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Gaza, Erdogan vede capo politico di Hamas: “Israele pagherà prezzo oppressione”

L'incontro del presidente turco con Ismail Haniyeh: "Discusse misure per assicurare una fornitura ininterrotta aiuti e pace equa e duratura". Israele intensifica raid su Rafah

Haniye e Erdogan nell'incontro a Istanbul - Fotogramma /Ipa

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ricevuto il presidente dell'Ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, presso l'ufficio presidenziale di Dolmabahce, a Istanbul. Durante l'incontro, durato 2 ore e mezza, sono state discusse questioni relative al cessate il fuoco e agli aiuti umanitari a Gaza. Lo scrive il quotidiano turco Hurriyet, aggiungendo che Erdogan ha dichiarato che la Turchia continuerà a compiere tutti gli sforzi possibili per creare uno Stato indipendente palestinese, che è la chiave per la pace permanente nella regione.

Il presidente turco e il capo politico di Hamas hanno discusso di misure destinate ad assicurare una fornitura "adeguata ed ininterrotta" di aiuti a Gaza e di una pace "equa e duratura" nella regione. La Turchia è impegnata negli sforzi diplomatici per un "cessate il fuoco immediato" a Gaza, ha assicurato Erdogan durante l'incontro, al quale hanno partecipato anche il ministro degli Esteri Hakan Fidan e il capo dell'intelligence Ibrahim Kalin.

"Israele alla fine pagherà inevitabilmente il prezzo dell'oppressione che infligge ai palestinesi", ha detto Erdogan, citato da Anadolu. Il presidente turco ha poi sottolineato che Israele "non dovrebbe trarre vantaggio dagli sviluppi (tra Iran e Israele) e che è importante compiere sforzi che riportino l'attenzione su Gaza". A riferirlo è stata la presidenza turca in un comunicato relativo all'incontro.

Katz a Erdogan: "Vergognati"

"Fratelli Musulmani: stupro, massacro, profanazione di cadaveri, bambini bruciati. Recep Tayyip Erdogan, dovresti vergognarti!". Lo ha scritto su X il ministro degli Esteri israeliano Ysrael Katz, commentando l'incontro di oggi a Istanbul fra il presidente turco e il capo politico di Hamas.

Israele intensifica raid su Rafah

Aumentano intanto gli attacchi aerei israeliani sulla città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dove nella notte almeno dieci palestinesi sono stati uccisi. I raid hanno preso di mira la parte orientale della città, un’area densamente popolata con molte famiglie sfollate che hanno trovato rifugio in case residenziali o tende, ma anche quella occidentale, dove si è rifugiata la stragrande maggioranza delle famiglie sfollate dall’inizio della guerra.

Media: "Leadership Hamas valuta di lasciare il Qatar"

La leadership politica di Hamas starebbe valutando intanto l'ipotesi di lasciare il Qatar - Paese che ospita il gruppo dal 2012 - mentre l'emirato è sempre più sotto pressione dinanzi allo stallo dei negoziati con Israele. Lo rivela il Wall Street Journal, che cita fonti arabe, secondo cui il gruppo negli ultimi giorni avrebbe contattato almeno due Paesi nella regione, chiedendo la disponibilità a ospitare l'ufficio politico di Hamas. Uno dei due Paesi sarebbe l'Oman, che non ha voluto commentare le indiscrezioni del giornale americano.

Se Hamas lasciasse il Qatar, la mossa potrebbe compromettere i colloqui per la liberazione degli ostaggi israeliani tenuti prigionieri a Gaza dal 7 ottobre e probabilmente renderebbe più difficile per Israele e gli Stati Uniti trasmettere messaggi al gruppo. leader di Hamas vivono a Doha, la capitale del Qatar, dal 2012, in un accordo sostenuto dagli Stati Uniti. "I colloqui si sono già arenati di nuovo, senza quasi nessun segnale o prospettiva di ripresa a breve, e la sfiducia tra Hamas e i negoziatori sta aumentando", ha dichiarato un mediatore arabo al corrente della situazione.

Nei giorni scorsi, il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman al-Thani aveva fatto sapere che l'emirato sta rivalutando il suo ruolo di mediatore tra Israele ed Hamas, denunciando che ''alcuni politici ci stanno usando per i loro obiettivi''. Alle accuse del premier Benjamin Netanyahu a Doha di non essere un mediatore imparziale, si sono aggiunte le critiche di alcuni politici americani, che chiedono che il Qatar interrompa i rapporti con Hamas, mentre nei giorni scorsi è stata presentata al Congresso degli Stati Uniti una proposta di legge per ritirare all'emirato lo status di principale alleato non della Nato fino a quando non espellerà tutti i leader di Hamas o li consegnerà alle autorità americane.

