Cronaca
Truffati per ‘presunti’ figli in Brasile,...
Truffati per ‘presunti’ figli in Brasile, complice italiano per la setta?
Nuovi sviluppi nella storia su presunte truffe ed estorsioni ai danni di italiani: ai connazionali sarebbero state attribuite false paternità e richiesto denaro per presunti figli nati da relazioni occasionali
Un nuovo importante tassello potrebbe aggiungersi al mosaico che ricostruisce una storia intricata, fatta di presunte truffe ed estorsioni ai danni di italiani raggirati in Brasile, ai quali verrebbero attribuite false paternità e richiesto denaro per presunti figli nati da relazioni occasionali. Denunciata dall'avvocato Nunzio Bevilacqua e raccontata dall'Adnkronos in un'inchiesta pubblicata il 29 febbraio scorso, potrebbe ora allargarsi con l'identificazione di una 'sponda italiana', un complice, che opererebbe a stretto contatto con l'associazione a delinquere attiva nello Stato sudamericano, nell'area di San Paolo e a sud, a Santa Catarina.
Bevilacqua: "Sveleremo identità colletto bianco collegato con Sao Paulo"
“Se dovessimo riscontrare nelle prossime settimane, come alcuni indizi investigativi ci portano ad ipotizzare, che vi possa essere una persona importante - un 'colletto bianco' collegato con Sao Paulo - a cui queste persone farebbero riferimento in Italia, ricevendo un supporto per risolvere o creare 'problemi' a chi si opporrebbe legittimamente alla loro ‘presa mortale’, stia certo che lo individueremo, ed anche qualora dovesse fare ciò che fa perché ricattato a sua volta, ne sveleremo l’identità: è solo una questione di tempo”, promette oggi Bevilacqua, parlando con l'Adnkronos.
Nuovi elementi per il procedimento giudiziario in Italia
Si tratta di un nuovo elemento che andrebbe ad alimentare il ramo italiano del procedimento giudiziario, attivato con la denuncia di Bevilacqua e che ha visto il Gip del Tribunale di Roma, Elvira Tamburelli, fissare l'udienza in Camera di Consiglio per il prossimo 24 ottobre , a seguito dell'opposizione della parte offesa, assistita dal penalista Aldo Areddu, alla richiesta di archiviazione da parte del Pm, Pietro Pollidori.
La storia, 17 mesi di indagini per ricostruire un sofisticato raggiro
Lo schema che è stato possibile ricostruire dopo 17 mesi di indagini di parte, tra Rio de Janeiro, Minas Gerais, San Paolo e Florianopolis passando per Miranda, aiuta a descrivere i fatti. Bevilacqua ha frequentato assiduamente il Paese sudamericano per seguire i progetti di internazionalizzazione di diverse realtà imprenditoriali, tra il 2020 e il 2022. Un corso online di portoghese professionale è stata l'occasione per conoscere una ragazza, l'indagata Barbara Zandomenico Perito, che si sarebbe poi rivelata - secondo le indagini difensive - una 'recluta' di quella che si ritiene una vera e propria associazione a delinquere. Quello denunciato da Bevilacqua sarebbe un sofisticato raggiro, con uno schema collaudato e almeno una quindicina di 'vittime' italiane. Improbabili passaggi sanitari e burocratici, con date che non tornano e test del dna che vengono eseguiti a distanza e senza nessuna garanzia di attendibilità, aprono la strada alle minacce e alla tentata estorsione.
I prossimi passi, l'ipotesi di collusioni anche in Italia
Accertare la presenza di un emissario in Italia consentirebbe di chiarire ancora di più un quadro in cui diversi italiani benestanti, impossibilitati a denunciare per problemi di reputazione o solo per non compromettere legami coniugali, sarebbero costretti ad alimentare le casse ci una associazione criminale che impiega ragazze reclutate per 'incastrarli' e renderli padri fittizi di figli in realtà prodotti in serie, con il contributo di un santone, la regia di una matriarca e la complicità di un contesto colluso. In Brasile e, se arrivassero le prove di cui parla Bevilacqua, anche in Italia. (Di Fabio Insenga)
Cronaca
Giulia Cecchettin, omicidio “crudele e...
