Cronaca
Rosolia, Burioni: “Decisione sbagliata” stop a...
Rosolia, Burioni: “Decisione sbagliata” stop a screening in gravidanza
"Anzi bisognerebbe incoraggiare le donne in età fertile a controllare la situazione sierologica anche contro altri virus"
"Dopo che l'Organizzazione mondiale della sanità ha definito la rosolia dal 2021 eradicata nel nostro Paese, lo screening per questa infezione non viene più raccomandato" alle mamme in attesa, ha spiegato l'Istituto superiore della sanità comunicando nelle scorse settimane le nuove Linee guida sulla gravidanza fisiologica elaborate dal Sistema nazionale linee guida (Snlg). "La ritengo una decisione sbagliata", commenta oggi su X Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
"Anzi - precisa - bisognerebbe incoraggiare le donne in età fertile a controllare la situazione sierologica (anche contro altri virus), per poter vivere una futura gravidanza nel modo più sereno e sicuro possibile".
"L'eliminazione della trasmissione endemica del virus della rosolia - sottolineava l'Iss - è un grande successo di salute pubblica, frutto di un lavoro tenace che ha permesso di raggiungere alte coperture vaccinali nella popolazione e di rinunciare così allo screening in gravidanza".
La precisazione dell'Iss
"L'aggiornamento della linea guida Gravidanza fisiologica - precisa l'Iss online - comprende tre raccomandazioni sulla rosolia, nella prima delle quali viene raccomandato di non offrire lo screening di questa infezione in gravidanza. Questa raccomandazione è sostenuta da: un tasso di copertura vaccinale nella popolazione generale (ottobre 2022) pari a 93,8% a 24 mesi di età (coorte di nascita 2020) e un tasso di copertura vaccinale a 18 anni (coorte di nascita 2003) del 93,3% per la prima dose e dell'89,0% per la seconda dose; da una incidenza di sindrome da rosolia congenita inferiore a 1 su 100mila nati vivi nel 2013, con assenza assoluta di casi dal 2018; dall'inclusione dell'Italia nel 2021 nella lista dell'Organizzazione mondiale della sanità dei Paesi che hanno raggiunto l'eliminazione della trasmissione endemica del virus; dalla presenza di un sistema di sorveglianza dell'infezione in grado di rilevare tempestivamente ogni eventuale variazione del quadro epidemiologico nazionale".
"Poiché la vaccinazione rappresenta l'unica strategia efficace di prevenzione della rosolia - evidenzia ancora l'Iss - la linea guida Gravidanza fisiologica raccomanda inoltre di offrire la vaccinazione anti-rosolia dopo il parto a tutte le donne suscettibili", ossia "le donne cioè che non abbiano documentazione di avvenuta vaccinazione con due dosi di vaccino o di pregressa infezione, e di informarle sulla gratuità dei test per verificare la suscettibilità e della gratuità della vaccinazione in periodo preconcezionale".
Cronaca
Chico Forti, avvocato Tirelli: “Libertà in Italia?...
L'ex consulente della famiglia spiega che, a parte la grazia, tra circa due anni potrebbe già ottenere la libertà vigilata
"Esiste un principio cristallizzato dalla Corte Costituzionale, oltre che dalla Cassazione, su spinta della Cedu, che favorisce i colloqui con i familiari dei detenuti e la risocializzazione, quindi è facile che Chico Forti ottenga presto il permesso per incontrare la mamma a Trento". A dirlo all’Adnkronos Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere Penali del diritto Europeo e Internazionale ed ex consulente della famiglia Forti fino alla decisione definitiva di consegna all'Italia del 65enne trentino condannato per omicidio in Florida. "Per uscire dalla confusione dopo quanto ho letto nelle ultime ore, vorrei subito chiarire - precisa - che Forti non è stato estradato ma consegnato al nostro Paese sulla base di un accordo con gli Usa che stabilisce che finisca di scontare la sua pena in Italia”.
Gli scenari
Secondo l’esperto di diritto internazionale, che conosce bene le carte avendo seguito il caso nei mesi precedenti, ora per Chico Forti si aprono nuovi scenari sulla strada della libertà. "Nel conflitto di norme tra Italia e Usa, non escludo nemmeno un provvedimento clemenziale che potrebbe risolvere la questione della corretta applicazione del trattato internazionale", sottolinea l'avvocato Tirelli.
