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Gaza, Biden: “Stop armi a Israele se invaderà...

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Gaza, Biden: “Stop armi a Israele se invaderà Rafah”

Il presidente Usa: "Armi vengono usate per uccidere civili nell'area". Negoziati, Hamas contro Netanyahu. Fonti Egitto: "Colloqui ripresi". Ancora chiuso valico Kerem Shalom

Joe Biden - Afp

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato che interromperà le spedizioni di armi americane a Israele se il primo ministro Benjamin Netanyahu ordinerà un'invasione su larga scala di Rafah. Lo ha riferito la Cnn. "I civili sono stati uccisi nella Striscia di Gaza a causa di queste bombe e in altri modi in cui attaccano i centri abitati", ha sottolineato Biden.

"Ho chiarito che se entrano a Rafah, non fornirò le armi che sono state usate storicamente per affrontare il problema, con Rafah e con le altre città", ha aggiunto il presidente Usa, sottolineando di essere pronto a condizionare gli armamenti americani alle azioni di Israele. Il suo riconoscimento che le bombe americane sono state usate per uccidere i civili a Gaza - scrive la Cnn - è stato un duro riconoscimento del ruolo degli Stati Uniti nella guerra.

Non stiamo abbandonando la sicurezza di Israele. Stiamo prendendo le distanze dalla capacità di Israele di fare la guerra in quelle aree”, ha precisato Biden, sottolineando che gli Stati Uniti continueranno a fornire armi difensive a Israele, compreso il suo sistema di difesa aerea Iron Dome. "Continueremo a garantire che Israele sia al sicuro grazie all'Iron Dome e alla sua capacità di rispondere agli attacchi provenienti recentemente dal Medio Oriente", ha affermato. “Ma non forniremo armi e proiettili di artiglieria”.

Secondo il Pentagono, gli Stati Uniti hanno già sospeso una spedizione di “munizioni pesanti” a causa delle possibili operazioni di Israele a Rafah senza un piano per i civili, anche se ha affermato che non è stata presa una decisione definitiva su quella spedizione. L'amministrazione ha detto che sta valutando la potenziale vendita o trasferimento di altre munizioni. Il collegamento pubblico di Biden tra le spedizioni di armi americane e la condotta di Israele potrebbe ampliare la spaccatura tra lui e Netanyahu, con il quale ha parlato al telefono lunedì - sottolinea la Cnn -. Quella conversazione avvenne mentre Israele ordinava l’evacuazione di decine di migliaia di civili da Rafah e lanciava attacchi vicino alle zone di confine della città. Biden ha detto che le azioni di Israele a Rafah non hanno ancora oltrepassato la linea rossa, entrando in zone densamente popolate, anche se le loro azioni hanno causato tensioni nella regione.

“Non sono entrati nei centri abitati. Ciò che hanno fatto è proprio al confine. E sta causando problemi, proprio adesso, con l'Egitto, con il quale ho lavorato molto duramente per assicurarmi che avessimo una relazione e un aiuto”, ha riferito Biden, aggiungendo di aver comunicato a Netanyahu e ad altri leader israeliani che il sostegno americano alle operazioni nei centri abitati era limitato: "Ho detto chiaramente a Bibi e al gabinetto di guerra: non otterranno il nostro sostegno se attaccano questi centri abitati".

“Ho detto a Bibi - ha aggiunto il presidente degli Usa - 'non commettere lo stesso errore che abbiamo fatto in America. Volevamo prendere Bin Laden. Vi aiuteremo a ottenere Sinwar'. Aveva senso prendere Bin Laden; non aveva senso cercare di unificare l’Afghanistan. A mio avviso non aveva senso pensare che in Iraq avessero un’arma nucleare”.

A spiegare che gli Stati Uniti "stanno attualmente rivedendo alcuni degli invii di aiuti militari a breve termine" a Tel Aviv "nel contesto degli eventi che si stanno sviluppando a Rafah" era stato ieri il segretario alla Difesa, Lioyd Austin, in un'audizione al Congresso, dopo che fonti dell'amministrazione Biden avevano confermato che il blocco dell'invio delle bombe più potenti, nel timore che venissero usate per l'offensiva.

"Siamo stati chiari sin dall'inizio nel dire che Israele non doveva lanciare un'ampia offensiva contro Rafah senza tenere in conto e proteggere i civili che si trovano sul campo di battaglia", ha dichiarato Austin confermando che "mentre valutiamo la situazione, abbiamo fermato un invio di munizioni ad alto carico". Il capo del Pentagono ha poi precisato che non è stata ancora presa "una decisione finale su come procedere" riguardo a questo invio.