A sei mesi dall'arresto, arriva l'atto che anticipa la richiesta di processo. La procura di Venezia contesta anche sequestro, occultamento e stalking
Un omicidio crudele e premeditato. Un reato pluriaggravato che, da solo, già può costare l'ergastolo, ma Filippo Turetta, in carcere a Verona per aver ucciso l'ex fidanzata Giulia Cecchettin, 22 anni, deve difendersi anche dalla contestazione di stalking - novità che insieme alla premeditazione emerge dalla chiusura dell'indagine - e dai reati di sequestro di persona e occultamento di cadavere. A sei mesi dal suo arresto, dopo una fuga di una settimana in Germania, arriva dalla procura l'atto che anticipa la richiesta di processo per il caso che mediaticamente ha segnato un punto di svolta nei racconti di femminicidio.
Dopo la pronuncia del gup, attesa entro l'estate, il processo per l'ex studente che ha confessato il delitto - le accuse impediscono con la recente riforma la possibilità di ricorrere al rito abbreviato - potrebbe iniziare già in autunno. Corposo il fascicolo nelle mani degli inquirenti che sostengono che Giulia sia stata uccisa "con crudeltà ed efferatezza". Aggredita e accoltellata una prima volta a 150 metri dalla sua casa di Vigonovo (Padova), poi nuovamente colpita nell'area industriale di Fossò, quindi caricata in macchina e abbandonata vicino al lago di Barcis. Un delitto "aggravato dalla premeditazione" come dimostra "tutta una serie di modalità e attività" messe in atto dall'ex fidanzato: "la ricerca sul web di luoghi di montagna dove nascondere il cadavere, l'acquisto di cerotti, scotch e corde con cui legarla e di altri strumenti atti al suo disegno, l'acquisto della cartina stradale per la fuga" spiega il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi.
"Nitida volontà di uccidere"
E' sabato 11 novembre del 2023 quando Giulia, che si sarebbe dovuta laureare quattro giorni dopo in Ingegneria biomedica all'Università di Padova, esce in compagnia dell'ex fidanzato e compagno di studi. Una serata trascorsa in un centro commerciale a Marghera, poi la scomparsa e giorni di angoscia per papà Gino, la sorella Elena e il fratello Davide che non hanno mai creduto all'allontanamento volontario. Un'idea che diventa certezza il 18 novembre quando il corpo di Giulia viene trovato senza vita in provincia di Pordenone. Nessuna traccia di Filippo Turetta fino al suo arresto vicino Lipsa, in Germania, dopo una fuga di oltre mille chilometri.
Per il gip di Venezia Benedetta Vitolo, che firma l'ordinanza di custodia cautelare, il 22enne mostra una nitida volontà di uccidere. Nel parcheggio di via Aldo Moro aggredisce e prende a calci Giulia mentre lei invoca 'aiuto' e grida 'mi fai male'. Urla, sentite da un testimone, che allarmano Turetta - probabilmente le tappa la bocca con del nastro adesivo - e che forse cambiano, in parte, i suoi piani. La costringe a risalire in auto fino alla zona industriale, circa quattro chilometri che percorre in una manciata di minuti. La telecamera di un'azienda indica le 23.40 quando inquadra Giulia che scappa. Chi la segue è "più veloce, la raggiunge e la scaraventa a terra" e la giovane "dopo pochi istanti non dà segno di muoversi" scrive il gip. Morirà per lo shock emorragico provocato dal colpo alla testa e dalle coltellate, diverse sul corpo, almeno 25, secondo l'autopsia.
"Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata" le parole di Turetta pronunciate davanti al gip di Venezia, prima di decidere di non rispondere alle domande.
In carcere, prima di un incontro straziante con i genitori, davanti al pm di Venezia Andrea Petroni, cerca di mettere ordine tra fatti ed emozioni alternando parole sussurrate, pause ripetute e silenzi di chi fatica a ricordare o preferisce non indugiare nei particolari sul come e perché ha ucciso Giulia Cecchettin. Assistito dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera per ore - nell'interrogatorio del primo dicembre scorso - cerca le parole giuste, si rintana nei 'non ricordo', s’interrompe, chiede tempo per riprendere fiato e forze, vacilla ma confessa di aver "fatto una cosa orribile", lui incapace di accettare che la "mia Giulia" non fosse più sua.
