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Raid Usa e Gb, Houthi: “Attacchi ingiustificati...

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Raid Usa e Gb, Houthi: “Attacchi ingiustificati contro Yemen”

I miliziani: "Pagherete prezzo pesante, vostri interessi obiettivi legittimi". Hamas: "Ci saranno conseguenze". Russia chiede riunione urgente Consiglio sicurezza Onu

Raid Usa e Gb contro basi Houthi in Yemen (Fotogramma/Ipa)

Gli Stati Uniti avrebbero "informato gli Houthi dei raid prima di effettuare gli attacchi aerei sui loro siti nello Yemen". Lo riferisce Sky News Arabia citando fonti informate, secondo le quali questa mossa sarebbe "un’apparente indicazione dell’intenzione degli Stati Uniti di ridurre i danni e di non mobilitare una reazione che avrebbe esacerbato l’escalation nel Mar Rosso". I raid sono stati condotti dalle forze armate Usa e del Regno Unito che hanno utilizzato anche missili Tomahawk.

L’emittente panaraba ha anche fatto riferimento a un articolo del Wall Street Journal, che cita un funzionario della Difesa Usa e una fonte vicina agli Houthi, secondo cui le milizie Houthi avevano già trasferito importanti armi ed equipaggiamenti prima dell’attacco, piazzando missili balistici in rifugi in zone densamente popolate di Sana'a, la capitale yemenita controllata dalle milizie sciite filoiraniane.

Houthi: "Pagherete prezzo pesante"

"Tutti gli interessi americani e britannici sono diventati obiettivi legittimi in risposta alla loro aggressione diretta e dichiarata". Così gli Houthi in una dichiarazione riportata dai media arabi dopo i raid della scorsa notte nello Yemen.

"Il nostro Paese è stato sottoposto a un massiccio attacco aggressivo da parte di navi, sottomarini e aerei da guerra americani e britannici. L'America e la Gran Bretagna dovranno essere pronte a pagare un prezzo pesante e a sopportare tutte le terribili conseguenze di questa palese aggressione", ha detto il viceministro degli Esteri degli Houthi, Hussein al-Ezzi, in una dichiarazione pubblicata dalla televisione Houthi Al Masirah.

5 morti negli attacchi

"Il nemico americano-britannico, nel quadro del suo sostegno al prosieguo del crimine israeliano a Gaza, ha lanciato una brutale aggressione contro la Repubblica dello Yemen con 73 raid che hanno preso di mira la capitale Sana'a e i governatorati di Hodeidah, Taiz, Hajjah e Saada. I raid hanno provocato la morte di cinque martiri e il ferimento di altri sei appartenenti alle nostre forze armate", ha comunicato in una nota il portavoce militare degli Houthi, Yahya Saria.

"Il nemico americano e britannico ha la piena responsabilità della sua aggressione criminale contro il nostro popolo yemenita che non rimarrà senza risposta né impunita. Le forze armate yemenite non esiteranno a prendere di mira le fonti di minaccia e tutti gli obiettivi ostili sulla terra e in mare in difesa dello Yemen, della sua sovranità e indipendenza", ha detto il portavoce militare.

"Questa brutale aggressione non dissuaderà lo Yemen dalla sua posizione di sostegno al popolo palestinese oppresso", ha proseguito il portavoce, minacciando nuovi attacchi nel Mar Rosso contro "le navi israeliane o di quelle dirette nei porti della Palestina occupata".

"Questi bombardamenti confermano ancora una volta che sono loro", gli Stati Uniti e il Regno Unito, "a gestire l'aggressione contro Gaza, così come la stanno portando avanti contro lo Yemen", ha dichiarato in un post su 'X' Mohamed Ali al-Houthi, capo del Comitato rivoluzionario supremo Houthi dello Yemen - il governo ad interim istituito dagli Houthi dopo la presa della capitale Sana'a nel 2015 - accusando Washington e Londra di "proteggere il terrorismo israeliano". "Quello che è successo", l'attacco aereo della notte, "è un attacco flagrante e ingiustificato". Gli attacchi, ha osservato, "arrivano in un momento in cui il mondo sta cercando di porre fine al genocidio di Gaza".

Per Mohamed al Bukaiti, membro del braccio politico dei ribelli, Washington e Londra "hanno commesso un errore lanciando una guerra con lo Yemen" e ha affermato che questi Paesi "non hanno imparato dalle esperienze passate". "Presto si renderanno conto che l'aggressione diretta contro lo Yemen è stata la più grande stupidità della loro storia", ha aggiunto.

I raid nella notte

I raid sono avvenuti nella notte. Nel mirino diversi obiettivi Houthi nelle aree dello Yemen controllate dal gruppo armato filo iraniano dopo i ripetuti attacchi di droni e missili alle navi commerciali nel Mar Rosso. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha spiegato di aver ordinato gli attacchi "in risposta diretta agli attacchi senza precedenti degli Houthi contro le navi marittime internazionali nel Mar Rosso".

