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Venti di guerra in Corea, a Pyongyang demolito l”Arco della riunificazione’: la mossa di Kim
L'enorme monumento sarebbe stato abbattuto secondo le volontà del dittatore che ha definito Seul "il nemico numero uno"
Sarebbe stato spazzato via in Corea del Nord l''Arco della riunificazione' fatto costruire nel 2001 da Kim Jong-il a Pyongyang per celebrare il progetto di unificazione pacifica della penisola coreana del 'presidente eterno' Kim Il-sung. L'enorme monumento sarebbe stato demolito secondo le volontà di Kim Jong-un. Foto satellitari mostrerebbero che l'Arco non ci sarebbe più, secondo un'analisi del sito Nk News che si basa su un'immagine non ad alta risoluzione di Planet Labs scattata questa mattina (si vedeva in una del 19 gennaio).
La scorsa settimana il leader nordcoreano aveva bollato come un "pugno nell'occhio" l' 'Arco della riunificazione', 30 metri di altezza e più di 60 di larghezza costruito lungo la via Thongil, la via dell'unificazione a sudest di Pyongyang. Kim l'aveva definito un momento "obbrobrioso" durante un intervento davanti all'Assemblea popolare suprema, che ha approvato l'abolizione degli enti per promuovere la cooperazione con la Corea del Sud.
Il monumento (con due donne, una del nord e una del sud) voleva sottolineare, secondo i nordcoreani, come i coreani fossero una "nazione omogenea". Ma ora per Kim, Seul è "il nemico numero uno, il costante nemico principale". E, hanno scritto l'ex Cia Robert L. Carlin e l'esperto di nucleare Siegfried S. Hecker, "la situazione nella penisola coreana è più pericolosa di quanto non lo sia mai stata dall'inizio di giugno del 1950". "Può sembrare eccessivamente drammatico, ma crediamo che, come suo nonno nel 1950, Kim Jong-un abbia preso la decisione strategica di entrare in guerra", hanno aggiunto in un articolo pubblicato sulla rivista di analisi sulla Corea del Nord '38 North' intitolato "Kim Jong-un si sta preparando alla guerra?".
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Muro contro muro fra Turchia e Israele – Ascolta
Mentre la protesta contro la guerra a Gaza sta incendiando le università americane, con occupazioni e arresti e si sta allargando a macchia di leopardo in altre università dall' Europa all'Asia, dall' Oceania al Medio Oriente, le trattative su tregua e ostaggi vanno avanti. Non si ferma intanto il muro contro muro tra la Turchia e Israele. Ankara ha interrotto tutte le esportazioni e importazioni da e verso lo stato ebraico.
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Turchia: “Stop commercio con Israele”. Ira Tel...
Erdogan: "Non potevamo restare a guardare". Israele replica: "Decisione delirante". E si rivolge all'Ocse
"La Turchia ha interrotto tutti gli scambi commerciali con Israele". Lo ha confermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in dichiarazioni dopo la preghiera del venerdì a Istanbul. E' "impensabile per la Turchia rimanere in silenzio di fronte all'aggressione israeliana", ha detto Erdogan. Il presidente turco ha indicato una cifra che ammonta a "9,5 miliardi di dollari".
"Tra Israele e Palestina gli sviluppi sono inaccettabili", ha incalzato nelle dichiarazioni diffuse dalla Trt, citando il bilancio - che arriva dalla Striscia di Gaza - delle persone rimaste uccise dall'avvio delle operazioni militari israeliane scattate dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre in Israele. "Non potevamo restare a guardare", ha scandito il leader turco.
Israele si rivolge all'Ocse
Israele si è rivolto all'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Su X il ministro israeliano dell'Economia, Nir Barkat, ha annunciato di aver presentato una "denuncia" al segretario generale dell'Ocse, Mathias Cormann, contro "la decisione unilaterale" e "delirante" adottata da Erdogan, un "dittatore antisemita" secondo Barkat.
"L'interruzione del commercio marittimo tra i Paesi colpisce soprattutto le aziende europee che non potranno inviare merci dalle fabbriche in Turchia a Israele - ha affermato il ministro nel suo post - Speriamo che l'Ocse adotti misure contro la Turchia per questa decisione delirante di Erdogan, che danneggia tutta l'economia europea. L'Europa deve porre dei limiti a questo dittatore".
Hamas: "Da Turchia decisione coraggiosa"
Per Hamas quella della Turchia è "una decisione coraggiosa". Si tratta di un "riflesso della posizione reale del popolo turco" a sostegno del popolo palestinese per la "libertà e l'autodeterminazione". In un comunicato rilanciato dal giornale 'Filastin', Hamas ha chiesto "a tutti i Paesi, soprattutto ai Paesi arabi e islamici, di rompere ogni legame" con Israele, di "isolarlo a livello internazionale", e ha denunciato "crimini sistematici contro i nostri bambini e civili indifesi nella Striscia di Gaza".
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L’assalto alla città-fortezza strategica per il...
Impossessarsi delle alture ad ovest di Bakhmut porterebbe ad un vantaggio strategico importante per il dominio del Donetsk: i russi premono sul villaggio di Chasiv Yar.