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Sostenibilità

Pmi, iniziative Esg autofinanziate nel 47% dei casi. Perché...

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Pmi, iniziative Esg autofinanziate nel 47% dei casi. Perché è un problema?

La scarsa conoscenza degli strumenti finanziari rallenta la transizione

Mano con piccolo ombrello protegge monete - Canva

Per quanto la strategia e le competenze possano aiutare le imprese, le Pmi hanno bisogno soprattutto di risorse finanziarie per accelerare la propria trasformazione Esg. Soluzione non semplice da ottenere in un periodo caratterizzato da tassi elevati e regole più rigide da parte degli istituti finanziari e bancari.

Il risultato è che, in Italia, le iniziative sostenibili delle Pmi passano dall’autofinanziamento nel 47% dei casi. Il dato emerge dal report “Pmi italiane, policrisi e finanza sostenibile: le opportunità per le imprese” che evidenzia la distanza tra la volontà di attuare una trasformazione Esg e una reale trasformazione sostenibile delle Pmi italiane. Se, infatti, il 90% delle 450 aziende intervistare ritiene “molto” o “abbastanza” importante l’implementazione della sostenibilità nella propria strategia aziendale, solo il 17% è riuscito a tramutare la volontà in realtà.

Ad ostacolare il percorso Esg delle Pmi ci sono cause di natura burocratica ed economico-finanziaria, come ampiamente dimostrato dal fatto che la trasformazione sostenibile sia avviata meglio nelle aziende medie rispetto alle micro e piccole imprese (qui per tutti i dettagli).

Le altre forme di finanziamento

Ma quali sono tutte le forme di finanziamento scelte dalle Pmi per le proprie attività Esg? Eccole in ordine decrescente di utilizzo:

- Autofinanziamento (47%);

- credito bancario (37%);

- fondi statali o regionali (23%, 38% per le medie imprese);

- fondi europei (19%, 40% tra le medie imprese);

- credito bancario a condizioni agevolate per progetti sostenibili (16%);

- strumenti finanziari diversi dal credito bancario (14%, 21% tra le medie imprese);

- cessione alla banca di alcuni effetti attivi (9%).

Questi numeri evidenziano una visione profondamente bancocentrica del sistema italiano dato che una Pmi su due non conosce o conosce solo superficialmente strumenti finanziari diversi dal credito e solo il 18% delle aziende intervistate vi ha già fatto ricorso. Al contrario, il 52% non li ha mai presi in considerazione, il 30% li ha valutati senza però adottarli. Statistiche che assumono tutt’altro peso specifico se si considera che nel 54% dei casi banche o consulenti finanziari hanno proposto strumenti finanziari diversi dal credito per agevolare le iniziative Esg.

Sullo sfondo, la diffidenza nei rapporti con gli istituti di credito dimostrata anche dalla crescita molto contenuta del numero di imprenditori che si sono rivolti alla propria banca per ottenere consulenza nell’ambito. Mentre dal 2020 al 2023 la percentuale di Pmi che riconoscono il ruolo della sostenibilità è più che raddoppiata (dal 27% al 56%), la quota di imprenditori che si sono rivolti alla propria banca per ottenere supporto o consulenza per il finanziamento di progetti sostenibili è aumentata di appena 8 punti percentuali, passando dal 31% del 2020 al 39% di quest’anno.

Da segnalare, però, che nel settore agroalimentare questa pratica (49%) ha riguardato quasi la metà delle aziende intervistate.

Scarsa soddisfazione delle imprese

Dall’indagine qualitativa di “Pmi italiane, policrisi e finanza sostenibile: le opportunità per le imprese” emerge che l’offerta di consulenza è ampia ma non sempre qualificata e all’altezza delle esigenze. Le Pmi, in sostanza, gradirebbero una maggiore specializzazione degli istituti bancari sulle tematiche Esg.

Infatti, il 55% delle Pmi ritiene che l’attuale offerta finanziaria (di credito e non solo) e la consulenza ricevuta dalle banche sia solo parzialmente adeguata a supportare progetti di sviluppo in chiave Esg, mentre solo il 9% ritiene che la consulenza sia del tutto adeguata.

Questa situazione di stallo nella comunicazione, unita al timore di perdere risorse finanziarie nel breve periodo, rallenta i progressi nel Belpaese, che pur si sta distinguendo in ottica Esg. Fatta eccezione per le aziende che nascono sostenibili con un orientamento all’innovazione, le altre realtà percepiscono il processo verso la sostenibilità come oneroso e slegato da ritorni economici nel breve periodo, mentre ritengono che si debbano prevedere tattiche sul medio-lungo periodo.

L’indagine ha anche analizzato quali possibili alternative mettono al vaglio le Pmi, nel valutare ilproprio partner. Pur registrandosi un lieve calo nel ruolo assegnato alle banche, questi istituti restano comunque centrali per la trasformazione sostenibile, tanto che per il 38% delle Pmi intervistate la banca dovrebbe essere partner dell’azienda nella scelta e anche nella progettazione delle soluzioni finanziarie più idonee alle specifiche iniziative di matrice Esg.

