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Ucraina-Russia, il Papa: “Quando sei sconfitto devi...

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Ucraina-Russia, il Papa: “Quando sei sconfitto devi avere il coraggio di negoziare”

Il Pontefice: "A Gaza guerra di due irresponsabili". Il Vaticano, poi, precisa: "Il Papa usa il termine bandiera bianca, e risponde riprendendo l'immagine proposta dall'intervistatore, per indicare con essa la cessazione delle ostilità con la trattativa"

Papa Francesco

L'Ucraina deve arrendersi dopo 2 anni di guerra con la Russia? Cosa pensa il Papa a oltre 24 mesi dall'inizio del conflitto innescato dall'aggressione di Vladimir Putin? "È un'interpretazione. Ma credo che è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. E oggi si può negoziare con l'aiuto delle potenze internazionali", ha detto il Pontefice in una intervista alla Radio Televisione Svizzera rilanciata dai media vaticani.

"La parola negoziare - ha aggiunto - è una parola coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Oggi, per esempio nella guerra in Ucraina, ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. La Turchia, si è offerta per questo. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore".

Anche il Papa si è proposto per negoziare? "Io sono qui, punto. Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele, per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il Paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto".

Il quadro internazionale è scosso dalla crisi in Medioriente. "Tutti i giorni alle sette del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza. Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra. E la guerra la fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra", ha detto Bergoglio.

"Poi non c'è solo la guerra militare, c'è la 'guerra-guerrigliera', diciamo così, di Hamas, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa", ha aggiunto. Alla domanda se non si debba perdere la speranza di provare a mediare, ha detto: "Guardiamo la storia, le guerre che abbiamo vissuto, tutte finiscono con l'accordo".

Come rispondono i potenti della terra al Papa quando chiede la pace? "C'è chi dice, è vero ma dobbiamo difenderci… E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra? Con morti, distruzioni, bambini senza genitori. Sempre c'è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra... Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l'industria delle armi, e questo significa soldi", ha ribadito.

La precisazione del Vaticano: "Il Papa non chiede a Kiev la resa"

"Il Papa usa il termine bandiera bianca, e risponde riprendendo l'immagine proposta dall’intervistatore, per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato. Altrove nell’intervista, parlando di un’altra situazione di conflitto, ma riferendosi a ogni situazione di guerra, il Papa ha affermato chiaramente: 'Il negoziato non è mai una resa'". Lo precisa il portavoce del Vaticano Matteo Bruni a proposito di alcune interpretazioni scaturite dopo l’intervista del Papa alla Radio televisione Svizzera a c’è proposito della guerra in Ucraina.

"L'auspicio del Papa - ribadisce Bruni - resta quello sempre ripetuto in questi anni, e ripetuto recentemente in occasione del secondo anniversario del conflitto: 'Mentre rinnovo il mio vivissimo affetto al martoriato popolo ucraino e prego per tutti, in particolare per le numerosissime vittime innocenti, supplico che si ritrovi quel po’ di umanità che permetta di creare le condizioni di una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura'".

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Francia, 4 pecore iscritte a scuola per non far chiudere la...

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Ogni cosa è stata fatta secondo le regole: ogni pecora ha due genitori, un indirizzo ed una data di nascita

Un'aula vuota

Nuove iscrizioni a scuola, di 4 pecore, per impedire la chiusura di alcune classi. L'idea è venuta ai genitori di Notting-Voyer-Hermelange, nella Mosella francese, le pecore sono state gentilmente prestate da un agricoltore locale. Il ministero chiedeva ai tre comuni un minimo di 98 iscritti per garantire il mantenimento della quinta al rientro a settembre, ma i nomi sul registro erano solo 94.

Le pecore hanno riempito gli spazi vuoti. Ogni cosa è stata fatta secondo le regole: ogni pecora ha due genitori, un indirizzo ed una data di nascita. Un nome e un cognome, peraltro evocativi, John Deere, Valériane Deschamps, Phil Tondus e Marguerite Duprès. I dossier compilati sono stati inviati all'Istruzione nazionale dall'ufficio del Comune, che ha partecipato attivamente alla mobilitazione.

Gli animali non sono stati a scelti a caso: a differenza delle pecore, i ragazzi non vanno contati perché non sono numeri, come spiegato da Loïc Firtion, a capo dell'associazione genitori, intervistato dall'Est Républicain. La classe era stata avviata nel 2021 con 90 alunni. Gli ovini sono ora stati introdotti a scuola, accolti con cartelli di benvenuto dai compagni di classe, che hanno allestito un piccolo recinto all'esterno per far trascorrere in tranquillità agli animali il tempo della loro presenza.

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Orche speronano e affondano yacht di 15 metri, attacco choc...