Cronaca
Maltempo oggi a Milano, allerta meteo arancione in Lombardia
Pioggia al Nord, situazione da monitorare in Veneto e Friuli
Il maltempo non molla, la pioggia continua a dominare il quadro meteo al Nord e in particolare sulla Lombardia e su Milano, dove scatta l'allerta arancione anche oggi 16 maggio 2024 dopo le ultime 24 ore a dir poco complesse, con Seveso e Lambro osservati speciali.
Le prossime ore sono destinate a proporre maltempo diffuso. I temporali dovrebbero colpire in particolare la provincia autonoma di Trento e il Friuli Venezia Giulia. Pioggia, di intensità variabile, anche su Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Particolare attenzione nelle zone alpine e prealpine, dove la pioggia intensa potrebbe lasciare spazio anche alla grandine.
Cosa succede in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia
La Protezione Civile segnala allerta arancione per rischio idraulico nel nodo di Milano. L'allerta temporali, dello stesso livello, scatta in Lombardia nella bassa pianura orientale e nella bassa pianura centro-orientale.
La situazione complessa nella regione è confermata dall'allerta arancione per rischio idrogeologico nelle zone dei laghi e delle Prealpi Varesine, nel Lario e nelle Prealpi occidentali, Nodo Idraulico di Milano.
Lo stesso 'warning' riguarda il Friuli Venezia Giulia e in particolare il bacino dell'Isonzo, la pianura di Udine e Gorizia, il bacino del Livenza e del Lemene. In Veneto, la Protezione civile regionale ha emesso un avviso di criticità idrogeologica ed idraulica valido fino alle ore 14 di venerdì 17 maggio. Oggi, dopo un miglioramento in mattinata, dal pomeriggio si segnala una probabile ripresa dell'instabilità con precipitazioni diffuse e temporali intensi. Confermata l’allerta gialla per tutti i bacini idrografici del Veneto, ad eccezione dell’Alto Piave Bellunese. Previsto l'innalzamento del livello dei principali fiumi, ma senza esondazioni.
Allerta gialla per temporali
Il maltempo diffuso su buona parte del Nord fa scattare l'allerta gialla per temporali in Emilia Romagna (Pianura reggiana, Pianura modenese, Costa ferrarese, Bassa collina piacentino-parmense, Pianura reggiana di Po, Pianura bolognese, Pianura piacentino-parmense, Pianura ferrarese), Friuli Venezia Giulia (Bacino di Levante / Carso, Bacino montano del Tagliamento e del Torre, Bacino dell'Isonzo e Pianura di Udine e Gorizia, Bacino del Livenza e del Lemene), altre zone della Lombardia (Bassa pianura centro-occidentale, Alta pianura orientale, Pianura centrale, Laghi e Prealpi orientali, Bassa pianura occidentale), Marche (Marc-6, Marc-2, Marc-4), Toscana (Etruria, Valdelsa-Valdera, Valdarno Inf., Serchio-Garfagnana-Lima, Arno-Casentino, Serchio-Costa, Arno-Valdarno Sup., Arno-Firenze, Arno-Costa, Bisenzio e Ombrone Pt, Etruria-Costa Nord, Lunigiana, Mugello-Val di Sieve, Reno, Romagna-Toscana, Serchio-Lucca, Versilia, Ombrone Gr-Alto), Trentino Alto Adige (Provincia Autonoma di Trento) e Veneto (Basso Brenta-Bacchiglione e Fratta Gorzone, Livenza, Lemene e Tagliamento, Adige-Garda e monti Lessini, Alto Brenta-Bacchiglione-Alpone, Po, Fissero-Tartaro-Canalbianco e Basso Adige, Piave pedemontano, Basso Piave, Sile e Bacino scolante in laguna).
