Salute e Benessere
Tumori, ematologo Gaidano: “Acalabrutinib compresse...
Tumori, ematologo Gaidano: “Acalabrutinib compresse migliora qualità vita pazienti”
"Semplifica assunzione in malati politrattati con efficacia e risultati eccellenti"
"Grazie agli studi di ricerca molecolare e biologica sulla leucemia linfatica cronica, oggi abbiamo a disposizione farmaci molecolari intelligenti capaci di andare a bersagliare due target specifici, che per questa malattia sono essenzialmente il cosiddetto B cells receptor (Bcr) e il Bcl2. Oggi, e questa è una notizia molto importante, tra gli inibitori del Bcr abbiamo acalabrutinib in una nuova formulazione, molto più maneggevole sia dal punto di vista clinico che per il paziente. La formulazione in compresse di acalabrutinib migliora la qualità di vita dei pazienti perché è più facile da deglutire ed ha meno interazioni con altri farmaci". Lo ha detto Gianluca Gaidano, professore di Malattie del sangue del Dipartimento di Medicina traslazionale dell'Università del Piemonte Orientale, e direttore della Struttura complessa direzione universitaria di Ematologia presso l'azienda ospedaliero-universitaria Maggiore della Carità di Novara, commentando il via libera di Aifa alla rimborsabilità di acalabrutinib in compresse per il trattamento della leucemia linfatica cronica. La notizia è stata annunciata da AstraZeneca in una conferenza stampa a Milano.
"Ricordiamo che la leucemia linfatica cronica è una malattia dell'anziano, quindi il paziente spesso ha una politerapia in atto - precisa Gaidano - e in questo modo noi possiamo davvero garantire al paziente dei risultati di efficacia eccellenti. A 6 anni di trattamento si sono osservati risultati davvero sorprendenti, con il 78% dei pazienti vivi con questa formulazione terapeutica. Questo è quindi un passo avanti importante. Sicuramente siamo davvero grati che sia oggi disponibile per tutte le nostre e i nostri pazienti".
"La leucemia linfatica cronica - spiega l'esperto - è la leucemia più frequente nella popolazione adulta. E' una malattia dei linfociti B, quindi di un tipo specifico di cellule del sistema immunitario, in cui una sola cellula inizia a crescere e crescendo dà origine a tante cellule figlie, tutte caratterizzate da alterazioni molecolari che sostengono la crescita tumorale. E' caratterizzata da un aumento dei linfonodi, da un aumento della fonte dei globuli bianchi e, nelle forme più avanzate, da una riduzione dell'emoglobina che predispone ai sanguinamenti. Un altro aspetto fondamentale - rimarca Gaidano - è la predisposizione alle infezioni, perché il sistema immunitario dei pazienti con questa malattia è meno efficiente".
Salute e Benessere
Un italiano su due segue una dieta, ma vince il ‘fai...
Solo il 19% si affida a un professionista
La metà degli italiani segue una dieta o sta attento a quello che mangia ma pochi si affidano a uno specialista. "Il 51% si attiene a una dieta o a un regime alimentare controllato, ma solo nel 19% dei casi a prescriverli è stato un professionista", è la fotografia che emerge dall'indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, che insieme a Nomisma ha interrogato un campione di 1.200 persone sul loro rapporto con il cibo.
"La prima notizia è che sempre più italiani dichiarano di seguire una dieta o un regime alimentare controllato: se nella rilevazione effettuata nel 2021 erano meno di un terzo (29%), oggi sono ben il 51% - evidenzia il report - Questa percentuale è composta però solo per il 19% da chi si è affidato a uno specialista, come un dietologo o un nutrizionista, nonostante il 60% degli intervistati si dichiari interessato a farsi seguire da un professionista dell’alimentazione. Molti optano invece per il 'fai-da-te' o per il consiglio di amici e parenti (22%), mentre nel resto dei casi uno specifico tipo di alimentazione è stato suggerito dal medico di base (6%) o da un personal trainer (4%)".