"Sotto la mia direzione, le forze militari statunitensi, insieme al Regno Unito e con il sostegno di Australia, Bahrain, Canada e Paesi Bassi - ha sottolineato Biden in una dichiarazione rilasciata dalla Casa Bianca - hanno condotto con successo attacchi contro una serie di obiettivi nello Yemen utilizzati dai ribelli Houthi per mettere in pericolo la libertà di navigazione in uno dei corsi d'acqua più vitali del mondo". Biden ha aggiunto che "non esiterà a dirigere ulteriori misure per proteggere il nostro popolo e il libero flusso del commercio internazionale, se necessario".

Su 'X' è intervenuto il ministro degli Esteri britannico, David Cameron: "Il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno effettuato attacchi mirati contro obiettivi militari Houthi nello Yemen. La sicurezza delle navi del Regno Unito e la libertà di navigazione attraverso il Mar Rosso sono fondamentali ed è per questo che stiamo intervenendo. Come ha chiarito il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, gli Houthi devono fermare gli attacchi nel Mar Rosso".

James Heappey, ministro di Stato per le Forze armate del Regno Unito, in un'intervista alla Bbc ha spiegato che la Gran Bretagna non prevede a breve di effettuare nuovi raid contro obiettivi degli Houthi in Yemen. "Non ne sono pianificati a breve e questo è un punto importante. Quella della scorsa notte è stata una risposta limitata, proporzionata e necessaria", ha dichiarato Heappey, rispondendo alla domanda su possibili ulteriori missioni militari in Yemen.

La dichiarazione: "Raid nel rispetto della Carta Onu"

I raid contro obiettivi degli Houthi nello Yemen lanciati da Stati Uniti e Gran Bretagna con il supporto di altri alleati sono stati condotti nel rispetto della Carta dell'Onu. E' quanto sostengono in una dichiarazione congiunta Australia, Bahrein, Canada, Danimarca, Germania, Olanda, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Gran Bretagna e Stati Uniti, nella quale sottolineano che i raid sono avvenuti "in risposta ai continui attacchi illegali, pericolosi e destabilizzanti degli Houthi contro le navi, anche commerciali, che transitano nel Mar Rosso".

"Questi raid di precisione - proseguono - sono tesi a degradare e distruggere le capacità degli Houthi di minacciare il commercio globale e le vite dei marittimi internazionali in una delle vie più cruciali del mondo". Ancora, gli attacchi mirati "dimostrano l'impegno condiviso alla libertà di navigazione, al commercio internazionale e la difesa delle vite da attacchi illegali e ingiustificabili". L'obiettivo comune resta la de-escalation e la ripresa della stabilità nel Mar Rosso e, nel caso di una prosecuzione delle minacce, "non esiteremo a difendere le vite e proteggere il libero commercio", conclude la nota.

La posizione dell'Italia

Del raid contro postazioni Houthi in Yemen l'Italia "è stata avvertita dagli alleati con diverse ore di anticipo, ma non gli è stato chiesto di prendere parte all'operazione militare". Lo puntualizzano fonti di Palazzo Chigi, spiegando che a Roma è stato sottoposto lo statement messo nero su bianco per dare il 'la' all'attacco lanciato da Usa e Gran Bretagna dopo che i miliziani appoggiati dall’Iran hanno sfidato il monito a non proseguire i loro raid nel Mar Rosso, ma l'Italia ha scelto di non sottoscriverlo. Roma - operativa nella missione Atalanta con una sua fregata - continua a lavorare per tenere bassa la tensione nel Mar Rosso ed è impegnata nella coalizione europea per garantire la libera circolazione delle navi, rimarcano le stesse fonti.

Il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un punto stampa a Rimini ha spiegato: ''Siamo stati informati dagli Stati Uniti parecchie ore in anticipo dell'attacco di questa notte'' contro gli Houthi in Yemen, ma ''l'Italia non ha partecipato a questo attacco perché non possiamo mettere in atto azioni di guerra senza un dibattito in Parlamento''. Tajani ha sottolineato il ''sostegno politico dell'Italia a questa azione che è di difesa del traffico marittimo internazionale''. ''Abbiamo sottoscritto un documento a favore della libertà di navigazione'', ha ricordato Tajani, aggiungendo che ''ci battiamo politicamente per la libera circolazione marittima''.