[Fonte: report “Pmi italiane, policrisi e finanza sostenibile: le opportunità per le imprese"]

La scelta dei partner finanziari per i progetti sostenibili si basa sulle condizioni di finanziamento e di accesso al credito (aspetto sicuramente rilevante e citato dal 46% delle aziende), ma anche su elementi come la trasparenza e la chiarezza delle proposte (43%), la reputazione (34%) e la competenza specifica in ambito Esg (30%). Il 39% delle aziende (dato che sale al 49% nel settore agroalimentare) ha chiesto consulenza alla propria banca per finanziare progetti sostenibili, ma nel 76% dei casi le soluzioni proposte sembrano non soddisfare completamente le aspettative.

Lo stato attuale

A livello mondiale, il volume degli investimenti cosiddetti green ammonta a 154 miliardi di dollari all'anno, una cifra che dovrà triplicare entro il 2030, raggiungendo i 484 miliardi di dollari all'anno per rispettare i parametri fissati dagli Accordi di Parigi e dagli altri accordi sovranazionali e internazionali, come suggerito dagli esperti durante il summit europeo “Business and Nature Summit” di ottobre.

Durante l’evento si è evidenziato come questi investimenti non solo generino benefici ambientali, ma anche significative opportunità economiche, compresi 395 milioni di nuovi posti di lavoro e 10 mila miliardi di dollari di entrate aggiuntive entro il 2030.

Il summit europeo “Business and Nature Summit”, co-organizzato dal Forum per la Finanza Sostenibile insieme alla Commissione Europea, alla Piattaforma Europea per il Business e la Biodiversità, Etifor e la Regione Lombardia, ha riconosciuto agli operatori finanziari un ruolo cruciale nell’incremento di questi investimenti e nell’attuazione di azioni efficaci per tutelare il clima e la biodiversità, sollecitando una maggiore sinergia pubblico-privato nella finanza Esg.

Un rilievo che fa eco alle richieste degli imprenditori italiani, che cercano negli istituti finanziari un punto di riferimento per attuare con più decisione la trasformazione sostenibile.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Sostenibilità

Rendicontazione ESG, Consob sostiene le PMI

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Un template per raccogliere informazioni sulla sostenibilità

Rendicontazione ESG - Unsplash

Dal Gruppo di lavoro 3 attivato all'interno del Tavolo per la Finanza Sostenibile e coordinato da Consob, è nato un progetto per la creazione di un template per la rendicontazione ESG dedicato alle PMI. Il progetto intende sostenere le PMI non soggette ad attività di reporting ESG, supportandole nella ricerca e raccolta di informazioni sulla sostenibilità ambientale, sociale e di governance, da poter fornire a diversi operatori del sistema economico, quali banche e partner finanziari.

Il progetto è focalizzato sulla messa a punto di un template con le informazioni ESG ritenute più rilevanti per le PMI. Il documento sarà sottoposto a consultazione pubblica nel corso del 2024 e in ogni caso non rappresenta uno standard di rendicontazione ESG, né costituisce un'alternativa all'utilizzo di standard riconosciuti, adottati o in corso di adozione a livello nazionale ed internazionale, pur contibuendo ad aumentare la consapevolezza delle imprese circa le questioni di sostenibilità che interessano maggiormente l'esercizio delle loro attività.

Contenuti ed obiettivi del progetto

Il template per le PMI proposto dal Tavolo per la Finanza Sostenibile rappresenta uno schema per la raccolta dei dati nell'ambito dei rapporti tra piccole e medie aziende da una parte e banche dall'altra. Si tratta del primo step di un più ampio progetto che comprenderà anche l'individuazione delle informazioni ESG da fornire ad altri operatori del sistema economico come imprese non finanziarie e partner commerciali. Parallelamente alla proposizione del template alle PMI, sono previste attività di educazione finanziaria e sensibilizzazione verso i temi ESG, anche in considerazione della crescente importanza della rendicontazione delle aziende, anche se su base volontaria come ad oggi avviene per le PMI non quotate.

Alla base del progetto del template PMI, il Gruppo di Lavoro 3 coordinato da Consob ha svolto diverse attività. Prima di tutto, la mappatura degli obblighi normativi di reportistica ESG, attuali e prospettici, delle imprese finanziarie e non, che ha permesso di identificare tutte le possibili esigenze di informazione delle imprese finanziarie e non finanziarie e di mapparle in maniera dettagliata. In secondo luogo, è stata effettuata un'attività di mappatura delle informazioni di sostenibilità relative alle PMI non quotate che le imprese finanziarie e non finanziarie ritengono rilevanti. Un terzo step ha riguardato la preparazione di schemi per la raccolta dei dati delle PMI non quotate, messi a punto anche grazie al confronto con gli stakeholder, necessari per assolvere alle esigenze informative precedentemente citate. In definitiva, il template ha l'obiettivo centrale di facilitare la trasmissione di informazioni di sostenibilità nell'ambito del rapporto bilaterale tra PMI e banche.

