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Politica

Governo: Galli della Loggia, ‘lo scatto (dovuto) dei...

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Governo: Galli della Loggia, ‘lo scatto (dovuto) dei leader’

Governo: Galli della Loggia, 'lo scatto (dovuto) dei leader'

"Per che cosa votarono un anno e mezzo fa gli elettori che determinarono il successo decisivo di FdI e quindi la vittoria della destra? Di certo non per Atreju, e neppure per la mitica sezione missina di Colle Oppio o per l’ancor più mitico Tolkien. Non votarono un passato insomma. Votarono per un futuro, ma soprattutto per Giorgia Meloni. In una sorta di anticipo di 'premierato' votarono per una persona, credendo che quella persona fosse qualcosa di sostanzialmente diverso da tutto quanto detto sopra e — anche in ragione della sua età — capace di cambiare". Lo scrive Ernesto Galli della Loggia, in un editoriale sul 'Corriere della Sera' dal titolo 'Lo scatto (dovuto) dei leader'.

"Di cambiare se stessa e insieme l’infinità di cose del nostro Paese che quegli elettori (più o meno come qualsiasi italiano di buon senso) pensavano andassero cambiate. Era in qualche modo la richiesta, magari inconsapevole, di una persona sola al comando? Sì, in qualche modo era questo. Ma non per farne un dittatore - osserva - Piuttosto per avere al governo una persona nuova, percepita come diversa, più in sintonia psicologicamente e per carattere con il sentire degli elettori; soprattutto capace di comandare e di essere obbedita. In Italia crisi del Paese e crisi della democrazia sono tutt’uno. Ed entrambe hanno un’unica origine a due facce: da un lato una crisi degli apparati dello Stato i quali rispondono ai bisogni dei cittadini sempre meno e con sempre minore efficacia, e dall’altro una crisi del potere politico, il quale si rivela incapace di porre rimedio al disfunzionamento dell’amministrazione essendo incapace di intervenire con l’autorità e le decisioni necessarie, in una parola di comandare e di farsi obbedire".

"Sì che ormai gli apparati dello Stato e la politica, perdute quelle che dovrebbero essere le loro funzioni, quelle per cui sono nati, si sono entrambi in un certo senso autonomizzati - aggiunge Ernesto Galli della Loggia - Ormai lo Stato e la politica sembrano esistere e operare sempre più per se stessi, obbedire innanzi tutto al proprio interesse. La crisi del Paese e della democrazia italiana sono il prodotto di una tragica assenza di Stato e di Politica che si prolunga da anni. Sono il frutto di questo grande vuoto".

"L’ascesa elettorale di Giorgia Meloni ha corrisposto al desiderio di colmarlo. Non è il populismo: è il desiderio sacrosanto dei cittadini di vedere esaudite le proprie richieste e di trovare un vero leader. Per continuare ad esistere, infatti, la democrazia non deve dimenticare di essere il governo del popolo e per il popolo - sottolinea Ernesto Galli della Loggia - Il popolo però ha bisogno di trovare chi lo rappresenti, chi sappia seguirne le indicazioni e interpretarne le necessità, e che poi abbia anche la capacità di comandare e di farsi obbedire dalla macchina amministrativa. Alla democrazia, insomma, servono governi forti: governi con il coraggio di assumersi la responsabilità di scegliere e di farsi obbedire per rispondere poi delle scelte fatte al corpo elettorale. E qui per Giorgia Meloni le cose cominciano a farsi difficili".

"Che cosa bisogna pensare, infatti, di un governo che ad un anno e mezzo dall’insediamento non riesce a far avere un passaporto ai propri cittadini in due settimane anziché in sei mesi, o permette che uno che trova un taxi debba considerarsi quasi un miracolato? È giusto distinguere, peraltro - prosegue - Mentre il premier nella politica estera, a causa della specificità di un tale ambito, gode di molti vantaggi, ha una larga libertà d’azione, il suo ruolo e la sua impronta personale hanno un effetto immediato, la sua agenda è in gran parte un’agenda internazionale determinata dall’esterno, non ha il problema di farsi obbedire, negli affari interni, invece, le cose stanno assai diversamente. Qui serve affermare una leadership personale, mostrarsi capace di cogliere gli umori e le richieste del Paese, dare di sé un’immagine di concretezza e di prontezza nel decidere, ottenere che alla decisione corrispondano i fatti: e tutto ciò è molto più difficile".