"Abbiamo sospeso una fornitura dell'assistenza a breve termine e stiamo rivedendo altri" aiuti a Israele, poi affermato il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller, precisando che, "detto questo, il nostro impegno a lungo termine per la sicurezza di Israele non è cambiato". Il portavoce, in un briefing con i giornalisti, non ha voluto precisare di che tipo di aiuti si tratti e la durata della sospensione. "Non ho una data da darvi, ma abbiamo sempre chiarito che le nostre determinazioni politiche dipendono da quelle di Israele", ha spiegato.

Netanyahu risponde a Biden: "Israele si difenderà anche da solo"

In quella che sembra una risposta alla decisione del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, di sospendere la fornitura a Israele di alcuni tipi di armamenti, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ripubblicato un video girato nei giorni scorsi allo Yad Vashem in cui aveva dichiarato che lo Stato ebraico era pronto a difendersi anche da solo.

Nel video, diffuso in occasione di una commemorazione della Shoah, Netanyahu affermava che oggi Israele è di nuovo alle prese con nemici che vogliono la sua distruzione. "Dico ai leader del mondo: nessuna pressione, nessuna decisione da parte di alcun Forum internazionali impedirà a Israele di difendersi", aveva scandito Netanyahu, sottolineando che "se Israele sarà costretto a restare da solo, Israele resterà da solo".

Israele chiede, inoltre, di escludere Rafah da un eventuale accordo sul cessate il fuoco a Gaza come riporta l'emittente Nbc, citando quattro funzionari americani e un ex al corrente dei colloqui. Secondo le fonti il governo Netanyahu si rifiuta di accettare un accordo a meno che non possa andare avanti con le operazioni militari a Rafah anche nel caso di tregua.

''Se dobbiamo restare soli, resteremo soli'', ma ''combatteremo con le unghie e con i denti'' perché ''siamo determinati e siamo uniti per sconfiggere i nostri nemici e coloro che vogliono farci del male'' ha scritto, poi, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nel videomessaggio, diffuso su 'X' in vista del Giorno dell'Indipendenza che si celebra il 14 maggio, ''75 anni fa. Eravamo pochi contro molti''. Mentre ''oggi siamo molto più forti'', prosegue il premier israeliano.

Le Forze di difesa israeliane (Idf), riferisce il portavoce Daniel Hagari, hanno ''armi a sufficienza per le missioni pianificate, anche per Rafah''. ''Le Idf dispongono di armi per le missioni che stanno pianificando, e anche per quelle a Rafah. Abbiamo ciò di cui abbiamo bisogno'', ha detto. Hagari ha, quindi, sottolineato che ''gli Stati Uniti hanno finora fornito assistenza in materia di sicurezza allo Stato di Israele e alle Idf durante la guerra in un modo senza precedenti''. Inoltre, ha spiegato, il capo di stato maggiore delle Idf, il generale Herzi Halevi, parla ogni giorno con il capo del Centcom Usa, il generale Michael Erik Kurilla. ''Anche quando ci sono disaccordi tra noi, li risolviamo a porte chiuse'', ha detto Hagari.

Stop armi Usa, i timori israeliani. Attesa per gabinetto di guerra 'decisivo'

La difesa israeliana teme che la decisione degli Stati Uniti di ritardare le spedizioni di armi a Israele possa influenzare la preparazione dell'Idf riguardo potenziali conflitti su altri fronti. Lo scrive Haaretz, secondo cui i funzionari della difesa sono preoccupati per un deterioramento delle relazioni tra il governo israeliano e l’amministrazione Biden e hanno avvertito i loro capi politici che questa crisi significa un cambiamento nelle relazioni Israele-Usa dall’inizio della guerra. Gli alti ufficiali dell’Idf hanno messo in guardia il governo sulle potenziali conseguenze, sottolineando la necessità di chiarimenti.

Il futuro corso della guerra con Hamas dopo l'annuncio americano verrà intanto discusso e deciso nel corso di due "decisive" riunioni del gabinetto di guerra e di quello per la sicurezza in programma per questa sera in Israele. Ne riferisce il quotidiano Hayom, citando un funzionario israeliano, secondo il quale durante il colloquio telefonico tra il premier Netanyahu e il presidente americano Biden, il premier avrebbe detto che Israele combatterà "con le unghie e con i denti se sarà necessario". "E diceva sul serio", ha aggiunto.

