Esteri
Israele-Hamas, Nyt: accordo vicino per tregua e rilascio...
Israele-Hamas, Nyt: accordo vicino per tregua e rilascio ostaggi
Yedioth Ahronoth: "Progressi su rilascio ostaggi". Appello Guterres per fondi a Unrwa. Combattimenti intensi intorno a Khan Younis
"C'è stato un buon incontro e stiamo individuando i germogli del progresso". Lo scrive il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, citando un funzionario che ha partecipato al meeting a Parigi sulle trattative per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani ancora tenuti sequestrati da Hamas.
Secondo fonti del New York Times, potrebbero essere rilasciati più di 100 ostaggi in cambio per lo stop delle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza per un periodo di due mesi.
Una prima fase durerebbe 30 giorni, in cui Hamas dovrebbe, in cambio della tregua, rilasciare le donne, gli anziani e i feriti. Nella seconda fase, di altri 30 giorni di tregua, dovrebbero essere liberati gli uomini e i soldati israeliani. La Casa Bianca ha inviato a Parigi, per mediare i negoziati, il direttore della Cia, William Burns. Presenti ai colloqui anche rappresentanti di Israele, Egitto e Qatar. Ancora da definire il numero di detenuti palestinesi che Israele dovrà rilasciare.
Appello Guterres per fondi a Unrwa
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres promette conseguenze legali in seguito alle accuse a carico di 12 dipendenti dell'Unrwa di coinvolgimento negli attacchi contro Israele lo scorso 7 ottobre. "Qualunque dipendente coinvolto in azioni di terrore sarà chiamato a rispondere, anche con inchieste penali", ha dichiarato, in una nota dell'Onu. L'Ufficio di controllo interno delle Nazioni Unite ha aperto una inchiesta. Fino a ora nove dei 12 dipendenti dell'agenzia accusati da Israele di coinvolgimento con gli attacchi di Hamas sono stati identificati e licenziati immediatamente. Un decimo è stato dichiarato morto e l'identità dei rimanenti due è al vaglio degli inquirenti. "Le decine di migliaia di uomini e donne che lavorano per l'Unrwa, molti dei quali in alcune delle situazioni più difficili per operatori umanitari, non devono essere penalizzati. Le necessità essenziali di una popolazione disperata che cercano di alleviare devono essere prese in carico", ha aggiunto, sollecitando i Paesi che hanno sospeso il loro contributo all'agenzia, fra cui l'Italia, a garantire la continuità del suo operato.
Combattimenti intensi intorno a Khan Younis
Le forze di difesa israeliane riportano intensi combattimenti intorno a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, dove "sono state trovate armi in grandi quantità".
Israele invierà militari a confine con Egitto
Israele ha informato ieri sera l'Egitto della sua intenzione di inviare i suoi militari fino al sud della Striscia di Gaza, a Rafah e lungo il 'Corridoio Filadelfia', cuscinetto fra Israele ed Egitto, malgrado l'opposizione del Cairo a un tale passo, ha reso noto Sky News Arabia. Le relazioni fra Israele ed Egitto sono in netto deterioramento. Da settimane Benjamin Netanyahu non parla con Abdel Fattah al-Sisi, con il presidente egiziano che rifiuta le chiamate del Premier israeliano.
Esteri
Ucraina, il piano del Cremlino per Mariupol: sarà una...
La città, nelle mani russe dal maggio di due anni fa e indissolubilmente legata all'assedio dell'acciaieria Azovstal, ora vede spuntare 'Gli appartamenti di Putin' per le vacanze
Da 'città martire' a località turistica. E' il piano messo a punto dal Cremlino per Mariupol, la città dell'Ucraina meridionale quasi completamente distrutta dai bombardamenti e caduta nelle mani dei russi nel maggio di due anni fa. Ora, secondo quanto riporta il corrispondente locale di Bfmtv, Mosca - malgrado la città sia indissolubilmente associata al drammatico assedio all'acciaieria Azovstal - intende farne un luogo di vacanze e ha già avviato un piano di ricostruzione dei suoi quartieri e del centro storico da finalizzare entro il 2035.