Chico Forti è stato condannato per un omicidio "per cui il nostro ordinamento non prevede l’ergastolo ostativo - spiega l'avvocato - Quindi potrebbe ottenere, allo scadere del 26esimo anno di detenzione, la libertà vigilata". Una ipotesi non lontana nel tempo visto che il 65enne trentino ne ha già scontati tra i 24 e i 25 in Florida. “L’ergastolano comune, secondo il codice penale, dopo 26 anni può essere ammesso alla liberazione condizionale e dunque ottenere la libertà vigilata, arrivando infine nel giro di 5 anni - periodo in cui va comunque dimostrata buona condotta - ad essere un cittadino del tutto libero per estinzione della pena”.
Qualche perplessità Tirelli la esprime sull'accoglienza di Chico Forti in aeroporto: "Sono rimasto colpito che un condannato per omicidio, che ha accettato il verdetto americano, sia stato accolto formalmente da un presidente del Consiglio, in un altro Paese questo probabilmente non sarebbe accaduto. Una grande sensibilità da parte del governo che andrebbe spesa anche per le migliaia di detenuti reclusi nei penitenziari italiani. Un sistema in sofferenza".
Cronaca
Frosinone, omicidio a Villa Latina: 42enne ucciso a...
Sul posto i carabinieri, un uomo portato in caserma
Un uomo di 42 anni è morto dopo essere stato accoltellato al culmine di una lite questa sera a Villa Latina, in provincia di Frosinone. Sul posto sono intervenuti i carabinieri per ricostruire l’accaduto e un uomo sarebbe stato portato in caserma.
Cronaca
Covid fattore di rischio per Alzheimer, l’analisi
"Va ancora capito se può causarlo o solo accelerarlo", ma gli scienziati suggeriscono "antivirali anche nei casi moderati di infezione"
"L'infezione da Sars-CoV-2 dovrebbe essere considerata un fattore di rischio per l'Alzheimer, anche se la distinzione tra causalità e accelerazione della malattia non è chiara". Va ancora capito, in altre parole, se Covid può causare la demenza oppure velocizzarne la comparsa e l'evoluzione. E' la conclusione a cui sono giunti gli autori di un approfondimento sul virus 'Sars-CoV-2 come causa di neurodegenerazione', pubblicato su 'The Lancet Neurology'.
Gli scienziati partono dal presupposto che "le malattie infettive sono una" possibile "causa di neurodegenerazione" già "stabilita, "benché il pericolo neurologico legato alle infezioni virali sia difficile da quantificare". In generale, sottolineano gli esperti, "finora il rischio cumulativo stimato di demenza dovuta a un ricovero ospedaliero per qualsiasi infezione virale nel corso della vita è di 1,48 (intervallo di confidenza 95% 1,15-1,91)". Riguardo al Covid, "uno studio longitudinale sulle conseguenze dell'infezione da Sars-CoV-2 nei decenni" successivi "non è ovviamente disponibile", considerando che la malattia è 'nata' per quanto si sa nel 2019. Tuttavia, i ricercatori citano degli studi i cui risultati indicano che "Covid-19 può determinare un rischio di demenza superiore rispetto all'influenza" e che, "a breve termine, il rischio di danni neurologici gravi come sequela di Sars-CoV-2 è significativo, guidato da meccanismi vascolari e probabilmente da altri processi complessi" che possono coinvolgere la proteina amiloide. Quella che si accumula nelle placche cerebrali caratteristiche dei malati di Alzheimer.
"Una correlazione diretta tra precedente infezione Sars-CoV-2 e aumento del rischio Alzheimer è stata segnalata" e appare "robusta", proseguono gli autori, però "rimane difficile - puntualizzano - distinguere tra casi di demenza ipoteticamente scatenati o solamente accelerati" da Covid. Alcuni punti chiave dell'analisi vengono evidenziati via social dallo scienziato americano Eric Topol, vice presidente esecutivo Scripps Research, fondatore e direttore Scripps Research Translational Institute, che ne pubblica il testo in chiaro rimarcandone in particolare la chiusa: "La terapia antivirale - ritengono i firmatari dell'articolo - dovrebbe essere presa in considerazione anche per le infezioni da Sars-CoV-2 moderate, per ridurre la gravità dei sintomi e limitare la probabilità di sequele".