"Dico ai nemici di Israele e ai suoi amici migliori che lo Stato di Israele non può essere sottomesso e nemmeno le Idf ed il ministero della Difesa". Lo ha dichiarato il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, dopo l'annuncio americano. "Qualunque sia il costo, garantiremo l'esistenza dello Stato di Israele e ricorderemo bene la direttiva che abbiamo firmato solo una settimana fa durante la cerimonia del Giorno della Memoria dell'Olocausto, le parole 'Mai più' ", ha aggiunto Gallant, ribadendo durante una cerimonia che Israele "resterà in piedi, raggiungerà i suoi obiettivi, colpirà Hamas, distruggerà Hezbollah e porterà sicurezza".

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha definito intanto Joe Biden "un grande amico dello Stato di Israele", prendendo in questo modo le distanze dai commenti del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir nei confronti del presidente degli Stati Uniti, definendoli "irresponsabili e offensivi". Lo ha riferito il Times of Israel. Dopo l'annuncio del presidente Usa, infatti, questa mattina Ben-Gvir aveva twittato: “Hamas ama Biden”.

Intervenendo a una cerimonia che commemora la vittoria degli Alleati sulla Germania nazista, Herzog ha affermato che l'evento è “un'importante opportunità per ringraziare anche oggi gli alleati dello Stato di Israele, e in particolare il nostro più grande alleato, gli Stati Uniti d'America. Vorrei ringraziare il presidente Biden, che è un grande amico dello Stato di Israele e lo ha dimostrato fin dal primo giorno di guerra".

“Nel contesto delle notizie di questa mattina - ha aggiunto il presidente israeliano - è importante per me dire che anche quando ci sono disaccordi e momenti di delusione tra amici e alleati, le controversie dovrebbero essere risolte, ed è dovere di tutti noi evitare dichiarazioni e tweet infondati, irresponsabili e offensivi che danneggiano la sicurezza nazionale e gli interessi dello Stato di Israele".

Casa Bianca: "Distruggere Rafah non sconfiggerà Hamas"

"Distruggere Rafah non porterà a raggiungere l'obiettivo di Washington e Tel Aviv di sconfiggere Hamas a Gaza''. Lo ha dichiarato John Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, spiegando che gli Stati Uniti hanno proposto a Israele ''metodi diversi per fare pressione su Hamas''. Ovvero, ''esistono modi migliori per sconfiggere ciò che resta di Hamas a Rafah rispetto a una grande operazione di terra''. Il presidente americano Joe Biden e il suo team sono stati chiari per diverse settimane sul fatto che non supportiamo un'importante operazione di terra a Rafah, dove più di un milione di persone si stanno rifugiando senza un posto sicuro dove andare'', ha aggiunto Kirby. "Vogliamo che tutta l'assistenza umanitaria continui a passare attraverso il valico di Rafah e tutti gli altri valichi il più presto possibile". Gli Stati Uniti, ha spiegato, hanno chiesto agli israeliani di riaprire il valico e loro hanno accettato, ma senza fornire una tempistica.

Negoziati, Hamas contro Netanyahu: "Cerca pretesti"

L'accettazione da parte di Hamas della proposta di cessate il fuoco presentata da Egitto e Qatar ha "confuso" il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e lo ha messo di fronte ad un dilemma. A dichiararlo è stato Izar al-Rishq, alto esponente dell'ala politica del movimento, secondo cui "Israele non è seriamente intenzionato a raggiungere un accordo, usa i negoziati come copertura per invadere Rafah", e "cerca di creare pretesti per eludere i negoziati e incolpa Hamas e i mediatori".

Fonti Egitto: "Negoziati ripresi". Delegazione Hamas in Qatar

Sarebbero comunque ripresi al Cairo, alla presenza di tutte le delegazioni, i colloqui per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco a Gaza e sul rilascio degli ostaggi israeliani. Lo ha riferito una fonte egiziana di alto livello citata dalle tv satellitari arabe. Secondo la fonte, la delegazione egiziana sta intensificando gli sforzi per trovare un consenso generale su alcuni punti ancora oggetto di divergenza. La fonte ha anche sottolineato che l'Egitto ha ribadito il suo avvertimento ai partecipanti ai colloqui sul pericolo di un'ulteriore escalation a Gaza se anche questo round fallisse.