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Salve le due persone a bordo: “Colpivano lo scafo con forza”

Orche in mare - (Fotogramma)

Un numero imprecisato di orche ha affondato uno yacht dopo averlo speronato nelle acque marocchine nello stretto di Gibilterra. Lo ha riferito il servizio di soccorso marittimo della Spagna, riportando l’ultimo di una serie di attacchi simili da parte di questi cetacei avvenuti negli ultimi anni.

A bordo dell'imbarcazione, l'Alboran Cognac di 15 metri di lunghezza, c'erano due persone. La coppia ha riferito di aver sentito, intorno alle 9 del mattino di domenica, improvvisi colpi allo scafo e al timone prima che la barca iniziasse a prendere l'acqua. Dopo aver allertato i servizi di soccorso, una vicina petroliera li ha accolti a bordo e li ha trasportati a Gibilterra. Lo yacht è stato lasciato alla deriva e alla fine è affondato.

L’incidente è l’ultimo di una serie di attacchi simili avvenuti negli ultimi anni intorno allo stretto di Gibilterra, che separa l’Europa dall’Africa a sud della Spagna, dove molti yacht navigano durante i mesi estivi. Gli esperti ritengono che coinvolgano una sottopopolazione di orca “Gladis”, che comprende circa 15 esemplari.

Secondo il gruppo di ricerca GT Atlantic Orca, da maggio 2020 sono state documentate oltre 700 interazioni tra orche e navi nella zona, che si trova lungo la rotta migratoria di questi cetacei. I ricercatori non sono sicuri delle cause del comportamento, ma tra le teorie c'è chepotrebbe trattarsi di espressioni di curiosità, di comportamenti giocosi o di una reazione aggressiva verso le barche percepite come competitor per il tonno rosso, la loro preda preferita.

Anche se conosciute come orche assassine, le orche in via di estinzione fanno parte della famiglia dei delfini. Possono misurare fino a 8 metri di lunghezza e pesare fino a 6 tonnellate da adulti.

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Ucraina, allarme di Kiev: “Situazione è...

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Budanov: "Ho usato tutto quello che abbiamo. Purtroppo non abbiamo più nessuno di riserva"

Un soldato in Ucraina

L'Ucraina spalle al muro. L'attacco della Russia nella regione di Kharkiv mette e durissima prova la resistenza di Kiev in una fase cruciale della guerra. A mostrare apertamente pessimismo per la situazione sul fronte di guerra arriva dal capo del servizio di intelligence militare ucraino, Kyryl Budanov. "La situazione è sull'orlo del baratro", ha dichiarato il generale al New York Times in un'intervista video da un bunker a Kharkiv. "Ogni ora, la situazione si muove in una direzione critica".

Per Budanov gli attacchi russi nel nord-est del paese servano a mettere a dura prova le già scarse riserve di soldati ucraini e a distoglierli da altri fronti. L'esercito ucraino - ha quindi spiegato - sta cercando di ritirare le truppe da altre aree del fronte per rafforzare le difese nel nord-est, ma è difficile trovare unità. "Tutte le nostre truppe sono qui o a Chasiv Yar. Ho usato tutto quello che abbiamo. Purtroppo non abbiamo più nessuno di riserva".

Secondo Budanov, l'obiettivo dei russi nel nord-est è quello di causare panico e confusione. "Al momento, il nostro compito è quello di stabilizzare la linea e poi iniziare a spingerla oltre il confine", ha detto, aggiungendo che un afflusso di riservisti ucraini è riuscito a "contrastare parzialmente i loro piani". Budanov si aspetta che la Russia lanci un nuovo attacco più a nord di Kharkiv, nella regione di Sumy.

Budanov nega però che le forze russe abbiano ottenuto "successi significativi" dopo le affermazioni arrivate dallo Stato Maggiore delle Forze Armate di Kiev nel mezzo delle notizie di un'avanzata russa sul fronte di Kharkiv. Budanov smentisce che Mosca abbia ottenuto un "successo significativo" nonostante in questi giorni per la prima volta le truppe russe siano riuscite a superare il confine nella zona a nord di Kharkiv, tanto che per Vovchansk è scattato il paragone con Bakhmut.

"Non è vero che il nemico stia avendo un successo significativo - dice Budanov - Va ricordato che la situazione è abbastanza tesa e cambia molto rapidamente. Da ieri pomeriggio la tendenza si è stabilizzata". "Niente panico", ha sollecitato, secondo i media ucraini.

Stamani anche lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine ha parlato di una situazione "stabile", definita "sotto controllo" con le offensive delle forze russe che vengono respinte. E, hanno riferito nell'aggiornamento diffuso via Facebook, la situazione a Vovchansk è "sotto controllo".

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