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Russia: “Macron vuole la guerra”: cosa ha detto...

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Russia: “Macron vuole la guerra”: cosa ha detto il presidente francese

Mosca: "Le dichiarazioni rivelano l'intenzione di entrare in uno scontro armato diretto con la Russia"

Emmanuel Macron - Afp

Emmanuel Macron, i soldati occidentali, l'Ucraina e la Russia. Il copione si ripete, con effetto immediato sui rapporti tra Parigi e Mosca in una fase cruciale della guerra tra Ucraina e Russia. Il presidente lo scorso 26 febbraio aveva superato la linea rossa non tracciata della geopolitica.

"Diversi Paesi membri della Nato e dell'Unione europea considerano l'invio di soldati in territorio ucraino su base bilaterale", aveva dichiarato all'Eliseo, in occasione della conferenza in sostegno dell'Ucraina a cui avevano preso parte 21 capi di Stato e di governo.

Poi, il 3 maggio, il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, aveva a parole rotto un altro tabù, dicendosi favorevole all'uso delle armi fornite da Londra a Kiev per attaccare obiettivi all'interno della Russia.

L'Ucraina, aveva detto, ''ha assolutamente il diritto'' di reagire all'aggressione russa. "Spetta agli ucraini decidere come utilizzare queste armi. Stanno difendendo il loro Paese, sono stati invasi illegalmente da Putin e devono reagire. Vogliamo essere assolutamente chiari: la Russia ha lanciato un attacco contro l'Ucraina e l'Ucraina ha assolutamente il diritto di contrattaccare la Russia''.

Poi, in una intervista all'Economist pubblicata all'inizio di questo mese, Macron aveva ribadito che l'invio di forze militari in Ucraina non era escluso se Mosca "rompeva le linee del fronte" e se Kiev lo chiedeva, ma "non è il caso oggi". "Scartarlo a priori, significherebbe non aver tratto insegnamenti dagli ultimi due anni".

Macron ha ribadito le sue dichiarazioni di febbraio. "Assolutamente", aveva risposto alla domanda se confermava la possibilità di inviare forze francesi in territorio ucraino. "Oggi non c'è consenso fra i Paesi della Nato e dell'Unione europea, per inviare in modo ufficiale, assumere e approvare i loro soldati sul territorio ucraino su base bilaterale". "Come ho avuto modo di dire, non escludo nulla perché abbiamo a che fare con una persona che non esclude nulla. Siamo stati troppo esitanti formulando dei limiti della nostra azione nei confronti di qualcuno che non ne ha e che è l'aggressore", aveva detto.

Nelle ultime ore, è arrivata la nuova risposta da Mosca. Le dichiarazioni del presidente francese "colpiscono per la loro irresponsabilità e sconsideratezza", secondo una nota del ministero degli Esteri russo in relazione alle esercitazioni nucleari tattiche che Mosca ha annunciato ieri.

E' "difficile" percepire le parole pronunciate da Macron, osserva il ministero degli Esteri, se non come "una manifestazione di disponibilità e intenzione di entrare in uno scontro armato diretto con la Russia, il che significherebbe uno scontro militare frontale tra le potenze nucleari".

 

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Ucraina, Russia abbatte 9 missili Usa Atacms e un drone...

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Intercettati e distrutti anche tre droni ucraini sulla regione russa di Belgorod e altri 57 sulla regione di Krasnodar

Missili - Fotogramma /Ipa

La Russia ha abbattuto nove missili americani Atacms e un drone ucraino lanciati contro la Crimea la scorsa notte. Lo rivendica il ministero della Difesa di Mosca in un post su Telegram, nel quale annuncia anche di aver intercettato e distrutto tre droni ucraini sulla regione russa di Belgorod e altri 57 sulla regione di Krasnodar.

Kharkiv, Zelensky: "Situazione non stabilizzata"

A Kharkiv la situazione è intanto "sotto controllo, ma non stabilizzata", ha ammesso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un'intervista all'Afp rilanciata ieri anche dai siti di Kiev, la prima a un media straniero da quando il 10 maggio scorso, a sorpresa, i russi hanno lanciato un'offensiva contro la seconda città del Paese. Zelensky ha ribadito che l'Ucraina "ha circa il 25% di quello di cui ha bisogno" per quanto riguarda la difesa aerea, "per raggiungere la parità" con la Russia servirebbero "120-130" caccia F-16.

Il presidente ucraino ha poi criticato le restrizioni imposte sull'uso delle armi fornite dall'Occidente, che non possono essere usate per colpire il territorio russo. "Loro possono attaccare con qualsiasi arma dal loro territorio contro il nostro - ha denunciato - E' il più grande vantaggio che ha la Russia. Noi non possiamo fare niente ai loro sistemi, che sono collocati in territorio russo, con le armi occidentali".