La delegazione di Hamas ha lasciato intanto la capitale egiziana per il Qatar. Lo ha annunciato il membro dell'ufficio politico del movimento palestinese, Izzat al-Rishq, citato da Sky News Arabia. Al-Rishq ha anche sottolineato che la delegazione ha ribadito di accettare la nuova proposta messa sul tavolo nei giorni scorsi dai mediatori arabi.

"Ancora chiuso valico Kerem Shalom"

E' rimasto chiuso per il quarto giorno consecutivo il valico di Kerem Shalom, snodo cruciale per l'ingresso degli aiuti umanitari da Israele nella Striscia di Gaza. Lo ha reso noto il portavoce dell'Autorità dei valichi di Gaza, Hisham Adwan, secondo quanto riporta la Cnn, secondo cui ci sono notizie contrastanti sul valico, che Israele ha chiuso domenica scorsa dopo che era stato colpito da almeno 10 razzi. Nell'attacco quattro soldati israeliani erano stati uccisi. Ieri il Coordinatore delle attività governative nei Territori aveva annunciato la riapertura del valico per l'ingresso di aiuti a Gaza, ma le autorità palestinesi avevano smentito la notizia, sostenendo che nessun camion lo avesse attraversato.

Irruzione in sede al Jazeera a Nazareth

La polizia israeliana ha fatto irruzione questa mattina negli uffici di al Jazeera a Nazareth, confiscando le attrezzature della tv di Doha, le cui trasmissioni sono state 'silenziate' nei giorni scorsi dal governo di Tel Aviv. E già domenica c'era stato un raid all'Ambassador Hotel, che ospitava l'ufficio di al Jazeera a Gerusalemme est. Israele accusa la tv del Qatar di coprire in modo parziale e fazioso la guerra a Gaza.

Idf: "Ampio raid nel centro di Gaza"

L'Idf sta attaccando nel centro della Striscia di Gaza come parte dell'inizio di un raid via terra relativamente ampio contro un obiettivo di Hamas nell'area del Corridoio Netzarim. Lo scrive Ynet News, aggiungendo che nell'operazione sono coinvolte due brigate e mezza dell'esercito israeliano.

"Israele abbatte drone iraniano in Siria"

L'Osservatorio siriano per i diritti umani, un'organizzazione di opposizione al regime di Assad che opera da Londra, ha riferito che Israele ha abbattuto un drone iraniano sul distretto di Daraa, nel sud-ovest della Siria. Secondo il rapporto, il drone "apparentemente non è stato lanciato dal territorio siriano ed era diretto verso le alture di Golan".

"Israele ha effettuato un attacco aereo dalla direzione delle alture del Golan verso l'area di Damasco. I sistemi di difesa aerea hanno intercettato alcuni missili", ha invece dichiarato il ministero della Difesa siriano. Nella notte, il sito web di notizie Voice of the Capital, affiliato all'opposizione siriana, ha riferito che si sono udite esplosioni nella capitale siriana.

Ministero Salute Gaza: "34.904 morti da 7 ottobre"

Sarebbero intanto 34.904 i palestinesi morti nella Striscia di Gaza dall'inizio dell'offensiva israeliana successiva all'attacco del 7 ottobre in Israele. Ad aggiornare il bilancio è stato il ministero della Salute dell'enclave palestinese controllato da Hamas, che ha parlato inoltre di 78.514 feriti.

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Esteri

Raisi, trovato elicottero. Media Iran: “Nessun segno...

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A bordo, con il presidente, c'erano altre 7 persone

Ebrahim Raisi

"Nessun segno di vita" nel luogo in cui è stato individuato l'elicottero su cui viaggiava il presidente dell'Iran, Ebrahim Raisi. Il velivolo è stato localizzato dopo l'incidente avvenuto domenica 19 maggio a circa 20 km a sud dal confine tra Iran e Azerbaigian. A bordo dell'elicottero, altre 7 persone. Secondo la tv di stato iraniana, sul luogo dell'incidente - localizzato ma non raggiunto - "non ci sono segni di vita".

Vengono quindi riportate le parole di Pir Hossein Kolivand, capo della Mezzaluna rossa: "Con la scoperta del luogo dell'incidente, non sono stati individuati segni di vita tra i passeggeri dell'elicottero". Una fonte citata dalla Reuters descrive l'elicottero come completamente bruciato. Nel corso delle ricerche, come reso noto dall'agenzia turca Anadolu, un drone speciale messo a disposizione da Ankara ha individuato una fonte di calore nell'area dell'incidente.