Al Jazeera: "Bombardamenti israeliani a nord campo di Nuseirat"

Le forze israeliane avrebbero bombardato intanto la città di al-Mughraqa, a nord del campo profughi di Nuseirat. Lo riferisce al Jazeera Arabic. Poco prima, un attacco aereo israeliano aveva colpito il campo di Nuseirat, distruggendo almeno tre case.

Ministero Sanità Gaza: "Oltre 34mila morti da 7 ottobre"

Almeno 34.049 palestinesi sarebbero stati uccisi e 76.901 feriti negli attacchi israeliani a Gaza dal 7 ottobre. Lo riferisce il ministero della Sanità della Striscia, gestito da Hamas, aggiungendo che 37 persone sarbbero state uccise e 68 ferite nelle ultime 24 ore.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Economia

Barbano si insedia al ‘Messaggero’: “Il...

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Da oggi alla direzione del quotidiano, dove succede a Massimo Martinelli

Alessandro Barbano (Fotogramma)

"Con emozione torno nel gruppo editoriale in cui ho lavorato per ventidue anni, a dirigere il giornale in cui ne ho trascorsi tredici, cinque dei quali da vicedirettore. Rientrare nello storico palazzo di via del Tritone e ritrovare la redazione appassionata e competente che ho lasciato dodici anni fa, irrobustita da tanti giovani talenti, è un'emozione che mette i brividi e, insieme, dà l'energia necessaria a una sfida tanto grande". Comincia così il fondo di Alessandro Barbano, da oggi alla direzione del 'Messaggero', dove succede a Massimo Martinelli.

"La mia nuova avventura inizia in un tempo di transizione - scrive Barbano - L'Italia si rimette in moto dopo un decennio che ha visto per due volte la lesione della fisiologia parlamentare, surrogata da governi tecnici. Ma è ancora un Paese dove si parla più di quanto si fa. L'eccesso di parola ha due forme: la politicizzazione, per cui tutto si declina in politica; e la polarizzazione, per cui il reale, e da tempo anche il virtuale, si raccontano in bianco o in nero". "Dietro l'illusione di una libertà di pensiero aperta a tutti, il virus dell'opinione fa una democrazia senza qualità", sottolinea il direttore del Messaggero, spiegando che se "l'Italia è un Paese dove il discorso pubblico è malato", ciò nonostante "da due anni quello stesso Paese incattivito e sostanzialmente immobile (...) è tornato a muoversi".

"Nell'attuale assetto bipolare della politica non ci sono alternative al governo in carica", scrive Barbano, secondo cui "per l'inconciliabilità di programmi e linguaggi, l'opposizione è ancora lontana dal rappresentare un'opzione competitiva". Tuttavia "questa non è, da sola, una ragione sufficiente per considerare già vinta la sfida di Giorgia Meloni". "Noi - assicura Barbano - valuteremo ciò che accadrà con lo spirito critico e l'indipendenza che il Messaggero coltiva da sempre" e lo faremo "dal cuore della Capitale, in un punto di osservazione straordinario". "Un giornale critico, immedesimato ma indipendente, che non sta pregiudizialmente con nessuno", e che racconterà le notizie "nella loro complessità, con il rispetto e l'amore che si devono alle parole" con "il metodo del dubbio e della verifica". "Il lessico della verità è ragionevole misura delle cose. Sta qui il senso più profondo dell'impegno che assumo", conclude Barbano.

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Economia

Libertà di stampa, classifica 2024: Italia 46esima, perde 5...

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World Press Freedom Index 2024, la classifica stilata da Rsf

(Fotogramma)

Norvegia, Danimarca e Svezia sul podio del World Press Freedom Index 2024, la classifica della libertà di stampa stilata da Rsf. Ma bisogna scorrere la classifica e scendere fino al 46esimo posto per trovare l'Italia. Meglio fanno Tonga, Fiji, Slovenia. A chiudere la classifica, Afghanistan, Siria ed Eritrea, fanalini di coda rispettivamente ai posti numero 178, 179 e 180. Oggi, 3 maggio, si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa.

"Alcuni gruppi politici alimentano l’odio e la sfiducia nei confronti dei giornalisti insultandoli, screditandoli e minacciandoli - si legge nel report che accompagna la classifica di quest'anno - Altri stanno orchestrando un’acquisizione dell’ecosistema mediatico, sia attraverso media di proprietà statale sotto il loro controllo, sia attraverso media di proprietà privata attraverso acquisizioni da parte di uomini d’affari alleati. L’Italia di Giorgia Meloni (46esima) – dove un membro della coalizione parlamentare al potere sta cercando di acquisire la seconda più grande agenzia di stampa (Agi) – è scesa di cinque posizioni quest’anno".

