Cronaca
Incidente sul lavoro a Casteldaccia, indagini e ipotesi:...
Incidente sul lavoro a Casteldaccia, indagini e ipotesi: cosa sappiamo su 5 operai morti
Pm al lavoro per accertare eventuali responsabilità: "Operai non sarebbero dovuti scendere nella cisterna". Investigatori nella sede della ditta Quadrifoglio, acquisiti documenti
Non sarebbero dovuti scendere nella cisterna i cinque operai morti ieri a Casteldaccia (Palermo), mentre eseguivano dei lavori di manutenzione della rete fognaria affidati da Amap mediante appalto esterno. Lavori, affidati alla Quadrifoglio group dopo una serie di segnalazioni per delle anomalie sulla rete fognaria, che prevedevano la messa in quota dei pozzetti e la disostruzione dalla strada con un autospurgo.
Questo potrebbe spiegare perché nessuno degli operai avesse una maschera, ma resta da capire cosa abbia spinto la squadra a scendere nella vasca. In cinque sono rimasti uccisi dalle esalazioni di idrogeno solforato, mentre un sesto è ricoverato in gravissime condizioni al Policlinico di Palermo. La procura di Termini Imerese ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo. Al momento, come si apprende, l'inchiesta è contro ignoti.
La procura ha intanto posto i sigilli ai cancelli dell'impianto fognario in cui è avvenuto l'incidente. I lavoratori sono rimasti intrappolati nella vasca interrata dell’impianto di sollevamento delle acque reflue dell’Azienda municipale acquedotti (Amap) sulla Statale di Casteldaccia, mentre stavano eseguendo dei lavori di manutenzione nella struttura.
Ieri, la Squadra mobile di Palermo ha già ascoltato uno dei sopravvissuti, Giovanni D'Aleo, lavoratore Amap, che ha dato l'allarme, dopo avere sentito le grida dei colleghi intrappolati nella vasca. Sempre ieri sono stati sentiti il direttore dei lavori e il responsabile della sicurezza, indicati dall'Amap, la stazione appaltante delle opere fognarie a Casteldaccia. Il Procuratore Ambrogio Cartosio ha fatto un sopralluogo.
Investigatori nella sede della ditta Quadrifoglio, acquisiti documenti
Oggi gli investigatori si sono invece recati in via Milano a Partinico (Palermo), dove ha sede la ditta Quadrifoglio Group srl, la società dove lavoravano quattro degli operai morti. Una delle vittime era anche il titolare della società. Come si apprende, sono stati acquisiti documenti.
Ancora gravissime le condizioni dell'operaio superstite
Ha superato la notte ma restano ancora gravissime le condizioni di Domenico Viola, l'operaio 62enne superstite. L'uomo è ricoverato al Policlinico di Palermo, dove è intubato e ventilato, in distress respiratorio gravissimo. La prognosi è riservata sulla vita almeno per le prossime 24 ore. Vola ha una grave insufficienza polmonare per i gas tossici inalati.
Oggi sciopero generale a Palermo
In centinaia sono inoltre in piazza davanti la prefettura di Palermo. L'iniziativa è stata organizzata da Cgil, Cisl e Uil che hanno indetto anche quattro ore di sciopero generale a cui si affianca quello di 8 ore proclamato dalle segreterie provinciali di Fillea, Filca, Feneal.
I sindacati continuano a chiedere sicurezza sul lavoro. "O cambiano le cose o proseguiremo a oltranza con le mobilitazioni, per rivendicare la sicurezza nei cantieri – affermano i segretari generali di Fillea, Filca e Feneal Piero Ceraulo, Francesco Danese e Pasquale De Vardo - Con questa nuova tragedia, si certifica una situazione di emergenza e di stato di guerra. Qui i morti sul lavoro si stanno moltiplicando giorno dopo giorno".