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Esteri

Ucraina, Zelensky: “Piano Russia è chiaro, difesa...

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Il presidente ucraino: "Mosca vuole costringerci a difendere un fronte più ampio"

Volodymyr Zelensky

L'Ucraina non cede terreno nella regione di Kharkiv, la linea di difesa tiene lungo tutto il fronte: la strategia della Russia, almeno per ora, non paga. E' il quadro che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky delinea al termine della giornata, caratterizzata da nuove operazioni delle forze di Mosca nell'oblast di Kharkiv, fulcro della guerra da 10 giorni.

Sette persone sono morte e altre 19 sono rimaste ferite in un nuovo attacco russo, dice il governatore, Oleg Sinegubov, secondo cui "gli occupanti hanno attaccato una zona che gli abitanti stavano evacuando". Nell'attacco è rimasto ferito anche un operatore sanitario, mentre è stata danneggiata un'ambulanza.

"Abbiamo consolidato le nostre posizioni nella regione di Kharkiv", dice Zelensky dopo il briefing con il generale Oleksandr Syrsky, comandante delle forze armate. In particolare, afferma il presidente, si è rivelata efficace l'azione della 57esima brigata e dell'82esima brigata.

"Allo stesso tempo -prosegue il presidente- i nostri reparti stanno infliggendo danni pesanti agli invasori nel Donetsk, in particolare nell'area di Chasiv Yar", la roccaforte ucraina che Mosca punta a conquistare per poter puntare ad un'offensiva su larga scala verso ovest. "Di fatto -afferma Zelensky- la Russia non raggiunge l'obiettivo di allargare le maglie della nostra difesa per indebolire l'Ucraina su un ampio fronte da Kharkiv alle regioni del Donetsk".

La strategia russa, d'altra parte, appare ormai chiara. La Russia ha lanciato l'offensiva verso Kharkiv ma l'obiettivo va ben al di là della regione, in cui - come dichiarato più volte dal presidente Vladimir Putin - si punta a creare una zona cuscinetto che allontani l'artiglieria e i droni ucraini dai territori russi.

In vista di una futura offensiva 'vera' e su larga scala, nel mirino della Russia c'è soprattutto Chasiv Yar. Conquistare la città significherebbe, per Mosca, avere il controllo su un nodo logistico da cui gestire il piano per sfondare verso ovest e costringere le difese di Kiev a diluirsi lungo la linea di un fronte sempre più ampio.

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Esteri

La Russia corteggia la Libia e fa il ‘doppio...

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La Libia torna a essere "un Paese strategico" per la Russia, dopo che negli anni scorsi ne aveva delegato la 'gestione' a Evgeny Prigozhin e alla sua Wagner

Il Cremlino (Afp)

Mosca corteggia Tripoli e fa il 'doppio gioco', a est, con Haftar e Seif Gheddafi, il figlio del colonnello ricercato dalla Corte penale internazionale su cui puntano ancora i nostalgici del regime. La Libia torna a essere "un Paese strategico" per la Russia - dopo che negli anni scorsi ne aveva delegato la 'gestione' a Evgeny Prigozhin e alla sua Wagner - considerandola l'anello di congiunzione tra i suoi propositi di espansione nel Sahel e di installazione di una base navale nell'est della Libia, a Tobruk o Bengasi. E rafforza ancora di più la sua presenza, attraverso l'Africa Corps, i reparti paramilitari ex Wagner ora inquadrati sotto il ministero della Difesa, che conterebbero già oltre 1.800 uomini sul terreno.

Cosa sta succedendo

Nell'est della Libia, i russi stanno facendo "un gioco molto interessante", rivelano all'Adnkronos fonti informate: "Se da un lato si appoggiano al secondogenito di Haftar, Khaled, che è quello che li ha fatti entrare nell'est, dall'altro lato sostengono tradizionalmente l'ex regime, incarnato da Seif", l''erede designato' di Muamamr Gheddafi, che rappresenta "la vera minaccia politica" per il maresciallo della Cirenaica. E questo gioco dei russi "starebbe mettendo in difficoltà Haftar, che assiste in alcune aree dell'est e nel Fezzan a manifestazioni in sostegno del vecchio regime".

