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Gaza, Hamas: “Primo weekend di Ramadan propizio per...

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Gaza, Hamas: “Primo weekend di Ramadan propizio per l’accordo”

L'invito ai palestinesi: "Trasformare in scontro ogni giorno del Ramadan". Nessun contatto con Sinwar da una settimana. Ondata di dimissioni tra i portavoce dell’esercito israeliano

Macerie a Gaza - Afp

"Non ci sono progressi veri" nei colloqui. Lo ha detto alla tv libanese Al Mayadeen un esponente di Hamas, che - riporta il Times of Israel - ha accusato Israele per quello che ha definito un "rifiuto nel dare risposte chiare alle richieste di Hamas".

"Trasformare ogni giorno in una giornata di scontri". Sono intanto queste le parole che Osama Hamdan, esponente di Hamas, ha rivolto ai palestinesi del Medio Oriente, invitati a insorgere contro Israele durante il mese sacro di Ramadan, che inizierà nei prossimi giorni. Nel corso di una conferenza stampa a Beirut, Hamdan ha detto che i Paesi del mondo intero non dovrebbero restare a guardare mentre "la fame schiaccia il nostro popolo".

E, secondo Hamdan, i negoziati in corso su un possibile accordo per un cessate il fuoco con Israele hanno dimostrato quella che ha definito la flessibilità di Hamas "per la preoccupazione del sangue del nostro popolo".

Hamas "Non sappiamo quanti ostaggi siano ancora vivi"

Hamas non sa quali e quanti ostaggi siano ancora vivi nella Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato alla Bbc Basim Naim, membro del Politburo di Hamas, sostenendo che è ''praticamente impossibile'' fornire a Israele una lista degli ostaggi che sono sicuramente ancora in vita. "Fino ad ora non abbiamo presentato alcuna lista - ha spiegato Naim -Ma tecnicamente e praticamente in questo momento è praticamente impossibile sapere esattamente chi è ancora vivo e chi è stato ucciso a causa dei bombardamenti israeliani o chi è stato ucciso per fame a causa dell'assedio israeliano''. Inoltre gli ostaggi ''si trovano in zone diverse con gruppi diversi e quindi abbiamo chiesto un cessate il fuoco per poter raccogliere i dati'', ha aggiunto il funzionario di Hamas. Naim ha ribadito che il gruppo non accetterà un accordo senza la fine della guerra e il ritiro completo delle Forze di difesa israeliana (Idf) da Gaza.

Un alto funzionario di Hamas ha inoltre dichiarato che il gruppo ha consegnato ''i criteri sui detenuti palestinesi da liberare'' e quindi ora ''la palla è nel campo di Israele''. Non sono stati indicati nomi precisi e che almeno una ventina di detenuti sono stati condannati all'ergastolo. Hamas, ha aggiunto la fonte, non ha chiesto un ritorno immediato degli abitanti di Gaza nel nord della Striscia per il rischio di sovraffollamento. Il gruppo è infatti a favore di un ritorno ordinato e graduale di oltre 500 famiglie al giorno durante il periodo del cessate il fuoco, con la partecipazione della Mezzaluna Rossa e dell'Unrwa.

Secondo quanto sostiene un funzionario di Hamas citato a condizione di anonimato dal Wall Street Journal, il primo fine settimana di Ramadan, il mese sacro all'Islam che inizierà sabato 10 marzo, potrebbe essere l'occasione propizia per il raggiungimento di una tregua e per lo scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi. Secondo la fonte è improbabile che si raggiunga un accordo prima dell'inizio del Ramadan, ovvero in questa settimana.

Ondata di dimissioni tra i portavoce dell’esercito israeliano

Ha rassegnato le sue dimissioni il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) Daniel Hagari, l'uomo che quotidianamente e più volte al giorno, attraverso i social, ha aggiornato sull'andamento della guerra contro Hamas dal 7 ottobre scorso. Lo riporta Channel 14 sottolineando che Hagari avrebbe deciso di lasciare l'incarico per ''questioni professionali e personali''.

Insieme a Hagari avrebbero annunciato le loro dimissioni molti altri funzionari dell'unità di informazione dell'Idf, tra cui il suo vice, il colonnello Butbul, il colonnello Moran Katz e il portavoce internazionale delle Forze di difesa israeliane, il tenente Richard Hecht.