Le reazioni

La Russia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Lo ha annunciato la missione permanente russa sul suo canale Telegram. Gli attacchi aerei condotti la scorsa notte da Stati Uniti e Regno Unito "sono "illegittimi dal punto di vista del diritto internazionale" e per questo motivo "li condanniamo", ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, nel corso di un punto stampa. Allo stesso tempo Peskov ha sottolineato che la Russia ha più volte fatto appello agli Houthi a cessare gli attacchi contro le navi commerciali nel Mar Rosso, ritenendo "estremamente sbagliata" questa pratica.

L'Iran ha condannato con fermezza gli attacchi degli Stati Uniti e del Regno Unito. "Sono un atto arbitrario e una flagrante violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dello Yemen", ha sottolineato Nasser Kanani, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, aggiungendo che si tratta di "una violazione del diritto internazionale".

Questi attacchi "arbitrari", ha rimarcato ancora, "faranno solo aumentare l'insicurezza e l'instabilità nella regione. Mentre il regime sionista continua a compiere i suoi crimini di guerra e attacchi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna stanno cercando di ampliare il loro sostegno al regime sionista".

"L'attacco anglo-americano contro le posizioni degli Houthi che stanno al fianco di Gaza è un'aggressione e una provocazione per l'intera nazione e indica la volontà di espandere l'area del conflitto al di fuori dalla Striscia di Gaza e avrà delle conseguenze", ha affermato uno dei leader di Hamas, Sami Abu Zuhri, in una dichiarazione condivisa dal quotidiano palestinese 'Filastín' sul suo canale Telegram.

Hezbollah ha condannato "la grave aggressione anglo-americana contro la sovranità dello Yemen e contro il suo popolo". "L'aggressione americana conferma ancora una volta che l'America è il partner a pieno titolo nelle tragedie e nei massacri commessi dal nemico sionista a Gaza e nella regione e sta lavorando per sostenerlo e fornirgli i mezzi per alimentare la sua macchina di morte e di distruzione contro tutti coloro che stanno al fianco del popolo palestinese oppresso in tutta la regione", ha commentato Hezbollah, secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa libanese 'Nna'.

Con i raid contro gli Houthi, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna stanno trasformando il Mar Rosso in "un bagno di sangue", è l'accusa mossa dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, secondo cui gli Houthi lanceranno "una risposta di successo" a questi attacchi.

L'Arabia Saudita ha espresso la sua "grande preoccupazione per raid" compiuti nella notte ed ha invitato alla "moderazione" e a "evitare un'escalation". E' quanto si legge in una nota del ministero degli Esteri dell'Arabia Saudita. Riad ha sottolineato "l'importanza di mantenere la sicurezza e la stabilità nella regione del Mar Rosso, poiché la libertà di navigazione è una richiesta internazionale".

Secondo il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, Israele rischia di trascinare il Medio Oriente in una guerra regionale. Per Safadi, Israele sta guidando il Medio Oriente nella "fornace di una guerra regionale" che minaccia la sicurezza e la stabilità dell'area. Il capo della diplomazia di Amman, citato dal Times of Israel, ha chiesto alla comunità internazionale di "assumersi le proprie responsabilità e fermare l'aggressione e l'arroganza israeliana", sostenendo che in caso contrario "permetterà al primo ministro israeliano (Netanyahu, ndr) e ai ministri dell'estremismo, dell'odio e del razzismo nel suo governo" di trascinare la regione in una guerra su larga scala.

La Cina ha chiesto a tutte le parti di evitare un'escalation del conflitto nello Yemen. "La Cina è preoccupata per l'escalation delle tensioni nel Mar Rosso", ha dichiarato durante un punto stampa il portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning. "Esortiamo le parti interessate a mantenere la calma e a dar prova di moderazione per evitare che il conflitto si espanda", ha aggiunto.

Mentre la Francia ha ribadito "la sua condanna degli attacchi compiuti dagli Houthi nel Mar Rosso contro navi mercantili che violano i diritti e le libertà di navigazione e chiede che gli Houthi mettano immediatamente fine a tali attacchi. Attraverso queste azioni armate, gli Houthi si assumono la responsabilità estremamente pesante dell’escalation regionale". Lo scrive in una nota un portavoce del Quai d'Orsay, il ministero degli Esteri francese. "Con la risoluzione 2722, il Consiglio di Sicurezza ha ricordato, il 10 gennaio scorso, che l’esercizio dei diritti e delle libertà di navigazione deve essere rispettato e che gli Stati hanno, in conformità con il diritto internazionale, il diritto di reagire a questi attacchi", ha aggiunto.

La Germania ha sottolineato che "la risposta odierna di Stati Uniti e Regno Unito è mirata a obiettivi militari degli Houthi nello Yemen per prevenire ulteriori attacchi ed è coerente con la Carta delle Nazioni Unite''. E' quanto si legge in un tweet sull'account di X del ministero degli Esteri tedesco. ''Il nostro obiettivo resta quello di allentare le tensioni e ripristinare la stabilità nel Mar Rosso'', prosegue il post. ''Per settimane gli Houthi hanno attaccato in modo aggressivo navi mercantili e militari nel Mar Rosso e preso in ostaggio i marinai. Questi attacchi illegali sono stati ampiamente condannati in tutto il mondo, anche dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite'', si legge in un secondo tweet.