"E' impossibile misurare il sostegno che avrebbe Seif Gheddafi - spiega all'Adnkronos Ashraf Shah, ex consigliere dell'Alto consiglio di Stato libico - Un sostegno che era visibile negli anni scorsi, quando, nel 2021, ci fu il tentativo di tenere le elezioni presidenziali, mentre adesso non c'è un metodo credibile per capire chi sostiene chi". Certo è, sottolinea, che Haftar considera il figlio del colonnello - ufficialmente ricercato dalla Corte penale internazionale per presunti crimini di guerra e che si nasconderebbe nel Fezzan - "il suo nemico numero uno, tanto che di recente ha fatto arrestare il capo di una tribù locale, 85enne, rinchiuso in un carcere di Bengasi per il sostegno a Seif".

E un'altra prova della preoccupazione del maresciallo - che nel 1969 partecipò al golpe di Muammar Gheddafi contro re Idris, salvo poi esserne 'ripudiato' anni dopo - è "il rapporto conflittuale tra il figlio Saddam, comandante di un'unità speciale dell'Esercito nazionale libico (Lna), e il comandante del battaglione 106 Salem al Zadma, affiliato all'Lna, che si occupa della sicurezza nell'area del Fezzan legata all'ex regime", spiegano le fonti.

Questo il quadro a est, mentre Mosca intensifica i rapporti anche con l'ovest: nei giorni scorsi il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha ricevuto una delegazione del governo di unità nazionale di Tripoli, della quale facevano parte Abdullah Al-Lafi, membro del Consiglio presidenziale, Taher Al-Baour, ministro degli Esteri, il capo di Stato maggiore dell’esercito della Tripolitania, Mohammed el-Haddad, a cui ha assicurato l'impegno di Mosca per l'unità e la stabilità della Libia.

E, con un tempismo che sottolinea una volta di più lo scontro a distanza tra Mosca e l'Europa, mentre quella delegazione rientrava dalla Russia, a Bruxelles sbarcava il premier del governo di unità nazionale, Abdul Hamid Dbeibah, che alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, avrebbe assicurato l'intenzione di non cedere alle pressioni russe. A condizione di avere quello di cui ha bisogno da Stati Uniti ed Europa: sostegno, investimenti e finanziamenti per il contrasto all'immigrazione.

La presenza russa

Ma la presenza russa a est si fa sempre più forte e invasiva, con l'arrivo di militari, paramilitari ed equipaggiamento, dislocati in diverse basi nell'est, a Jufra, Tobruk e anche a Bengasi, dove sarebbe stato creato un nuovo campo di addestramento. Come rivelato da "All eyes on Wagner", consorzio di informazione che monitora le attività del gruppo, alcuni degli uomini arrivati nelle ultime settimane sono stati trasferiti in Niger - chiamati dalla giunta golpista che nel frattempo ha cacciato gli americani - mentre altri sono rimasti nell'est della Libia, dove si occuperebbero della formazione dei miliziani libici e delle reclute del 'Direttorato Africa' di Wagner. Secondo Aeow, il contingente russo in Libia risponderebbe a quattro comandanti che ruotano tra la Siria e la Libia e riferiscono direttamente al vice ministro della Difesa russo Yunus Bek Yevkurov, l'uomo del Cremlino in Africa.

All eyes on Wagner ha monitorato i movimenti in diverse basi, nel porto siriano di Tartus (l'unico del Mediterraneo a cui Mosca ha accesso) da dove sono partiti i carichi diretti in Libia, e quelli nel porto di Tobruk, in Cirenaica, dove negli ultimi 45 giorni sarebbero arrivate cinque navi russe.

Non solo Libia: l'attivismo del nuovo ambasciatore russo a Tripoli, Aidar Aghanin, ex direttore del canale in arabo di Russia Today, la tv del Cremlino, che fa la spola tra la capitale e Bengasi, dove sarà riaperto il consolato, fa il paio con quello nei Paesi vicini, come Algeria e Marocco, dove i russi stanno mandando diplomatici di altissimo profilo, che parlano arabo e francese, a sottolineare "il rinnovato interesse strategico" per il Nordafrica, oltre che per il Sahel. E, rivela infine Aeow, arrivando dalla vicina Algeria dove avrebbe ricoperto un incarico assegnatogli dal ministero della Difesa dopo la sua epurazione seguita al fallito golpe di Wagner, avrebbe visitato regolarmente la Libia il generale Sergei Surovikin, ex comandante delle forze russe in Ucraina. Che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe tornare presto a Mosca.

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