"Non da ultimo perché la premier deve fare ogni giorno i conti con una coalizione tutt’altro che disposta a renderle la vita facile ma anzi, la Lega in specie, pronta a metterle i bastoni tra le ruote. Solo in un modo, credo, Giorgia Meloni potrebbe uscire dall’angolo in cui si trova, dove, se non interviene qualche cambiamento, essa è costretta a veder il proprio consenso consumarsi implacabilmente tra una polemica idiota sul fascismo e una battuta più o meno felice su questo o quello. Solo in un modo, dicevo: se la sua leadership e quindi la sua personalità si innalza di una spanna su quella dei suoi alleati, se riesce ad apparire non già il presidente del consiglio (un ruolo in Italia di nessun prestigio, assimilato nell’immaginario collettivo piuttosto a quello di un mediatore destinato dopo un po’ a levare il disturbo e scomparire nel nulla), bensì se riesce ad alzare una voce alta e forte rivolta al Paese - conclude Ernesto Galli della Loggia - Naturalmente parlando com’ è d’obbligo farlo in una circostanza simile: cioè legando il passato al futuro, prescindendo dalla stretta attualità ma guardando lontano, additando le mete importanti ma non nascondendo i sacrifici necessari oggi; infine chiamando a raccolta le energie migliori ma senza chiedere giuramenti di fedeltà a nessuno. Insomma parlando come da quando la democrazia esiste parlano i leader che intendono lasciare un segno".

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Politica

Superbonus, resta ‘spalmacrediti’ su 10 anni....

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L'emendamento del governo al dl presentato venerdì scorso non dovrebbe subire scossoni, ma restare sostanzialmente così com'è nonostante le barricate di Forza Italia

Cantiere - Fotogramma

Detrazioni spalmate su 10 anni, anziché 4, per le spese del Superbonus sostenute nel 2024 e 2025. Niente cambi in zona Cesarini, dunque: a quanto apprende l’Adnkronos, l’emendamento del governo al Dl Superbonus presentato venerdì scorso non dovrebbe subire scossoni ma restare sostanzialmente così com’è, e questo nonostante le barricate di Forza Italia che, sulla questione, ha presentato proprio oggi dei subemendamenti volti a stoppare la retroattività della norma messa nero su bianco dal Mef lo scorso weekend. L’obbligo di spalmare i crediti del Superbonus su 10 anni riguarderà solo le spese sostenute nel 2024, con una retroattività limitata. Ciò non toglie che si passerà da 4 a 10 anni, come deciso dall’emendamento governativo arrivato nella sera tra venerdì e sabato con l’obiettivo di diluire su più anni il costo del Superbonus per le casse dello Stato.

Quanto al rinvio della cosiddetta sugar tax - altra partita che vede gli azzurri in prima linea - si tratta per un possibile rinvio di sei mesi, che consentirebbe di spostare la data X da luglio a inizio 2025. Ma l’accordo, caldeggiato da Forza Italia, non c’è ancora per un problema di coperture: decisive saranno le prossime ore. Per sbrogliare la matassa, sono in corso interlocuzioni anche con Palazzo Chigi.

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Politica

Sondaggio politico, Fratelli d’Italia sale e Pd...