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Sostenibilità

Marche, silver economy e digitale ridefiniscono il mercato...

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Rivoluzione digitale, transizione verde e invecchiamento della popolazione centrali per il tessuto economico marchigiano

Ragazza guarda le offerte di lavoro - FOTOGRAMMA

Il tessuto economico marchigiano si appresta a un'epoca di trasformazioni epocali, spinte dalla rivoluzione digitale, dalla transizione verde e dall'invecchiamento demografico. Secondo le analisi del Centro Studi Cna Marche, basate sui dati di Excelsior Unioncamere, le professioni più richieste nei prossimi cinque anni rispecchieranno questa evoluzione.

AAA cercasi figure professionali specializzate

Le Marche stanno per intraprendere un viaggio verso una nuova era di sostenibilità, dove le energie rinnovabili e le pratiche eco-sostenibili saranno le pietre miliari dello sviluppo economico regionale. Questo cambiamento non solo rappresenta una risposta alle sfide ambientali attuali, ma offre anche un'opportunità unica per la crescita economica e l'occupazione.

Con una crescente consapevolezza ambientale e la necessità di ridurre l'impatto sul pianeta, la domanda di professionisti esperti nel settore delle energie rinnovabili e della sostenibilità è destinata a crescere in modo significativo. La richiesta di professionisti specializzati in questi settori è destinata a crescere esponenzialmente, poiché le imprese cercano figure in grado di guidare questa rivoluzione. Investire nell'istruzione e nella formazione specifiche in queste aree diventerà fondamentale per garantire la competitività delle aziende e l'occupabilità dei lavoratori.

Tuttavia, il cambiamento non riguarda solo l'ambiente, ma anche la composizione demografica della regione. Secondo i dati dell'Istat, nei prossimi cinque anni, ci sarà un aumento dell'8% degli over 60 e una diminuzione del 4% dei marchigiani in età lavorativa tra i 18 e i 59 anni. Questo fenomeno, noto come terza transizione demografica, presenta sfide uniche, ma anche opportunità per la creazione di nuovi mercati e posti di lavoro, specialmente nei settori dei servizi culturali, turistici, immobiliari e assicurativi.

Il futuro del lavoro nelle Marche

Il panorama lavorativo delle Marche si prepara a un periodo di significative trasformazioni nei prossimi cinque anni. La chiave per affrontare questa evoluzione è una stretta collaborazione tra istituzioni, scuole e imprese al fine di preparare le competenze necessarie per il mercato del lavoro in rapida evoluzione. Politiche attive del lavoro e misure di welfare rivestono un'importanza cruciale nel superare la carenza di lavoratori qualificati e nel favorire l'occupabilità, specialmente tra le fasce femminili e giovanili.

Il fabbisogno occupazionale complessivo delle Marche è stimato in 84.500 unità nei prossimi cinque anni. Particolarmente elevata sarà la richiesta di dirigenti e professionisti altamente specializzati, tecnici e impiegati qualificati nel commercio e nei servizi. Settori in forte crescita come la salute, l'informatica e le costruzioni green offriranno ampie opportunità di lavoro.

Tra il 2024 e il 2028, le Marche avranno bisogno di 84.500 mila unità di cui 78.000 lavoratori sostituiranno quelli in uscita e 6.500 nuovi ingressi si uniranno alla forza lavoro regionale. La richiesta sarà diversificata, con 15.900 dirigenti e professionisti ad elevata specializzazione, 14.900 tecnici, 10.000 impiegati, 16.400 addetti qualificati nel commercio e nei servizi, 13.900 operai specializzati e 5.600 conduttori di impianti.

Escludendo il settore agricolo, i fabbisogni occupazionali coinvolgeranno 83.200 persone, con 28.800 con formazione terziaria, 23.300 con diploma di scuola secondaria superiore tecnico professionale, 3.600 con diploma liceale, 18.200 con qualifica di formazione o diploma professionale e 9.300 con licenza media.

Il futuro del lavoro nelle Marche si presenta promettente, con ampie opportunità per coloro che investono nelle competenze del futuro e si preparano ad abbracciare le sfide di un'economia in continua evoluzione.

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Sostenibilità

Imprese, Pichetto Fratin: “Industria nautica da...

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Parlando al convegno 'Blue economy - Cantieristica navale ed ecosostenibilità'

Imprese, Pichetto Fratin:

“L’industria nautica da diporto è un modello nazionale da copiare, rappresentanza plastica della realtà che viviamo, dove il mutamento del percorso energetico sta comportando un cambiamento della percezione del consumatore”. Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, al convegno 'Blue economy - Cantieristica navale ed ecosostenibilità' organizzato da Confindustria Nautica con il patrocinio dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo (Pam), presso l’Hotel Principe di Piemonte di Viareggio.

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