Ma perché seguire una dieta? "La motivazione più spesso citata è il sentirsi bene con se stessi (46%), insieme al volersi mantenere in forma e curare il proprio aspetto fisico (46%). In secondo piano, ma comunque importanti, ci sono le questioni legate alla salute: da chi vuole risolvere un problema di sovrappeso oppure obesità (29%), a chi cerca di fare prevenzione rispetto a malattie e altri disturbi (25%), o anche chi ha dovuto cambiare il proprio regime alimentare dopo aver riscontrato dei valori fuori norma nelle analisi del sangue (22%)", evidenzia il report.
"In ogni caso, che sia a dieta o meno, quasi un italiano su due (46%) dice di aver mangiato in modo più sano ed equilibrato nell’ultimo anno, e il 55% ritiene le buone abitudini alimentari un aspetto fondamentale della propria salute. La dieta Mediterranea - si legge nel report - risulta molto diffusa, con il 45% che la indica come lo stile alimentare più simile al proprio. Seguono, a una certa distanza, le diete ipocaloriche (13%), alimentazioni personalizzate in base alle proprie esigenze specifiche (12%) e le diete iperproteiche (9%). Si descrive invece come vegano o vegetariano il 5% degli intervistati".
"Nonostante i ritmi di vita sempre più frenetici, sette italiani su dieci (70%) rivelano infine di mangiare cibo cucinato in casa in tutti i pasti o quasi. Circa uno su tre (32%) consuma anche cibi pronti o da riscaldare almeno 2 o 3 volte alla settimana, mentre solo il 16% dichiara di utilizzare almeno 2 o 3 volte a settimana i servizi di takeaway o delivery", conclude la nota.
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Malattie rare: emofilia, Adani (Sobi): “Con Atleti...
"Obiettivo del progetto migliorare la qualità di vita dei pazienti grazie a corretta profilassi e sport"
“Lo sport e l'atletica per Sobi sono importanti. Crediamo in giornate come questa proprio per permettere la corretta inclusione in un momento sportivo per tutte le persone con emofilia”. Lo ha detto Annalisa Adani, vice presidente e general manager di Sobi Italia, Grecia, Malta e Cipro, intervenendo oggi a Milano alla presentazione di ‘Atleti con la A’, percorso di avvicinamento all’atletica leggera per ragazzi e giovani adulti con emofilia promosso da Sobi Italia con Fedemo, Coni e Fidal.
“Sobi è un'azienda multinazionale svedese la cui mission è quella di venire incontro ai bisogni insoddisfatti delle persone affette da malattie rare - sottolinea Adani - Oggi, con 'Atleti con la A' parliamo di innovazione terapeutica rispetto alle persone affette da emofilia. L'obiettivo è quello di migliorare la loro qualità della vita attraverso una corretta profilassi e quindi permettere alle persone con emofilia, dai 12 anni in su, di condurre una vita assolutamente normale. L’inclusione è un valore in cui crediamo molto”.
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Sanità: Legge Gelli-Bianco e decreto attuativo, esperti a...
Domani a Roma il convegno promosso da Fondazione Italia in Salute
A distanza di sette anni dall’approvazione della Legge 24/2017, nota come Gelli-Bianco, a cui si deve il merito di avere impresso una fondamentale svolta riformista alla materia della responsabilità sanitaria in Italia, il primo marzo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale l'atteso decreto attuativo previsto dall’articolo 10 comma 6 della Legge Gelli-Bianco. Di questo e del futuro della Legge 24 si parlerà durante il Convegno che si terrà domani, martedì 14 maggio, alle 15.00, a Roma, nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto alla presenza della vicepresidente della Camera, Anna Ascani, del ministro della Salute Orazio Schillaci, del presidente dell’Istituto superiore di sanità, Rocco Bellantone e del direttore generale di Agenas, Domenico Mantoan. Con questo convegno - si legge in una nota - la Fondazione Italia in Salute intende portare avanti il confronto con le istituzioni e creare uno spazio di approfondimento con i tanti soggetti coinvolti nel dibattito.
