomatica".
Ultima ora
Omofobia, Mattarella: “Inaccettabili aggressioni e...
Il messaggio del presidente della Repubblica in occasione della Giornata Internazionale contro l'Omofobia, la Transfobia e la Bifobia: "Intolleranza lacera convivenza democratica. Basta discriminazioni, non rassegniamoci a brutalità"
"I principi di eguaglianza e non discriminazione, sanciti dalla nostra Costituzione, sono un presupposto imprescindibile per il progresso di qualsiasi società democratica e per la piena realizzazione di ogni persona umana. Sono più di sessanta i Paesi nel mondo in cui l'omosessualità viene punita con la reclusione, in alcuni ancora si rischia persino la pena di morte". Lo dichiara il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Internazionale contro l'Omofobia, la Transfobia e la Bifobia.
"L'intolleranza per il diverso, l'indifferenza di fronte alle compressioni delle altrui libertà, costituiscono lacerazioni alla convivenza democratica", rimarca il Capo dello Stato.
"L'Italia - continua Mattarella - non è immune da episodi di omotransfobia: persone discriminate, schiacciate da pregiudizi, che spesso sfociano in inaccettabili discorsi d'odio, aggredite verbalmente e fisicamente. Non è possibile accettare di rassegnarsi alla brutalità. La violenza dei giudizi, di cui tanti cittadini sono vittime solo per il proprio orientamento sessuale, rappresenta un'offesa per l'intera collettività".
"L'impegno delle Istituzioni deve essere orientato a fornire, soprattutto alle nuove generazioni, gli strumenti per comprendere le diversità delle esistenze e delle diverse esperienze umane, per una società inclusiva e rispettosa delle identità", conclude il Capo dello Stato nel suo messaggio.
Economia
Festival lavoro, De Luca (consulenti): “Sarà momento...
Così Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, aprendo la quindicesima edizione del Festival del lavoro alla Fortezza da Basso a Firenze
"Ci aspetta un lungo momento di confronto e scambio. Questo è un popolo che supera tutte le difficoltà grazie alla forza del pensiero e riesce a trovare sempre il modo per dare il proprio contributo per lo sviluppo del Paese". Così Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, aprendo la quindicesima edizione del Festival del lavoro alla Fortezza da Basso a Firenze.
"Oggi le aziende - continua- offrono lavoro ma non trovano personale perchè non ci sono competenze. E quindi il tema è la formazione. L'intelligenza artificiale? Sarà un modo di aiuto indiretto perchè obbligherà tutti ad adeguarsi pena essere esclusi dal mercato. Tutti dovranno adeguare le loro competenza al rialzo, per superare la ripetitività e puntare sulle specializzazioni".
E sul tema degli infortuni De Luca ha sottolineato che "va bene il rafforzamento della vigilanza ma davanti a 24 milioni di rapporti di lavoro serve la cultura della prevenzione non bastano le ispezioni".
“La sicurezza sul lavoro, così come l’intelligenza artificiale sono, insieme all’etica, le tre parole chiave della 15ma edizione del Festival del Lavoro, nel corso della quale, insieme ad esperti, accademici, politici, rappresentanti delle istituzioni e delle parti sociali analizzeremo le transizioni in atto nel mercato occupazionale e le modalità con cui l’intelligenza artificiale potrà affiancare professionisti, imprenditori e lavoratori nei prossimi anni. Senza intaccare le tutele e garantendo le migliori condizioni per lavorare in sicurezza”. E' quanto ha affermato il presidente del Consiglio Nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca, commentando il sondaggio demoscopico condotto dall’Istituto Piepoli per il Festival del Lavoro, in programma da oggi al 18 maggio a Firenze, presso Fortezza da Basso.
Ultima ora
Slovacchia, premier Fico “stabile, ora può...
Le condizioni restano comunque gravi
Le condizioni di salute di Robert Fico sono ancora molto gravi, ma i medici sono riusciti a stabilizzarlo. Lo riferiscono i media slovacchi, citando il ministro della Difesa Robert Kaliňák e il presidente eletto della Slovacchia Peter Pellegrini, secondo cui "ieri il primo ministro non ha subito un'altra operazione, ora può parlare, ma riesce solo a pronunciare poche frasi".
Fico, ricoverato all'ospedale di Banska Bystrica dopo essere stato colpito da cinque spari, è stato sottoposto a un lungo intervento durato oltre 4 ore. "Fortunatamente l'operazione è andata bene e immagino che alla fine sopravviverà. Non è in pericolo di vita in questo momento", aveva assicurato il vice premier Tomas Taraba mentre il premier si trovava ancora in coma farmacologico dopo l'operazione.
L'aggressore: "Orgoglioso del mio gesto"
Intanto Juraj Cintula, l'uomo di 71 anni che mercoledì scorso ha sparato a Fico, avrebbe rivelato alla polizia di aver pianificato l'attacco pochi giorni prima. Lo riporta l'emittente Markiza, precisando che Cintula avrebbe anche dichiarato che il suo obiettivo non era quello di ucciderlo, ma solo di ferirlo, e si sarebbe detto orgoglioso del suo gesto. L'uomo, che da oltre 30 anni aveva regolare porto d'armi, è stato accusato di omicidio premeditato e rischia l'ergastolo.