L'ultimo tweet di Hagari riguarda un incontro tra il Capo di Stato Maggiore, il Rabbino dello Shin Bet e il Commissario ieri sera per una valutazione congiunta della situazione in vista del Ramadan al fine di rafforzare il coordinamento tra gli organismi e la prontezza operativa per tutti gli scenari. Tutto questo con la volontà, aveva scritto Hagari, di consentire la libertà di culto agli arabi israeliani ed ebrei con restrizioni che riguardano la sicurezza e la protezione.

Oltre 30.500 morti da inizio guerra

Sale intanto ad almeno 30.534 il numero di palestinesi uccisi nell’offensiva militare israeliana su Gaza dal 7 ottobre. Quasi 72mila i feriti. Lo afferma in una nota il ministero della Sanità di Gaza. Nelle ultime 24 ore sono state uccise 124 persone e 210 sono state ferite, prosegue la nota.

"Nessun contatto con Sinwar da una settimana"

Sempre secondo il Wall Street Journal, funzionari di Egitto e Qatar ritengono che almeno da una settimana si siano persi i contatti con i leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya Sinwar. Secondo fonti citate a condizione di anonimato da Channel 12 e Ynet, invece, Sinwar non ha alcuna intenzione di raggiungere un accordo sul cessate il fuoco con Israele nei prossimi giorni e spera in una escalation di violenza durante il Ramadan.

Biden ha rifiutato colloquio con Netanyahu dopo attacco distribuzione aiuti

Il presidente americano Joe Biden si è rifiutato di parlare al telefono con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dopo l'attacco delle Forze di difesa israeliane (Idf) ai palestinesi in fila per ricevere aiuti umanitari a nord di Gaza. Lo riporta Sky News Arabiya citando una propria fonte, secondo la quale la distanza tra i due leader si sta acutizzando in quanto Biden ritiene che Netanyahu non stia rispettando gli impegni sugli aiuti garantiti alla popolazione palestinese.

La notizia è però stata smentita dall'ufficio del primo ministro israeliano. ''Si tratta di una notizia falsa'', ha detto l'ufficio di Netanyahu a Times of Israel. Netanyahu, ha aggiunto la fonte, ''non ha chiesto un colloquio telefonico con Biden dopo l'incidente e gli americani, che non stanno incolpando Israele per quanto accaduto, a loro volta non hanno chiesto di poter parlare al telefono con il primo ministro'' israeliano.

Missile dal Libano, un morto e 7 feriti in Israele

Un uomo di circa 30 anni è morto e altre sette persone sono rimaste ferite in seguito a un attacco missilistico proveniente dal Libano che ha colpito un frutteto vicino alla comunità di confine di Margaliot. Lo riferiscono medici del servizio di ambulanze Magen David Adom spiegando che due persone sono ferite gravemente. Le vittime sono tutti lavoratori stranieri, probabilmente provenienti dalla Thailandia.

Gantz va dalla Harris

Oggi Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti, dovrebbe incontrare Benny Gantz, ministro del Gabinetto di guerra israeliano. I due interlocutori dovrebbero discutere in particolare dell'accordo che potrebbe garantire un cessate il fuoco di 6 settimane nella Striscia di Gaza e consentire il ritorno a casa degli ostaggi rapiti il 7 ottobre.

Gantz è arrivato a Washington per una visita cruciale, senza l'l'autorizzazione del primo ministro Benjamin Netanyahu: un chiaro segnale di divergenze ai vertici dell'esecutivo. Il ministro incontrerà martedì il segretario di Stato americano Antony Blinken e nel corso della sua missione vedrà anche il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, nonché membri repubblicani e democratici del Congresso degli Stati Uniti.

Blinken: "Lavoriamo per garantire più aiuti umanitari"

"È imperativo intensificare il flusso di aiuti a Gaza per alleviare la terribile situazione umanitaria. La popolazione ha urgentemente bisogno di più cibo, acqua e altri aiuti. Ecco perché gli Stati Uniti stanno lavorando per garantire maggiore assistenza attraverso ogni mezzo disponibile, compresi i lanci aerei". A scriverlo, in un post su X, è stato il segretario di stato americano, Antony Blinken.

