Cronaca
Nordio: “Su esternazioni magistrati valutiamo...
Nordio: “Su esternazioni magistrati valutiamo interventi legislativi”
Il Guardasigilli al question time: "Hanno raggiunto un livello di intollerabile denigrazione dell'intero corpo della magistratura". E sul caso Pozzolo dice: "Mi inchino al segreto istruttorio"
Interventi legislativi per mettere un freno alle esternazioni dei magistrati e silenzio sul caso Pozzolo perché "sono in corso indagini" e "mi inchino davanti al segreto istruttorio". Così il ministro della Giustizia Carlo Nordio, rispondendo oggi, 11 gennaio, al question time in Senato.
Esternazione magistrati
"Per quanto riguarda le esternazioni dei magistrati - ha detto Nordio rispondendo a una interrogazione di Forza Italia sull’utilizzo dei social network da parte dei magistrati - stiamo valutando anche interventi legislativi, perché hanno raggiunto un livello di intollerabile di denigrazione dell'intero corpo della magistratura".
"E' un minimo di buon senso - ha affermato il Guardasigilli - ribadire il concetto che un magistrato deve non solo essere ma anche apparire imparziale".
Intercettazioni
In arrivo anche una stretta sulle intercettazioni attraverso i virus Trojan. "Il Trojan è un vulnus enorme alla nostra privacy e all'articolo 15 della costituzione", ha detto il ministro della Giustizia durante il question time.
"Ma non c'è solo quello, il cellulare non è più un documento, è una vita, contiene non solo le conversazioni con interlocutori ma anche di altri, trasmessi con il sistema dell'inoltro. Stiamo intervenendo su questo, sul trojan ma anche molto oltre. E' una situazione estremamente complessa e anche molto nuova. E' nelle priorità di questo governo", ha assicurato.
Caso Pozzolo
Bocca cucita invece per quanto riguarda il caso del colpo di pistola partito a Capodanno dall'arma del deputato Emanuele Pozzolo. "Da ministro - ha affermato rispondendo all'interrogazione del leader di Iv Matteo Renzi - mi inchino davanti al segreto istruttorio, sono in corso indagini sarebbe improprio, se non delittuoso che io vi rivelassi delle cose, ammesso che le sapessi, ma non le so perché fortunatamente il segreto istruttorio è stato doverosamente tutelato".
"Nel momento in cui dovessero emergere da parte della magistratura ricostruzioni adeguate e obiettive sarei il primo a riferirle davanti a questo onorevole consesso. Noi ci inchiniamo davanti all'autonomia e alla tanto decantata indipendenza della magistratura", ha aggiunto.
Quanto alla presenza degli uomini della scorta al veglione, "esiste una forma di tutela esterna, che è quella che si occupa della garanzia del tutelato, per quanto riguarda gli ambienti circostanti; una volta che questa è stata assicurata - ha spiegato Nordio - esiste una tutela interna, perché se il tutelato rimane in un ambiente chiuso deve essere accompagnato da chi deve assicurarne la tutela, e quindi non vi è nulla di scandaloso se a una manifestazione conviviale partecipano anche le persone che devono tutelare chi partecipa a quella situazione conviviale".
Caso Silvia Salis
Nordio ha poi espresso la sua solidarietà alla famiglia di Ilaria Salis, detenuta da 11 mesi in un carcere di massima sicurezza a Budapest. "Noi ci associamo alla preoccupazione e al dolore dal punto di vista umano del padre, che vede la figlia ristretta in carcere. Il governo italiano - ha affermato -, attraverso i suoi rappresentanti, ha fatto di tutto per mitigare questa situazione alla prima udienza davanti all'autorità giudiziaria, presentata anche da un funzionario dell'ambasciata che si è interfacciato con il legale della ragazza".
"Partecipiamo con grandissimo interesse, con grandissima attenzione al dolore dei familiari - ha ribadito Nordio - posso assicurare che faremo di tutto nel rispetto delle regole delle prerogative della giurisdizione nazionale e della giurisdizione internazionale per mitigare la situazione di questa persona e agire ripeto nei limiti del possibile per un affievolimento della sua situazione".
Sugli accordi con altri Paesi per l'estradizione di detenuti "l'Italia non ha una buona reputazione per quanto riguarda il principio del pacta sunt servanda", ha ricordato Nordio. "Noi ricordiamo il caso di Silvia Baraldini, che fu estradata dagli Stati Uniti con la solenne promessa che avrebbe scontato in Italia la pena che era stata inflitta di oltre 40 anni: una volta arrivata in Italia fu accolta con tutti gli onori all'aeroporto e poi scontò la pena in modo molto parziale. Gli americani questo lo ricordano ed è questo che ostacola, non solo con loro, tutte le procedure che ogni volta noi cerchiamo di intrattenere anche a livello fiduciario, perché sotto questo profilo purtroppo a causa di esperienze precedenti la fiducia verso di noi riesce male", ha concluso il ministro.
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In uno scatolone con gli effetti personali della ragazza anche 54 provette con le tracce genetiche precedentemente conservate in frigo a 80 gradi sotto zero
Due ore e quarantacinque minuti. Tanto è durata l'udienza in cui, per la prima volta a quasi 14 anni dall'omicidio di Yara Gambirasio, la difesa di Massimo Bossetti ha potuto visionare (ma non fotografare) i reperti che hanno portato alla condanna in via definitiva all'ergastolo dell'imputato. Nel pomeriggio, davanti ai giudici della corte d'Assise di Bergamo, in un'udienza a porte chiuse a cui Bossetti ha partecipato in video collegamento dal carcere a Bollate, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, insieme ai consulenti che hanno lavorato al caso, hanno potuto guardare quanto rimasto sigillato a lungo in uno scatolone.
Tra i reperti, ancora ben conservati, gli slip su cui è stata trovata la traccia genetica mista, della vittima e dell'allora Ignoto 1, considerata la prova regina contro Bossetti; la felpa che Yara indossava il 26 novembre 2010, giorno della scomparsa; il giubbotto che aveva nel campo di Chignolo d'Isola dove è stata trovata senza vita tre mesi dopo. E anche le 54 provette di Dna - trasferite da un frigorifero dell'ospedale San Raffaele di Milano all'Ufficio corpo di reati del tribunale di Bergamo - che hanno acceso un aspro scontro tra difesa e accusa.
"Finalmente dopo 5 anni dall'autorizzazione abbiamo avuto la possibilità di vedere i reperti, ma lascia davvero tanto amaro in bocca vedere le 54 provette di Dna, più altri 23 campioni diluiti, in una scatola, senza la giusta conservazione (prima del trasferimento era conservati in un frigo a una temperatura di 80 gradi sotto zero). In quella scatola c'è tutto il processo, c'è la vita di un uomo e l'hanno distrutta" spiega Salvagni, interpellato dall'Adnkronos. L'udienza di oggi è, per ora, l'ultima mossa difensiva prima di altre iniziative per provare a chiedere la revisione del processo.