Cronaca
Obesità, per gli over 40 bisogna cambiare criteri: studio
Il valore di indice di massa corporea (Bmi) non sarebbe appropriato per le modifiche della composizione corporea con l'invecchiamento
Il valore di indice di massa corporea (Bmi) che definisce l'obesità, riconosciuto a livello internazionale, non sarebbe adeguato a stabilire la presenza della malattia negli adulti sopra i 40 anni, per i quali servirebbe stabilire un nuovo limite: 27 kg/m² sarebbe più appropriato rispetto all'attuale soglia Bmi prevista dall'Organizzazione mondiale della sanità, di 30 kg/m². La proposta arriva da uno studio presentato al Congresso europeo sull'obesità (Eco 2024) di Venezia, da ricercatori dell'Università di Roma Tor Vergata, dell'Università di Modena e Reggio Emilia e dell'Università Araba di Beirut in Libano.
L'identificazione dell'obesità in base alla quantità di grasso corporeo è un metodo considerato accurato, ma l'Oms - ricordano i ricercatori - ricorre a un Bmi di 30 kg/m² come indicatore universale di obesità in uomini e donne bianchi di tutte le età. Tuttavia questo valore potrebbe non essere appropriato con l'avanzare dell'età, tenendo conto dei cambiamenti che si verificano nella composizione corporea con l'invecchiamento, come un aumento del grasso corporeo (con la quantità massima osservata tra i 50 e i 60 anni) e una diminuzione della massa magra (muscoli, che diminuisce di quasi il 5% ogni decennio dopo i 30 anni).
Lo studio
Per testare la validità di questo indice di classificazione dell'obesità negli italiani di mezza età e negli anziani, i ricercatori hanno realizzato uno studio trasversale che ha coinvolto 4.800 adulti (61,5% donne; di età compresa tra 40 e 80 anni) afferenti alla Divisione di Nutrizione clinica del Dipartimento di Biomedicina e prevenzione dell'Università Tor Vergata, escludendo donne incinte, chi assumeva farmaci che influiscono sul peso o sulla composizione corporea, o chi presentava condizioni mediche di base associate alla perdita di peso o gravi disturbi psichiatrici.
I partecipanti sono stati classificati in base agli attuali valori limite del Bmi dell'Oms: 1.087 individui di peso normale (Bmi 18,5-24,99 kg/m²), 1.826 in sovrappeso (25 kg/m²-29,9 kg/m²) e 1.887 con obesità (30 kg/m² e oltre). Sono stati quindi riclassificati in base allo stato di adiposità, in base alla percentuale di grasso corporeo totale misurata utilizzando scansioni di assorbimetria a raggi X, e in base ai punti limite di obesità specifici per età e sesso. I ricercatori hanno quindi valutato la prestazione diagnostica del Bmi nel rilevare l'obesità definita dalla percentuale di grasso corporeo per tutti i partecipanti per età e sesso per trovare la migliore sensibilità e specificità per prevedere l'obesità negli adulti di mezza età e negli anziani. In questo modo, molti partecipanti con un Bmi indicativo di un peso sano sono stati classificati come obesi considerando la percentuale di grasso corporeo.
In definitiva, secondo i criteri dell'Oms, circa il 38% degli uomini e il 41% delle donne avevano un Bmi pari o superiore a 30 kg/m², indicante l'obesità. Tuttavia, se valutati in base alla percentuale di grasso corporeo, circa due terzi degli uomini (71%) e delle donne (64%) sono stati considerati obesi. I ricercatori hanno scoperto che il valore limite del Bmi più appropriato per identificare l'obesità negli adulti di mezza età e negli anziani in base alla percentuale di grasso corporeo era di 27,08 kg/m² nelle donne e di 27,36 kg/m² nei maschi, con un alto grado di precisione (un quasi il 90% di probabilità di rilevare l'obesità). Sorprendentemente, solo il 57% delle donne considerate obese secondo il nuovo limite Bmi (27 kg/m²) è stato classificato correttamente secondo lo standard dell'Oms, quindi circa il 40% delle donne affette da obesità non è stato classificato com tale. Allo stesso modo, circa la metà degli uomini obesi non è stata raggiunta in base all'attuale soglia dell'Oms.
"Se continuiamo a utilizzare lo standard dell'Oms per lo screening dell'obesità - avverte Antonino De Lorenzo, docente di Tor Vergata e coautore dello studio - perderemo molti adulti di mezza età e anziani a rischio di obesità. Stabilire questo nuovo punto limite del Bmi negli ambienti clinici e nelle linee guida sull'obesità sarà vantaggioso per la salute potenziale di milioni di anziani".