Secondo la denuncia di un funzionario ucraino, il capo del dipartimento investigativo della polizia regionale di Kharkiv, Serhii Bolvinov, le forze russe hanno catturato 40 civili da una città nella regione di Kharkiv. Parlando con l'emittente Suspilne, il funzionario ha detto che i civili sono stati catturati mentre cercavano di sfuggire a un bombardamento russo. "Le persone vengono tenute in scantinati, interrogate e coloro che conducono gli interrogatori si definiscono dipendenti dell'FSB", ha dichiarato.

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Gaza, serie di raid israeliani: 20 morti. Sullivan oggi da...

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Tra le vittime a Nuseirat 19 persone della stessa famiglia. Giornalista ucciso a Jabalia. Iran conferma: in corso negoziati indiretti con gli Usa in Oman

Campo profughi di Nuseirat, Gaza - Afp

Almeno 20 civili palestinesi, tra cui un giornalista, sarebbero rimasti uccisi e diversi altri feriti in una serie di raid dell'esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Secondo quanto riferito dal giornale 'Filastin', vicino ad Hamas, 19 persone sono morte in seguito ad un attacco a nord del campo profughi di Nuseirat. Sarebbero tutti membri della stessa famiglia. Secondo quanto riferito da al Jazeera, solo una bambina di 10 anni sarebbe sopravvissuta all'attacco e al momento è ricoverata nell'ospedale al Aqsa.

Nei raid sul campo profughi di Jabalia è morto inoltre, come informa l'agenzia Wafa, un giornalista, Abdullah al Najjar, due giorni dopo l'uccisione di quattro suoi colleghi in altri attacchi israeliani. Dal 7 ottobre sono 148 i reporter rimasti uccisi.

Dopo Riad, Sullivan in Israele: vedrà Netanyahu

Incontro a Riad tra il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il consigliere della Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan. Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa Spa, è stata esaminata "la versione semifinale degli accordi strategici" tra Arabia Saudita e Stati Uniti, che comprendono anche la normalizzazione dei rapporti tra Riad e Israele.

"Durante l'incontro sono state esaminate le relazioni strategiche tra i due Paesi e i modi per rafforzarle in vari campi. È stata discussa la versione semifinale della bozza di accordi strategici, che sono quasi finalizzati", ha precisato la Spa, secondo cui Mbs, l'acronimo con cui è noto il principe, e Sullivan hanno anche discusso di come "trovare un modo credibile di procedere sulla questione palestinese e per una soluzione basata due Stati che soddisfi le aspirazioni e i diritti legittimi del popolo palestinese”.

Il consigliere per la sicurezza americana e bin Salman "hanno anche discusso degli sviluppi regionali, tra cui la situazione nella Striscia di Gaza e la necessità di fermare la guerra, facilitando al contempo l'ingresso degli aiuti umanitari", ha reso noto ancora l'agenzia saudita. Lasciata Riad, Sullivan è atteso in Israele, dove vedrà il premier Benjamin Netanyahu.

Iran conferma negoziati indiretti con Usa in Oman

L'Iran ha intanto confermato che sta tenendo negoziati indiretti con gli Stati Uniti in Oman. Citato dall'agenzia di stampa Mehr, l'ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite, Saeed Iravani, ha detto: "Questi negoziati sono un processo in corso", non sono i primi e non saranno gli ultimi. Il rappresentante di Teheran non ha fornito dettagli sul contenuto dei colloqui, che, secondo quanto rivelato ieri dal sito americano Axios, riguarderebbero il tentativo di evitare un'ulteriore escalation regionale della guerra a Gaza. Ai colloqui che si sono tenuti nella settimana appena conclusa - i primi da gennaio, sempre in Oman, e i primi dopo l'attacco iraniano a Israele del 13 aprile scorso - avrebbero partecipato il consigliere di Joe Biden per il Medio Oriente, Brett McGurk, e l'inviato ad interim per l'Iran Abram Paley.

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Gaza, ultimatum a Netanyahu: scontro con Gantz sul piano...

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L'ex ministro della Difesa e membro del gabinetto di guerra ha chiesto al premier di elaborare un piano contro Hamas entro l'8 giugno o, in caso contrario, si ritirerà dal governo. Durissima la replica

Netanyahu e Gantz - Fotogramma /Ipa

Ultimatum a Benjamin Netanyahu su Gaza e scontro aperto nel governo israeliano sul futuro della Striscia. A dettare le condizioni è l'ex ministro della Difesa e membro del gabinetto di guerra Benny Gantz, che ha chiesto ieri al premier di elaborare un piano per la guerra contro Hamas entro l'8 giugno o, in caso contrario, si ritirerà dal governo.

Il ritiro di Gantz dal gabinetto di guerra non scatenerebbe automaticamente il collasso del governo di Netanyahu. Tuttavia, nota la Cnn, il gesto potrebbe ribaltare l’immagine di unità in tempo di guerra che Netanyahu ha tentato di creare e sostenere finora, soprattutto di fronte alla comunità internazionale.

