Cronaca
Giulia Cecchettin, papà Gino: “Libro su mia figlia...
Giulia Cecchettin, papà Gino: “Libro su mia figlia per elaborare il lutto”
"Ho scelto di non citare mai il nome del suo assassino"
Gino Cecchettin, papà di Giulia, uccisa a 22 anni dall'ex fidanzato Filippo Turetta l'11 novembre scorso, presenta a 'Che tempo che fa', il libro dedicato alla figlia 'Cara Giulia'. "Il libro fa parte di un progetto più ampio, la realizzazione di una fondazione a sostegno di associazioni che già operano sul territorio" dice. "L'ho scritto per diversi motivi, perché ogni cosa che faccio cerco di capire cosa avrebbe fatto lei. Iniziando a mettere nero su bianco le mie sensazioni, ho capito che quello modo migliore per elaborare il lutto, per far pace con quello che è successo e lasciare qualcosa di utile per gli altri". "Con i genitori (di Filippo Turetta) ci siamo sentiti per messaggi un paio di volte, l'ultima per Natale e rinnovo a loro tutto il mio sostegno, stanno vivendo ancora adesso un dramma". Nel libro, spiega, "non cito il nome (di Turetta) perché ho deciso fin da subito di concentrarmi su Giulia".
Cronaca
Maestra aggredita a Ostia, forse sarà trasferita in altra...
Lo aveva chiesto lei prima dell'aggressione da parte della donna della famiglia Spada
Potrebbe ottenere il trasferimento la maestra della scuola di Ostia aggredita da una mamma di un alunno, una donna della famiglia Spada, perché aveva rimproverato il figlio. Un trasferimento che però, a quanto si apprende, non sarebbe direttamente collegato con quanto accaduto: la donna voleva trasferirsi in un'altra regione e aveva presentato la domanda più di un mese fa, prima del fatto di cui è stata vittima. Sulla sua domanda è attesa a breve la decisione dell'ufficio scolastico regionale e potrebbe quindi avere il via libera a cambiare scuola e ad insegnare in una regione diversa.
Dopo l'accaduto la docente si era presa alcuni giorni liberi ma proprio ieri, a margine della visita del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara nell'istituto, era emerso che sarebbe rientrata presto in servizio. "La maestra era ovviamente preoccupata: lei ha fatto il suo dovere e ha evitato che ci fosse una rissa in classe", aveva spiegato Valditara riportando la ricostruzione dell’insegnante secondo la quale “un bambino in quel momento stava picchiando un altro bimbo e quindi li ha separati”. “Ha fatto quello che un insegnante dovrebbe fare - aveva sottolineato Valditara - Nelle nostre scuole la violenza non è ammessa. La cultura del rispetto è quello che chiediamo a tutti gli insegnanti di trasmettere a tutti i bimbi e quell’insegnante stava cercando di trasmettere la cultura del rispetto”.
Cronaca
Castel Volturno, 15enne si tuffa in piscina e muore
Il ragazzo era alla festa di un'amica insieme ad alcuni coetanei, quando si è verificata la tragedia. Le ipotesi principali portano a un malore o a una congestione, aperta un'inchiesta
Tragedia nel primo pomeriggio di oggi in una struttura ricettiva di Pinetamare, a Castel Volturno, in provincia di Caserta. Un 15enne di Capua si è tuffato in piscina ed è morto, probabilmente stroncato da un malore o da una congestione. Il ragazzo era alla festa di un'amica insieme ad alcuni coetanei, quando si è verificata la tragedia. Vani sono stati i soccorsi e i tentativi di rianimazione. Sul caso, la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha aperto un'inchiesta. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della tenenza di Castel Volturno e il magistrato di turno. Come primo atto dovuto, la salma resterà a disposizione per l'autopsia, mentre sono stati già ascoltati diversi testimoni.
Cronaca
Poliziotto ferito a Milano, 5 ore di intervento e 100...
Parla la chirurga Stefania Cimbanassi che lo ha operato al Niguarda:"Abbiamo temuto per la sua vita"
Oltre 5 ore di intervento, un centinaio di trasfusioni. Quello che ha salvato la vita a Christian Di Martino, il vice ispettore di polizia accoltellato nei giorni scorsi a Milano, è stato "un intervento concitato, eseguito in regime di emergenza a causa della gravità delle lesioni riportate", potenzialmente mortali. A descrivere l'operazione sono l'intensivista Roberto Fumagalli e la chirurga Stefania Cimbanassi dell'ospedale Niguarda, a margine di una donazione straordinaria di sangue da parte delle forze dell'ordine, promossa dalla Questura in segno di riconoscimento per le cure al collega ricoverato nella struttura meneghina.
L'importanza delle trasfusioni
Sono state utilizzate "circa 50 trasfusioni di sangue, una quarantina di plasma più altre", una decina, "di altri emoderivati", riferisce Fumagalli, direttore del Dipartimento di Emergenza e del reparto di Terapia intensiva di Niguarda. "Una quantità veramente importante" per "un intervento molto grosso". Ma "grazie anche all'aiuto del Centro trasfusionale che ci ha supportato in questo, siamo riusciti a superare la fase acuta e arrivare alla giornata di oggi", con il trasferimento del paziente dalla Terapia intensiva al Trauma team.
"Poteva morire"
"Christian ha sofferto di lesioni che sono gravate normalmente da un elevato rischio di mortalità", afferma Cimbanassi, responsabile Chirurgia generale - Trauma team di Niguarda, che ha operato Di Martino. In più di un momento i medici hanno temuto di perdere il paziente: la paura c'è stata, conferma la specialista, "sia in fase intra-operatoria sia nell'immediato prosieguo, perché è stato un intervento complesso su lesioni estremamente gravi, anche con rischi legati alla trasfusione massiva effettuata. Però nell'immediato post-operatorio, una volta" che il giovane è "approdato in Terapia intensiva, la situazione si è stabilizzata e quindi con cauto ottimismo abbiamo incominciato a ben sperare. E l'evidenza ci ha dato ragione".
In sala operatoria, rimarca Cimbanassi, "siamo riusciti a controllare l'emorragia anche grazie all'aiuto dei colleghi anestesisti e al supporto del Centro trasfusionale che ha fornito sangue e altri emoderivati che sono stati necessari per ripristinare il volume ematico perso a causa dell'emorragia copiosa". Anche se "c'è sempre un prima e un dopo, il tempo centrale dell'intervento è stato di circa 5 ore", riporta la chirurga. La parte più difficile "è stata la correzione della lesione alla vena cava, che era la più a rischio per la sopravvivenza immediata del paziente".