Cosa è successo
E' successo tutto in pochi attimi. All'improvviso, a Casteldaccia, i tre operai che si trovano in una vasca interrata dell'impianto di sollevamento delle acque reflue dell’Azienda municipale acquedotti (Amap) di Palermo non riuscivano più a respirare. Erano intossicati e sono rimasti intrappolati dalle esalazioni di idrogeno di solforato mentre stavano eseguendo dei lavori di manutenzione. Danno l'allarme. Altri due colleghi a quel punto entrano nella vasca di acque reflue, ma restano intrappolati anche loro. Un sesto scende nella vasca per dare una mano, ma perde i sensi anche lui. Il bilancio è tragico: cinque morti e il sesto operaio in coma profondo. E' accaduto sulla Strada Statale, a poca distanza dalla casa vitivincola Corvo di Salaparuta, che però è estranea a quanto accaduto. Le vittime erano Epifanio Assazia, 71 anni, il contitolare della ditta Quadrifoglio group srl di Partinico, che stava eseguendo i lavori in appalto, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, di 50 anni, Ignazio Giordano, di 59 anni e Giuseppe La Barbera.
Cronaca
Incidente sul lavoro a Ischia, operaio in nero perde una...
Sequestrato un cantiere, indagini dei carabinieri. L'uomo, 42 anni, è rimasto incastrato nella miscelatrice del caterpillar
E' rimasto incastrato nella miscelatrice del caterpillar. Così un operaio di 42 anni ha perso una gamba. Dai primi accertamenti, pare che il lavoratore fosse in nero, la Procura di Napoli ha aperto un'inchiesta.
Ieri pomeriggio i carabinieri della Compagnia di Ischia insieme a quelli della Stazione sono intervenuti, allertati dal 118, a via Mazzella per un infortunio sul lavoro. Da una prima sommaria ricostruzione ancora da verificare pare che poco prima un operaio di 42 anni di Barano d’Ischia, mentre effettuava dei lavori di rifacimento del manto stradale all’interno di un condominio, è rimasto incastrato con la gamba destra nella benna miscelatrice del caterpillar.
L’uomo è stato trasferito d’urgenza in codice rosso nell’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno ed è tuttora lì ricoverato per le lesioni riportate. Purtroppo è stata necessaria l’amputazione della gamba. I carabinieri hanno sequestrato l’attrezzatura e l’area di cantiere di circa 190 metri quadrati. Indagini in corso dei militari con personale Asl Napoli 2 nord, dai primi accertamenti l’operaio sembra essere non in regola.
Cronaca
Chico Forti, dagli Usa all’Italia: chi è, la...
Il 65enne condannato per omicidio negli Stati Uniti è tornato ieri in Italia, accolto dalla premier Meloni. La vicenda, l'iter burocratico, il rientro
E' tornato in Italia Chico Forti, il 65enne trentino detenuto per quasi 24 anni a Miami dopo una condanna all'ergastolo senza appello per omicidio. Dopo anni di carcere negli Usa, l'ex imprenditore è atterrato ieri a Pratica di Mare, accolto dalla premier Giorgia Meloni, per poi essere momentaneamente trasferito a Rebibbia.
Chi è Chico Forti, l'omicidio Pike, la condanna
Enrico Forti, detto Chico, prima di essere arrestato era un campione di windsurf, documentarista e produttore televisivo, fondatore della casa di produzione Hang Loose, specializzata in sport estremi. Sposato (poi separato dopo l'arresto) con l'ex modella Heather Crane, padre di tre figli, vede interrompere bruscamente la carriera in ascesa nel 1998, quando viene accusato dell'omicidio dell'imprenditore australiano Dale Pike.
Pike fu trovato morto in un boschetto che limita una spiaggia, a poca distanza dal parcheggio dove lui stesso aveva chiesto a Forti di accompagnarlo, dopo averlo prelevato all'aeroporto. La morte fu fatta risalire tra le ore 20 e le 22 del giorno precedente, poco tempo dopo il suo commiato da Forti.