Il piano per Gaza: cosa ha detto Gantz, la replica

Per Gantz il piano dovrebbe prevedere l'eliminazione di Hamas, il ritorno degli ostaggi, un governo alternativo nella Striscia, ma anche riportare i residenti israeliani nel nord di Israele e sforzi per la normalizzazione con l’Arabia Saudita. Il primo ministro israeliano, insomma, deve scegliere tra "vittoria e disastro", ha spiegato. Se Netanyahu "scegliesse di condurre la nazione nell'abisso, ci ritireremo dal governo, ci rivolgeremo al popolo e formeremo un governo che possa portare a una vera vittoria", ha ammonito. Gantz ha tuttavia difeso le operazioni militari israeliane a Rafah, definendo la città una "porta" per il ritorno di Hamas e ha affermato che, per raggiungere la pace tra israeliani e palestinesi, Hamas non può rimanere a Gaza e deve essere allontanato da Rafah. Riconoscendo l'impatto devastante che la guerra sta avendo sui civili, ha però insistito sulla necessità di una "decisione".

"È necessario un cambiamento qui e ora" ha detto, assicurando che il suo partito di Unità nazionale "farà tutto il possibile per cambiare rotta, per evitare uno schianto contro il muro e per garantire che Israele navighi in sicurezza verso una vera vittoria". Gantz ha quindi denunciato che "mentre i soldati israeliani stanno dimostrando un coraggio incredibile al fronte, alcune delle persone che li hanno mandati in battaglia agiscono con codardia e mancanza di responsabilità. Mentre nei tunnel bui di Gaza gli ostaggi subiscono le agonie dell'inferno, ci sono alcuni che sono coinvolti in sciocchezze", ha accusato ancora il ministro, secondo cui "qualche politico pensa solo a se stesso".

L'ultimatum di Gantz arriva pochi giorni dopo che l'attuale ministro della Difesa Yoav Gallant ha pubblicamente chiesto un piano per il dopoguerra e ha avvertito che si sarebbe opposto al dominio israeliano a Gaza. Gallant ha messo in guardia sulle conseguenze di una presenza militare israeliana a lungo termine nella Striscia e ha denunciato direttamente Netanyahu.

Prevedibilmente, le parole di Gantz hanno provocato l'ira del premier israeliano. Benny Gantz "ha lanciato un ultimatum al primo ministro, invece, di lanciarlo ad Hamas" ha replicato duramente l'ufficio di Benjamin Netanyahu. Richieste che significano "la fine della guerra e la sconfitta per Israele, abbandonare la maggioranza degli ostaggi, lasciare Hamas al potere e creare uno Stato palestinese". L'ufficio del premier israeliano ha quindi rilanciato, ponendogli tre domande: "Gantz vuole vedere l'operazione a Rafah arrivare fino alla fine e, in tal caso, perché minaccia di rovesciare il governo di unità durante l'operazione delle Idf? Si oppone al governo dell'Autorità palestinese a Gaza, anche se Mahmoud Abbas non è coinvolto? Sarebbe favorevole a uno Stato palestinese come parte di un processo di normalizzazione con l'Arabia Saudita?".

"Il primo ministro Netanyahu - si legge ancora nella nota del suo ufficio - è determinato a eliminare i battaglioni di Hamas, si oppone a portare l'Autorità palestinese a Gaza e a creare uno Stato palestinese che sarà inevitabilmente uno Stato terroristico". Netanyahu, aggiunge, "si aspetta che Gantz chiarisca all'opinione pubblica le sue posizioni su questi punti".

Secca la controreplica di Gantz a Netanyahu: "Se il premier mi avesse ascoltato, saremmo entrati a Rafah mesi fa e avremmo concluso la missione. Dobbiamo finirla e creare le condizioni per farlo". Sull'Autorità nazionale palestinese a Gaza, l'ex ministro della Difesa ha affermato che l'Anp non dovrebbe governare la Striscia, mentre potrebbero farlo altri palestinesi, con il sostegno dei Paesi arabi e degli Stati Uniti: "Il primo ministro dovrebbe occuparsi di questo e non boicottare questi sforzi", le parole di Gantz.

lntanto il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, ha esortato i ministri del gabinetto di guerra a "uscire" dal governo, suggerendo che il loro addio all'esecutivo potrebbe portare alla rimozione del primo ministro Netanyahu. "Basta con le conferenze stampa, basta con gli ultimatum vuoti, fuori! Se non fossi al governo, saremmo già nell’era post-Netanyahu e Ben-Gvir", ha detto Lapid rivolgendosi direttamente a Gantz e aggiungedo: "Il fatto che Netanyahu sia ancora al potere è già registrato a tuo nome", ha aggiunto.

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