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Esteri

Ucraina, Lavrov: “Conflitto tra Occidente e Russia al...

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Secondo il ministro degli Esteri russo l'Europa non tornerà ad avere buoni rapporti con Mosca "per almeno una generazione"

Sergei Lavrov (Afp)

Il conflitto tra l'Occidente e la Russia per la guerra in Ucraina è ora "al suo apice" e l'Europa non tornerà ad avere buoni rapporti con Mosca "per almeno una generazione". A dichiararlo è stato oggi il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, assicurando che a pensarla in questo modo non sono solo molti russi ma che lo stesso Cremlino "considera questa valutazione corretta".

"Dopo il fallimento della controffensiva ucraina, i Paesi occidentali hanno iniziato a diffondere la tesi, apertamente falsa, che non ci fermeremo in Ucraina", ha dichiarato Lavrov durante la 32esima Assemblea del Consiglio per la politica estera e di difesa.

Lavrov ha quindi criticato la retorica dei Paesi occidentali, per i quali Putin vincerà la guerra in Ucraina "e poi attaccherà la Nato, quindi tutti devono urgentemente armarsi fino ai denti". Il ministro russo ha criticato "questa retorica" come parte di un discorso sempre più duro contro la Russia.

Presidente Duma: "Ue viola libertà di stampa ed espressione"

Il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, ha accusato l'Unione Europea di censura e di violare la libertà di stampa e di espressione all'indomani della decisione del Consiglio Ue di sospendere le attività radiotelevisive di quattro media che "diffondono e sostengono la propaganda russa e la guerra di aggressione contro l'Ucraina" ovvero Voice of Europe, Ria Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta.

In un post su Telegram, Volodin - stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin - ha accusato l'Occidente di doppi standard, sostenendo che l'Unione Europea abbia bloccato media che diffondono quelli che ha definito "punti di vista alternativi". In Russia, molti media dell'opposizione e che criticano le politiche di Putin sono bloccati.

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Georgia, presidente ha posto il veto su legge agenti...

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La legge era stata approvata nei giorni scorsi in via definitiva dal Parlamento di Tblisi

Salome Zurabishvili (Afp)

Come atteso, la presidente della Georgia Salome Zurabishvili ha posto il veto sulla legge sugli agenti stranieri, approvata nei giorni scorsi in via definitiva dal Parlamento di Tblisi. "Ho posto il veto sulla legge 'russa'", ha dichiarato Zurabishvili.

“Oggi ho posto il veto alla ‘legge russa’, una legge che, in sostanza, contraddice la nostra Costituzione e tutte le norme europee e rappresenta un ostacolo al cammino europeo”, ha detto la presidente georgiana in un discorso al Paese e pubblicato sul sito ufficiale, sottolineando come il veto sia "legalmente giustificato".

La legge sulla trasparenza dell'influenza straniera, voluta con forza dal partito di governo Sogno georgiano e contestata dall'opposizione, che ha portato in piazza migliaia di persone, obbliga le organizzazioni, i media ed entità simili che ricevano almeno il 20% di finanziamenti dall'estero a registrarsi come "agenti che difendono gli interessi di forze straniere". Sul modello di quanto fatto dalla Russia, che ha così giustificato la repressione e la chiusura di ong e mezzi di comunicazione dell'opposizione.

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Eye, Molinari: “Forlì scelta simbolica ad un anno...

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Eye, Molinari:

“L’European Youth Event è un brand del Parlamento Europeo che di solito si svolge a Strasburgo, ma che in vista delle elezioni europee si è spostato anche negli Stati membri: in Germania, Lituania, Slovenia e ora in Italia, per discutere di Unione Europea, visto che l’8 e il 9 giugno siamo tutti chiamati a votare. C’è una campagna che si chiama ‘Usa il tuo voto’ che vuole invitare tutti i cittadini dell’Unione, in particolare i giovani, ad andare a votare. In questi tre giorni ci sarà da divertirsi, da stare insieme e da discutere”, ha sottolineato Maurizio Molinari, parlamentare europeo capo dell’Ufficio di Milano, durante l’inaugurazione di EYE Forlì.

“Andare in una città come Forlì, piuttosto che in un grande centro come Milano, soprattutto ad un anno di distanza dall’alluvione che ha colpito la Romagna, è da un lato molto forte simbolicamente e, dall’altro, vuole avvicinare i cittadini all’istituzione. Per questo l’Unione Europea ha scelto questa città”, conclude Molinari.

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