Il decreto recentemente pubblicato - spiega la Fondazione - è un fondamentale tassello mancante alla piena attuazione della legge 24 la quale, nel disciplinare ex novo la materia della sicurezza delle cure e della responsabilità sanitaria, ha introdotto, tra le novità caratterizzanti la riforma, proprio l’obbligo di coprire i rischi correlati all’esercizio delle professioni e delle attività sanitarie. La previsione di una copertura assicurativa della responsabilità sanitaria sancisce, infatti, almeno in linea teorica, la definitiva messa in sicurezza del sistema del rischio clinico, così come disegnato dalla legge di riforma e connotato dalla sua duplice vocazione protettiva: dei potenziali responsabili, da un lato e, dei pazienti, dall’altro. Tutelare il personale sanitario significa garantire migliori cure ai cittadini.
Il ‘Regolamento attuativo’ all’ articolo 2 definisce i requisiti minimi delle polizze assicurative per le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private e per gli esercenti le professioni sanitarie, le condizioni generali di operatività delle cosiddette ‘analoghe misure’ di assunzione diretta del rischio, le regole per il trasferimento del rischio nel caso di subentro contrattuale di un'impresa di assicurazione nonché la previsione nel bilancio delle strutture di un fondo rischi e di un fondo costituito dalla messa a riserva per competenza dei risarcimenti relativi ai sinistri denunciati, in attuazione appunto dell’articolo 10, comma 6, della legge 8 marzo 2017, n. 24.
“Così come la Legge 24/2017 non è solo una legge sulla responsabilità sanitaria, il decreto 232/2023 non è solo un decreto assicurativo - afferma Maurizio Hazan, avvocato e presidente della Fondazione Italia in Salute - Entrambi si muovono sull’intera filiera del rischio 'utile' sanitario dalla sua ricognizione, alla sua prevenzione, alla miglior gestione dello stesso, all’incentivazione della presa in carico responsabile di rischi calcolati, alla loro neutralizzazione ed ai rimedi in caso di eventi avversi, che nonostante le precauzioni, inevitabilmente si verificano.
La Legge 24 ha indicato la via per passare dal concetto di responsabilità sanitaria a quello di sanità responsabile questo perché la “responsabilità sanitaria” crea costi, umani ed economici. La sanità responsabile li riduce riportando in asse l’alleanza terapeutica e potenzia un sistema basato sulla prevenzione. Il Dm 232/2023, sempre nella logica del ‘meglio prevenire che curare’, impone l’adozione di processi di governo in continuo del rischio clinico e la costituzione di fondi per la copertura dei rischi e dei costi relativi ai sinistri già denunciati definendo ancora meglio la strada tracciata dalla legge 24.
“Nel 2017 la legge Gelli nacque dalla forte necessità di garantire in primis la sicurezza delle cure per il paziente - osserva Federico Gelli direttore Sanità, welfare e coesione sociale della Regione Toscana - ma anche di porre un rimedio a due problematiche: l’enormità di contenziosi legali che ingolfavano i tribunali italiani, c’erano circa 30 mila cause ogni anno, e l’uso e abuso della medicina difensiva. I professionisti, chiamati a rispondere in prima persona, si difendevano con esami e richieste superflue, aumentando di molti miliardi di euro i costi del sistema sanitario pubblico. La norma - continua - ha segnato una svolta importante in termini di deflazione del contenzioso come confermano i dati pubblicati nel 2023 da Eurispes a seguito di una ricerca svolta insieme alla XIII Sezione del Tribunale di Roma. Vedo un passaggio importante anche nella recente riforma del Codice Penale che prevede che il professionista risponda solo per colpa grave. Per il futuro - conclude Gelli - sarei favorevole all’istituzione di un fondo di sanità pubblica, su modello francese, per risarcire i pazienti quando non ci sono responsabilità accertate da parte di professionisti e strutture sanitarie”.