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Il rilevamento del Tg La7

Giorgia Meloni

Fratelli d'Italia cresce, il Pd cala, il M5S sale. E' il quadro del sondaggio Swg per il Tg La7 con le intenzioni di voto di oggi, 13 maggio, a meno di un mese dalle elezioni europee di giugno 2024. Fratelli d'Italia si conferma ampiamente primo partito. La formazione guidata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni guadagna lo 0,2% e arriva al 26,8%. Il Pd della segretaria Elly Schlein cede lo 0,1% e vale il 20,5%. Passo avanti del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, che passa dal 16,1 al 16,2%. Cedono lo 0,2% la Lega (8,6%) e Forza Italia (8,3%).

Gli Stati Uniti d'Europa si attestano al 4,6%, seguiti da Verdi e Sinistra (4,4%), Azione (4,4%), Libertà (2,4%) e Pace Terra e Dignità (2,2%).

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Politica

Vannacci: “Paola Egonu? Italiana di cui andiamo...

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Lettera di "chiarimenti" del generale dopo le affermazioni sulla pallavolista contenute nel libro "Il mondo al contrario". Dagli omosessuali all'Eurovision fino alla Russia, cosa ha detto sui social e a Bari

Il generale Roberto Vannacci - Fotogramma

Il generale Roberto Vannacci, candidato con la Lega alle elezioni europee, ha scritto una lettera aperta alla pallavolista Paola Egonu per "chiarire" quanto da lui scritto nel suo libro "Il mondo al contrario". L'atleta, per le affermazioni riferite alla sua persona nel volume all'epoca autopubblicato, aveva querelato per diffamazione Vannacci ed è in corso il procedimento penale. La Procura di Lucca (Vannacci è residente a Viareggio) ha chiesto l'archiviazione del fascicolo ma la difesa della campionessa di pallavolo si è opposta e il giudice ha fissato l'udienza preliminare per la discussione in Tribunale per il prossimo 14 giugno.

"Mai avuto dubbi su sua cittadinanza, ma eccellenza sportiva non cela visivamente l'origine"

"Senza alcuna intenzione offensiva e come più volte rappresentato in tante occasioni, ritengo che le diversità e le differenze di religione, di cultura, di origini, di etnia rappresentino una ricchezza per la società e non vadano travisate con la discriminazione che invece si basa sulla negazione dei diritti e della dignità - si legge nella lettera di Vannacci destinata a Paola Egonu -. Non ho mai avuto dubbi sulla sua cittadinanza italiana e sono personalmente e convintamente fiero che Lei rappresenti il nostro tricolore con la Sua eccellenza sportiva ma questo non può celare visivamente la Sua origine di cui, sono convinto, Lei stessa vada fiera".

"Paola Egonu, infatti, è italianissima, è una italiana di cui andiamo orgogliosi: una persona che, per quanto di origini diverse, ha scelto di rappresentare il nostro paese e di aderire senza alcuna riserva agli ideali fondanti della nostra Repubblica assurgendone a simbolo e a rappresentante nel mondo agonistico. La sua diversità, rispetto alle evidenti caratteristiche somatiche della maggioranza della popolazione italiana, è una ricchezza, una risorsa, una peculiarità che La distingue e Le fa onore. Spero, Signora Egonu, di avere compiutamente esplicato il senso delle mie espressioni e mi rallegrerei se in futuro, a Sua discrezione, fosse possibile un amichevole incontro tra noi che mi permetta di esprimerLe a voce i miei più sinceri sentimenti di viva cordialità e chiederLe un autografo".

"Spero di incontrarla"

"Ho ritenuto opportuno inviare la  lettera aperta alla signora Egonu - spiega Vannacci - al fine di illustrare, come peraltro già fatto innumerevoli volte durante moltissime interviste, il vero e genuino significato delle affermazioni che la riguardano e che sono contenute nel mio libro 'Il mondo al contrario'. Ecco allora la chiave di lettura originale, quella dell’autore, che spero possa cristallizzare definitivamente i miei pensieri. Mi auguro di avere anche l'opportunità di incontrare la signora Egonu poiché la stimo come sportiva e come Italiana e, se non altro, per avere anche la possibilità di chiederle un autografo".  

