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Cronaca

Strage Cutro, Gerardo Sacco crea un crocifisso con il legno...

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Strage Cutro, Gerardo Sacco crea un crocifisso con il legno della barca naufragata

"Ho pensato a qualcosa che non facesse dimenticare quella strage"

L'opera di Gerardo Sacco

"Ho creato questa opera con il desiderio che nessuno dimentichi quello che è successo un anno fa a Cutro, una strage di migranti che mi ha straziato il cuore". A parlare con l'Adnkronos è Gerardo Sacco, maestro orafo calabrese che da sei decenni crea gioielli. In occasione del primo anniversario della strage di Steccato di Cutro in cui persero la vita almeno 94 migranti, ha realizzato un'opera, il Cristo crocifisso realizzato con il legno della 'Summer Love', l'imbarcazione naufragata. L’opera richiama le fattezze del Santissimo Crocifisso di frate Umile da Petralia, adorato a Cutro. Con il pensiero rivolto alle 94 vittime del naufragio di Steccato, ma soprattutto ai 35 minori morti il 26 febbraio nelle acque gelide dello Jonio, Gerardo Sacco ha lavorato alla sua ultima opera con profondo rispetto e dedizione. "Ho pensato a qualcosa che non facesse dimenticare quella strage - spiega visibilmente commosso - ho preso due legni di quella barca, con i bulloni arrugginiti, e ho fatto una creazione".

"Ho ricostruito la croce con il simbolo della Caritas, simbolo di accoglienza - dice ancora Gerardo Sacco - perché i calabresi sono simbolo di accoglienza. Con la speranza che non succeda più nulla di simile". E ricorda il momento in cui ha preso una scatola di caramelle che aveva in tasca e ha iniziato "a fare un disegno per raccontare quello che provavo in quel momento". "E’ un’opera che non porta la firma - dice Sacco - serve solo per ricordare. Avevo pensato di darla al Santo Padre ma sono pronto a offrirla qui a Crotone, dove possa essere il simbolo che ci aiuti a non dimenticare, ecco questo è il mio sogno".

L'opera è stata presentata ufficialmente durante la mostra fotografica 'I sogni attraversano il mare' del giornalista crotonese Giuseppe Pipita. L'opera è composta da 94 foto che raccontano quei giorni terribili della tragedia di Cutro. "E la mostra include anche un mio contributo - spega il maestro orafo Sacco - un'immagine di un Cristo squarciato sulla croce. È difficile descrivere le emozioni provate nel vedere gli occhi dei familiari e dei superstiti lucidi di lacrime ed emozioni. E' stato un vero tuffo al cuore". La mostra sarà visibile gratuitamente fino a domani. "Un piccolo gesto per commemorare quelle vite perdute", conclude il maestro Gerardo Sacco con le lacrime agli occhi.

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Cronaca

Caso Yara, difesa di Bossetti visiona i reperti:...

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In uno scatolone con gli effetti personali della ragazza anche 54 provette con le tracce genetiche precedentemente conservate in frigo a 80 gradi sotto zero

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Due ore e quarantacinque minuti. Tanto è durata l'udienza in cui, per la prima volta a quasi 14 anni dall'omicidio di Yara Gambirasio, la difesa di Massimo Bossetti ha potuto visionare (ma non fotografare) i reperti che hanno portato alla condanna in via definitiva all'ergastolo dell'imputato. Nel pomeriggio, davanti ai giudici della corte d'Assise di Bergamo, in un'udienza a porte chiuse a cui Bossetti ha partecipato in video collegamento dal carcere a Bollate, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, insieme ai consulenti che hanno lavorato al caso, hanno potuto guardare quanto rimasto sigillato a lungo in uno scatolone.

Tra i reperti, ancora ben conservati, gli slip su cui è stata trovata la traccia genetica mista, della vittima e dell'allora Ignoto 1, considerata la prova regina contro Bossetti; la felpa che Yara indossava il 26 novembre 2010, giorno della scomparsa; il giubbotto che aveva nel campo di Chignolo d'Isola dove è stata trovata senza vita tre mesi dopo. E anche le 54 provette di Dna - trasferite da un frigorifero dell'ospedale San Raffaele di Milano all'Ufficio corpo di reati del tribunale di Bergamo - che hanno acceso un aspro scontro tra difesa e accusa.

