Da Ups a Ibm, la stretta sul lavoro tra licenziamenti e fine smart working
Si esaurisce la spinta dell'era Covid mentre l'intelligenza artificiale inizia a 'bruciare' posizioni
Doveva essere l'inizio di una rivoluzione. Il mondo del lavoro, si diceva, sarebbe uscito dalla pandemia Covid con nuove opportunità, un paradigma diverso, e un approccio profondamente cambiato. Invece, le vecchie abitudini sono tornate più rapidamente del previsto. Dai licenziamenti di un colosso della logistica come UPS, che si legano a quelli già annunciati in buona parte del mondo tech e della finanza, alla fine dello smart working, bruscamente imposto anche da un altro colosso come IBM, si riavvolge il nastro e si riparte da dove eravamo rimasti prima dello sconvolgimento del 2020-2022. Al calo del profitto corrisponde una immediata correzione con i tagli del personale e la presenza negli uffici torna a essere un requisito imprescindibile.
UPS, piano di risparmi da 1 mld e 12mila tagli
Ups prevede di tagliare 12.000 posti di lavoro nell'ambito di un piano di risparmi di 1 miliardo di dollari. I licenziamenti elimineranno circa il 2,4% della sua forza lavoro globale, che ammonta a circa 495.000 unità, e circa il 75% dei tagli sarà effettuato entro giugno e non saranno ripristinati, ha fatto sapere il gruppo. "È un cambiamento nel modo di lavorare", ha dichiarato il direttore finanziario Brian Newman, secondo i media americani. La conseguenza è che le persone che escono oggi non saranno reintegrate domani. A pesare sulle scelte di Ups il calo del fatturato a 24,9 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2023, -7,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, per effetto di un indebolimento della domanda. Ma anche l'aumento del costo del lavoro dopo l'accordo con il sindacato dei Teamsters che prevedeva aumenti fino al 55% in cinque anni per alcuni lavoratori.
IBM, addio al lavoro da remoto
L'idea di poter lavorare ovunque, a prescindere dalla distanza da un posto di lavoro, ha alimentato una narrazione universale dello smart working come soluzione definitiva per la conciliazione tra vita privata e vita professionale. Anche molte grandi aziende, sull'onda dei risultati ottenuti durante la pandemia, hanno teorizzato una sostanziale emancipazione dall'ufficio. Oggi però si sta tornando bruscamente indietro. E' di oggi la notizia di un vero e proprio ultimatum lanciato da IBM ai suoi manager negli Stati Uniti: con una lettera, resa nota da Bloomberg, sono stati avvertiti che devono presentarsi in sede o presso la sede di un cliente almeno tre giorni a settimana e che devono portare la loro residenza vicino alle sedi dell'azienda. Se non accettano e non si adeguano entro 7 mesi, possono trovarsi un altro lavoro.
Su tutti e due i fronti pesa l'impatto dell'AI
C'è un fattore che tiene insieme le due notizie, i licenziamenti di UPS e la fine dello smart working in IBM: è l'impatto dell'intelligenza artificiale. Da una parte inizia a 'bruciare' posti di lavoro, a maggior ragione in un settore facilmente permeabile dall'AI come la logistica. Dall'altra, rende superflue proprio quelle mansioni che si possono più facilmente svolgere da remoto, rendendo funzionale l'utilizzo dei manager nelle posizioni che richiedono invece la presenza fisica. Se l'emergenza legata alla pandemia Covid ha promesso una rivoluzione che non si è completata, l'intelligenza artificiale inizia a farne un'altra che rischia di cambiare profondamente il lavoro a livello globale. (Di Fabio Insenga)
Economia
E’ la Giornata mondiale degli Insegnanti
L'Italia riserva alla formazione delle nuove generazioni il 4% del Pil contro una media Ocse del 5%
Il 5 ottobre si celebra la Giornata mondiale degli Insegnanti, istituita dall’Unesco nel 1994 per riconoscere il valore centrale del loro lavoro. Nell'ultimo rapporto Ocse 'Education at a Glance 2024' vengono messi a confronto gli stipendi degli insegnanti dei diversi Paesi membri: l'Italia resta il fanalino di coda di tutta l'area.
Il nostro Paese riserva alla formazione delle nuove generazioni il 4% del Pil contro una media Ocse del 5%. La spesa è massima alle elementari (anche sopra la media Ocse e europea), ma più bassa alle medie e superiori e crolla all'università.
Economia
Superbonus, “spesi 123 miliardi a beneficio solo 4%...