Cosa dice l'avvocato di Vannacci

L'avvocato Massimiliano Manzo, legale che difende il generale Vannacci in questo procedimento penale, ha commentato: "Ho molto apprezzato la lettera di chiarimenti del mio assistito. Credo che, da un'attenta lettura delle sue dichiarazioni, non trasparisse alcuna forma di denigratoria dichiarazione di superiorità di un'etnia rispetto ad un‘altra. Il mio assistito, nell’esprimere alcune sue opinioni nel noto libro, ha solo voluto sottolineare alcune sue idee, ma senza mai essere offensivo. Ritengo, comunque, anche se lo aveva già spiegato a più riprese, che abbia fatto bene ad offrire pubblicamente una interpretazione autentica del suo pensiero".

Dagli omosessuali alla Russia, cosa ha detto Vannacci sui social e a Bari

"Strumentalizzare le mie dichiarazioni ormai è uno sport nazionale. Il mio pensiero è molto chiaro: finché la scienza non troverà il gene dell'omosessualità, vorrà dire che non si nasce omosessuali. Il Coraggio vince, sempre", scrive intanto sui social il generale.

"Bisogna definire che cos'è un esercito comune perché un esercito comune potrebbe essere un esercito in cui ognuno dà una unità, un plotone, una compagnia. E chi comanda questo esercito comune? Chi è che decide che i nostri soldati andranno a morire sul fronte orientale piuttosto che sul fronte occidentale? Quindi prima dobbiamo definire che cosa si intende per difesa comune. Io personalmente sono più per degli Stati sovrani, forti e potenti che uniti insieme coalizzano ed esaltano in maniera esponenziale le loro caratteristiche piuttosto che un crogiuolo dove ogni differenza viene annullata e dove siamo tutti inclusi ma nessuno si sente rappresentato", ha poi detto a margine della Presentazione del suo libro insieme al leader della Lega e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, rispondendo alla domanda di un giornalista che gli chiedeva, quanto sia necessario una un esercito europeo comune e che cosa potrebbe fare lo stesso generale se eletto.

Sul fronte candidatura alle europee, "non mi sento un papa straniero. Sono un candidato indipendente nell'ambito di questo partito con il quale condivido tantissimi principi'', ha spiegato parlando con i cronisti insieme a Salvini, sulle parole del capogruppo Molinari. ''Principio della patria, della sicurezza, della difesa dei confini, delle tradizioni, della famiglia - ha aggiunto - e vogliamo cambiare un'Europa. Quindi saranno poi i cittadini, gli elettori, a decidere chi votare quindi assolutamente non mi sento un papa straniero. Anzi ci sono più legami che questioni che potrebbero magari non essere esattamente collimate''.

Il vincitore dell'Eurovision? "Nessuna polemica. Io ho espresso solamente un'opinione. D'altra parte è una figura molto eccentrica, no? È una figura che non si incontra per strada normalmente e quindi ritengo che probabilmente rappresenti un modello che nella realtà non è facile vedere. È ed è per questo che a volte ci si chiede: ma cosa si vuole premiare? Una prestazione artistica oppure un modello che si vuole far assurgere alla normalità?", ha spiegato ancora incalzato dai cronisti."E' per quello che ho fatto quella esternazione che mi sembra più che motivata", ha concluso.

Sul fronte Mosca, quindi, "io credo che la geografia non sia un'opinione e che quindi la Russia sia in Europa e quindi noi dovremo per forza avere relazioni con la Russia. Per una questione proprio geografica, per una questione di posizionamento e per una questione anche di interessi. Quindi io non vedo l'ora che questa guerra finisca. Prego ogni giorno perché torni la pace e poi dovremo sicuramente ricontinuare a parlare con i nostri vicini di casa", ha spiegato rispondendo alla domanda di un giornalista che gli chiedeva, visti i rapporti storici e religiosi tra la Russia e il capoluogo pugliese, se non sia necessario recuperare il rapporto tra Europa e il gigante orientale che invece, a seguito della guerra in Ucraina, ha rafforzato i legami con la Cina.

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