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Proteste pro Gaza, chiusa sede Sciences Po di Parigi

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Studenti occupano ateneo: sit-in e sciopero della fame da parte di sei studenti “in solidarietà con le vittime palestinesi”

Sciences Po Parigi - (Afp)

 Sospese le lezioni all'università Sciences Po di Parigi, che è rimasta chiusa oggi dopo che gli studenti che manifestano contro Israele e la guerra a Gaza l'hanno occupata. Resta quindi alta la tensione tra l'amministrazione dell'ateneo e la componente studentesca, che spiega: ''I negoziati non stanno facendo progressi''.

Dopo un dibattito interno giovedì mattina sul Medio Oriente, considerato “deludente ma non sorprendente” , gli studenti del comitato palestinese di Sciences Po hanno annunciato ieri un “sit-in pacifico” nell’aula scolastica e l'inizio di uno sciopero della fame da parte di sei studenti “in solidarietà con le vittime palestinesi” .

Ieri sera l'occupazione del campus è stata votata da un centinaio di studenti riuniti in un'assemblea generale. Gli scioperi della fame continueranno fino a quando "non si terrà un voto ufficiale e non anonimo nel consiglio dell'Istituto per l'indagine sui partenariati con le università israeliane ", ha detto Hicham, del comitato Palestina.

"In seguito alla votazione sull'occupazione studentesca, gli edifici in 25, 27, 30, rue Saint-Guillaume e 56, rue des Saints-Pères, rimarranno chiusi venerdì 3 maggio. Vi invitiamo a continuare a lavorare da casa", si legge in un messaggio ai dipendenti inviato dal dipartimento Risorse Umane di Sciences Po.

Nei giorni scorsi la polizia parigina era intervenuta per sgombrare una cinquantina di studenti che si erano accampati all'interno dell'università della Sorbonne. "La polizia ha fermato con la forza gli studenti che si erano accampati, come è successo alla Colombia e a Sciences Po, a sostegno della Palestina", ha scritto su X l'organizzazione Rovolution Permante, pubblicando un video dell'irruzione della polizia nel cortile dell'università parigina.

Prima dell'intervento degli agenti, gli studenti avevano steso una grande bandiera della Palestina, osservando un minuto di silenzio per gli oltre 34mila palestinesi rimasti uccisi nell'offensiva israeliana a Gaza.

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Maltempo in Brasile, sono oltre 30 i morti dopo crollo diga

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Ci sono 15mila sfollati e 500mila senza acqua ed elettricità nello stato del Rio Grande do Sul

Maltempo in Brasile, allagamenti - (Afp)

Sono più di 30 i morti accertati e una sessantina le persone che risultano disperse in Brasile dopo il crollo di una diga idroelettrica nel sud a causa delle violente piogge che hanno provocato inondazioni nello stato del Rio Grande do Sul. Crollando, la diga ha infatti provocato un'onda alta due metri. Circa 15mila le persone che sono state costrette a lasciare le loro abitazioni, mentre almeno 500mila sono senza acqua pulite ed elettricità. Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha visitato la regione promettendo aiuto da parte del governo centrale.

Purtroppo le previsioni meteorologiche non sono incoraggiati, con la previsioni di ulteriori piogge che cadranno nella regione.

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Esteri

Israele-Hamas, morto un ostaggio: “Corpo portato a...

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A dare l'annuncio il kibbutz Be'eri: la vittima è Dror Or, 49 anni. I figli rilasciati a novembre, la moglie morta qualche giorno dopo l'attacco

Un cartello con gli ostaggi  - (Afp)

Il kibbutz Be'eri ha annunciato che il suo cittadino Dror Or, 49 anni, è stato ucciso dai miliziani di Hamas durante l'attacco del 7 ottobre e che il suo corpo è trattenuto a Gaza. Finora era stato designato come ostaggio. I suoi due figli, Noam di 17 anni e Alma di 13, erano stati rapiti insieme a lui, ma sono stati rilasciati il 25 novembre come parte di un accordo temporaneo di cessate il fuoco mediato dal Qatar e dagli Stati Uniti tra Hamas e Israele. La moglie di Or, Yonat, era stata invece trovata morta qualche giorno dopo l'attacco del 7 ottobre.

Il fratello maggiore di Noam e Alma, Yahli, è sopravvissuto perché stava partecipando a un programma di volontariato di un anno nel nord di Israele e non era nella sua casa il 7 ottobre.

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