L’onere medio per edificio residenziale a carico dello Stato è stato di 247.819 euro. Avrebbe favorito maggiormente i proprietari di immobili con una buona/elevata capacità di reddito
Sfiorano i 123 miliardi di euro gli oneri totali del superbonus a carico dello Stato fino al 31 agosto scorso per meno di 500mila immobili beneficiari dal luglio 2020, pari al 4% del totale dei 12,2 milioni di edifici residenziali italiani. Lo rileva l’Ufficio studi della Cgia
"In un momento così delicato, dove con la prossima legge di bilancio verranno chiesti sacrifici a tutti, aver speso oltre 6 punti di Pil per efficientare uno sparuto numero di abitazioni, fa arrabbiare chiunque abbia un minimo di buon senso", afferma in una nota.
I dati
Secondo la Cgia, il superbonus "stando alle prime indiscrezioni, sembrerebbe aver favorito maggiormente i proprietari di immobili con una buona/elevata capacità di reddito, anziché rivolgersi in via prioritaria alle famiglie meno abbienti che, in linea di massima, presentano una probabilità maggiore di risiedere in abitazioni in cattivo stato di conservazione e con un livello di efficienza energetica molto basso".
Sempre a livello nazionale, l’onere medio per edificio residenziale a carico dello Stato è stato di 247.819 euro. Il picco massimo lo scorgiamo in Valle d’Aosta con 401.040 euro per immobile: seguono la Basilicata con 299.963 euro, la Liguria con 298.314 euro, la Lombardia con 296.107 euro e la Campania con 294.679 euro. Chiudono la graduatoria il Veneto con un costo medio per intervento di 194.913 euro per edificio, la Sardegna con 187.440 e, infine, la Toscana con 182.919 euro
Il tutto con risultati ambientali modesti. "Non tutti, comunque, sono concordi nel ritenere che il Super Ecobonus 110% contribuirà in misura importante ad abbattere le emissioni di inquinanti. Ancorché non ci siano valutazioni scientifiche rigorose sotto il profilo ambientale, l’abbattimento di CO2 sarebbe molto contenuto" afferma l'Ufficio studi citando la Banca d'Italia. "Le prime evidenze dimostrerebbero che nello scenario migliore i benefici ambientali del Superbonus compenserebbero i costi finanziari sostenuti in quasi 40 anni".
Economia
Manovra, Confsal: “Prevedere meccanismo di...
"Il piano di bilancio a medio termine prevede una serie di misure che andranno a declinarsi all’ombra del Pnrr, cogliamo l’occasione per sollecitare non solo l'erogazione di nuovi fondi, ma soprattutto la spesa effettiva, anche introducendo meccanismi premiali per gli implementatori virtuosi". Ad affermarlo è il segretario generale della Confsal, Angelo Raffaele Margiotta dopo che ieri presso la Sala Mappamondo della Camera dei deputati, si è svolta l’Audizione formale della Confsal davanti alle Commissioni riunite Bilancio dei due rami del Parlamento in ordine all'esame del Piano strutturale di bilancio di medio termine.
"Il fatto che si sia assunta una nuova variabile di riferimento, la spesa netta aggregata - sottolinea Margiotta - deve fungere da stimolo per il governo a perseguire gli obiettivi di politica economica a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, in linea con le disposizioni europee per realizzare una spending review oculata, accompagnata da un’efficace compliance fiscale e da investimenti efficienti nella crescita a sostegno del potere d’acquisto e quindi della domanda interna".
"E’ necessario prevedere - prosegue - un meccanismo di cristallizzazione degli scaglioni Irpef, per poter agire direttamente con misure a protezione dei redditi medio-bassi, fino alla totale abolizione della “tassa sulla povertà. Il taglio del cuneo fiscale e contributivo dovrà essere il volano per creare i margini per garantire ai lavoratori e alle imprese una contrattazione collettiva di qualità, basata su un minimo retributivo tabellare di almeno 9 euro e su tutto un sistema di tutele per i lavoratori di cui, ad oggi, la maggior parte dei Ccnl sono sforniti. Fondamentale è anche destinare le risorse necessarie al rinnovo dei contratti pubblici per adeguare il potere d’acquisto alle dinamiche inflazionistiche". Dalla tax compliance, aggiunge, "dovrebbe arrivare un tesoretto di 2,2 miliardi da spendere per la riduzione della pressione fiscale nella prossima Legge di Bilancio. Ci auguriamo che dette risorse siano effettivamente impiegate per garantire detto fine e che sia incoraggiato - tramite un conto di debito per imposte e contributi sospesi - il comportamento virtuoso di aziende che, nonostante periodi di crisi temporanei, si impegnino a preservare i livelli occupazionali e retributivi", conclude Margiotta.