Cronaca
Balzanelli: “Riforma o dovremo creare il partito del...
Balzanelli: “Riforma o dovremo creare il partito del 118”
Gli operatori del sistema di emergenza-urgenza territoriale chiedono di essere ascoltati e valorizzati. "Salviamo vite ma siamo i grandi dimenticati"
Potrebbe essere la volta buona per la riforma del 118. In Commissione Sanità del Senato è stato ripresentato, da Mariolina Castellone (M5S) insieme al presidente Franco Zaffini (FdI), il disegno di legge della riforma legislativa del Sistema di emergenza urgenza territoriale, di cui Castellone è prima firmataria. Il Ddl è stato illustrato oggi in una conferenza stampa in Senato.
"La riforma del Sistema 118 non è più rinviabile - sottolinea Mario Balzanelli, presidente della Sis 118 - Ci sono oltre 7 milioni e mezzo di richieste di soccorso, facciamo quasi 5 milioni di interventi per salvare vite. Non è possibile che per 30 anni, sistematicamente, il 118 che salva vite, il 118 che ha salvato l'Italia dal Covid, venga dimenticato. Se ci fermassimo per dieci minuti sarebbe una catastrofe. Speriamo di non dover arrivare a scendere in politica e creare il partito del 118, per non essere più ignorati, perché non ne possiamo più".
Per Balzanelli, è "indispensabile, con la riforma di prossimo varo legislativo, ormai incardinata nei lavori della Commissione Sanità del Senato, rivedere drasticamente il modello di implementazione del 112 in Italia, mantenendo l'accesso diretto al 118 da parte di chiunque si trovi all'improvviso in pericolo di vita, come peraltro chiaramente consentito dalla legislazione europea, e come fortemente raccomandato da European Resuscitation Council nel 2016 e nel 2021, per evitare perdite di tempo potenzialmente catastrofiche, dovute al 'doppio passaggio' della richiesta di soccorso tra centrali operative".
E' necessario, inoltre, "configurare il Sistema 118 quale dipartimento di emergenza territoriale, a valenza provinciale, con una Centrale operativa che agisca anche da regolatrice primaria ed esperta di flusso tra tutte le richieste di soccorso in arrivo alle varie Centrali operative di prossima istituzione nei vari territori (Centrale operativa territoriale delle cure primarie, Centrale operativa della continuità assistenziale, Centrale operativa 112); definire lo standard di una postazione di soccorso 118 avanzata, ossia con medico e infermiere a bordo, ogni 60.000 abitanti; riattivare e potenziare i Punti di primo intervento territoriali (Ppit), quali postazioni medicalizzate e infermierizzate 'fisse', in grado di fare significativa azione di filtro sui territori riducendo il sovraffollamento dei pronto soccorso".
La riforma dovrà prevedere, afferma Balzanelli, "la dotazione nelle Centrali operative 118 delle tecnologie che consentano la geolocalizzazione dell'utente, nonché la realizzazione da remoto, nei casi di particolare elevata criticità, dei percorsi di telemedicina, telediagnosi, teleconsulto; la possibilità, su base facoltativa, per i medici convenzionati di passare alla dipendenza rimanendo nel 118 e conservando l'anzianità maturata negli anni precedenti; la previsione di indennità specifiche di rischio ambientale e biologico per medici, infermieri e autisti-soccorritori; la previsione e dotazione adeguata del parco mezzi di soccorso, per ciascuna regione, in modo da assicurare sui codici rossi il raggiungimento degli scenari in tempistiche assai contenute e il più possibile congrue con gli standard temporali sanciti dal legislatore (8 minuti dalla chiamata in area urbana e 20 minuti dalla chiamata in area extraurbana); l'istituzione del profilo professionale dell'autista-soccorritore".
"Come operatori del 118 chiediamo, nella piena consapevolezza di quanto siamo determinanti per la tutela tempo dipendente della vita della comunità, e con rinnovato atto di fiducia, di essere valorizzati e non piuttosto, con accade da decenni, di completamente dimenticati dallo Stato", conclude Balzanelli, ringraziando "profondamente" Castellone e Zaffini per l'impegno sulla riforma legislativa del 118.
Cronaca
Chico Forti è tornato in Italia: “Ho sognato ogni...
L'intervista esclusiva al Tg1
"Ho sognato ogni giorno questo momento". Lo ha detto Chico Forti, il 65enne trentino rilasciato nei giorni scorsi da un carcere della Florida dopo una lunga detenzione, in un'intervista esclusiva al Tg1 al suo arrivo in Italia. Forti, portato nel carcere romano di Rebibbia, sarà trasferito nei prossimi giorni nel carcere di Verona.