"Finalmente dopo 5 anni dall'autorizzazione abbiamo avuto la possibilità di vedere i reperti, ma lascia davvero tanto amaro in bocca vedere le 54 provette di Dna, più altri 23 campioni diluiti, in una scatola, senza la giusta conservazione (prima del trasferimento era conservati in un frigo a una temperatura di 80 gradi sotto zero). In quella scatola c'è tutto il processo, c'è la vita di un uomo e l'hanno distrutta" spiega Salvagni, interpellato dall'Adnkronos. L'udienza di oggi è, per ora, l'ultima mossa difensiva prima di altre iniziative per provare a chiedere la revisione del processo.

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Cronaca

Studenti pro Palestina, Viminale: “Particolare...

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E' quanto si è deciso nel corso del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica

Manifestazione pro Palestina - Fotogramma

Particolare attenzione a impedire che persone estranee al mondo universitario possano infiltrarsi nelle manifestazioni al solo scopo di strumentalizzare il dissenso, alimentando forme di violenza che, per loro natura, sono incompatibili con la libera manifestazione del pensiero. E' quanto stabilito nel corso del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che si è svolto questo pomeriggio al Viminale, presieduto dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, alla presenza del ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. Al vertice hanno partecipato il vicepresidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, Francesco Bonini, i vertici delle Forze di polizia e delle agenzie di informazione e sicurezza.

È stato effettuato un attento monitoraggio delle numerose manifestazioni che, dopo la crisi in Medio Oriente, stanno interessando gli atenei italiani, e nel corso delle quali solo in un numero limitato di casi si sono registrate criticità. Durante l’incontro è stata evidenziata anche la proficua collaborazione tra rettori e rappresentanti delle forze dell’ordine, grazie alla quale è stato possibile limitare le tensioni. Anche alla luce di quanto finora emerso, è stata inoltre condivisa la necessità di proseguire con le efficaci attività di mediazione da parte dei responsabili delle università e delle forze di polizia per prevenire ripercussioni sull’ordine pubblico.

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Cronaca

Caso Iovino, Fedez indagato per rissa e lesioni

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La decisione della procura di Milano, il fascicolo riguarda il personal trainer aggredito nella notte tra il 21 e il 22 aprile scorso dopo una lite in discoteca. Da quanto si apprende i denunciati sarebbero cinque o sei, alcuni non ancora identificati

Fedez - Fotogramma /Ipa

La procura di Milano ha iscritto Fedez, all'anagrafe Federico Lucia, per rissa, lesioni e percosse in concorso, nel fascicolo che riguarda l'episodio che avrebbe visto come vittima il personal trainer Cristiano Iovino, aggredito nella notte tra il 21 e il 22 aprile scorso davanti alla sua abitazione, dopo una lite in una discoteca in zona corso Como. I motivi della rissa, che avrebbero coinvolto il cantante e marito dell'influencer Chiara Ferragni, non sono ancora chiari. Da quanto si apprende i denunciati sarebbero 5-6, alcuni non ancora identificati.

Fedez: "Io non c'ero, dalla telecamera non si vede niente"

"Io non c'ero. E dalla telecamera non si vede niente", aveva detto Fedez soltanto ieri a La Stampa online, prima di intervenire al Salone del Libro di Torino, in merito al caso del pestaggio del personal trainer.

"Si parla di 9 persone che hanno massacrato una persona, tutti ultras del Milan", si leggeva nella ricostruzione del cantante pubblicata sul sito del quotidiano torinese. "La persona viene aggredita, arriva l’ambulanza ma non viene portata in ospedale. Tutti parlano di un massacro, ma se questa persona non è stata portata in ospedale non c’è un referto medico e non ha denunciato, di cosa stiamo a parlare? Oltretutto poco dopo è andato a ballare a Ibiza … Se non ci fosse il mio nome in mezzo non ci sarebbe la notizia", ha concluso.

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