In generale, però, Italia a parte, la situazione internazionale desta qualche preoccupazione perché "un numero crescente di governi e autorità politiche non stanno assolvendo al proprio ruolo di garanti del miglior ambiente possibile per il giornalismo e del diritto del pubblico ad avere notizie e informazioni affidabili, indipendenti e diversificate. RSF - si legge ancora nello studio - vede un preoccupante calo del sostegno e del rispetto per l’autonomia dei media e un aumento della pressione da parte dello Stato o di altri attori politici".

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Lavoro

Scuola, Anief: “Record precari il 1° settembre 2024,...

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L parole del presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, giovane sindacato rappresentativo che tutela i lavoratori della scuola, a pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo del Cspi

Scuola, Anief:

"Da sempre siamo al fianco dei precari. Le nostre battaglie, siano esse ai tavoli contrattuali che nelle aule dei tribunali, sono sempre atte a proteggere chi nelle nostre scuole si spende ogni giorno per far progredire l’istruzione e educare i nostri ragazzi, i futuri cittadini di domani”. Sono queste le parole del presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, giovane sindacato rappresentativo che tutela i lavoratori della scuola, a pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo del Cspi.

“Bisogna stabilizzare i precari - ha continuato il leader Anief - è necessario: ce lo chiede l’Europa e ce lo chiedono loro, a gran voce. I concorsi non possono bastare da soli, ma possono contribuire alla stabilizzazione dei supplenti insieme allo scorrimento delle Gps, le graduatorie per le supplenze. Insieme, concorsi e graduatorie, rappresentano quel doppio canale di reclutamento che richiediamo da tanto, troppo tempo. E' giunto il momento di riconoscere i meriti di chi insegna da anni nelle nostre scuole”.

“Nelle regioni del Nord la maggior parte dei posti banditi rimarrà comunque vacante e quindi destinati ai precari, col diritto allo studio che sarà ancora una volta violato. Negli ultimi dieci anni abbiamo vissuto ben nove procedure concorsuali che hanno lasciato scoperte almeno la metà delle cattedre libere, facendo addirittura raddoppiare il numero delle supplenze complessive che per la prima volta è arrivato a sfiorare, come all’inizio di quest’anno, i 250mila contratti annuali. Per evitare il continuo abuso dei contratti a termine, che ha anche dei rilievi sull'omissione contributiva, come Anief nei prossimi pareri del Cspi esprimeremo le posizioni che in questi anni abbiamo portato in parlamento grazie alle nostre azioni legislative”, ha affermato il sindacalista autonomo.

“Se da una parte il Cspi, che è un organo tecnico, e dall’altra il sindacato portano avanti le stesse istanze forse potremmo cambiare la scuola. Perché l’Anief si sta presentando? Ma perché il Cspi, che si rinnova ogni 5 anni, negli ultimi 8 anni con 7 ministri diversi ha espresso solo 167 pareri, 20 pareri a anno, per dire sempre sì: il 90% di questi pareri sono positivi. E a cosa hanno detto sì? Nel 2016 alla riforma delle classi di concorso, nel 2017 alla tabella di valutazione delle graduatorie d’istituto e delle Gae, al reclutamento per concorso al posto delle Gps e riapertura Gae. Io non voglio che i candidati Anief dicano no ma che studino, dando un apporto critico che parta da una critica di merito. Lo facciamo come sindacato, lo faremo come Cspi”, ha concluso il presidente Anief.

Il 7 maggio 2024, quindi tra meno di una settimana, i lavoratori della scuola saranno chiamati a votare i loro rappresentanti per il rinnovo della componente elettiva del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Il Cspi è un organo consultivo che permette ai rappresentanti eletti di essere interpellati sull'applicazione di decreti e leggi sulla scuola. Possibile accordare la propria fiducia al sindacato rappresentativo Anief, con la lista “Democrazia, Responsabilità e Partecipazione”, da sempre accanto ai docenti e al personale Ata ed educativo, in particolar modo attento alle esigenze dei precari.

Nel frattempo, i tribunali continuano a risarcire i precari per i ricorsi patrocinati dai legali Anief: più di 5 milioni restituiti nei primi 4 mesi del 2024, 11 milioni nel 2023. Si profila un nuovo record.

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