Nelle strade di Mariupol, riporta l'emittente francese, sono già stati realizzati degli appartamenti completamente bianchi, ribattezzati 'Gli appartamenti di Putin'. Si tratte di case che sono state ricostruite molto rapidamente dopo l'assedio con l'obiettivo di mostrare agli abitanti che la situazione sta migliorando. Secondo le Nazioni Unite, quando Mariupol cadde, il 90% dei suoi edifici residenziali era stato distrutto o danneggiato.
La scommessa degli acquirenti russi: tra 10 anni sarà meta per le vacanze
Oltre alla russificazione della città, il Cremlino vuole fare di Mariupol, situata sulla riva del Mar d’Azov, una vera e propria località balneare. Questo progetto ha avuto già l'effetto di far registrare un forte aumento dei prezzi degli immobili. Perché queste nuove unità abitative non vengono consegnate agli abitanti che ne hanno bisogno, ma vengono acquistate da russi che scommettono sul fatto che forse tra 10 anni Mariupol sarà una città meta di vacanze come tante altre.
Uno di loro ha rilasciato un'intervista alla Bbc lo scorso agosto. "Ho acquistato una proprietà. Mariupol diventerà una bellissima città", spiegava Vladimir, originario della città di Murmansk, nella regione dell'Artico. "L'importante è che la città sia in riva al mare", ha aggiunto, spiegando all'epoca di aver investito grazie ai prezzi decisamente bassi. Secondo i media britannici, decine di persone hanno pubblicato annunci sul social network VKontakte in cui affermano di cercare un immobile a Mariupol. Ma un'inchiesta del Financial Time ha messo in luce tutti i difetti della ricostruzione ordinata da Putin, denunciando come gli abitanti vivano in condizioni deplorevoli, in "case costruite a metà", "appartamenti pericolosi con perdite d'acqua" e dove "i lavori di ristrutturazione sono stati pasticciati".
Esteri
Ucraina, anche l’Estonia valuta l’invio di...
Il governo di Tallin sta "seriamente" valutando l'ipotesi per "ruoli non di combattimento" ma nelle "retrovie" in modo da poter liberare truppe ucraine da inviare al fronte
Non solo la Lituania, c'è un altro paese pronto a inviare soldati in Ucraina. Anche il governo dell'Estonia sta infatti "seriamente" valutando la possibilità di inviare truppe nella parte occidentale del Paese per dei ruoli non di combattimento, nelle "retrovie" in modo da poter liberare truppe ucraine da inviare al fronte in un momento cruciale della guerra.
La Russia ha lanciato un'offensiva nella regione di Kharkiv, con l'obiettivo di creare una zona cuscinetto per isolare i propri territori dagli attacchi di Kiev. L'obiettivo di Mosca è anche spingere l'Ucraina a riposizionare uomini e mezzi attualmente schierati sul fronte orientale, che diventerebbe più attaccabile dagli invasori.
La posizione estone è stata illustrata al portale Breaking Defense da Madis Roll, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Alar Karis: per quanto Tallinn preferirebbe fare qualsiasi mossa nell'ambito di una piena missione Nato - "per mostrare una più ampia forza combinata e determinazione" - non si esclude la possibilità di partecipare ad una coalizione più piccola.
Lituania e soldati a Kiev, cosa ha detto la premier
Il messaggio dell'Estonia arriva a pochi giorni dal segnale inviato da un altro paese baltico. La premier della Lituania Ingrida Simonyte aveva reso noto l'8 maggio scorso di essere pronta a inviare i suoi militari in missione di addestramento in Ucraina. La presa di posizione del paese baltico era arrivata malgrado le minacce di Mosca: il ministero della Difesa aveva infatti annunciato esercitazioni nucleari tattiche ordinate da Vladimir Putin in risposta alle dichiarazioni sull'invio di truppe da parte di Emmanuel Macron.