"Spero di vedere presto mia madre e darle un grande abbraccio"
"Mi sono mantenuto così solo per mia madre, spero di vederla presto e darle un grande abbraccio" ha detto. "Rientrare in Italia per me è un passo positivo, cambia tutto, dal personale, la direttrice, le guardie, i vestiti che indosso, che sono italiani. Vorrei ringraziare tante persone, mio zio, Giorgia Meloni, che è stata fantastica, tutto il governo indipendentemente dalle ideologie politiche mi ha aiutato". Fra le persone che vuole ringraziare, ha sottolineato “non possono non menzionare Andrea, Veronica e Virginia Bocelli perché sono stati incredibili”.
"Per la prima volta in 24 anni non ho le manette"
“Per la prima volta non ho un numero, né le manette, è un’altra atmosfera” ha detto. Al conduttore che gli ricorda come si sia sempre dichiarato innocente, risponde: "Certo, è l’unico motivo per cui ho accettato l’estradizione ora, perché all’inizio per avere estradizione dovevo dichiararmi colpevole e non l’avrei mai fatto. E’ contro il mio principio. Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, mai mezzo vuoto, sono positivo e sono convinto che il mio futuro a breve sia come io auspico. Accetto questo passo – conclude - so che è un passo obbligatorio”.
Cronaca
Pitbull pericolosi? Veterinari: “Serve obbligo...
Melosi (Anmvi): "Non chiamiamola black list, ma individuiamo criteri che possano identificare le tipologie più a rischio"
Un bambino di 5 mesi è stato ucciso ieri a Vercelli da un pitbull. "Sono dell'idea che per avere alcune tipologie di cani andrebbe introdotta una sorta di patentino obbligatorio" dice all'Adnkronos Salute Marco Melosi, presidente dell'Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi). "Serve uno strumento che possa certificare un possesso responsabile: decidi di prendere un determinato tipo di cane? Bene, ma devi conoscerne le caratteristiche, devi sapere come comportarti per garantire il più possibile una convivenza sicura tra l'animale e l'uomo, in particolare i bambini, soprattutto se molto piccoli". L'ultimo caso ha, infatti, diversi precedenti recenti: pitbull l'aggressore, bambini le vittime ferite o uccise.
"E' vero - ammette lo specialista - ultimamente i pitbull sono la tipologia di cane (in Italia non è riconosciuta come razza) che sta balzando maggiormente alla ribalta della cronaca. Ma in realtà ci sono anche altri cani con caratteristiche simili", tiene a precisare Melosi. "Cani che, oltre ad avere una struttura fisica importante, sono anche stati anche selezionati per compiti particolari, cani da attacco o da difesa". Come evitare altre tragedie? "Se ci si guarda un po' intorno in Europa - osserva il veterinario - ci sono molte nazioni che hanno adottato la soluzione più drastica, cioè hanno vietato il possesso di determinate razze; l'hanno fatto per esempio la Francia, la Germania, l'Inghilterra. Altri Paesi, invece, hanno puntato su una sorta di patentino: se vuoi prendere un determinato cane devi fare un percorso, procurarti un'assicurazione, rispondere a particolari requisiti". E' la via che Melosi propone anche per l'Italia.
"C'è però un problema che resta - sottolinea - ed è quello della black list. E' possibile fare un elenco di razze cosiddette pericolose? Sicuramente alcune è possibile individuarle, ma anche facendolo non sarebbe del tutto escluso che il rischio possa arrivare da altre razze, oppure da meticci che comunque abbiano una certa potenza, una certa struttura fisica e determinate caratteristiche. Molte volte, fra l'altro, si fa confusione tra aggressività (anche un Chihuahua può rincorrerti e morderti) e pericolosità" vera e propria, rischio di danni o di morte. "La questione è dibattuta anche a livello europeo - rimarca l'esperto - sono state proposte più soluzioni e molte strade intraprese non sembrano avere avuto grande successo. Ma io punterei sul possesso responsabile certificato da un patentino obbligatorio". Per quali cani? "Non chiamiamola black list, non puntiamo il dito contro nessuna razza perché la colpa non è degli animali. Però mettiamoci a tavolino - suggerisce il presidente Anmvi - e definiamo dei criteri utili a individuare determinate tipologie di cani che, per particolari caratteristiche fisiche e di selezione, possono presentare dei rischi e il cui possesso necessita di patentino".
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