Secondo la sentenza, non appellabile, Forti è stato condannato all'ergastolo per "aver personalmente e/o con altra persona o persone allo stato ancora ignote, agendo come istigatore e in compartecipazione, ciascuno per la propria condotta partecipata, e/o in esecuzione di un comune progetto delittuoso, provocato, dolosamente e preordinatamene, la morte di Dale Pike". Secondo la sentenza, l'italiano avrebbe quindi ucciso Pike, 'reo' di essersi accorto della truffa che Forti avrebbe messo in atto per acquistare un hotel a un prezzo molto inferiore rispetto al vero valore di mercato dal padre della vittima, Antony Pike.
Dal 15 giugno 2000, giorno del verdetto, Forti si dice vittima di un complotto.
La storia di Forti è legata a doppio filo all’omicidio di Gianni Versace, avvenuto il 15 luglio 1997, a Miami Beach, due chilometri in linea d’aria dal luogo dove, sette mesi dopo (il 15 febbraio 1998), fu trovato cadavere Dale Pike, ucciso fra l’altro con lo stesso tipo di pistola che esplose i suoi colpi mortali contro Versace; due proiettili alla testa, come per Pike.
La battaglia per il rientro, l'iter 'record', il ritorno in Italia
Per anni la famiglia di Forti, soprattutto l'anziana madre, si è battuta per un suo rientro in Italia. Nel marzo 2021, un primo spiraglio era stato annunciato dall'allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio: "Chico Forti è stato trasferito in un altro penitenziario americano, dove si collocano i detenuti in attesa di trasferimento", le parole di Di Maio. Ma poi qualcosa si è inceppato. Fino alla svolta, annunciata dalla premier Giorgia Meloni lo scorso 1 marzo dagli Usa: "Sono felice di annunciare che, dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti, è stata appena firmata l'autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti".
Un passaggio cruciale al quale sono seguiti una serie di adempimenti burocratici fino alla firma dell'accordo di Forti con il giudice federale statunitense per scontare il resto della pena in Italia.
Dal viaggio di Meloni negli Usa, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, è partito l'iter "che si è concluso in tempi record mercoledì 15 maggio", quando si è svolta l’udienza nella quale Forti ha firmato l’accordo con il giudice federale statunitense per scontare il resto della pena in Italia sulla base del diritto italiano. Grazie "all'ottima collaborazione delle autorità americane, i tempi di definizione della procedura - dal momento in cui è stato formalizzato il consenso al trasferimento da parte del governatore della Florida lo scorso 13 marzo - sono da considerarsi eccezionali".
"Mediamente", secondo le stesse fonti, "la sola fase giurisdizionale italiana si definisce in alcuni mesi (da 5 a 6 mesi), cui segue la fase della consegna da concordare con le autorità americane che, di regola, dopo l’udienza di verifica del consenso impegna un arco temporale compreso tra le 3 e le 6 settimane".
L'operazione di rientro in Italia di Chico Forti "è stata resa possibile grazie all’autorevolezza e alla riservatezza del Governo italiano che con il Dipartimento di Giustizia ha portato avanti un proficuo lavoro in stretta collaborazione con lo Stato della Florida e con il sostegno di tutte le Amministrazioni italiane coinvolte", riferiscono ancora le fonti, che continuano: "Negli ultimi anni si erano intensificati i negoziati fra l’Italia e gli Usa senza tuttavia arrivare al risultato raggiunto".
Ieri, quindi, il rientro in Italia con l'incontro tra il detenuto e Meloni. Dopo l'atterraggio all'aeroporto militare di Pratica di Mare, Forti è stato trasferito presso il carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. Apparso provato per il lungo viaggio dagli Stati Uniti, si è mostrato molto cordiale con gli agenti della polizia penitenziaria che lo hanno portato nella cella singola dove è rimasto questa notte e dove resterà fino a domani. Lunedì è atteso infatti il trasferimento nella casa circondariale di Verona.
Cronaca
Bari, colpito da fulmine: muore 17enne nei campi
E' accaduto a Santeramo in Colle
Un giovane di 17 anni è morto questo pomeriggio nelle campagne di Santeramo in Colle, in provincia di Bari, colpito da un fulmine, mentre sulla zona imperversava un temporale. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il servizio 118 ma, nonostante i soccorsi, il ragazzo non ce l'ha fatta.