La linea Macron, il 'no' dell'Italia all'invio di truppe
Il presidente francese, dopo le prime esternazioni di febbraio, negli ultimi giorni è tornato a prospettare l'ipotesi di inviare soldati in Ucraina se la Russia dovesse sfondare la linea del fronte e se Kiev dovesse chiedere apertamente il sostegno diretto dei partner occidentali: si tratta di due condizioni, ha evidenziato Macron, che allo stato attuale non si sono concretizzate.
In una intervista al Financial Times, Simonyte ha spiegato che "se pensassimo solo alla risposta di Mosca, non invieremmo nulla. Una settimana sì e una no, si sente parlare di attacchi nucleari contro qualcosa". L'Ucraina non ha chiesto alla Lituania come ad altri Paesi in modo ufficiale di poter ricevere soldati di Paesi alleati sul suo territorio.
Numerosi paesi hanno intanto detto e ribadito che non invieranno personale militare in Ucraina. L'Italia ha chiarito ripetutamente la propria posizione in relazione al dibattito. "Non manderemo nessun militare italiano in Ucraina. Ho appena terminato una riunione con tutti i nostri ambasciatori delle aree di crisi: Ucraina, Medio Oriente, Mar Rosso. Ho ribadito la nostra posizione in difesa dell’indipendenza territoriale dell’Ucraina ma non siamo in guerra con la Russia", ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Esteri
Gaza, Usa: “Nessun genocidio”. Ma Casa Bianca...
Il consigliere per la Sicurezza Nazionale Sullivan: "Stato ebraico deve fare di più per proteggere i civili. Operazione a Rafah? Sarebbe un errore"
Gli Usa credono che "Israele possa e debba fare di più per proteggere la vita di civili innocenti", ma non credono "che quello che sta succedendo a Gaza sia un genocidio". Così il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, durante un briefing in cui ha ricostruito per punti la posizione dell'amministrazione Biden sul conflitto a Gaza, ricordando che gli Stati Uniti hanno "fermamente e pubblicamente respinto" le accuse di genocidio.
Sullivan ha ricordato che la guerra è iniziata a causa degli attacchi del 7 ottobre di Hamas, "gruppo terroristico che ha come obiettivo di distruggere Israele", e che gli israeliani hanno un "peso insolito e senza precedenti in questa guerra, perché Hamas usa ospedali, scuole e altre infrastrutture civili per usi militari ed ha costruito tunnel sotto aree civili, mettondo così in civili in mezzo al fuoco".
Questo non toglie ad Israele "la responsabilità di fare tutto il possibile per proteggere civili innocenti", ha detto ancora Sullivan sottolineando che per i civili palestinesi "questa guerra è un inferno, il livello di morte e trauma che stanno subendo è inimmaginabile, la loro pena e sofferenza sono immense, nessun civile dovrebbe subirle. Il presidente - ha spiegato ancora - ha questo nei suoi pensieri ogni giorno".
"Errore lanciare operazione a Rafah
"Continuiamo a credere che sia un errore lanciare un'operazione militare di vasta scala nel cuore di Rafah, operazione che esporrebbe al rischio un grande numero di civile senza un guadagno strategico", ha ribadito Sullivan.
Nel criticare la scelta strategica di Israele di attaccare Rafah, Sullivan ha poi ricordato che i militari israeliani sono già entrati a Gaza City ed altri centri della Striscia "e si sono visti sempre i terroristi uscire dalle macerie perché secondo noi non c'è integrazione sufficiente tra piano militare e piano politico".
"Siamo preoccupati per questo - ha aggiunto il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, che più volte nel corso del briefing ha ribadito il "ferreo" sostegno di Washington all'alleato israeliano - abbiamo sollevato queste preoccupazioni, non con rancore, ma perché vogliamo vedere guerra concludersi con successo, vogliamo vedere Hamas sconfitta, vogliamo vedere i suoi leader consegnati alla giustizia".